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Acta Cotidiana /19

Oggi pomeriggio, alle 18:00, con l’ultima seduta del Consiglio comunale, si chiude questo quinquennio amministrativo. Sarà l’occasione per il consuntivo programmatico ufficiale del Sindaco e della maggioranza. Poi, come serietà vorrebbe, almeno il consigliere, dottor Antonio Di Sipio, che si ricandida per la terza volta con una terza casacca diversa, avrà tempo fino a domani sera per presentare agli elettori il suo consuntivo, spiegando quel che ha fatto in questi cinque anni, quali proposte ha portato in consiglio, quali mozioni, quali interrogazioni e quali provvedimenti ha votato. 

Ieri sera, dopo una giornata piena e un po’ complicata, ho potuto godermi lo show di Federico e dei suoi. Dico subito che, come sempre, ho usato quel sensore che ho già spiegato esser utile a misurare l’effetto di un comizio. È stata una delusione. Mi aspettavo di più e di meglio. L’unica emozione che ho portato con me è il nervosismo di chi si è presentato sul proscenio: l’imbarazzo nell’arrampicarsi sugli specchi di Dino che si è fatto scrivere note e appunti ma non ha detto poi nulla; la goffaggine di Gianleo che voleva fare il combattente e sembrava un pugile suonato essendosi prestato lui a fare le domande più imbarazzanti che gli altri due ri-alleati, più furbi, non hanno voluto rischiare di fare; la recitina di Federico con uno scadente finale.

 

A tutti e tre, ricordo che è alquanto scorretto, voglio usare un eufemismo, parlare di persone che non sono candidate. E che non possono replicare alla pari. Vogliono facili applausi? Hanno tutto un repertorio da snocciolare. Invece hanno sbagliato. Tre volte.

Hanno sbagliato ad attaccare la Signora Olivia Sarra Antonelli, coraggiosa e volitiva Presidente del Comitato Feste, che nulla sta facendo e che non “appartiene” a nessuna lista. Avrebbero dovuto lodarla e incoraggiare tutti i “loro” a sostenere il Comitato Feste, quello deve fare chi vuole bene a Miglianico e non vuole solo che Miglianico sia il suo bene.

Hanno sbagliato, ancor più vergognosamente, ad attaccare in ripetuti passaggi e con diversi guitti sul palco, un galantuomo come Nicola Santalucia.

Nicola Santalucia è  un uomo mite, educato, onestissimo e laborioso; è il Presidente della nostra super Pro Loco, il presidente che parla poco e lavora molto, spassionatamente, disinteressatamente; è il centro attivo di un gruppo meraviglioso al quale tutti i Miglianichesi possono, anzi, devono applaudire e dire grazie. Federico non è degno neppure di nominarlo se si parla di certe cose, visto che solo ora è ricomparso a Miglianico dopo dieci anni nei quali ha fatto annualmente tre-quattro puntatine alle feste comandate e neppure a tutte. Federico ha mentito spudoratamente accusandolo. Non torno sulle vicende della Pro Loco, quella che lui avversò anche nei fatti - organizzando eventi opposti - nella fase di presidenza della dottoressa Laura Nanni, che proprio lui sospettò anche di cose gravi. Non ci torno sulla storia della Pro Loco. Ma lui dovrebbe farlo. Perché la sola pugnalata alle spalle inferta da Dino a Renato De Luca avrebbe dovuto spingerlo a non ri-allearsi con lui. Renato ora mi direbbe “Lascia perdere, è tutte fantuzzune”. E, forse, avrebbe ragione lui. Ma saprebbe che poi certe cose vanno scritte, così restano e si affidano al tempo. 

Dino si è assegnato il compito, da politico non coraggioso (com’è che lo chiamò Gianleo nel 2014?...), di attaccare Silvio De Lutiis dopo aver rifiutato ripetutamente di confrontarsi con lui lealmente in pubblico. Gole profonde gli hanno dato qualche pezzo di carta, qualche appunto. Poteva farselo dare prima e accettare il confronto, non citare Silvio quando non poteva rispondergli a tono, alla pari. È almeno la seconda volta che Dino lo fa. È almeno la seconda volta che Dino sbaglia. Silvio, coerentemente, ha pubblicato qualcosa che Dino ora dovrebbe leggere, dovrebbe leggerla in pubblico domani sera. E dovrebbe rispondere subito, perché si parla di tasse, di aziende scappate da Miglianico, di commercio e anche dei famosi incendi dolosi. 

Come può Gianleo essersi prestato ad accusare Nicola Santalucia di una cosa della quale non si può esser colpevoli, anzi...? Nicola starebbe facendo quel che tutti stanno legittimamente, direi giustamente facendo, cioè campagna elettorale. La starebbe facendo anche sul posto di lavoro ma, attenzione, non ricattando o vessando i colleghi. Non è un medico che ti dà ricetta e sanDino. Non è uno che lavora in un ufficio pubblico, dove certe cose sono vietate. Nicola lavora in una ditta privata, il cui titolare è inattaccabile sotto ogni punto di vista e dove, immagino, anche altri facciano la loro propaganda tra una mansione e l’altra. Gianleo avrebbe dovuto rifiutarsi di leggere quel vergognoso attacco personale a Nicola Santalucia. No, non per lo stile. Ma perché doveva pensare che la propaganda non la si può, non la si deve fare nel posto di lavoro pubblico: lui è un funzionario e non può andare in giro a promettere favori. Soprattutto non può consentire che si faccia propaganda per lui nei luoghi di cura dove la gente va per avere assistenza e non per ascoltare comizi. È questo che è vergognoso.

Gianleo sa di averla sparata grossa e stamattina è venuto a salutarmi: “Sai, in campagna elettorale si carica, ce l’hai insegnato tu”. Gli ho insegnato altro, se non altro per qualità e stile lessicale. Sa certamente che non ho un gatto, non ho grilli per la testa, non ho scimmie sulle spalle. Ho predilezione per due animali che non posso tenere, la balenottera azzurra e l’elefante. Amo gli animali ma non li costringo, seppur più piccoli dei miei preferiti, in spazi al chiuso per il mio piacere. Amo molto di più gli esseri umani, anche quando, sconvolti dall’adrenalina da ansia di potere, dicono fesserie epocali, come quelle che lui ha letto. Come può dire che per quarant’anni ho manipolato persone? Si rende conto che sta accusando dei Concittadini di essere dei deficienti? Si rende consto che anche lui, Dino e Federico sono tra questi Cittadini che si sarebbero fatti manipolare? Dovrebbe poi dire se nella manipolazione rientrano sostegni concorsuali, aiutini familiari, etc. 

Federico, che è stato contagiato dal facile vittimismo, che sinceramente fa pena, chiedeva affranto e quasi offeso (recita mediocre) “Come ha potuto dire che siamo male-in comune?”. Ho ribattezzato così il suo non-gruppo per quello che lo ha ispirato, per come ha cominciato a muoversi, per quel che ha fatto o tollerato nei giorni scorsi. Ora stanno confermando, loro stessi sempre di più, di meritarlo, giorno dopo giorno, sera dopo sera, ad ogni presa di distanza non fatta, ad ogni accusa sgangherata gettata tra la gente, parola dopo parola, piagnisteo dopo piagnisteo, “pallùne” dopo “pallùne”. Federico non deve dimenticare la buona educazione, semplice e senza fronzoli cerimoniosi, che occorre nei rapporti di Amicizia. Lui mi ha incontrato più di una volta, anche molto prima delle elezioni, quando, mentendo, diceva che stavano facendo il programma, quello copiato per almeno un quarto. Mai mi ha detto che si sarebbe candidato e, poi, che si era candidato. Perché? Dirlo in pubblico solo ieri sera, per fare il brillante, è stato di cattivo gusto. L’ho sempre chiamato Chicco, è vero. L’ho sostenuto e votato, è vero, anche per quello Dino non mi ha mai sopportato.  Non posso farlo ora. Non posso votarlo ora. 

Il Chicco che conosco avrebbe aperto il suo spettacolo rendendo omaggio all’Arma fedelissima dei Carabinieri nel giorno della sua festa, non lo ha fatto. Federico ha elogiato il candidato Mascitti. Chicco avrebbe preso le distanze da certe uscite del candidato Mascitti, soprattutto quelle che hanno offeso le persone con diverso orientamento sessuale. Il Chicco che conoscevo mi avrebbe telefonato per esprimermi non la solidarietà - forse non se lo poteva permettere - ma la vicinanza personale e la sua amicizia dopo l’agguato che mi hanno teso ed attuato. Chicco mi avrebbe chiesto scusa lui, sorridendo, per il commento social della signora Elvira Di Massimo. Il Chicco che ho sempre conosciuto, ieri sera, avrebbe chiesto scusa pubblicamente a Lorenzo De Lutiis, quantomeno a nome suo, forse mettendo in imbarazzo altri, ma lo avrebbe fatto e sarebbe sceso ad abbracciarlo. Il Chicco che conoscevo, forse perché manipolato da me a quel tempo, non avrebbe mai osato citare a sproposito e con fini cinicamente speculativi, un grande Amico come Peppe Di Giovanni, che oggi non potrà rispondergli da par suo. Chicco non avrebbe mai osato citare quel Peppe che a Dino “creava imbarazzo” e che lui ha tenacemente voluto far fuori da assessore in quella drammatica vicenda della rotazione. Federico oggi va ringraziando vecchi esponenti politici locali, sperando di lucrare consensi. E ci vuole una buona dose di faccia tosta. Si ricorda quali parole usò il suo nuovo amico Lorenzo Masciulli, quando dovette fargli posto in giunta? Si ricorda di Lorenzo Masciulli e di altri che erano in giunta con lui, non tutti, pare. Si ricorda quel che mi disse Dino in Municipio, che erano “la zavorra” che gli aveva impedito di decollare per oltre due anni tra il 2004 e il 2006? Poi andò addirittura peggio nonostante “il propellente” dei nuovi assessori, compreso Chicco, che subito scoprirono le “doti” di caposquadra di Dino sindaco. Forse la zavorra era lui, Dino. Chicco svelò che Dino presentava tre versioni del bilancio comunale: una per il preconsiglio, una per la giunta e quella vera che poi portava direttamente all’approvazione. Federico ora applaude alle improbabili ricostruzioni di bilancio di Dino. Ma scherziamo! Chicco non avrebbe usato trucchetti oratori tanto penosi parlando di candidati ben vestiti e candidati cenciosi. Chicco non avrebbe mai detto cose stupide come “perché noi lavoriamo”, come se chi sta a sentire o gli avversari fossero mangiapane a tradimento E anche là ci sarebbe da dire. Chicco non avrebbe parlato sgangheratamente del passato, della filiera politica, delle realizzazioni, di tutto quel che pare abbia fatto lui forse anche con Dino e Gianleo. Ma Federico non c’era nel 1985 e nel 1990. Chicco non l’avrebbe mai fatto senza citare apertamente Mario Amicone. Ma perché Federico non l’ha citato? Chicco non si vergognerebbe di Mario Amicone e non andrebbe a braccetto con Dino De Marco. Chicco non avrebbe mai detto che loro sono il futuro.  Ma come fa se in quattro ri-alleati assommano decenni e decenni di occupazione di poltrone comunali!

No, non c’è Chicco oggi come candidato. Quel che va in scena è un Federico Anzellotti, ora diventato solo dipendente di ministero, uno che dichiara (gli credo) che non ha dipendenti, mentre ci sono soggetti che lamentano cose antipaticissime contro di lui dichiarandosi suo ex-dipendenti senza che ci sia stato spiegato; un consulente planetario; un plurilaureato (oh, bravo, ma perché non mi ha mai detto di questi suoi allori?); un motoscafista da grandi traversate e anche incidenti ridicoli; novello lanciatore di pallùne. Non è Chicco, è Federico Anzellotti che ieri sera si è ridotto ad un finale in puro stile Cetto la Qualunque “…per tutti”… Chicco non l’avrebbe mai fatto. 

Avrei forse votato Chicco, comunque, come altre volte, soprattutto contro Dino. Federico Anzellotti candidato sindaco di “male-in-comune” non lo posso votare. Lui non ci crede ma provo ad avere la dignità della coerenza.   

Ieri sera dunque, i nostri tre campioni mondiali di faccia tosta hanno commesso il grave errore di parlare di Cittadini che non sono candidati. Hanno ovviamente “citato” anche me, sempre con grande delicatezza, quella che poi ispira certi incontri. Devo dire a loro tre quel che ho detto subito a chi è venuto ad abbracciarmi o a sfriculiarmi: parlare di qualunque Cittadino non candidato, in particolare parlare di me, porta male a chi lo fa”. Dino, sindaco-fuori-posto in quella campagna elettorale, parlò solo di me nel 2014 e perse. Il mio Amico, Carlo Biasone, nel 2019, ogni sera ha parlato di me e delle Letterine. Pensava di stravincere. Ha perso. Se non hanno decenza nel rispettare i Cittadini non candidati citandoli, avrebbero potuto evitare di farlo per scaramanzia.

Citato ripetutamente, impossibilitato a poter rispondere lì o in altra occasione di pari livello, sempre indifferente alle loro manie vittimistiche che stanno diventando davvero stucchevoli, dal mio angolo di libertà faccio loro delle domande. Sono certo che non mi risponderanno o, se proveranno a farlo, lo faranno a modo loro, rivoltando la pizza e menando il can per l’aia. Ma non siamo a New York…

Le domande le rivolgo ai candidati, non ai Cittadini. Le faccio, senza ordine preciso, alle tre medaglie d’oro ex-aequo del Campionato mondiale di faccia tosta: Gianleo D’Ercole, Dino De Marco e Federico Anzellotti.

Gianleo, oggi sedicente difensore dei deboli (sic), accusatore di un galantuomo come Nicola Santalucia, sa chi è la signora che ha aggredito Lorenzo De Lutiis? Può dire se ha legami con lei? E, nel caso, come giudica un simile comportamento lui che è un altissimo funzionario di un ente pubblico? Gianleo che racconta di me come di un manipolatore seriale in disuso, può raccontare chi era il suo Segretario di Partito qualche anno fa che lo presentava ai comizi e lo aiutava a fare il consigliere? Può dire se ha subito manipolazioni? Così male era messo prima di ricostruirsi nello stesso laboratorio dove hanno ri-selezionato la memoria di Federico? Da chi le avrebbe subite le manipolazioni, se da tempo non risponde neppure a chi lo ha aiutato nella vita privato-professionale? Ma poi, da vecchio Amico, gli chiedo, ma chi gliele ha scritte quelle fesserie tanto grandi che manco riusciva a leggerle?   

A Dino faccio una domanda facile-facile. Si ricorda dove ha i documenti relativi alla Bucalossi pagata per la realizzazione di casa sua in via San Giacomo? Se non c’è vincolo di privacy (a quel tempo manco esisteva la privacy…) può far vedere quanto ha pagato? Sono sicuro che ha pagato, non insinuo nulla. Non deve esser un problema per lui, alcuni miei Amici ricordano benissimo quanto pagarono nello stesso periodo per le loro case sempre in centro abitato. Loro potranno oggi sapere da lui se son stati fatti conti pari o no dall’ufficio tecnico comunale. Io sono sicuro che lui farà bella figura. Comunque, un amministratore di lungo, lunghissimo corso, uno, diciamo così, troppo fortunato in certi momenti della vicenda politica locale, l’attuale ri-candidato, deve tenerci alla sua trasparenza. Infine, ma non finirò mai di chiederlo pubblicamente perché lui insiste a non rispondere alla domanda delle domande: Chi e perché ha incendiato la macchina del Comune sotto il Municipio e chi e perché ha incendiato la sua macchina dentro il recinto di casa sua?” Questo è l’abito che Dino deve smacchiare e indossare in questa campagna elettorale. Non deve fare distrazione di massa facendo dire a Federico quelle sciocchezze sui vestiti dei candidati. 

Federico può spiegare la sua strana condizione elettorale con una lista di destra a Miglianico e una Moglie candidata a Pescara con Pettinari contro il centro-destra? Può spiegare a quanti ricevono post e commenti come mai quella Moglie, che nessuno ha mai visto a Miglianico fino a un mese fa, ora si appassiona di tutto quel che è accaduto e accade qui? È la stessa che compare solo in diffide (immagino motivate) fatte ai non-dipendenti di Federico? Federico conosce per caso i veri titolari dei profili falsi, carichi di falsità, apparsi in questi giorni sui social?

A Federico e a Gianleo chiedo di dire se è vero che il 22 ottobre del 2013, al “Casolare” hanno annunciato di ritirarsi da consiglieri per far spazio a quelli di “Miglianico Cambia”. E se sanno cos’è la parola data, in pubblico e in privato.

A tutti e tre faccio la stessa domanda diretta: quando avete sparato la solita fesseria “non si sputa nel piatto nel quale si è mangiato”, riferendovi a me, parlavate della difficoltà di non ritrovarmi con voi adesso anche se sapete perché? O era un lapsus freudiano e volevate insinuare altro: favori, posti, raccomandazioni, appoggi elettorali, sostegni?

Non lo ricordate? Io sì.

(19 - continua)

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