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Acta Cotidiana /17

Il confronto non ci sarà. Non ci sarà nessun confronto in questa campagna elettorale. 

Avevamo capito già da qualche giorno che la sfida, oltremodo temeraria, lanciata dal Silvio De Lutiis a Federico Anzellotti, Dino De Marco e Gianleo D’Ercole, per un tre contro uno, “alle vostre condizioni”, aveva portato i tre sfidati ad una fuga preventiva senza alcuna giustificazione. Ci ho sperato perché, benché troppo dispari in partenza, considerato che anche tre parole vuote sono comunque più di una sola per chi ascolta, sarebbe stata l’occasione per far capire come andarono alcune vicende svoltesi non pochi anni fa ma che hanno ancora effetti al tempo presente. Quei fatti e quei comportamenti, possono averne di più pesanti per l’auto ri-esumazione come candidati dei tre Amici sfidati da Silvio. Poi, però, un assaggio c’è stato, chissà quanto voluto o casuale. Domenica pomeriggio, in attesa della processione, Silvio si è trovato in piazza “circondato” ed ha potuto fare quattro chiacchiere con loro. Non ho assistito ma poi ho visto Silvio passeggiare, avendo recuperato un giubbotto che lo proteggesse dall’arietta fresca della sera, e l’ho visto molto soddisfatto per l’esito di quella chiacchierata. Sostanzialmente ha vinto alla grande non la sfida ma, chiamiamola così, la partita di cartello giocata in amichevole. 

 

Non ci sarà neppure il confronto tra i due candidati sindaco previsto per questa sera. La proposta è arrivata con largo anticipo dalla Agorà delle Idee e la tenzone si sarebbe dovuta svolgere stasera, certamente non in cripta ma in altro luogo. Federico Anzellotti ha sottoscritto un programma che è stato copiato in buona parte e che, forse per questo, lui lo ha letto velocemente o non lo ha ben memorizzato, perché là, come gli è stato ricordato apertamente dal Sindaco, Fabio Adezio, c’è scritto che lui, Federico, e i suoi di “male-in-comune”, basano tutto sul confronto. Nei fatti, lui, Federico (i suoi?), il confronto non lo vuole. Ha apertamente rifiutato l’invito che gli è stato fatto dagli organizzatori. E qui, giova ripeterlo, quelli dell’Agorà che hanno proposto il confronto sono terzi, non schierati e, aggiungo io, conoscendo Daniela Palladinetti, di sicurissima affidabilità. Ci sono ancora scampoli di giornata e le sorprese dell’ultimo momento non vanno mai escluse. Se non dovessero verificarsi, però, il che è molto probabile, saremmo davanti ad una ferita inferta da Federico Anzellotti alla democrazia locale ed anche ad una delle nostre più belle e sane tradizioni politiche, quella del confronto, inventato e sempre molto ben organizzato dall’Azione Cattolica Parrocchiale sia nel 2014 sia nel 2019. Così ben organizzato che ciascuno dei diversi contendenti usciti da quei confronti hanno trovato i rispettivi a dichiarare vittoria.

Non riconosco più Federico e Gianleo, che in altri tempi ci sarebbero andati di corsa ad un confronto con Silvio. Riconosco un po’ Dino, che i confronti politici forse non li avrebbe fatti neppure allora. Lui, quando si confrontò con noi, benché tutti dalla stessa parte, in quella sera di “fav’e pecorino”, (“Appunti per una piccola storia locale” del 4.10.2013), ci disse una cosa, cioè promise solennemente il ritiro a vita privata e, non dopo, ma nel mentre, ne stava facendo una opposta, con altri che non stavano dalla sua parte. Al mio Amico Federico quella sera è sempre stata molto cara e molto l’ha citata, sempre: sempre no, fino a un po’ di tempo fa…

Ieri sera, sono tornato senza fretta dagli impegni che mi hanno riempito la giornata e la serata pensando che fosse tardi per arrivare a sentire il comizio di “MC”. Rientrando alcune telefonate mi hanno confermato indiscrezioni e insinuazioni che circolano da qualche giorno. Si parla di richieste di foto per attestare il voto promesso. È vietato dall’etica prima che dalla legge. Il voto è “personale, uguale, libero e segreto”. Ancor peggio, se fosse vero, è il sospetto che ci siano promesse di soldi in cambio di voti. Non ci credo. Non ci posso credere. Non ci voglio credere. Temo che qualcosa però sia vero, forse più per le foto che per i soldi. Se ne parla con una certa “libertà”, evidentemente qualcuno ne parla in modo convincente ad altri che ripetono ad altri ancora, o, sono loro stessi i testimoni diretti e raccontano cose di altri per nascondere la loro particolare vicenda. 

Non ho potuto dedicare neppure un attimo a chiedere qualche conferma non tanto dei fatti ma delle fonti perché, rientrato a Miglianico, ho scoperto che, benché fossero le 22,30 passate, il comizio di “Miglianico Cambia” non era ancora finito. Ho potuto così dare un’occhiata e mettermi ad ascoltare quel che immaginavo era la parte finale dell’intervento del Sindaco, Fabio Adezio. 

E che coincidenza, a proposito di soldi. Ma non di dazioni elettorali, ovviamente. 

Prima di congedare i tanti Concittadini ancora presenti al comizio di ieri sera, Fabio Adezio ha fatto, in diretta, la decima puntata del suo racconto “Ai tempi d’oro. 

Ha raccontato di assegni trovati in Municipio nel 2014, lasciati lì da chi c’era prima.  Assegni. Non son chiacchiere. Assegni post-datati e mai incassati. Non li ha raccontati, li ha fatti vedere e sulla platea è sceso un gelo di sconcerto. C’è stato qualcuno che voleva alzare la mano e chiedere di chi fossero quegli assegni e perché sono stati accettati in tal modo a quel tempo. Sarebbe sato forse inutile fare la domanda a Fabio, che certamente non avrebbe mai svelato quei particolari. La domanda va fatta a Dino De Marco. È tempo che risponda. È ora che risponda, che dica tutta la verità su questi assegni mai incassati. E che non dimentichi mai di dire cosa sa degli attentati incendiari, quello sotto il Municipio e quello dentro il suo recinto di casa, dopo i quali lui “cambio”, secondo la testimonianza dell’allora presidente del Consiglio comunale, suo alleato e co-fondatore di “Progetto Miglianico”. Dino parlerà sicuramente alla chiusura, quando ci sarà. Metta al primo foglio del suo discorsetto, queste due risposte. È la storia che lo interroga non noi. Sono le tasse di cittadini che lo interrogano. Risponda, dica tranquillamente, ammetta quel che può e, casomai, addossi colpe ad altri se vuole, era uno suo vezzo quando fu sindaco. Poi legga lamentazioni e recriminazioni, nuove bugie, favolette e false promesse, cioè la propaganda pubblica che gli toccherà fare dopo aver fatto quella privata, la politica dello sfigmomanometro e delle ricette. “Dino a da pinzà a fa’ sole lu medìche” Questa fu la dichiarazione di voto di mia Madre nel 2004, la stessa del 2009 quando non lo votò. Aveva ragione. 

I pazienti che ci tengono davvero al proprio medico non lo mandino a fare il consigliere che tanto non lo sa fare. Gli chiedano di fare solo il Medico. 

Torno al comizio. Anzi, lì, con la videata degli assegni post-datati il comizio è finito. Ho potuto così fare un giro nella migliore storia di Miglianico. Ho abbracciato il mitico Rocco Palladinetti detto “Taccone”, ho salutato alcuni altri più o meno radiosi del mio Amico Rocco Taccone, e poi sono andato nuovamente a rituffarmi nel futuro passando nelle porte meravigliose degli occhi e dei sorrisi dei giovani fuoriclasse di “Miglianico Cambia”. Mi hanno raccontato di una serata che è andata bene con interventi tutti molto belli, efficaci, non recitati, soprattutto loro, i giovani fuoriclasse di MC. 

Dal ritmo delle conclusioni di Fabio ho avuto la prova che qualcosina, nella concertazione dello spartito, è cambiata. 

Se ricordate quel che ho scritto ieri a proposito dei comizi capirete perché non ho chiesto chi ha parlato prima del Sindaco e cosa hanno detto, ma ho chiesto a ciascuna e a ciascuno soltanto com’è andata. La risposta non è stata dettagliata, nessuno mi ha detto di argomenti specifici, frasi particolari, spunti o sottolineature. Neppure si son soffermati a far l’elenco di chi aveva appena parlato. Quelli con cui ho parlato mi hanno detto “è andata benissimo”. Ecco, questo produce un comizio fatto bene. Mette nel cuore e nella mente di chi è stato presente una emozione. Quella uno si porta a casa.   

Oggi poi è stato un altro giorno che si aperto non solo con l’attesa di qual confronto che non ci sarà.

Tra le tante cose dette e scritte da tanti in questi, segnalo il post che mi è stato girato poche ore fa da un carissimo Amico. Lo ha pubblicato un grande e sincero Amico, Artuto Mancinelli, che porta il nome del Nonno ed è Figlio dell’indimenticabile Vincenzo. Artuto ha tracciato un quadro di assoluta verità riguardo alla recente storia di Miglianico ed al suo immediato futuro. Lo ha fatto con una efficacia rigorosa, chiarissima, senza fronzoli e senza carinerie fuori luogo. Mi complimento con lui per la schiettezza e la bravura espositiva, complimenti due volte perché Arturo, persona genuina, uomo dei fatti e non delle vuote parole, ha sempre confessato di avere poca dimestichezza con la letteratura e quando lo ha fatto ha trovato immagini anche divertentissime ma efficacissime per farlo capire. Chi ha modo di andarlo a leggere sul suo profilo concorderà con me. E gli farà direttamente i sinceri complimenti che gli faccio perché li merita.    

All’alba di questa campagna elettorale, introdussi un valore, quello dell’autenticità. Qualcosa mi diceva che era un saldo ancoraggio al quale far riferimento in tutti i passaggi che avremo vissuto o ai quali avremo assistito in questi. Ma non ero convintissimo della capacità di questa parola, pur non facilmente equivocabile, di rappresentare esattamente quel che deve essere il solido punto di riferimento dal quale vedere e pesare le vicende e i loro protagonisti. Poi ieri sera suor Alessandra Smerilli, ospite e premiata in due diverse cerimonie ufficiali, senza volerlo, mi ha aperto tutto lo scenario quando ha detto “la genuinità è la qualità di noi abruzzesi”.  

La genuinità, delle persone, dei comportamenti, delle cose fatte, dei programmi annunciati, della possibilità di dar seguito agli impegni assunti, questo conta. 

Così è ancora più facile regolarci, capire, valutare, scegliere per la nostra Miglianico.

(17 – continua) 

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