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La letterina del sabato 21 ottobre 2023

Care Amiche e cari Amici,

siamo ormai in prossimità di una delle più importanti feste della nostra tradizione locale: la Venuta di San Pantaleone che, a Dio piacendo e con l’impegno del Comitato Feste guidato dalla carissima Olivia Sarra, vivremo gioiosamente domenica 29 ottobre. Non sarà l’ultima festa, perché ormai nella nostro calendario tradizionale è presente da non pochi anni l’appuntamento con “Novello e Castagne”, organizzato per il 10, 11 e 12 novembre prossimi dalla nostra super Pro Loco, animata dall’infaticabile presidente Nicola Santalucia e dai suoi brillanti dirigenti.

Come i miei eroici ventitré Lettori sanno, da qualche settimana, sull’argomento feste è legato anche il promemoria che vado ripetendo a chi ha presieduto o fatto parte dei Comitati Feste (anche le Feste di Partito, anche Lu Sant’Antonie, anche altro) affinché ci fornisca materiale utile alla redazione della parte documentale del libro che stiamo preparando, provando in tal modo a realizzare un altro piccolo tassello nella storiografia di Miglianico. Sarà triste, quando il libro sarà già stampato, dover ascoltare, addirittura sotto forma di rimprovero, che qualcuno aveva carte e foto in un cassetto ma non aveva saputo della nostra iniziativa. 

 

Tra le mie gravi dimenticanze nel fare appello ai tanti e bravissimi protagonisti di tutte le feste organizzate a Miglianico, ho dimenticato non solo le Feste di Partito, che ho ricordato tardivamente la scorsa settimana, ma anche le bellissime “Sagre del Vino”, organizzate presso la Cantina Sociale a partire dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. La prima (nel ’76, nel 77 o nel ‘78?) fu coordinata da don Vincenzo, allora Direttore della Cantina Sociale, che si affidò, tra gli altri dirigenti e dipendenti della cooperativa, a due “super Antonio”, cioè Antonio Rosa, l’indimenticabile “Piselle” che era una sorta di presidente del Comitato feste, e Antonio Palladinetti, che gestiva senza un attimo di pausa la sistemazione dei grandi spazi esterni ed interni della struttura. 

Condivido con voi due piccoli episodi molto simpatici. Il primo accadde nelle ore immediatamente precedenti l’apertura della prima edizione, era poco prima di pranzo. Il palco fu posizionato per motivi logistici ineccepibili all’ingresso dell’imbottigliamento, davanti al piano di carico del magazzino. Don Vincenzo, sempre attentissimo ai particolari, decise di far appendere in bella vista il quadro dell’assaggiatore di vino, realizzato dal compianto maestro Demetrio Stefanoff. Sulla scala, Antonio Palladinetti cercava la posizione migliore con don Vincenzo che, situato ben lontano, praticamente davanti agli uffici, lo guidava con meticolosissima precisione. Quando sembrò di essere arrivati alla “centratura” definitiva del quadro rispetto al palco e Antonio stava per mettere il fatidico chiodo, don Vincenzo lo fermò e gli urlò da lontano. “No, spostalo di due millimetri a destra” (due millimetri, a trenta metri di distanza!). La reazione di Antonio Palladinetti, silenziosamente, fu di quelle che nei fumetti non prevede parole ma segni grafici. 

Antonio “Pisello”, da quando si era messo in moto (e non era facile fermarlo, né alcuna difficoltà lo poteva rallentare), oltre ai tavoli da realizzare, oltre alla macchina con gli altoparlanti da far girare per tutto il circondario (indovinate chi andava con lui?) oltre a tante altre faccende piccole e grandi da sbrigare, si mise a fare anche l’impresario musicale, ovviamente senza soldi. Radunò nei locali sotto il bar (ora c’è “Tagliati per il Successo” di Ugo Di Federico), cioè nel grande magazzino dei mobili della sua attività, alcuni Concittadini che suonavano al fine di allestire un’orchestra che allietasse la sagra. Ci riuscì, con non poca fatica e non senza clamorosi imprevisti legati alla amplificazione dei singoli strumenti, cioè alla auto-gratificazione dei singoli strumentisti. Nacque così la “Pisello jazz band”. Di jazz quel gruppo non faceva niente. Ma Padre Remo, al secolo Remo Coletta, che avrebbe presentato quella serata con la sua infinita verve, la chiamò così forse anche perché di quei tempi la TV di Stato aveva diffuso la serie “Jazz band” di Pupi Avati.

Cosa resta anche di questa stagione, quella della “Sagra del Vino”, durata qualche anno? Oltre il ricordo forse ben poco. Se qualcosa c’è, sarà bene che venga alla luce e sia collocato dove merita, cioè nella nostra storia locale. Infatti è stata anche quella una esperienza bellissima. Ideata e resa concreta grazie all’impegno appassionato e spassionato di tanti Concittadini, ha segnato un periodo di gioiosa spensieratezza per la nostra Comunità locale, anche se, pure in quel frangente, si son vissute le inevitabili divisioni del mondo di allora “giustificate” in quel frangente dalla presenza della più datata e imponente “Sagra del Vino” organizzata dalla potente Cantina dei “Comunisti” nel vicinioro paesino a sud di Miglianico. 

Conclusa la stagione della Sagra in Cantina ci fu, per iniziativa dell’Amico Lorenzo De Lutiis e su sua ideazione, una manifestazione rimasta purtroppo isolata nella nostra storia locale. In realtà era una grande idea forse troppo grande e anticipatrice da poter esser compresa pienamente. Oggi, col facile senno di poi, possiamo dire che sarebbe stato un appuntamento di punta a livello regionale e forse anche nazionale perché puntava ai prodotti del territorio senza scorciatoie: la Sagra dei peperoni e pomodoro (pipidìgn’e pemmadòre). Sono ambedue prodotti davvero locali, entrambi comprimari di un piatto meraviglioso nella sua semplicità e squisitezza: “Pipidìgn’e pemmadòre arroste”, sono il perfetto compimento della “pizza scime” e sono tra i più solidi e gustosi piatti estivi dei Miglianichesi. Oltre a questo aspetto strettamente gastronomico nobilmente e orgogliosamente “di nicchia” secondo i criteri attuali, pensate a quanto avrebbe portato avanti la promozione e poi forse anche la produzione e commercializzazione della salsa di pomodoro, “le buttije” made in Miglianico. Quella sagra finì subito. Durò solo un anno. Perché? Non conta, ora non conta più. Ora può essere, anzi è un grande rimpianto. Deve essere un monito per tutti noi: non vanno criticate e demolite le iniziative che contengono il buono, anche se, a pelle, non ci piacciono per piccoli motivi, anche se abbiamo avversione personale per chi le organizza e le promuove, anche se siamo dall’altra parte, essendo da italici, geneticamente tifosi da arena. Va tradotto nella pratica delle cose quel motto che dice: “Se ami la verità devi accettarla anche se a dirla è il tuo nemico”. È difficile, lo so, ma se fossimo capaci di questo tante cose andrebbero meglio a Miglianico.

Mi collego immediatamente a questo spunto per specifici motivi che chiarirò tra poco e annuncio ai miei eroici ventitré Lettori che, da lunedì prossimo, riprenderanno gli “Incontri in Comune”, organizzati dal Gruppo comunale per la promozione della cultura, presieduto dall’ottimo Antonello Antonelli. Il primo appuntamento è dunque per lunedì 23 ottobre alle ore 20,45 presso la sala consiliare del Municipio, la Casa dei Miglianichesi con un tema di estrema attualità pur se correttamente affrontato in chiave storica “Palestina: quattro millenni di guerre e poche speranze di pace”. Il tema verrà sviluppato dal professor Antonello Antonelli senza dare alcun appiglio a chi si è schierato o intende farlo da una parte o dall’altra dei contendenti di ieri e di oggi, poiché la spiegazione storica servirà solo a capire, a renderci conto di cosa c’è stato e di cosa in un qualche modo c’è ancora alle radici di un conflitto che ieri sembrava lontano e oggi sentiamo esser sempre più vicino e “contagioso” per tanti motivi.

Spiego ora i motivi che giustificano questo immediato collegamento a quanto esposto in precedenza, tra di essi uno in particolare: la lamentela sulla mancanza di socialità e l’accusa a chi ci amministra di esserne responsabile, un’accusa non sempre velata e non sempre ammantata di pretesti sociologici ma sempre falsa nel suo fondamento istituzionale. Ebbene chi vuole aggregazione, chi lamenta mancanza di aggregazione e chi si lamenta a prescindere cominci a schiodarsi dai divani e dalle sedie dei bar ed esca, partecipi, faccia da traino agli altri, si mostri pronto ad accogliere, casomai anche in modo critico, le iniziative che si fanno, si mostri capace di ascolto e di partecipazione. Poi, se vuole e se può, faccia, proponga, organizzi a sua volta, senza scoraggiarsi, senza lamentarsi, senza abbaiare alla luna. Il mio oggi non è solo un cortese invito, vuole essere è una diretta provocazione a chi ci ha stancato con lamentazioni rituali, che sento da decenni, che so essere strumentali e inconcludenti se non per il loro voluto effetto populistico. 

L’invito è una diretta e schiaffeggiante provocazione a chi, ignorante di tutto, terrapiattista per atteggiamento, civicamente inutile se non dannoso, da mesi si atteggia a esperto internazionale di politica, diritto, economia, strategia militare, scienza e di ogni altra materia planetaria. Una lezione a certi Concittadini farà bene due volte, come lezione di storia in assoluto e come lezione di civismo in particolare. Quel che rivolgo loro non è dunque solo un cortese invito, è una sfida positiva, a esserci, senza scuse.   

So che non accoglieranno l’invito e resteranno nella triste condizione con cui li ho descritti. Mi spiace per loro. Mi spiace ancor di più per chi li blandisce falsamente, ascoltandoli senza metterli al loro posto quando “pontificano”, mi spiace anche per quelli che li gratificano con falsi ed inutili likeamenti social. 

Anche per loro (non è vero) ma soprattutto per chi non potrà raggiungere Miglianico dalle località vicine e meno vicine e merita questo servizio, la lezione del professor Antonelli sulla infinita guerra in Medio Oriente potrà esser seguita in streaming (su YouTube si può seguire cliccando qui, da Facebook cliccando qui, su Twitch cliccando qui, i link saranno attivi dalle 20.45 di lunedì). 

Chiudo con un ricordo personale legato alla data di oggi.

Prima che iniziasse la scuola al tempo delle elementari, in uno dei giorni di fine settembre, mia Mamma la sera mi annunciava che il mattino dopo mi avrebbe svegliato presto. La mattina dopo, prima delle 6,30, mi portava con lei che solitamente a quell’ora andava a preparare i sacchi della posta in partenza con “la pustale”, quella delle 7 di “Ferrante” che andava a Pescara, e quella delle 7,15 della “Maiella” che andava a Chieti. Ma non era l’ufficio postale la meta di quell’avventura dopo l’alba. Era la piazza dove sui fili della luce che correvano sotto le falde dei tetti di casa Zannolli, di Casa Mosca, di Palazzo Mariani e degli altri edifici vicini c’erano migliaia di rondini che stavano partendo per la loro migrazione, che si alzavano a stormi garrendo e si riposizionavano per poi ripartire in un meraviglioso gioco di movimenti nell’aria. Che spettacolo! È tra i mille e mille ricordi dolcissimi della mia Mamma, che oggi avrebbe compiuto 100 anni. I suoi occhi color paradiso per me non si sono mai chiusi: sono luce, vita, amore. 

Buona Domenica

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