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La letterina del sabato 14 ottobre 2023

Care Amiche e cari Amici,

la Letterina di sabato scorso è stata dedicata tutta alla prossima iniziativa editoriale che ci accingiamo ad affrontare nell’intento di realizzare un volume che contenga elementi documentati sulla storia di Miglianico e, oltre a quelli, curiosità e cronache anche più recenti su feste e tradizioni locali che così entreranno nella narrazione affidata alla storia. Ancora una volta non si tratterà di un’opera completa perché non è possibile per ora comporla compiutamente. Resterà incompleta anche la parte documentale relativa ai Comitati Feste che si sono succeduti negli ultimi 20/30 anni. Il nostro appello per ora è rimasto sostanzialmente inascoltato e chi ha presieduto o animato quei Comitati Feste non ha dato cenno di interesse eccezion fatta per l’Amico Carlo Biasone, che mi ha garantito un particolare impegno nella ricerca di quel che ancora dovrebbe avere, compresa l’immagine del manifesto di quella edizione 1992 delle Feste patronali di luglio, quando a Miglianico ci fu uno degli ultimi se non l’ultimo concerto pubblico di Ivan Graziani.

 

Faccio oggi ammenda di una dimenticanza che non è di poco conto. Miglianico, come molti altri luoghi d’Italia, ha vissuto ed alimentato quella che, in fondo, ha costituito anch’essa una vera tradizione per almeno 30 anni, parlo delle Feste di Partito. È stata una realtà importante, fortemente vissuta, spesso egregiamente organizzata, capace sempre di animare davvero la vita locale richiamando il più delle volte tante persone anche dai paesi vicini e meno vicini. 

Chiedendo perdono agli interessati per aver dimenticato sabato scorso tale riconoscimento e questo appello, chiedo ora a chi è stato organizzatore a qualunque titolo delle Feste di partito di darci materiale e documenti di questa fetta di storia locale che non può essere cancellata.

Da noi, a Miglianico, cominciò il PCI con la sua “Festa dell’Unità (nome dell’organo ufficiale di quel partito) a cavallo dei primi anni ’70 del secolo scorso. Se non ricordo male una delle prime edizioni di quella manifestazione (quella del 1970/1971?) fu a suo modo problematica perché ebbe una parentesi breve ma poco simpatica ed alquanto rischiosa per certi versi. Alcuni giovani sedicenti di destra di Miglianico e forse non solo locali, si schierarono sulla piazzetta vicino alla “cassarmonica” facendo il saluto romano, gesto marcatamente e molto provocatoriamente opposto al pugno chiuso dei comunisti. Faccio riferimento a questo aneddoto narratomi il giorno dopo ma che non ho vissuto direttamente per spiegare un fatto che caratterizzò i primi anni delle feste di Partito a Miglianico come penso anche altrove. Chi non era di quel Partito evitava di partecipare per non farsi contare nel novero di quello che doveva poi esser giudicato un successo o un flop di pubblico. Il mondo era diviso a metà e certe cose avevano il loro peso. Ricordo, tra altri casi simili, quello che ebbe per protagonista qualche anno dopo, l’indimenticato Peppino Firmani (Pippinucce di Uizzàrde), già consigliere comunale e assessore con la DC ed a quel tempo dirigente sezionale con il carissimo Delmo Adezio Segretario locale. Durante una riunione nella sezione scudocrociata fatta il giorno prima della “Festa dell’Unità” per la quale il palco era stato piazzato proprio davanti a casa sua, annunciò solennemente con il suo inconfondibile piglio oratorio: “Domani sera a casa mia porte e finestre chiuse, la mia Famiglia parte, non ci sarà”. Era coì dall’una e dall’altra parte dello schieramento locale. Il clima cambiò pian piano e si passò in un qualche modo al confronto, quantomeno ad andare a sentire quel che dicevano gli altri.

Dopo la “Festa dell’Unitàa Miglianico arrivò anche la “Festa dell’Amicizia”, organizzata dalla Democrazia Cristiana che, con l’avvento di Benigno Zaccagnini alla segreteria nazionale nel 1976, aveva deciso di lanciare questa iniziativa in tutta Italia, affidandone la promozione all’onorevole Bartolo Ciccardini. Fu lui che, dopo la 1^ edizione organizzata a Palmanova, portò a Pescara (area Pineta) la “2^ Festa nazionale dell’Amicizia” con il comizio finale dello stesso Zaccagnini. Fu la prima e ultima festa nazionale di Partito svoltasi in Abruzzo, se non ricordo male. 

Fece una sua apparizione anche la Festa dell’Avanti (organo ufficiale del PSI allora alleato al governo e alla regione con la DC, a Miglianico legato invece con il PCI nella Sinistra Unita) 

A Miglianico la DC guidata da Delmo Adezio, che si stava riprendendo dalla storica sconfitta subita a opera della Sinistra Unita alle comunali 1975, cominciò ad organizzare la sua “Festa dell’Amicizia”, puntando ovviamente su quella conta dei presenti che era una delle sfide politiche locali più evidenti oltre quella dei comizi, vero punto centrale delle feste di quel tempo e della comunicazione politica più diffusa. Per avere pubblico, lo si capì immediatamente, non bastava annunciare il comizio di un big nazionale o regionale che al limita attirava solo simpatizzanti, occorreva un grande nome dello spettacolo capace di riempire la piazza. Già dai primi anni la DC portò a Miglianico, tra gli altri, un meraviglioso ed ancora largamente incompreso concerto di Mia Martini, e la showgirl Vanna Brosio. 

Per accaparrarsi nomi di questo calibro ai Partiti locali occorrevano denari, non pochi. E nulla veniva dalle sedi centrali che, anzi, chiedevano la loro parte, come nel caso del PCI. Vuoi per spirito di partito vuoi per quella che era allora la naturale propensione a tirar fuori i soldi per le feste, ciascuno raccoglieva il necessario per la sua parte. Chi era al governo locale aveva più facilità nel raccogliere contributi tra i Cittadini e le attività commerciali ed imprenditoriali, oggettivamente e non devo dire altro. La DC, prima e soprattutto dopo le elezioni comunali vinte nel 1985 riconquistando il Comune, per organizzare la “Festa dell’Amicizia“ puntò molto sulle lotterie che garantirono cospicui incassi, molto più trasparenti ed al riparo di ogni possibile polemica. Lo stesso cominciò a fare anche il PCI che, però, a quel punto era all’opposizione. La DC, con Mario Amicone sindaco e Maurizio Adezio Segretario della Sezione “Alcide De Gasperi” riuscì a portare nomi di un certo rilievo, da Iva Zanicchi e Bobby Solo, da Little Tony a una ancora impareggiata Orietta Berti. 

Caso a parte fu la festa per la vittoria alla Comunali del 1990 con conferma di Amicone come Sindaco e come Consigliere provinciale: quella sera fu organizzata la prima vera sagra, con primi piatti e ben 13 porchette e relativi contorni di sottaceti distribuiti gratuitamente ai Cittadini. Fu una di quelle sere dove i presenti alla “festa mangiante” erano molti più dei voti usciti dalla urne. Però è stato bello così. Le feste pubbliche sono feste per tutti sennò uno se le fa a casa.   

Alle Feste di Partito, parlo di quella dell’Amicizia fatta dalla DC, non mancarono grandi nomi della politica nazionale: non solo il grande Remo Gaspari, che a quell’epoca era Ministro della Repubblica, prima al Mezzogiorno poi alla Funzione Pubblica e infine anche alla Difesa, non solo Romeo Ricciuti che era sottosegretario all’Industria ma anche uomini di governo non abruzzesi oltre a presidenti, assessori e consiglieri regionali e provinciali. Organizzando convegni e incontri di altissimo livello, la DC portò a Miglianico addirittura il Ministro degli Interni, Nicola Mancino, che partecipò a quello sulle riforme istituzionali o, nel 1993, fece riunire nell’allora palestra scolastica per il convegno su “Tangentopoli: analisi e prospettive”, responsabili nazionali di partito come Giuliano Salvi del PCI (che portava con sé uno spaesato Pietro Mennea), e personaggi di assoluta levatura come Marco Pannella, chiamati a confrontarsi con colleghi deputati, magistrati e imprenditori.

La non breve tradizione locale, durata circa trent’anni, delle Feste di Partito si concluse ai primi di questo secolo con le ultime “Feste dell’Amicizia” organizzate però dall’UDC, che hanno avuto il loro punto massimo con una iniziativa, rimasta probabilmente unica, della Festa regionale organizzata nella zona artigianale di Cerreto (località Ciriaco). 

Il tramonto anche a Miglianico delle Feste di Partito, di quelle feste di Partito, ha testimoniato in modo palese la fine della politica attiva e partecipata, quella che ora manca ad alcuni e che altri invece temono di far tornare perché la loro mediocrità affogherebbe rapidamente nell’attraversare certe prove popolari.       

Care Amiche e cari Amici, c’è anche l’attualità in questa vostra Letterina, cioè le poche notazioni di oggi che vanno riservate a quel che è accaduto ieri sera presso la Sala Civica. 

I miei eroici ventitré Lettori, infatti, attendono un aggiornamento sulla “Agorà delle Idee organizzata da “Il Tavolo di coalizione civica per Miglianico” e giunto ieri sera, dopo la prima riunione del 28 settembre scorso, al suo secondo appuntamento, quello che, a detta del mio Amico Silvio De Lutiis, doveva esser il più importante. Senza voler mancare di rispetto a chi lo ha ideato e organizzato con tanto impegno e lodevole passione e in attesa di conoscere altre reazioni, posso raccontarlo in tre semplici punti: 

1) Le presenze. Eravamo una ventina, qualcuno in più o in meno della prima serata, quella del 28 settembre. Una buona metà erano già stati presenti a quella prima riunione, quindi il totale dei partecipanti alla ”Agoirà delle idee” arriva a poco più di 30 persone. Tante? Poche? I numeri in politica non sono mai assoluti. Sono elastici e ciascuno attribuisce loro lo spessore che gli fa più comodo. Una iniziativa del genere meritava senz’altro, anzi necessitava di molta più partecipazione sia numerica sia soprattutto reale in termini di proposte e di interventi. Non conosco tutte le modalità di invito e le forme di coinvolgimento adottate dagli organizzatori, quindi non azzardo giudizi anche se un fatto presentato quasi come epocale, che tale non poteva oggettivamente essere, per provare ad avere una grande eco e un grande peso nell’immediato aveva necessità di quella sala gremita a vivacissima che tutti sappiamo è quasi impossibile da avere di questi tempi. Non apertamente su questo aspetto specifico ma questa considerazione sulla non partecipazione dei nostri Concittadini ha fatto capolino nel corso della serata. 

2) Le idee emerse. Sparse e di diverso peso. Non poteva essere altrimenti. Comunque sentire più di una persona che offre un contributo di idee è sicuramente più di qualcosa. Non ho ascoltato cose straordinariamente nuove né così affascinanti da farmi tornare a casa con “l’emozione del futuro”. Sono sicuro cha anche gli organizzatori più ottimisti tra quelli che compongono il “Tavolo di coalizione civica per Miglianico” non abbiamo mai neppure sperato in chissà cosa anche per la modalità scelta, quella che in fondo si è risolta, volutamente penso, in due chiacchierate a ruota libera quando invece anche un solo punto programmatico ha bisogni di ben altro. Chiamato in causa mio malgrado, essendo lì per ascoltare e non per parlare, non ho proposto idee, mi sono limitato prima a ricordare che attorno a quel tavolo sedevano molti decenni di potere amministrativo e di gestione dei partiti locali, il che avrebbe dovuto fa capire qualcosa ai presenti. Ho poi provato a dire semplicemente che le idee sono piovute su quel tavolo ma nessuno ha fatto prima e con calma l’analisi sull’esistente e su come si è arrivati alla Miglianico di oggi. Volevo dire altro, cioè che quel dire spontaneo e quel metodo che lo impone sembrano o non tener conto dei 9 anni di ottima amministrazione con grande progettualità di “Miglianico Cambia” o davvero non aver voluto tenerne conto. Nell’uno o nell’altro caso è stato un errore. Ma non ho potuto esplicitare meglio, non ho potuto né voluto affondare: la regola imposta era che si doveva parlare “per” e non “contro”. Come potevo contestare chi ha fatto questo errore scientemente o inconsapevolmente? Chi doveva capire ha capito e solo grazie ad un’abile dialettica ha potuto rispondere senza aprire polemiche. Comunque, va detto questo: è meglio, molto meglio questa chiacchierata spassionata e quindi volutamente disordinata rispetto al niente assoluto col quale esordì l’insieme-che-divide e che ancora contraddistingue quel non-gruppo sul piano dei programmi e delle idee. Però va anche ricordato a chi ha poca memoria che questo che si va facendo del resto è peggio molto peggio di quanto fecero i promotori di “Miglianico Cambia” quando scesero in campo per tempo e con il tempo giusto, girando casa per casa con questionari ragionati e poi lucidamente analizzati. 

3) Impressione personale. Fatti i complimenti a chi ha organizzato l’iniziativa perché chi fa merita sempre apprezzamento, va detto che anche con la scusante della mancanza di tempo, che scusante è e resta se qualcuno volesse accamparla, mi aspettavo di più. Chi viene dalle esperienze politiche della sinistra, sia quella radical-chic sia quella movimentista sia quella governista solitamente prepara bene la tavola e fa in modo che gli spunti programmatici che ha già individuato vengano poi raccolti in certe sedi come se fossero stati davvero presentati ed elaborati in sedi “spontanee”. Non lo hanno fatto prima anche perché non son tutti di sinistra in quel gruppo che organizza le serate. Saranno costretti a farlo ora. Elaboreranno un cartello programmatico che sostanzialmente o anche solo formalmente terrà conto di quanto detto ieri sera e il 28 settembre scorso. A pensar male si fa peccato ma normalmente si indovina. Oltre la bella forma e il lodevole impegno che nessuno può disconoscere, ci sono cose, se non già scritte, sicuramente ben concordate per tenere il tavolo in piedi e coi suoi lati stabilmente occupati. “Il Tavolo”, giova ricordarlo ma è emerso chiaramente dagli interventi susseguitisi nel preambolo della riunione, è fatto da PD (1 2 e 3), dal Movimento 5S, da ex area piddi/sinistra e da “Demos”, cioè dall’Amica Daniela Palladinetti che, per ora, ne è la brillante, efficace e coraggiosa portavoce. L’impegno largamente condivisibile di portare il “Tavolo delle idee” nelle Contrade, il che avverrà già nelle prossime settimane, e di giungere entro gennaio 2024 (il mio Amico Dino De Marco ha ben motivatamente e non disinteressatamente chiesto di fare invece presto, molto presto, ndr.) a stilare quantomeno un documento riassuntivo di queste idee che stanno emergendo come ho detto anche attraverso tavoli tematici, è nobile. Spero che si faccia quel che è stato annunciato ripetutamente, senza salti e cambi di direzione: un programma da donare a chi vorrà attuarlo. Perché se sarà così avrà ottenuto il massimo. Altrimenti verrà giudicato con spirito polemico da chi si troverà come avversario il “Tavolo” o qualsivoglia suo partecipante, verrà stroncato come lavoro di una minoranza. Questo il mio Amico Silvio De Lutiis lo sa, lo ha capito quando gli ho anticipato una critica sostanziale quella della democrazia vera. Qui non si tratta dei Cittadini che scelgono cosa si deve fare nei prossimi cinque anni di governo locale ma di un gruppo ristretto, per ora molto ristretto di Cittadini che sta elaborando idee. Non è il Popolo di Miglianico che sta scrivendo il programma valido per tutti ma una sua piccolissima parte, per ora meno dell’1% dei Cittadini. Una minoranza encomiabile, ammirevole, ma ancora una piccolissima minoranza; destinata a crescere nelle prossime settimane ma ancora lontana dal poter esser rappresentativa del Popolo di Miglianico. Il mio Amico Silvio De Lutiis da vecchio volpone della sinistra sa che da quelle parti c’era un vizio democratico: si è provato spesso ad abusare della “titolarità” del popolo perché a loro bastava una manifestazione al massimo con le 100.000 persone che poteva contenere Piazza San Giovanni a Roma per dire che gli Italiani erano contro un governo che rappresentava oltre 15.000.000 di elettori. La democrazia non è solo la libertà di parlarsi esponendo le proprie idee e e difendendo le posizioni dei rispettivi interessi ma è anche metodo per pesare idee e persone e là i numeri alla fine contano qualcosa. Silvio mi risponderà in privato e non riuscirà a contenere la convinzione che sono sicuri di diventare maggioranza alle comunali di maggio 2024. La maggioranza vince, Silvio lo sa, e governa partendo dalle proprie idee e facendo subito dopo i conti con la realtà dei fatti, elementi antipatici ed ostici che a volte resistono alle idee, che comunque vanno individuate, coltivate e difese con tutte le migliori energie possibili   

Per ora, al riparo da ogni futura sorpresa, lo ripeto, quelli del “Tavolo delle Idee” meritano il plauso che deve andare a chi fa qualcosa o anche a chi prova a fare qualcosa con buona volontà per il bene comune.            

Buona Domenica

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