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La letterina del sabato 29 luglio 2023

Care Amiche e cari Amici,

siamo già al consuntivo delle Feste Patronali. E, lo dico subito, è un consuntivo positivo.

San Pantaleone, se vogliamo tirare in ballo i Santi ma senza scherzar affatto con loro, per noi, a Miglianico, ha acceso il climatizzatore, donandoci fresco e bel tempo mentre a pochissima distanza o si mantenevano afa e gran caldo o grandinava e il mal tempo faceva danni. Volendo fare un sintesi simpatica basata sull’aneddoto che i miei eroici ventitré Lettori ben ricorderanno, possiamo proprio dire che “Il Santo ha gradito”, ha gradito molto l’organizzazione delle Feste in suo onore fatta dal Comitato presieduto dalla vulcanica Olivia Sarra. 

 

Per una valutazione sui tre giorni appena trascorsi e chiusi con la magia dei fuochi d’artificio, dunque non aspetto certo di fare la collazione di quel che viene riversato sui social, perché, come purtroppo accade anche da noi, alcuni vomitano sciocchezze e cattiverie gratuite più che esprimere tranquillamente i propri rispettabili pareri. Quel che è peggio è che poi ci son quelli che si abbeverano a quanto vomitato da altri e ne fanno distillati di pura imbecillità e di civica idiozia. Parlo di chi, prima ancora che si accendessero le luminarie per la prova generale di funzionamento, avevano già seppellito tutto il lavoro del Comitato Feste, mettendolo poi in un insulso (senza sale, ndr.) pastone di critica generale sulla nostra Miglianico: un minestrone fatto di malcelate invidie personali e commerciali per chi organizza qualcosa, di generica avversione verso il Sindaco come persona, di presunti infausti destini calcistici di cui mai si sono occupati e nulla capiscono, della trita e stucchevole lamentazione contrade-centro abitato, di presunti progetti pubblici fallimentari che non conoscono e di cui sanno solo quel che van gracchiando cornacchie spennate e impotenti. Se si volesse usare il loro metodo polemico e spiccio, verrebbe da dir loro - sempre ammesso che siano consapevoli di quel che dicono e che vanno scribacchiando - che se non stanno bene a Miglianico possono andarsene. Non se ne avvertirebbe certo la mancanza visto che nulla hanno mai fatto, nulla fanno e nulla hanno mai dato e danno per Miglianico, non dico in termini di impegno, non come contributi concreti, non certo come passione ma neppure come piccola, semplice, generica proposta positiva. Ecco perché, senza attendere altri e altro, possiamo già anticipare che le Feste sono andate bene, sicuramente meglio, molto meglio di quanto si potesse sperare solo un mese fa, forse non così come alcuni le avrebbero volute, annunciando alcuni mesi fa impegni personali e progetti clamorosi restati poi tra i cassetti dei loro sogni e le porte dei bar, ma, tutto sommato, bene. Fatta la somma dei denari messi a disposizione da noi Cittadini e dagli sponsor con il poco tempo disponibile per allestire il tutto, direi che è andata proprio bene. Perché? 

Innanzitutto si è mantenuta viva la nostra plurisecolare tradizione, cosa che non era affatto scontata qualche mese fa quando non c’era neppure un Comitato. Lo si è fatto rispettando tutto intero il calendario tradizionale esteso anche al 25 luglio, arricchendo di simboli e di altissime presenze la parte più importante, quella cioè della festa dedicata al nostro Santo Patrono, nella parte della devozione e della fede. Ciascuno poi giudica gli spettacoli con la propria serena convinzione fatta del proprio incontestabile gusto personale unito alla incompetenza artistica di cui nessuno di noi deve rendere conto, perché noi, cioè il pubblico, non andiamo sul palco ma siamo liberi e sovrani nel giudizio. Se la miscellanea di spettacoli proposta quest’anno ai più non dovesse esser andata bene, chi oggi si ritiene insoddisfatto potrà suggerire, proporre o, meglio ancora, esser parte attiva di un nuovo cartellone delle Feste Patronali del 2024. Dovrebbe funzionare così. Così deve essere.

Voglio ricordare ancora qualcosa, perché poi lo scritto resta e il gracidare delle cornacchie spennate no consentendo loro ogni volta una nuova verginità. Rimarco con rinnovata desolazione, anzi con ravvivato disappunto, che la processione ha dovuto zigzagare tra bancarelle e camioncini dove si stava cucinando e distribuendo pasti ad avventori che mostravano quasi fastidio per il passaggio del corteo devozionale. Non sono mai stato un estremista, non sono un talebano. Penso però che certi aspetti, che poi uno può chiamare come vuole, vanno tutelati, a prescindere. A chi non sta bene, a chi dà fastidio la devozione verso San Pantaleone deve rinunciare al proprio comodo e aspettare che la festa si declini con il suo ordine: prima il Santo, poi il Popolo dei devoti, infine chi commercia e chi vuol far parte della sola festa fatta di spettacoli e mangiatorie. Del resto spettacoli e mangiatorie non ci sarebbero se non si facesse la festa per il Santo. Non si tratta di imposizione alcuna e di nessun diktat, solo dell’osservanza di regole di buona educazione e di senso civico che vanno spiegate e fatte rispettare dolcemente ma fermamente, in primis a chi, di Miglianico, gestisce attività commerciali fisse e ambulanti. A tal proposito metto qui un piccolo ma sentito plauso per l’unica attività, quella di Daniele Amicone che, rimasta chiusa durante la Santa Messa in piazza, ha saputo attendere anche il passaggio della processione al suo rientro prima di aprire il proprio furgone al servizio degli avventori. Altrove altri non lo hanno fatto. 

A questo piccolo aspetto legato allo svolgimento di una parte specifica delle feste ne va sovrapposto, per la grande importanza che ha, uno che tutti dobbiamo meditare in cuor nostro. Nel nostro cuore, oltre a Dio, possiamo vedere solo noi stessi. L’aspetto da meditare è questo: i numeri ci dicono che noi Miglianichesi siamo sempre meno devoti di San Pantaleone. Non parlo dei numeri che si sono registrati la mattina al mercato o in una delle serate in piazza, che pure sono andate molto, molto meglio del prevedibile e comunque di gran lunga meglio di quanto auspicato da detrattori, bastian contrari e cornacchie spennacchiate. Parlo di numeri legato proprio alla devozione. La sera di Sant’Anna, in chiesa le presenze sono state sensibilmente inferiori al passato, lo abbiamo notato perché è stato evidente a tutti. Eppure non c’erano alibi: aveva appena piovuto, nessuno era al mare, nessuno nei campi, quasi nessuno stava preparando cene per ospiti e parenti. Se in quel momento, che oggettivamente è uno dei più emozionanti e dei più forti nella nostra tradizione, si è in così pochi la colpa non può esser certo del Santo e mai del Comitato Feste. La processione è andata meglio degli ultimi anni? Probabilmente sì. E c’è da gioire. Hanno certo influito la prima presenza storica di un cardinale (che è stato nostro arcivescovo e che quindi ha attirato tanti che lo hanno voluto salutare nuovamente, ndr.) e la presenza di alcune confraternite “forestiere”. Per il resto si sarebbe dovuta registrare sicuramente qualche presenza in più da parte dei nostri Concittadini: tutti noi ci siamo accorti che qualcuno dei nostri parenti o conoscenti quest’anno non c’era. Alcuni altri, in verità, forse c’erano ma avevano fretta di occupare tavoli o avevano così tanta sete e fame che non hanno potuto aspettare neppure un minuto per rifocillarsi. In questa semplice constatazione non c’è nessun intento polemico. È solo un dato di riflessione che serve a capire cosa potrà essere nel futuro prossimo e meno prossimo la prospettiva delle nostre Feste Patronali, della loro organizzazione, delle attese e delle polemiche che ci saranno, dei risultati che potranno poi registrarsi negli anni futuri nonostante l’impegno di chi si metterà ogni volta al servizio della nostra Comunità.   

       

A beneficio dei miei eroici ventitré Lettori devo evidenziare la straordinaria omelia del cardinal Menichelli durante la Santa Messa vespertina in piazza (le cui foto vedete in questa pagina, grazie all'amico fotografo Luca Vincenzo Di Clerico). Le sue parole, chiare, penetranti, luminose e molto emozionanti hanno reso indimenticabile la Festa di San Pantaleone dell’anno di grazia 2023. Per chi volesse offriamo qui il testo di quella omelia che, come sempre quando le parole son venute da don Edoardo, rappresenta un tesoro di alto valore religioso ma anche civico (clicca qui, per la trascrizione fatta dal prof. Antonello Antonelli nel suo blog). In un qualche modo avevo voluto anticipare l’importanza non solo storica, non tanto cerimoniale ma dottrinale e sociale della sua presenza a Miglianico. Ho avuto la gioia di ricevere insegnamenti straordinari quando a metà degli anni ‘90 del secolo scorso è stato catechista per noi coppie di fidanzati avviati al matrimonio. E poi è stato proprio lui, più di un quarto di secolo fa, a celebrare il mio matrimonio. Non venne perché eravamo “amici” né perché io fossi in vista o potente. Monsignor Menichelli, durante l’ultima catechesi tenuta a Sant’Alfonso a Francavilla, ci disse che un Vescovo, se viene invitato a celebrare un sacramento nella sua Diocesi, se può ha il dovere di andare e che lui lo avrebbe fatto con gioia, sempre. Nadia e io, quella sera stessa gli chiedemmo se fosse stato disposto a venire a Miglianico per celebrare le nostre nozze. “Certo che vengo se mi invitate. - ci rispose - Venite in curia e vediamo se non ho altri impegni”. Andammo, ci ricevette subito, controllò la sua agenda che era libera e aggiunse quella data e quell’orario. E venne. Giovedì sera, al termine della processione, siamo andati a ricordarglielo. “Siete stati bravi” ci ha detto e ci ha nuovamente benedetti. 


Care Amiche e cari Amici, finita la festa, se ne attende un’altra, questa sì più vicina a certe “esigenze” di Concittadini e “forestieri”: “Le Contrade del Piacere”, che vivremo dal 2 al 5 agosto prossimi grazie all’infaticabile, generoso, solerte e intelligente impegno della nostra super Pro Loco, del suo Presidente, Nicola Santalucia, dei suoi Dirigenti, dei soci attivi e dei volontari che stanno già lavorando affinché tutto sia pronto sia per chi preparerà le innumerevoli specialità (non tutte proprio tradizionali, ndr.) sia per le migliaia di persone che anche quest’anno accorreranno per degustarle. I tantissimi pregi, la grande valenza e l’ormai consolidato valore di questa grande manifestazione ci sono noti, così come i suoi pochi ma ancora irrisolti limiti e difetti che attendono di essere superati o, meglio, cancellati. Ripeterli ora sarebbe esercizio inutile e ne verrebbe fuori una lettura polemica davvero non voluta verso un capolavoro che non merita alcuna polemica. Il tempo dei discorsi e dei ragionamenti per correggere quei pochi errori c’è: transita ogni anno, inutilizzato, tra il 7 gennaio e la domenica delle Palme. È il tempo nel quale la Pro Loco e ogni altro sodalizio locale non organizzano nulla o quasi. È il tempo nel quale ci si può dedicare all’analisi degli errori, alla riflessione su come evitarli nuovamente, alla ideazione di nuove soluzioni e alla programmazione di eventuali altri eventi. Temo che sarà un tempo inutilizzato anche nel 2024, ma, per una volta ci sarà con un’ottima giustificazione o comunque un buon pretesto: le elezioni.                     

Chiedo ai miei eroici ventitré lettori un supplemento di paziente lettura di questa Letterina di fine luglio. Ci sono ancora due piccole-grandi cose che voglio offrire alla comune riflessione. 

La prima è una notazione storica che anche per noi Miglianichesi ha il suo valore. È trascorsa nel silenzio una data che, se avesse riguardato la sinistra, ora anche la destra, avrebbe consumato ore e ore di trasmissioni e chilometri di inchiostro sui giornali oltre che convegni e manifestazioni. Il 26 luglio del 1993, 30 anni fa, veniva chiusa formalmente la storia della Democrazia Cristiana. Democraticamente, quasi all’unanimità (incredibile ancora oggi) fu votato dal suo Consiglio Nazionale, lo scioglimento della DC con una formula molto “democristiana” che ne prevedeva il proseguimento con altro nome. In realtà cominciò subito anzi era già pronta in parte, la diaspora che ne segnò la fine reale come organizzazione politica, mentre la sua capacità di influenzare lo scenario nazionale fu tutt’altro che estinta tant’è che dura ancora. Fu un errore chiudere la DC? Fu necessario, fu imposto, fu un evento naturale? La risposta, ancora oggi, sarebbe complessa e ricca di “se” e di “ma” che non troverebbero prove e controprove certe, lasciando i più sulle proprie posizioni personali. Dicevo che la ricorrenza ha la sua importanza locale. Anche a Miglianico la Democrazia Cristina ha significato l’impegno di tante Donne e di tanti uomini che hanno segnato la storia locale per circa mezzo secolo, alcuni forse solo quella personale ma questo non conta. Conta che quello fu un tempo di passione, di idee, di progetti, anche di inevitabili contrapposizioni e di veementi scontri elettorali. Fu per molti occasione per crescere nella propria dimensione civica, nell’abbracciare e vivere la democrazia facendo sì che essa stessa si compisse, per mettere in campo soluzioni piccole e grandi ai problemi della nostra Comunità, nel caso specifico di Miglianico a garantire un notevole progresso economico generale di cui tantissimi ancora oggi godono i frutti. La storia della DC locale è stata larga parte della storia di Miglianico dal 1946 al 1993 con ricadute e ulteriori effetti anche dopo. Sono stato l’ultimo Segretario della Sezione “Alcide De Gasperi” di Miglianico onorato della fiducia di tanti Amici (non proprio tutti, ma tanti). Oggi sono, come dicono non pochi Amici, un democristiano non pentito, non sono un nostalgico. 

A proposito di Amici. Domani, 30 luglio, è la Giornata internazionale dell’Amicizia. Ognuno di noi ha un suo modo di rappresentarla, di viverla, di narrarla con parole, esempi, sentimenti che a volte con l’Amicizia non hanno molto a che fare. Non importa. Essere Amici, secondo me, è più importante ed emozionante che avere Amici. Esser Amico, infatti, vuol dire avere tempo e sentimento da dedicare ad una altro, ad altri, non molti ma neppure solo a singoli soggetti isolati. Saper esser Amico è sublimazione dell’essere umano. Se ci riflettiamo un attimo anche dei Santi, dello stesso nostro Signore Gesù Cristo possiamo dire che sono nostri Amici. Ed è vero. È una relazione davvero straordinaria. Nessuna carriera, nessuna appartenenza sociale, nessun premio mondiale può delimitare e descrivere l’esser Amico, perché l’Amicizia è tantissimo: è pace, è gioia, è tribolazione, è altro e altro ancora e nulla di fisico la può contenere.

Buona Domenica.  

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