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La letterina del sabato 1 luglio 2023

Care Amiche e cari Amici,

gli eventi che si vanno inanellando in questo fine settimana sono tutti di grande importanza in sé stessi e per le riflessioni che li accompagnano.

Ieri sera la Comunità parrocchiale si è riunita per festeggiare i primi 25 anni di sacerdozio di don Gilberto, il nostro Parroco. La solenne concelebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, ed è stato il vero centro di un evento che è fatto di preghiera, una preghiera grata per questo quarto di secolo di dedizione, e di una preghiera che invoca tutta la grazia che occorre per poter proseguire in questa missione sacerdotale per i tanti anni che auguriamo a don Gilberto.

La riflessione legata a questo evento è complessa, impossibile da risolvere tutta nelle poche righe di questa Letterina, purtuttavia è necessaria accennare una parte di essa.

 

Tralascio quel che pure è di grande importanza, cioè l’essere sacerdoti, che è una scelta sempre più difficile, o l’avere sacerdoti, che riguarda le vocazioni e la probabilità sempre più alta di avere parroci nati lontano dall’Italia o semplicemente di non averli. Quel che invece non posso tralasciare è quel che interroga la nostra Comunità parrocchiale, cioè tutti noi non tanto e non solo sul rapporto che abbiamo con il nostro Parroco ma su quel che siamo se parliamo di Comunità parrocchiale. La condizione è quella che è, non dobbiamo, non possiamo nascondercelo, non dobbiamo non possiamo consolarci per quel tanto, tantissimo di buono e di bello che si è fatto e si continua a fare anche se i numeri non possono dirsi sempre esaltanti. Ieri sera la chiesa era piena, non gremita e noi, i parrocchiani di don Gilberto non eravamo probabilmente la maggioranza assoluta. Tutti siamo pronti ad assumere meriti e posizioni soprattutto quando, nel farlo, ci ammantiamo di umiltà (finta) e ritrosia (finta anch’essa). Mentre quel che non va viene facilmente e direttamente scaricato sul Parroco, che è un uomo, che quindi non può esser perfetto ma che non può esser da solo l’intera Comunità che rappresenta ed amministra protempore perché vi è stato mandato dal nostro pastore, cioè il vescovo. Anche le feste servono a riflettere perché dobbiamo gioiosamente rendere grazie a Dio per il dono del sacerdozio, nel nostro caso di quello di don Gilberto, ma dobbiamo anche chieder perdono al Padre celeste per quel che non abbiamo voluto e saputo fare come componenti della nostra Comunità e poi chiedergli aiuto per poter esser migliori. Insomma questo evento non può passare come un “compleanno” perché così non è. È molto di più sia per il festeggiato che ben conosce tutto quel che comparta la scelta fatta allora sia per noi che ogni giorno scegliamo come vivere nella nostra Comunità parrocchiale nella quale non abbiamo scelto di essere perché è stata scelta per noi dallo Spirito Santo. 

L’altro evento che in realtà è già in corso: è il “1° Trofeo 3 vs 3 Città di Miglianico, egregiamente ideato e organizzato da “Miglianisport” guidata da Tony Mattioli, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e della nostra super-Pro Loco che, come sempre, fa anche molto di più. La manifestazione, iniziata lunedì scorso per concludersi domani sera, ha animato e sta animando gioiosamente il centro cittadino da sera a notte inoltrata.

La prima riflessione da fare è questa: le cose si possono fare anche qui a Miglianico e si fanno molto bene quando c’è inventiva, buona volontà, impegno comune e capacità di coinvolgimento, cioè tutto il contrario del lamentarsi, del fatalismo pessimista, della critica facile, del disimpegno divisivo e della sdegnosa apatia. La seconda riflessione richiama quanto già segnalato nelle estati precedenti a ridosso di feste e sagre. Miglianico è uno dei meravigliosi “Borghi accoglienti” d’Abruzzo. Ebbene deve misurarsi non solo con la capacità di accogliere al meglio ma di essere borgo vivibile. Per poterlo essere occorre altro oltre che dirlo: ad esempio una attenta gestione dei parcheggi (in queste sere lo sbocco di via Roma verso la piazza è stato ed è assediato, quasi ostruito da auto parcheggiate a destra e sinistra), indicazioni utili ai visitatori, un livello di decibel civile, cioè capace di consentire informazione, aggiornamento sullo svolgersi degli eventi in corso, commento degli stessi e vivibilità per tutti, laddove vivibilità significa non solo poter garantire il sonno ai residenti ma più semplicemente la possibilità di parlare allo stesso tavolo mentre si condividono le specialità gastronomiche o anche un caffè al bar o sulle panchine senza dover urlare. Il “limes”, (il confine osmotico dell’impero romano, ndr.), il limite tra tutti i volumi utili alla festa e la serenità dei tutti, è il segno della civiltà che caratterizza un borgo accogliente. 


Stasera, alle 21:00, ci sarà il Concetto del Coro “Giacomo Puccini” di Chieti, diretto dal M° Loris Medoro, che animerà una serata di solidarietà molto, molto significativa. Oltre alla possibilità di passare una bellissima notte musicale al chiar di luna in una cornice suggestiva quale è la piazzetta delle Monache in via Sud (a lu Cudàcchje) o la stessa Casa delle Monache, sarà infatti l’occasione per raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica e a chi assiste le persone colpite da malattie rare (che, ahinoi, sono sempre meno rare). Mi fa davvero piacere ricordarlo ai miei eroici ventitré Lettori perché questo evento, giunto alla sua terza edizione, è nato e vive nel ricordo di Nevio Cetrullo.

La riflessione non è legata genericamente alla bontà della iniziativa, alla gratitudine verso chi l’ha voluta e l’ha organizzata, alla bellezza della musica e del canto, alle storie d’amore che le note raccontano. La riflessione che voglio condividere con voi punta al ricordo, alla qualità, alla importanza, alla esigenza di coltivare e vivere un ricordo che può essere legato ad affetti familiari ma che in questo caso è legato ad un Amico, quello che tantissimi hanno conosciuto come un grande, impareggiabile Amico che è stato anche un grande Concittadino, cioè Nevio Cetrullo. Ebbene un simile ricordo, se tale è, non può essere tirato fuori di rimbalzo come commento d’occasione, non può essere condiviso solo quando altri lo citano, non può essere posposto a cose più futili come “gli altri impegni…”, soprattutto quando la memoria di un grande Amico e Concittadino ci chiama a riunirci anche nel suo nome e nella continua condivisione della fine della sua vicenda umana. Faccio un esempio forse non perfettamente calzante ma che può aiutare i sordi ad udire e i ciechi a vedere: se un Amico ci invita alle sue nozze o ad un suo compleanno, specialmente di quelli a cifra tonda, cosa diciamo noi ai nostri parenti e agli altri Amici? “Ci devo andare, non posso mancare; è un mio Amico”. Stasera c’è un invito non così diretto ma certamente ineludibile: quello di ritrovare nel ricordo comune quel sorriso indimenticabile, quello di esser lì per dirgli grazie con un gesto concreto che testimoni l’essere con lui in questa straordinaria battaglia, quello di esser illuminati da una luce che ci parla silenziosamente e fa sobbalzare il nostro cuore.

Buona Domenica                   

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