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“Gli ultimi giorni della Città di Sauria”, di Camillo Fabbucci

Premessa.

Ho già raccontato la storia d’amore dei due protagonisti, Diomede Valignani e la bella Rosalba dei Comneno, che generò la nascita di Miglianico (clicca qui per rileggerla) e, collegata ad essa, la storia dell’accoglienza che la fece crescere e diventare borgo abitato e attivo. Nel narrare ciò e nello spiegare che si tratta di quanto appartiene alla nostra tradizione orale, che ha un riferimento nella figura di Mastre Camille Fabbucce, poeta calzolaio, vice-podestà, appassionato di lettura e di storia locale, anticipai l’intenzione di pubblicare un poemetto che lo stesso scrisse sugli ultimi giorni di Sauria. Questo è il nome della cittadina che si trovava all’incirca laddove il ponte autostradale si va ad appoggiare sui colli del versante Ortonese e che fu saccheggiata e distrutta nel corso delle incursioni turche verificatesi a metà del quindicesimo secolo.

Foto anni ’30 e pensieri di oggi

 

Il 28 ottobre è una ricorrenza che, fortunatamente, non si festeggia più. È l’anniversario della Marcia su Roma, evento del 1922 che veniva ricordato in passato come l’avvio dell’era fascista. Di fatti, il giorno dopo, il 29 ottobre 1922, il Re, che aveva rifiutato di firmare lo stato d’assedio che avrebbe consentito all’esercito di fermare le colonne fasciste, diede al comm. Benito Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo, cui, qualche settimana dopo, fu affidato dal Parlamento l’incarico specifico di ristabilire l’ordine. Fu fatto. Sappiamo come andò a finire.

Miglianico, nata per amore, costruita nell’accoglienza

Cosa c’è all’origine di Miglianico, com’è nata la nostra bellissima cittadina, perché queste case, le strade e i campi disegnati dal lavoro dell’uomo sono Miglianico?
Non c’è storiografia che attesti com’è nata Miglianico. Ci sono tracce documentali che dicono ancora poco. Ci sono state congetture sull’origine del suo nome. Oggi c’è la ricostruzione da ritenersi pressoché inconfutabile sull’origine del nome di Miglianico, fatta, con autorevole scrupolo e con appropriata ricerca e utilizzo delle fonti, dal prof. Antonello Antonelli, e presentata nel corso dell’ultima “Conviviale degli Sfigati di Ferragosto”, tenutasi presso il Ristorante Il Casolare a cura della Delegazioni di Chieti dell’Accademia Italiana della Cucina. Ma oltre a questo in verità c’è poco.
C’è un racconto, per alcuni una leggenda, per altri ancora una semplice tradizione orale che narra la nascita di Miglianico. La conosciamo tutti, probabilmente. Ciascuno ne conosce una versione con determinati dettagli. Qualcuno forse la ignora del tutto.

La mitica Peppinella

Il tempo non conta in certi casi. Non conta contarlo da quando è passato il giorno del suo compleanno a cifra tonda. Non si può contarlo quando gli anni compiuti sono stati così pieni di vita, di cose fatte, di generoso servizio speso per gli altri senza mai voler occupare posti di visibilità, di tanto altro ancora da non poter entrare nel contenitore di un circoscritto numero di anni. È il caso di Giuseppina Volpe, Peppinella, la “mitica Peppinella”, come la chiama da sempre il mio comparuccio, prof. Antonello Antonelli.
Raccontarla in poche righe è quasi impossibile. Si può solo trarre qualche spunto per tracciarne il profilo, sicché chi non la conosce possa avere l’idea di chi sia e chi la conosce possa riconoscerla subito, anche da uno solo di quei tratti.
Molto opportunamente anche il Calendario 2016 della Confraternita di San Pantaleone le ha dedicato il “paginone centrale”, occupandosi per la prima volta di un personaggio ancora attivo e non di chi ci ha lasciato.

Miglianico di fine Ottocento, nomi e ruoli in una ricerca dell’Amico Giuseppe Tinari

C’era un “Regolatore del pubblico orologio” (quello che troneggiò fino ai primi anni ’70 sulla facciata del Municipio) che era anche addetto alla “riscossione del dazio” e guardia comunale, tra i Miglianichesi notabili di fine Ottocento, si trattava di Antonio Firmani.
La notizia l’ho trovata in una bella pubblicazione donatami da un grande editore, fotografo, cultore di storia nonché uomo affabile, simpatico e generoso, Giuseppe Tinari, il quale da non pochi anni mi onora della sua amicizia. Il volume è “Notaio Serafino de Sanctis - Ari, Miglianico, Ripateatina, Vacri e Villamagna - 1897 – 1900” (Edizioni Tinari - 2014) Per chi volesse trovarlo in biblioteca o volesse più appropriatamente acquistarlo, il codice ISBN è 978-88-88138-38-1. L’immagine della copertina è la carta che segna i terreni ala confluenza tra Il Foro e il Dendalo.

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