Care Amiche e cari Amici,
un nuovo mostro si aggira per le nostre strade: il controllo dinamico della velocità. Si tratta di un sistema di rilevazione della velocità montato su un auto che è in movimento e quindi controlla le auto che incrocia senza dover allestire una postazione statica dell’autovelox.
Ritengo assodato, indiscutibile e assoluto il principio che se uno supera i limiti consentiti è in errore e va sanzionato a norma di legge. Non esiste nessuna giustificazione legata allo strumento di accertamento per chi trasgredisce la legge. Se si ammettono certe violazioni solo perché non si accetta lo strumento che le verifica, poi si passa ad ammettere tutte le altre violazioni. Se accettiamo che chi può fare poco può rubare poco è inevitabile ammettere che chi può fare molto può rubare molto. Le giustificazioni sul sistema di rilevazione sono dannosissime perché, alla fine della giostra, sono sempre a vantaggio dei più forti, dei più ricchi e dei più prepotenti. Lo stato di diritto, la ricerca del bene comune, l’equità, la giustizia ne uscirebbero irrimediabilmente sconfitti.
Sono stato il primo (clicca qui per rileggere l'articolo) e, per molto tempo, forse l’unico a manifestare tutta la più motivata contrarietà alla introduzione dell’autovelox da parte del Comune di Miglianico che risale - giova ricordarlo - al giugno del 2013. Si comprendeva e comprendo il fatto che, avendo tanti, quasi tutti gli altri Comuni, scelto di adottarlo, non era stato certo quello di Miglianico ad aver inventato quella diavoleria. Continuo a pensare che l’autovelox funziona poco sul piano della prevenzione, nulla sul fonte del controllo di chi gira senza assicurazione o senza patente o ubriaco o drogato. Elevare una sanzione pecuniaria, anche pesante, a chi corre, ma farlo a giorni o a settimane di distanza, non evita assolutamente il fatto che chi corre intanto può andare ad ammazzare qualcuno o ad ammazzarsi direttamente. L’autovelox è anche uno strumento che consente di far arrivare qualche soldino nelle casse spesso disperate dei nostri Comuni. È vero che chi amministra bene quei soldini li spende bene. Tutto ciò non toglie nulla alla mia convinzione che l’autovelox, senza pattuglia che ti ferma e ti contesta l’infrazione e casomai controlla tutto il resto, è uno strumento che non condivido e che andrebbe eliminato qui e altrove. Mantenerlo, come immagino si voglia fare, è legittimo e nessuno può vederci nulla di strano sotto. A me non piace.
Il controllo dinamico della velocità è peggio dell’autovelox fisso. Tra l’altro è più infido perché quando lo vedi probabilmente t’ha già fregato. Questo lo rende più odioso dell’autovelox. Aggiungo, non come punto a favore ma come constatazione oggettiva, che si tratta solo dell’evoluzione della specie, uno strumento in più dato a chi ha competenza sulla vigilanza stradale.
Non cambio idea su questi strumenti. Non ho cambiato idea e non sono questi i casi che mi farebbero cambiare idea sul fatto che abbiamo un’ottima amministrazione comunale anche se continua ad usare l’autovelox, anche se ha introdotto il controllo dinamico della velocità.
Il nostro Sindaco, che è il migliore, non solo del circondario, da qualche giorno si sta preoccupando anche di temi apparentemente “fuori dal Comune”: il taglio dei parlamentari e il problema della rappresentanza sempre meno vicina ai cittadini. A chi lo segue sui social ha chiesto di leggere una nota e di commentarla. Non so a che punto sia il dibattito sul quel versante. Penso di poter esser stringato e chiaro pur consapevole di non poter entrare in quella discussione. Il taglio dei parlamentari è frutto di un pericoloso contagio populista che ha fatto sbarellare tutti o quasi. Anche chi non era convinto ha avuto timore di sfidare l’onda montante e ha votato per il taglio. È così che nascono i regimi. È già successo, non è mia una elaborazione teorica. Il taglio dei parlamentari, attuato solo per dire che si è tagliato qualcosa, è una stupidaggine istituzionale. Evidenzia una solida ignoranza della nostra storia e la scelta di una rappresentanza su base regionale. Certifica la volontà di abbassare fino a livelli di assoluta inefficacia la democrazia rappresentativa. Inganna i Cittadini (che in questo caso si fanno canzonare allegramente) presentando loro come buona quella che è una improduttiva sottrazione della loro già depotenziata sovranità. Aumenta il potere delle lobby e delle caste. Allontana le istituzioni dai Cittadini. I territori come il nostro hanno subito una sconfitta e segnano un arretramento storico. Si dice che altrove il rapporto numerico tra cittadini e deputati è questo o addirittura ancora più grande. Non si possono fare solo confronti numerici senza caricare ogni singolo numero di storia, di realtà territoriale, di tutti gli elementi che compongono il sistema di governo e di tutte le altre specificità che distinguono ogni paese da ogni altro. La democrazia costa, deve costare, non costa mai abbastanza. Non si può risparmiare sulla libertà, altrimenti a soccombere sono i più deboli e gli onesti.
Sarebbe bello poter dedicare ore, molte ore ad ascoltare pareri diversi e a poi a discutere su quei pareri per poter capire, per poter avere il quadro più chiaro possibile, per sapere come regolarci. Non sarebbe tempo perso. Non sarebbe altro che innaffiare con tante gocce la nostra democrazia che si sta rinsecchendo.
Prima di lasciarvi non posso dimenticare quello a cui tutta questa Letterina avrebbe dovuto essere dedicata.
Ieri, 11 ottobre, è stato il quattordicesimo anniversario della morte di don Vincenzo Pizzica. Quando faccio un messaggio ai miei Amici per gli auguri di buon compleanno, a volte preciso che, se ho sbagliato data, possono cestinare gli auguri ma mantenere l’affetto perché non h data di scadenza. Ho dovuto impiegare qualche secondo nel far mente locale per contare quanti anni son passati da quell’11 ottobre del 2005. Sono pochi, sono tanti gli anni trascorsi da allora? Non lo so dire. Don Vincenzo lo sento sempre vivo nel ricordo. Tante cose me lo tengono vivo nella memoria, soprattutto negli affetti più sinceri. Il tempo che passa rende quel semplice parroco di paese una figura sempre più grande perché svaniscono quelli che noi ritenevamo esser i suoi difetti umani e mettono in evidenza le tante cose, materiali e immateriali, che ha saputo donarci.
Anche in questo caso sento di essere in minoranza se non isolato. La nostra Comunità fa fatica ad essere grata a don Vincenzo. Non c’è stata nessun gesto civico di riconoscenza, di sottolineatura della nostra memoria comune verso un sacerdote che tanto ha fatto anche sul piano sociale ed economico, senza nulla chiedere, certamente senza nulla ricevere.
Il prossimo anno, il 20 giugno, saranno cento anni dalla sua nascita.
Sarebbe forse quella l’occasione giusta per porre un segno capace di dare sul piano civico il significato della nostra memoria grata e riconoscente verso chi, come don Vincenzo, ha saputo essere per tutti i Miglianichesi padre ed amico.
Voglio sperarci tanto. In realtà ci credo poco, niente. E non perché sia pessimista.
Don Vincenzo non è tipo da curarsi di avere onori e gesti di riconoscenza. Si schernirebbe nel vedersi chiamato al centro di una tale attenzione. Ma le cose stanno in modo diverso. Sapere che una persona è umile non ci esime affatto dal dirle grazie.
Buona Domenica.