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Acta Meridiana - 22

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 25 Maggio 2019 10:17
Scritto da Maurizio
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Non ho cambiato idea sulla strategia elettorale da usare nella serata di chiusura. Ma non ho difficoltà ad ammettere che la scelta di “Miglianico Cambia” di tenere unita la piazza ieri sera è stata un azzardo ma è decisamente riuscito. 

Davanti ad una folla di Cittadini accorsi per ascoltare, applaudire, sostenere anche solo per incontrare amici, il Sindaco Fabio Adezio si è presentato come ha sempre fatto in ognuno dei tanti incontri avuti con i Miglianichesi. Non per fare un comizio vecchio stile, non per arringare la piazza ma per ragionare sulla campagna elettorale che si concludeva, per illustrare il consuntivo, per presentare programmi e progetti, progetti veri già visibili, già finanziati, pronti ad essere realizzati.

 

Da lui nessuna promessa roboante, nessun trucco oratorio. Come avevo anticipato ai miei ventitré lettori, “Miglianico Cambia” non avrebbe modificato di un millimetro la linea della propria strategia di comunicazione, neppure nel momento finale. In rappresentanza dei consiglieri uscenti hanno fatto eccellenti interventi il Vice-Sindaco, Ester Volpe e il Presidente del Consiglio Comunale, Tony Mattioli, l'assessore Mimmo Cicchitti, con un intervento tra l'altro molto apprezzato. A testimoniare la qualità dei nuovi candidati hanno parlato prima Tommaso Palmitesta e poi un superlativo Pino Timperio. Il Sindaco non l’ha tirata per le lunghe, rispettando il ritmo gradevole di un incontro facile da ascoltare, chiaro nella comprensione, efficace sul piano della comunicazione. 

Una cosa all’americana, si sarebbe detto qualche tempo fa. 

No, una cosa alla “Miglianico Cambia”, che anche nella comunicazione politica ed elettorale ha saputo cambiare in meglio la nostra Miglianico. Niente urla, niente insinuazioni, niente “pallùne”. Per chi è della mia generazione questo sembra un atteggiamento troppo morbido. Loro sono di un’altra generazione, sanno evidentemente leggere questo tempo e lo interpretano così.

Anche nel momento della polemica il Sindaco, Fabio Adezio, ha mantenuto questo aplomb. Ha sottolineato di aver subìto accuse gratuite, calunnie di vario genere, bugie e ogni frutto del vecchio armamentario politico. Ha richiamato l’attenzione di tutti sulla scelta coraggiosa e luminosa fatta da “Miglianico Cambia” per la serata di chiusura: "La nostra decisione è di non essere divisivi, noi non siamo divisivi, non abbiamo voluto dividere la piazza anche se molti nostri sostenitori ce l’hanno chiesto. Rimarremo qui ad ascoltare i nostri avversari. E, visto che questo lo abbiamo reso possibile noi, perché non abbiamo spaccato la piazza, almeno stasera spero che Carlo Biasone risponda alle domande alle quali fino ad oggi non ha mai risposto".

La prima domanda è stata sulla precedente esperienza di Carlo Biasone come amministratore dal 2004 al 2009: "Dica cosa ha fatto, racconti quali sono state le opere da lui realizzate".

La seconda è stata per Antonio Di Sipio "che abbiamo espulso dal gruppo perché ha tradito gli impegni assunti e, guidato da un professionista locale, voleva imporre di fare l’assessore ai lavori pubblici riportando in Comune il comitato di affari di altri tempi".

La terza domanda è stata per Fabrizio Papponetti: "Dica cosa ha fatto in questi cinque anni come consigliere comunale di opposizione. È stato eletto per farlo, elenchi le interrogazioni, le mozioni, gli interventi che ha fatto in cinque anni".

Infine ha chiesto a Carlo Biasone di spiegare perché da consigliere "hai sfiduciato Dino De Marco come Sindaco, perché ti sei candidato contro di lui nel 2009, perché ti sei dimesso da consigliere di opposizione dopo il 2009, perché oggi Dino De Marco, quello che ha causato al Comune di Miglianico il più disastroso debito della nostra storia, pari a 1,2 milioni di euro, oggi è tra i soci fondatori della tua associazione e fa propaganda per te?".

Fatte queste domande, Fabio Adezio ha ripreso il suo intervento ripercorrendo rapidamente le cose fatte, spiegando ancora il valore di alcune opere tra quelle realizzate, presentando quelle che intende fare e sottolineando una cosa che non è un’opinione ma sono cifre. Ha detto di aver ereditato circa 4 milioni di euro di finanziamenti per opere mai avviate. Ha spiegato cosa occorre fare per far sì che una promessa di finanziamento diventi un’opera pubblica finita a regola d’arte. Poi ha comunicato che, a fronte di quanto trovato, lascerà per i prossimi cinque anni oltre 6 milioni di euro già pronti e altri 12/16 richiesti e pronti ad essere concessi.

L’appello al voto fatto nei due minuti finali è stato ancora una volta schematico, essenziale, senza fronzoli, con il finale "Votate Miglianico Cambia, con gioia".

Il video che ha aperto la kermesse elettorale l’ha chiusa con le sue belle immagini che esaltano Miglianico anche attraverso le opere più importanti realizzate negli ultimi cinque anni.

Dopo un quarto d’ora è stata la volta di Carlo Biasone e dell’insieme-che-divide. La scenografia è stata la stessa con le poche modifiche apportate in termini di immagini e tabelloni. 

Sono comparsi dei palloncini, un simbolo non casuale.

Hanno iniziato reiterando un grave errore. Miglianico, in abruzzese si scrive “Mijàneche” e non “Mijanech”. Se cominciano a sbagliare il nome cosa possiamo aspettarci per il tutto il resto?!   

Carlo Biasone ha concesso ai suoi candidati una passerella studiata con musichetta di accompagnamento ad ogni entrata verso il podio, come nei quiz-show televisivi della fascia pre-serale. Ciascuno ha letto una frase o due. Forse troppo poco, forse, volutamente poco, forse necessariamente poco. Tant’è che più di uno di quelli che stavano ascoltando si chiedeva "Ma che ha detto?" e si rispondeva "Nn’ha dìtte niente, c’ha parlàt’a ffa’!?".  Non ho infierito. Non ho neppure risposto. Non ho commentato neanche quando al podio è arrivato Antonio Di Sipio e, come se nulla gli fosse stato chiesto solo mezz’ora prima, non ha risposto alla domanda del Sindaco e, ad esempio non ha detto neppure come mai, cacciato da “Miglianico Cambia”, ha provato a candidarsi con il M5S e poi è finito nell’insieme-che-divide, che sul piano dei valori, dei programmi e degli atteggiamenti è l’esatto opposto di “Miglianico Cambia”. Gli è andata anche bene, alla fine, perché poco dopo è arrivato Fabrizio Papponetti che non ha saputo raccontare, documentare o inventare ai presenti nessuno degli atti consiliari che avrebbe dovuto presentare per rispondere alla domanda del Sindaco. Ha rischiato comunque molto: il Gruppo M5S se fosse stato in lizza avrebbe mostrato quanto lavoro hanno fatto e quante delle loro proposte sono diventate decisioni consiliari. Sulla sua posizione di legittimo fruitore del beneficio di lavorare qui e non a Milano in quanto eletto consigliere comunale, ha provato il contrattacco accusando Federico Masciulli di aver goduto dello stesso beneficio e di non aver fatto nulla in consiglio comunale. Lo ha detto solo ieri sera, avendo l’ultima parola. Federico Masciulli, figlio dell’indimenticato Ennio grande assessore nella prima giunta Amicone, come consigliere di maggioranza non doveva fare interrogazioni e mozioni. Ha invece partecipato a tutte le decisioni della maggioranza, che tante cose buone e belle hanno prodotto per tutti i Miglianichesi in questi cinque anni. Quindi ha fatto tutto quello che ha fatto la maggioranza, cioè tantissimo. In più, è stato uno degli elementi decisivi nella monumentale operazione nell’emergenza neve del 2017, lavorando notte e giorno. Quelle ore, tante e tanto difficili, da sole seppelliscono Papponetti nello strumentale tentativo di confronto che lui ha voluto lanciare con Federico Masciulli.

Il mio Amico Rossano Roscioli ha ripetuto pari-pari le ultime parole dell’appello del suo ultimo comizio fatto come candidato sindaco nel 1999. O ha buona memoria o non aveva altro da dire. 

La migliore è stata Antonella Santucci Cavuto. Non ha detto nulla di straordinario, anche a lei è toccato un minuto, una frase da leggere. Ma è stata l’unica ad aver detto una cosa solo positiva, detta bene e con uno stile che ha evidenziato la differenza con quello a volte molto più scadente di altre sue campagne di lista.

Liquidati i candidati in pochissimi minuti, tutto il palco è stato per Re Carlo. 

Lui il comizio lo ha fatto vecchio stile, molta voce e pochi concetti. 

Ha esordito alla grande, dandosi la zappa sui piedi. "Io non c’ero prima a sentire quello che ha detto il Sindaco". Ma come, la piazza unita, la condivisione, la trasparenza, l’ascolto, il grande orecchio, “Carlo ascolta tutti” e proprio lui non c’era? Non ha ascoltato? Complimenti! 

Invece il Sindaco Fabio Adezio, c’è stato e lo ha ascoltato. 

La differenza tra l’essere e il chiacchierare, la differenza tra un Sindaco e Carlo la Qualunque sta qua. 

Evidentemente gli hanno raccontato “fischi per fiaschi”, anzi, penso che gli abbiano raccontato la verità ma lui, allievo di Dino De Marco, campione assoluto in vittimismo, ha fatto finta di capire altro. Ha strepitato e minacciato financo le querele perché il Sindaco lo avrebbe accusato di far parte di un comitato di affari. Si è inalberato e ha iniziato a urlare. 

Come ho narrato prima, come tutti i presenti hanno potuto ben ascoltare ieri sera, il Sindaco ha parlato di comitato di affari come possibile ritorno ad una gestione dell’assessorato ai lavori pubblici che Antonio Di Sipio voleva imporre. Dopo i primi cinque minuti di vittimismo acuto tutti aspettavamo da Carlo Biasone “la bomba”. Aspettando questo abbiamo constatato che non ha parlato di tasse sui rifiuti che poco prima il Sindaco aveva spiegato di nuovo - già ma lui non c’era. Carlo non c’è mai quando dovrebbe - ha perso la catenella che lo aveva assillato per due settimane, non ha perso la voce.

Anche ieri sera una discreta parte del suo discorso l’ha dedicata a me. Quale onore. L’ha fatto anche Dino De Marco all’ultimo minuto dell’ultimo comizio nel 2014. Dino ha avuto la cortesia di scandire nome e cognome. Carlo mi ha solo chiamato ripetutamente Amico Carissimo. Gli garantisco che sono sereno, molto sereno. E lui lo sa. 

Pensando a me ha potuto far finta di dimenticar di rispondere alle domande di Fabio Adezio. Non le aveva ascoltate, ma il Sindaco gliele ha consegnate a mano. È andato in confusione, anzi forse ha dimostrato di più di quel che voleva mostrare. Nel provare a dire qualcosa sulla sua precedente esperienza come vice-sindaco, ha elencato opere come la ripavimentazione della piazza e la sala civica, che sono state fatte da Dino De Marco quando però era Sindaco di “Progetto Miglianico” e lui, Carlo non c’era. Confusione della memoria o condivisione personale postuma? 

Carlo Biasone non ha risposto ovviamente a nessuna delle domande che gli ho posto ieri. Ma ha dimostrato chiaramente che per lui i cinque anni di “Progetto Miglianico” il quinquennio più triste della storia amministrativa di Miglianico, sono stati invece anni felici, migliori di quelli di Miglianico Cambia”. Potrei finirla qui. Lui è per il vecchio. Tutto il resto non conta.

Invece devo raccontare che la sua bomba, un petardo, una fetecchia, era quella del Golf. Che il Comune debba avere una o più rate del canone da parte della società che oggi gestisce il Campo da Golf è una sciocchezza. Chi ha dato quei numeri a Carlo Biasone avrebbe dovuto anche dire cosa ha fatto per sua competenza per sollecitare i pagamenti, ammesso che siano scaduti e ammesso che Carlo l’abbia raccontata giusta. Ma anche se ci fosse questo danno, volutamente e con perfida decisione, si tratta di 45.000 euro che devono entrare ed entreranno inevitabilmente nelle casse comunali, casse che sono in attivo grazie ad un’amministrazione capace di risparmiare e poi di investire senza sprecare. E Carlo Biasone non ha detto nulla, mai nulla del debito lasciato dal suo sponsor Dino De Marco nel 2014, che era di 1,2 milioni di euro. Il sospetto lanciato in piazza, perché a quello ha saputo arrivare, è che il presidente di quella società è il cognato del presidente dell’associazione “Miglianico Cambia”. Non ha detto chi è. Nessuno ha potuto capire e verificare. Importante era insinuare.

L’altra grande accusa, la bombetta alla crema, è stata la presunta mancata rotazione nella scelta dei fornitori. Ancora sospetto e insinuazione. Non ha fatto un nome, non ha fornito un dato, non ha presentato un documento. Niente.

Forse non poteva, forse si riferiva ad un suo candidato fornitore unico dei ricambi meccanici? 

Forse si riferiva alla società che ha avuto in gestione le tre inaugurazioni fatte recentemente? Perché questo era il suo obiettivo.

Ma non ha fatto nomi, né dei presunti privilegiati né dei presunti discriminati. Ancora insinuazioni e basta. Non si è però reso conto che stava urlando nei microfoni di un impianto di amplificazione fornito da quella stessa società che ha gestito i momenti di spettacolo delle inaugurazioni. Non ha chiesto la rotazione ieri sera? Poteva far staccare quell’impianto e farlo montare dalla società neo-amica. No, era necessario il sospetto, quello che è il contrario della trasparenza, dell’ascolto e della condivisione.

Poi è partito a testa bassa in un crescente affanno oratorio che nulla ha aggiunto e nulla ha soddisfatto nella curiosità di chi lo stava ascoltando. Oltre ai “carri armati di Mussolini”, i soliti portati a ogni riunione ad applaudire e urlare, chiamando amici e parenti da Giuliano Teatino, Canosa, Fara Filiorum Petri e altri centri vicini, c’eravamo noi Miglianichesi - Mijaneche e Mijanichise, così si scrive - che volevano sapere per poter meglio capire, non per farci urlare addosso.  

Alla fine nell’affanno del suo discorso è ripiombato nella parte dei Carlo la Qualunque.  

A forza di strepitare si era anche dimenticato di aver chiamato un tifoso-vip. È dovuto andare fino ad Atessa per trovare un sindaco che avesse la sfacciataggine di venire a Miglianico e di schierarsi contro uno dei migliori Sindaci d’Abruzzo, cioè Fabio Adezio. Carlo Biasone lo ha recuperato in extremis, mentre già si stava sfollando. Il tifoso-vip non ha detto niente. Ma è riuscito a far di peggio: ha espresso un giudizio su chi sa meglio essere la vera anima di Miglianico. È stato un segno di puntuale ignoranza dei fatti, grave per un Sindaco, ancor più grave per un grande giornalista.                   

Nel dare appuntamento a domani ai miei ventitré lettori, passo alla più stringata e chiara delle sintesi.

Fabio Adezio e “Miglianico Cambia” hanno mantenuto il proprio stile, la sintesi è fare, fare comunità, fare per la comunità, fare con gioia.

Carlo Biasone e l’insieme-che-divide hanno mantenuto il proprio stile, la sintesi è rabbia, omissioni e bugie. 

Avevano simbolicamente portato anche molti palloncini. 

Stavano già scoppiando al tocco della mezzanotte. 

22 - continua.