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Decoro del creato e dignità dell’uomo

Categoria: Notizie
Pubblicato Domenica, 17 Aprile 2016 13:23
Scritto da Maurizio
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Il dibattito che non c’è sulle cose che riguardano l’attività dell’Amministrazione Comunale, nella sua parte visibile si trascina sempre più spesso lungo le scorciatoie della demagogia. Ne abbiamo già parlato per quanto riguarda la polemichetta sull’autovelox, con tanto di data di scadenza taroccata. Potremmo riportare le colorite considerazioni che rimbalzano in questi giorni segnati dall’arrivo delle bollette sulla TARI (i rifiuti solidi urbani) che vengono interpretate molto liberamente senza leggere casomai la lettera del Sindaco che le accompagna e che, cosa assolutamente non frequente nel passato, spiega come stanno le cose.

 

Ci divertiremmo un mondo a raccogliere e catalogare le amenità che in tanti sollevano come lanterne cinesi in pieno giorno nel criticare e chiedere soprattutto l’impossibile. Se ci sarà tempo, visto che l’occasione è prossima, un piccolo divertimento lo condivideremo nel segnalare le idee e i progetti che personaggi emuli di “Numerobis” (il simpatico architetto di “Asterix e Cleopatra”) tracciano con gesti e parole sul sedime del Municipio o i non incolpevoli ritardi di ingegno e di impegno nell’immaginare le soluzioni perfette, quelle “da sempre preferite” e tutte le altre strampalate alternative alla sistemazione della Casa dei Miglianichesi, la “Casina” come fu chiamata già al suo nascere.
Non c’è stata troppa demagogia ma, forse, solo poca attenzione sul referendum abrogativo che ci vede chiamati alle urne oggi 17 aprile. In realtà c’è stata la solita confusione derivante dalla non piena informazione sulle cose e, soprattutto, sull’oggetto vero del referendum: le autorizzazioni alle trivellazioni petrolifere entro le dodici miglia dalla costa. Tra le cose gettate via con la Prima Repubblica e non sostituite da novità migliori, c’era la capacità di mobilitare ma anche di informare gli elettori con la ricchezza del dibattito che i partiti mettevano nelle piazze e sui media e poi animavano ad ogni appuntamento elettorale in tutte le piazze d’Italia. Ci si capiva qualcosa in più, nessuno può contestarlo. Oggi, almeno da noi a Miglianico, ci hanno provato solo gli Amici del “M5S” con un gazebo allestito in piazza nello scorso weekend. Per il resto niente. A suo modo sarà sembrato sorprendente anche quanto detto improvvisamente dal Presidente della Consulta sul “dovere civico” che ognuno di noi ha di andare a votare. Su questo appello, in purezza giustissimo, si potrebbe, si può anche discutere, perché l’astensione nel referendum è uno strumento attivo per farlo fallire senza far pesare i consensi espressi. Lo hanno insegnato non pochi, da Craxi in poi, passando per pezzi importanti della sinistra, di altri schieramenti politici e di varie componenti sociali in occasione di alcuni referendum degli anni scorsi. L’ultimo pare sia stato il Presidente emerito, Giorgio Napolitano per non dimenticare il premier Matteo Renzi. Ma il richiamo al “dovere civico” del voto è importante perché se il non votare può essere un efficace strumento d’occasione, il votare di per sé è importante perché aiuta a conoscere il pensiero di tutti. E la democrazia di questo si deve nutrire, per non passare alle pillole o alle flebo istituzionali, mediatiche o da social para-privati propinateci da pochi decisori.
Senza divagare, a Miglianico del referendum si è parlato poco e niente. Peccato, perché se fossimo stati più sensibili e meno pigri, avremmo avuto l’occasione per riflettere non tanto sulle poche parole di un singolo articolo di legge che si chiede di abrogare ma su temi che sono importanti, decisivi per il futuro di tutti e che non possono essere lasciati né alle strumentalizzazioni d’occasione né alla demagogia. Per ora resta solo l’impegno dei “grillini” locali, lodevole per loro ma poco per una Comunità come la nostra.
Care Amiche e Cari Amici di Viva Miglianico, riprendendo il filo del discorso sulle cose che riguardano l’attività dell’Amministrazione comunale ne segnalo alcune che avete trovato già su questo spazio di libertà e che non sono affatto scadute né sono state dimenticate.
Per non tralasciarlo dopo, entrando nel tema di oggi, va segnalato che gli alberi che stanno lungo la via che porta al Santuario di San Pantaleone proseguono nella loro crescita e nel crescente danno che stanno arrecando al belvedere che costeggia quella strada. Non si intravvede soluzione: gli alberi non si vogliono tagliare come buon senso e oculatezza amministrativa suggerirebbero, ma soluzioni capaci di salvare insieme gli alberi e il costoso belvedere non sono state ancora attuate. Nell’attesa, il danno aumenta. E, col danno, cresce il costo che rischiamo di pagare, prima o poi.
L’attenzione per le vicende che riguardano il centro abitato è per alcuni diventata fastidiosa, perché, mi dicono questi Amici, non si pensa mai alle Contrade. Inutile contraddire chi non vuol sentir ragioni né ama ascoltare le risposte alle domande che lancia come sentenze capitali. È però, da un caso del centro abitato che parte una nota che riguarda non solo le vie cittadine ma un valore assoluto e imprescindibile in ogni parte del nostro territorio: il valore dell’uomo rispetto ad ogni altra cosa.
Siamo in attesa di capire e poi di vedere attuata la soluzione prescelta per tutelare i pedoni che camminano lungo via Roma, e non solo in via Roma, ovviamente. La strada cittadina è stata ripavimentata com’è oggi, vabbe’, lo sapevamo, ce ne ricordiamo facilmente. Ormai lo hanno capito tutti che non è stata un’opera buona, per i pedoni è stato un deciso passo indietro. Ma questo non può giustificare il pericoloso abbandono riservato proprio ai pedoni, soprattutto agli anziani, ai diversamente abili, agli invalidi, alle Mamme con passeggini, ma anche a piccoli e grandi che vanno in bici. Il tratto di via Roma che va dall’incrocio con via Dante Alighieri (dalla Carichieti) alla piazza è pericoloso per chi ci cammina a piedi, anche se portasse gli specchietti retrovisori e i catarifrangenti, anche se all’inizio di quel tratto si mettessero cartelli di pericolo riservati ai pedoni e non alle auto. La dimostrazione è diventata ancora più palese da quando l’Amministrazione comunale ha lodevolmente risistemato il tratto di via Roma che va verso San Giacomo. Ora lì si può camminare tranquillamente. Fa, eccezione quel tratto di marciapiede quasi a raso che è diventata l’area dei maleducati che parcheggiano abusivamente dove dovrebbero passare i pedoni. Pochi e poco costosi paletti impedirebbero questo stillicidio di pigra maleducazione civica e sistemerebbero tutto. Dunque, che i lavori di ripavimentazione del centro storico son stati fatti male è assodato, usare questo fatto come scusa per non far niente è però tale, una scusa, che rischia di diventare un’aggravante. Quel costoso progetto per quei costosi lavori, voluti dal sindaco De Marco e dal suo multicolor-group, prevedeva qualcosa per delimitare il percorso pedonale in mancanza di marciapiedi? Lo si attui. Non prevedeva niente? Si pensi a quel che si può fare ora. Le soluzioni inizialmente sono solo tecniche: paletti, sfere, vasi, fioriere, dissuasori delle varie taglie e fogge disponibili sia per perimetrare lo spazio riservato ai pedoni sia per rallentare la velocità degli automezzi (e non solo in via Roma), chiusura al traffico di un tratto di strada, risistemazione dei parcheggi o eliminazione di alcuni posti auto, ogni altra cosa possibile, bella o brutta che sia. Tutto sia messo sul tavolo. Poi l’Amministrazione comunale scelga e si assuma le sue responsabilità, derivanti dal consenso chiesto e ottenuto da un Popolo che non è di soli Santi, poeti, inventori, navigatori e … automobilisti ma anche, anzi, soprattutto di donne e uomini normali, che camminano sulle proprie gambe (in ogni senso). Non si aspetti la disgrazia per agire. I soldi che prima non c’erano perché sono stati spesi tutti a porfido e cemento lievitato (Sala civica) oggi, almeno in parte, ci sono, devono esserci. Perché, poco o molto o tutto che sia, ci sono state le multe dell’autovelox, i cui soldini dovrebbero essere destinati tutti alla sicurezza stradale. Allora si usino per dare un senso di civiltà e di umanità a via Roma e si usino per la sicurezza delle strade miglianichesi, soprattutto in alcune contrade. Ad esempio si parta da una striscia pedonalizzata a Piane San Pantaleone (è dalla raccolta di firme per chiedere sicurezza su quella strada che ha avuto la sua sconsiderata origine l’autovelox a Miglianico, ndr.), si mettano rallentatori in zona Sant’Antonio a Cerreto, a Montupoli e in ogni luogo laddove si è scelto di mettere l’autovelox perché è stato evidentemente ritenuto sensibile per la sicurezza e non utile a far cassa. Non si può? Altri Comuni lo hanno fatto, vedi Bucchianico. Forse e senza forse c’è il modo per farlo.
La questione è evidentemente chiara. Il problema e le sue soluzioni stanno nella valutazione che diamo, come Cittadini e come Amministrazione comunale, della Persona Umana. La valutazione è se la sua dignità, la sua posizione nel creato e, a discendere, nelle parti antropizzate di esso, ha più, uguale o meno valore dell’automobile, della fretta distratta di chi la usa, della maleducazione di chi la parcheggia dove vuole, del pericolo che essa immette negli spazi sociali. Non si tratta, quindi, di particolari tecnici ma di sostanza piena, di umanità vera.
“Miglianico Cambia” sta facendo cose egregie. I detrattori interessati e gli scontenti patologici fanno fatica ad accettarlo e si rifugiano in una stucchevole demagogia, ma è così. “Miglianico Cambia”, anche e soprattutto secondo il giudizio dei Miglianichesi, è una compagine composta di donne e uomini di indiscusso spessore umano e di rilevanti capacità tecniche oltre che di profonda e moderna sensibilità culturale. Non può esser timida e paurosa nel prendere certe decisioni per timore di critiche o di accuse interessate; non può voltarsi dall’altra parte quando vede pedoni costretti a strisciare contro i muri o auto parcheggiate sfacciatamente dove dovrebbero camminare i Cittadini.
Quindi i provvedimenti in via Roma, a Piane San Pantalone, a Cerreto, a Montupoli e ovunque necessario e come possibile, devono esserci.
Che siano prima o dopo non è indifferente: di mezzo c’è l’uomo e quel che vale per noi a Miglianico.