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Un augurio di Buona Pasqua, tra fede, tradizione e belle novità

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 26 Marzo 2016 18:16
Scritto da Maurizio
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La Santa Pasqua arriva anche quest’anno tra tradizioni e novità. Oltre i riti, sopra le tradizioni, prima di ogni novità vi è la certezza della Resurrezione. Il sepolcro vuoto grida il suo inno alla vita, la vita eterna. Non è una festa come le altre. È la festa. L’umanità gioisce. La pietra rovesciata non schiude un sepolcro ai dubbiosi ma apre la via alla certezza della salvezza. L’Amore vince, la vita può esser vissuta sapendo che è vita vera, per sempre, non mero momento biologico.
Non può esserci augurio più bello di quello di Buona Pasqua, di felice passaggio dall’angoscia di una esistenza trascinata inseguendo la materialità alla vita che è la via verso il sorriso del Padre. A Natale ci si ripromette, sin dalle letterine scritte a scuola, di esser più buoni. A Pasqua la bontà vince, prevale sull’oscurità della morte illuminando ogni cuore, purché in esso vi sia almeno un pertugio aperto per far entrare quella luce.

Arriviamo alla notte di Pasqua camminando, incerti nella fede, accompagnati da piccole e grandi tradizioni, che qui, a Miglianico, come in tanta parte del mondo, sono strati di fede popolare, di credenze, di credulità e di esperienze accumulatesi e raffinatesi in tanti anni.
Da qualche anno viviamo pienamente la festa delle Palme, con una processione che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, teatro solenne della sua passione, morte e resurrezione. Le palme non sono alzate solo per l’acqua benedetta e poi portate a casa come amuleti, perché tali non sono, ma percorrono le vie del centro storico in un processione animata da canti e preghiera, simbolo di festa e di osanna al nostro Signore.
Cresce, anno dopo anno, l’attenzione consapevole nella partecipazione ai riti che così si allontanano da quell’abitudine che era a volte una mera presenza da spettatore. La lavanda dei piedi nella messa in Coena Domini, ancor più, il silenzio nel rito dell’adorazione della Croce, nella comunione poi nella solenne, benché troppo luminosa, processione del Cristo Morto per le vie cittadine sono momenti toccanti e sempre meno fasi di uno spettacolo.
È ancora vivo il ricordo di un tempo non lontano, quello dei “sepolcri”, delle tattavelle, dei “giuda” col bastone che mettevano in fila la processione del Venerdì Santo, degli agnelli esposti con bandierine tricolori infilzate nelle carni macellate, di una veglia pasquale breve, con poche letture e senza salmi cantati, meno solenne, senza battesimi. È vivissimo, indelebile, il ricordo dei volti di chi non c’è più: don Vincenzo, Trentino, il maestro Paolini a dirigere l’orchestra, Pantalunucce di Furbacelle con l’ombrello il giovedì santo, i suonatori che si radunavano per le prove al Cinema Aurora in Borgo Forno, parenti e amici che rivedevamo in quelle ore, tra processioni e Sante Messe. C’è tenera nostalgia per le teglie con le “pupe”, i “cavalli”, “le pastùcce” che andavano e venivano dai forni, lasciando scie profumate di mandorle tostate e formaggio lungo le strade del paese.
La tradizione è una novità che evolve. Così è anche per quelle di Pasqua, almeno da noi.
Oltre ai riti religiosi e alla nuova consapevolezza di chi vi partecipa, oltre alla diffusione delle immagini sui social che esaltando pupe, cavalli, fiadoncini e torte pasquali, elaborati con maestria da tante e tanti in tante case, vi sono novità più significative, ci sono infatti delle piccole ma belle novità.


L’Orchestra del Venerdì Santo si rigenera con nuovi elementi, giovani e giovanissimi, che fanno sperare nel perpetuarsi di una tradizione locale incentrata sul “nostro” Miserere. La musica è stata scritta o rielaborata - non so - dal compianto Maestro Professor Tommaso Ciampella. Non c’è campanilismo nell’affermare che, aldilà di ogni considerazione, per noi il Miserere è il nostro Miserere, una musica che abbiamo dentro.
Anche il Coro parrocchiale, diretto dalla bravissima professoressa Alessia Anzellotti, ha avuto una bella evoluzione, bella perché è stata una sorpresa per molti. Si odono nuove voci maschili, quelle che, progressivamente erano venute a mancare ora stanno tronando riconsegnando così al coro una piena armonia di voci.

Va detto un bravo a ciascuno dei Concittadini che, superando quel vecchio e brutto vizio della ritrosia nel fare certe cose, hanno voluto accettare l’invito che ripetutamente il nostro parroco, don Gilberto, ha più volte fatto per sollecitare nuovi cantori. Sembrava non ci fosse più speranza. Invece c’è stato questo piccolo miracolo, che si deve alla sola buona volontà oltre che alla Divina Provvidenza, comunque non ai soliti interessi. Bene, benissimo.
La gioia nel constatare questa bella sorpresa è mitigata da un piccolo velo di tristezza. Stanotte, alla fine della Santa Messa, mi mancherà l’abbraccio e il bacio profumato di buon dopobarba dell’Amico Ermanno Anzellotti, che canterà certamente dal Paradiso ma che non potrò abbracciare.
So che, stringendomi le mani con le sue morbide e calde, mi avrebbe detto tutto contento: “Hai sentito? Ora che abbiamo altre voci maschili va molto meglio”. Ho pensato a lui la Domenica delle Palme, quando ho potuto verificare che la sorpresa annunciatami da alcuni carissimi Amici non era vuota ma vera. Stanotte penserò a tanti che non ci sono più. Penserò a chi non potrà esserci perché sta combattendo battaglie personali importanti. Peserò inevitabilmente anche al mio Amico Ermanno, non solo per un antico affetto che la morte non può cancellare ma perché mi piace pensare che ci sia un suo piccolo miracolo in questa bella novità del nostro Coro, che squarcerà il silenzio con il Gloria per il Cristo risorto da morte, vincitore della morte, certezza di resurrezione per tutti.
Buona Pasqua.