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Coriandoli dal Ventesimo secolo

Categoria: Notizie
Pubblicato Martedì, 09 Febbraio 2016 16:39
Scritto da Maurizio
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«La nostalgia!?! Cos’è la nostalgia?!», chiese il mitico Guizzardo al figlio Peppino che gli spiegava cosa avesse spinto un tale a tornare dall’America. Equivocando sul fatto che fosse non un sentimento ma una persona quel che costringeva il tale a tornare a casa, avvisò: «La nostalgia, che venisse! Quattro pugnalate con la baionetta e la metto a posto!».
Senza pugnalare né sentimenti né tantomeno le persone, va detto che non è la nostalgia quella che oggi fa ripensare al Carnevale di qualche anno fa.
Piuttosto è un modo simpatico di segnare la distanza di abitudini, di appuntamenti, di approccio, come si suol dire oggi, ben più ampia di quella che c’è nel tempo trascorso.

Le immagini sono tutte del secolo passato, è vero. Ma non sono antiche.

Quelle in bianco e nero raccontano, con un’immediatezza che è l’essenza della vera fotografia, un veglione danzante degli anni a cavallo tra i ’50 e i ‘60. È passato poco più di mezzo secolo, ma, tranne il sorriso delle persone care, quasi tutte se non tutte passate a miglior vita, nulla resta di quel tipo di evento. Non sto a descrivere ciò che c’è nelle foto e quel che c’è dietro quelle immagini. Chi non sa di cosa si tratta potrà indagare, vorrà forse chiedere, gli piacerà verificare e così avrà forse modo di sentirsi raccontare fatti e aneddoti di cinquant’anni fa. Farà un tuffo nella nostra piccola storia e non potrà che averne un po’ d’arricchimento.
La foto a colori è più recente ma non è poi così vicine nel tempo. Siamo nel 1980, comunque più di un quarto di secolo fa, sono almeno sette i lustri.
Quei ragazzi e quelle ragazze che si riconoscono sotto gli abiti del sesso opposto sono oggi ancora quasi tutti Concittadini che incontriamo e possiamo riconoscere perché vivono con noi. Tutti avevamo quella gioiosa capacità di sentire il Carnevale come allora, quando - consapevoli o no – ripercorremmo una tradizione locale e non solo Miglianichese che è stata anche citata dal compianto maestro Cesidio D’Amato nelle sue poesie …”le bbàll’e baldori’a lu viglione. E tante mascaràte..Si jeve pe le strade e le ruvelle cagnènne lu parlà e purtamente…”
Quella domenica mattina, senza grandi preparativi se non un passa-parola e poche telefonate (i telefonini non c’esano, non c’era fb) del giorno prima, ci ritrovammo sotto casa di Camillo Orsini (nel locale dove era stato il notaio Salciarini) ciascuno portando qualcosa “presa” a casa, prestandoci quel che serviva e allestendo una sfilata che, almeno per noi, fu divertentissima: donne coi baffi e uomini con scollature su petti e schiene villosissime, tacchi a cui neanche le ragazze erano abituate e cappelli di ogni foggia, il tutto arricchito da un maquillage davvero irripetibile. A fine mattinata andammo anche a Tollo e ricevemmo applausi e complimenti. Poi tutti a casa a organizzare la nostra festicciola del martedì di Carnevale.
La differenza tra quelle foto e oggi non sta nelle caselle del calendario ormai passate ma nella diversità di vivere certi momenti. Allora c’era una banda di allegri amici che si divertono e fanno divertire, scherzando innanzitutto su se stessi. Oggi ci sono ancora gruppetti che si divertono senza far divertire gli altri, lanciando uova e farina o spruzzando schiume chimiche e così aggredendo gli altri per metterli in ridicolo, senza accettare di esser parte dello spettacolo con la propria disponibilità a esaltare il comico che ciascuno ha in sé. Il Carnevale è divertimento, dissacrazione, sberleffo, mascheramento e scherzo non violenza e sottomissione.
Per fortuna ci sono tanti come le Pro Loco e altre associazioni che non smettono di lanciare segnali di conservazione e di bella evoluzione del Carnevale fuori da queste battaglie urbane: feste, sfilate, bambini in maschera, coriandoli e stelle filanti.
E si continua a preparare e a degustare la “cicirchiàte”
Il Carnevale era bello, è bello, può essere sempre bello e buono anche da noi.