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E se Miglianico fosse il primo comune fbfree?

Categoria: Notizie
Pubblicato Lunedì, 31 Agosto 2015 11:23
Scritto da Maurizio
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Mi ha sorpreso sentire la reazione positiva, molto positiva di più d’uno quando ho lanciato quella che era un’amabile provocazione fatta per far altre due chiacchiere in compagnia. “Devo chiedere al Sindaco (chi mi manderà a quel paese) – questa la provocazione lanciata - di emanare un’ordinanza per fare di Miglianico il primo paese “fbfree”, cioè senza utilizzo di Facebook, almeno per un week-end e poi per qualche altro fine settimana all’anno, senza calendario preventivo”. Il provvedimento, in via sperimentale, spiegavo, potrebbe esser abbinato ad un totale divieto di circolazione dei mezzi a motore, tutti, tranne quelli destinati al trasporto pubblico e alle emergenze. La reazioni sono state sorprendentemente positive, anzi qualcuno ha voluto aggiungere altro, che non val la pena dettagliare ora.

Una proposta così sarebbe sicuramente impossibile da attuare e certamente sarà letta anche come lesiva delle varie libertà alle quali ognuno si appella quando si toccano gli interessi personali fossero anche di valore non supremo. Ma sarebbe un esperimento interessante, meglio se corredato dalla disattivazione delle linee telefoniche satellitari. Insomma, due giorni e una notte senza telefonini, smartphone e similia e senza poter girare in auto, moto, etc. Non un romantico ritorno ad un passato che è passato. Ma un esperimento locale di training di alcuni valori umani. Disse Gino Paoli, presentando un brano durante un concerto con Ornella Vanoni, che “l’uomo è un animale estremante adattabile”, si abitua praticamente a tutto. Lui parlava dei sentimenti e di certe ferite che l’amore riesce a infliggere, ma non aveva certo torto anche per tutto il resto. L’uomo si adatta, più o meno facilmente, ma si adatta, non si estingue se gli si toglie qualcosa che non sia l’aria e l’acqua.
Cosa potrebbe accadere in questo primo week-end? Quasi tutti avremmo lunghi momenti di panico-da-carenza nelle prime ore dell’ipotizzato sabato “fbfree”, molti di noi smanetterebbero angosciati nel tentativo di raggiungere un segnale remoto come un’oasi nel deserto per gli assetati, come un’antenna capace di raccogliere un disperato SOS. Altri maledirebbero chi ha causato questa grave limitazione della propria libertà. Alcuni riuscirebbero ad accorgersene addirittura in ritardo. Tutti saremmo costretti a cambiare qualcosa nella nostra giornata. Ci sono aspetti particolari tra quelli immaginabili. Alcuni dettagli tra quelli positivi, assodato che ci sarebbero ovviamente anche alcune difficoltà e qualche “disservizio”, possono giustificare la reazione positiva che ho sorprendentemente ricevuto. Saremo costretti a rivolgere la parola, sì, a rivolgere la parola, dare la mano, abbracciare, sentire l’odore, a guardare negli occhi ad amici, a qualche parente, ad altre person. Qualcuno tornerà all’esperienza forse già obliterata di suonare ad un campanello o attendere la risposta ad un citofono per poter incontrare chi desidera. Qualcun altro vivrà l’emozione bellissima di uscire di casa e andare a prendere un amico a casa sua, a piedi, perché ormai ha tolto il telefono fisso e non ha altro modo per uscire con lui. Ci sarà chi, andando a fare la spesa o recandosi nelle case di amici o in uffici, incontrerà presone scoprendo che hanno tutto il corpo e non solo il mezzobusto che si vede incontrandole sempre a bordo di un’automobile. Ci sarà chi resterà meravigliato nell’imbattersi in particolari della sua città, della sua terra che pensava non ci fossero perché non li ha visti né passando in macchina né sbirciando alcun selfie. Tutti avvertiremo una dilatazione o una contrazione del tempo, a seconda di come accetteremo di riorganizzare i tempi della quotidianità, perché per andare a Messa non si potrà uscire cinque minuti prima, l’essersi fermato al bar a fare due chiacchiere in piazza non lo si potrà comunicare a casa dove attendono per la cena; andare a prendere una cosa dimenticata o appena richiestaci non potrà essere accompagnato dal rassicurante “due minuti e torno”, perché andare e tornare non sarà normalmente questione di due minuti, ma di passi ad andare e passi a tornare. Ci sarà poi un aspetto assolutamente romantico: si andrà a prendere la ragazza o il ragazzo, fidanzatina o fidanzatino o come si chiamano ora, e si passeggerà inevitabilmente o si resterà sotto il portone di casa a fare gli innamorati, senza distrarre lo sguardo dagli occhi della persona amata per chinarlo sullo schermo del telefonino. Si dirà “TI AMO” o “ti voglio” o “sei uno stronzo” o “mi piaci”, si, “mi piaci”, senza rinviarlo alla freddezza di faccette e disegnetti spediti a raffica ma senza calore diretto. Si andrà dai genitori o dai nonni o dagli zii a chiedere come va, ascoltando i secondi dei loro piccoli lamenti sui dolori o sulle cose brutte sentite ai telegiornali o sui consigli del momento, e poi andando via potendoli baciare e portando con se qualcosa di buono da mangiare preparato con amore che ci farà compagnia nei passi del ritorno a casa. 

Sicuramente due giorni “fbfree” ci eviterebbero gli effetti sgradevoli di quella che Umberto Eco ha chiamato “l’invasione degli imbecilli”, che prosperano ovunque e che anche da noi riescono a farsi notare con sconcertante disinvoltura (da noi si dice faccia tosta) per la loro insulsaggine presuntuosa e penosa, a dispetto delle belle qualità umane che hanno. Ai frequentatori di Facebook verranno risparmiati per almeno quarantott'ore, il dover assistere al triste spettacolo di quella che un eminente gastronomo ha definito “pornografia del cibo”, cioè il volere mettere in rete, cioè non far vedere a una persona specifica ma al mondo universo l’immagine di qualunque cosa si stia per mangiare, il più delle volte diffondendo foto di piatti discutibili sotto tanti aspetti. Sempre più spesso è come voler annunciare al mondo che si sta per corteggiare o far l’amore con una racchia o qualcosa di incerto genere.
Tante altre cose ora verranno in mente a chi è entrato in questo scenario, anche se non potrà comunque che ripetere la constatazione che “indietro non si torna”, anzi, che i social hanno aumentato e amplificato, con la loro velocità e la facilità di diffusione, anche i sentimenti umani e così via dicendo. Vero. Ma certe cose hanno valore perché sono tattili, odorose, calde o fredde, luminose ma non piatte perché hanno la misura tridimensionale la carnosa consistenza dell’uomo, maschio o femmina che sia, e non riducibili al computo di qualche migliaio di pixel.
Quelle cose non dovremmo lasciarcele scippare così, dalla pigrizia e dallo sciocco conformismo, pur vivendo la nostra contemporaneità tecnologica nell’evo corrente.
Quante cose ci stiamo negando, quante ce ne siamo già negate.
Forse, senza forse, l’ordinanza non si potrà fare e al Sindaco neppure gliela chiederò anche perché ha tante cose importanti da fare. Forse un provvedimento simile non potrebbe adottarlo neanche il governo o l’Unione Europea.
Ma potremmo farlo da soli.
Possiamo provare a spegnere un tasto per un poco e vivere almeno qualche ora utilizzando di più la carica del cuore.