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Trecentosessantacinque giorni son bastati per far tante cose nuove. Un anno intero non è servito a far capire che la nostalgia non è un valore politico

Categoria: Notizie
Pubblicato Domenica, 07 Giugno 2015 16:19
Scritto da Maurizio
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L’attesa non è stata inutile. Nel commentare rapidamente il primo anniversario della nuova Amministrazione Comunale targata “Miglianico Cambia” e del suo Sindaco, Fabio Adezio, avevamo annunciato di voler sospendere un’analisi un po’ più approfondita in attesa che ci fossero valutazioni, polemiche, ragionamenti o ogni altra possibile riflessione da parte di quelli che sono o dovrebbero essere i protagonisti della vita politica locale (clicca qui per rileggere l'articolo di qualche giorno fa).
Ad un Cittadino un po’ distratto potrebbe sembrare che non sia venuto fuori poi molto, tranne un manifesto, non facile da trovare (almeno in centro) con un rapido consuntivo dell’Amministrazione Comunale e qualche riga sui social. Invece, non sarà molto ma non è davvero poco. Perché i silenzi hanno il loro peso.

Partiamo da quello che più si attendeva, che non era, evidentemente, l’autocelebrazione di chi ha vinto il 25 maggio 2014, ma era il primo bilancio fatto da chi quelle elezioni le ha perse ed oggi svolge il ruolo di opposizione.
Il gruppo del M5S non ha pubblicato nulla in proposito o, quantomeno, nulla che la generalità dei Cittadini potesse leggere e valutare. Non meraviglia questo, poiché, a leggere i verbali dei Consigli Comunali, appare chiaro che il gruppo consiliare dei cosiddetti “grillini” è votato non solo ad un controllo ma a avanzare proposte perlopiù concrete e realizzabili. Sembra stia mettendo in cassa un patrimonio da poter spendere quando si tornerà alle urne, un piccolo capitale fatto di idee e di proposte piuttosto che di critiche e di sterile opposizione frontale. E’ una scelta non chiassosa e anche coraggiosa.
Chi ha veramente perso le elezioni comunali del 2014 è “Progetto Miglianico”, che era al potere e il potere non intendeva proprio mollarlo. Quel gruppo sembra non essersi ancora ripreso. Più probabilmente sta riorganizzandosi, mutando il proprio rivestimento, rafforzandolo con bei tasselli ancora una volta multicolori e di dura corteccia facciale, senza intaccare, anzi, rafforzando la propria missione di conservazione locale. Questo è quel che di positivo si può attribuire a quel gruppo che continua ad essere governato e guidato dallo sconfitto tra gli sconfitti, il dr. Dino De Marco. Insomma, quello appena delineato è un complimento rivolto ad una strategia di non breve respiro e di indubbia potenzialità aggregatrice di soggetti vecchi e para-vecchi, ma, comunque, numericamente sono addendi a quel che erano i novecento voti di “Progetto Miglianico” un anno fa. Se questa non fosse una lettura vera, resterebbe la desolazione di una tattica di basso profilo, basata su un’aggiornata versione delle ormai celebri lamentazioni di Dino De Marco. Nelle pochissime righe dedicate ad un appuntamento che era, in realtà, più importante per quella opposizione che per la maggioranza, emergono due elementi: la lamentazione versione 2015 “dopo un anno il ritornello che la colpa è di chi c’era prima non funziona più” e una sola critica di livello amministrativo “è sotto gli occhi di tutti il peggioramento della manutenzione viaria negli ultimi 12 mesi”.
A voler essere sbrigativi si può dire che se “dopo 12 mesi” l’unica cosa che hanno da criticare è “il peggioramento della manutenzione viaria”, l’Amministrazione Comunale può cominciare a far tre giorni di festa per la vittoria alle prossime elezioni. Ma, con vecchie volpi come quelle che vanno e vengono dalla tana di “Progetto Miglianico”, questa soluzione sbrigativa sarebbe forse anche una frettolosa mancanza di rispetto per le vecchie volpi, oltre che un’analisi pericolosamente superficiale.
Va sottolineato che, nella confusione post-traumatica, causata dalla sconfitta (non accettata e non digerita, non “metabolizzata” direbbe il mio amico Dino De Marco) la lucidità per la furbata di primavera c’è, eccome se c’è. Il facile ritornello studiato dall’ex-sindaco affinché i suoi tifosi e amici potessero mandarlo facilmente a memoria e ripeterlo in ogni dove, è ovviamente falso, ma è soprattutto così infido da non poterlo cestinare per la sua sfacciata meschinità, così come si sarebbe tentati di fare.
Affermare che non si può dare la colpa a chi ha amministrato prima è il tentativo di allontanare la giusta chiamata in causa per i problemi, piccoli e grandi, che saltano fuori da ogni faldone, da ogni verifica, da ogni passaggio amministrativo, come dimostrano, tra gli altri, in modo esemplare i debiti accumulati dalla CONSAC (rifiuti), i debiti della gestione comunale del Golf, la faciloneria nella presentazione di progetti e di richieste di finanziamenti, annunciati come già fatti e concreti e poi rivelatisi contenitori di problemi. Si è aggiunto poco dopo un manifesto, ispirato da un nostalgico e testardo arroccamento, che sfacciatamente prova a rimettere in gioco la solidità dei conti del Comune, quando su quell’argomento il Popolo sovrano ha giudicato e votato un anno fa. Dare torto al popolo, agli elettori è segno che qualcosa, anzi, più di qualcosa quelli di “Progetto Miglianico” proprio non l’hanno capito.
La rivincita in ogni caso la si giocherà su altri argomenti.
In breve, si può dire che c’è il tentativo, da parte dei capi e sottocapi di “Progetto Miglianico”, di volersi ripresentare in giro come immacolati, senza alcuna responsabilità, addossando ogni problema attuale legato alle gestioni passate a chi amministra oggi. Questo tentativo, per avere concrete possibilità di successo, richiederebbe la distribuzione di farmaci capaci di cancellare o di offuscare la memoria, facendo apparire di colpo certi Concittadini come nuovi Concittadini, quasi fossero appena arrivati a Miglianico o fossero dei neo-diciottenni e, comunque, non gli stessi che hanno avuto le mani in pasta per dieci/venti anni.
L’amministrazione Comunale non è una scatola di mattoncini Lego che l’altro fratellino può utilizzare ripartendo da zero, facendo da capo la propria costruzione senza dover tener in alcun conto quella appena disfatta. Sarebbe bello per gli Amici di “Progetto Miglianico” e dintorni, ma non è così.
Ci vogliono ben più di “12 mesi” per eliminare scorie e brutture. Vogliamo dirne una piccola-piccola, tanto per sorridere: andrebbe verificata la capacità di servizio che hanno i cosiddetti “sottoservizi” di via Roma e Piazza Umberto I: se passano i nuovi cavi o se potranno passare nuove linee di servizio senza dover rompere il prezioso manto da 1,2 milioni di euro.
Poi c’è il consuntivo, pubblicato da “Miglianico Cambia” che potrebbe far sorridere qualche commentatore da bar, facile alla battuta e tentato dal liquidare il messaggio dicendo: ”Hanno già fatto tutto!? E adesso che fanno negli altri quattro anni?”
Infatti, sul sito di MC c’è la riproposizione di quello che è stato il programma presentato agli Elettori un anno fa.
Un consuntivo, del resto, si fa così. Si ripresenta quello che era il programma elettorale sul quale si son chiesti i consensi. E si mostra - si dimostra - quel che s’è fatto. L’opposizione, a sua volta o in anticipo, mostra - o dimostra - quel che è stato annunciato ma non è stato realizzato, aggiungendo errori o altre accuse. Chi deve giudicare, ascoltati gli uni e gli altri, giudica.
Dire che è passato un anno e le colpe son state cancellate è semplicemente troppo comodo, anche per chi ama la prescrizione.
Il programma sintetico di “Miglianico Cambia” era un percorso diviso in tre fasi: “Primi cento giorni”, “Obiettivi immediati” e “Obiettivi desiderati”. L’hanno ripubblicato con delle marcature in verde, i “flag” (si dice così o si deve scrivere “le flag”?, eh, st’inglesismi dell’informatica!) che segnano le cose fatte. A leggere quel che sta lì (e che potete vedere cliccando qui) si capisce chiaramente che molto è stato fatto già nel primo anno. Quel che resta non è poco. Mancano quattro anni e sembra che il passo dei nostri amministratori non stia rallentando.
Quel che si può dire, aspettando valutazioni più illuminate e colte come quelle dei “progettisti” superstiti e dei nuovi oppositori, è che ciò che è stato fatto non è un semplice elenco di lavori e cosette varie. Son stati compiuti passi strutturali che hanno veramente cambiato o cominciato a cambiare il nostro Comune, partendo dalla chiarezza fatta sullo stato di salute del Comune alla trasparenza, dalla spinta data per il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti alla complessiva metodologia di approccio, studio e soluzione dei problemi amministrativi, dalla digitalizzazione dei procedimenti alla manutenzione in economia del patrimonio comunale ed altro ancora.
Sembra poco ma non è poco, come l’esperienza qui e altrove dimostra.
Verranno le opere? Verrà attuato anche quel che hanno messo tra gli “obiettivi desiderati”? Vedremo e, tutti insieme, giudicheremo.
Vedremo e giudicheremo le controproposte e le critiche che verranno. Valuteremo e giudicheremo coloro che quelle controproposte e quelle critiche le avanzeranno proponendosi come migliori.
Questa è la sfida, bellissima e propositiva, che la democrazia consente, anzi, ci chiede di giocare.
Il dibattito sulle cose da fare, su quelle fatte, sulle cose da ideare e su quelle da correggere è la prospettiva che dobbiamo augurarci.
Quel che resta incomprensibile è la sindrome che attanaglia alcuni, i “progettisti” e chi ronza loro attorno. Incapaci o forse svogliati o, più probabilmente, altrimenti interessati, ci sono Concittadini che vivono con la sindrome della nostalgia. Quasi fossero arroccati nei palazzi affacciati sul Lago di Garda, vivono nel sogno effimero della Repubblica di Salò. Aspettano che l’alleato metta in campo le armi decisive che possano sovvertire le sorti di una guerra in realtà già persa e che si possa tornare al regime nel quale s’è vissuto per un ventennio, fatto di molta propaganda e altrettanta vasta distruzione. Questo la storia, raccontandocelo, ce lo propone anche come insegnamento. Ma c’è chi preferisce le favole, o almeno le racconta nei suoi tazebao.