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Sul Palazzo del Municipio il canto di cicale e il volo dei rapaci

Categoria: Notizie
Pubblicato Lunedì, 20 Aprile 2015 15:52
Scritto da Maurizio
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Quanta  attenzione, quanta passione, quanta inventiva e quanta genialità si stendono sul nostro Municipio, sulla Casa Comunale! Dotti, neofiti e sapienti si son messi tutti a girare attorno al vecchio edificio lanciando idee che, a volte, sembrano solo massi di una cieca catapulta. 

Come mai tutta questa attenzione? Sarà mica per dispetto, perché il Sindaco ha annunciato che, essendo arrivati i denari del finanziamento per il consolidamento, ha affidato ai giovani studenti di Architettura della “G. d’Annunzio” l’incarico di elaborare idee in merito? Sarà mica per pettegolezzo, perché la notizia è stata pubblicata da un noto quotidiano e non tutti hanno letto il testo ma si sono fermati al titolo e alla foto? O sarà soltanto che qualcuno ha qualche interesse particolare e ha  colto la palla al balzo? 

 

La notizia del finanziamento di cui oggi si parla e si sparla l’aveva anticipata “Viva Miglianico” nell’agosto del 2013. (clicca qui per leggere l'articolo di quasi due anni fa!). Ma allora non ci fu questa attenzione. Direte: “Ma a chi vuoi che interessi quello che pubblica Viva  Miglianico?”. Vero. Ma tra i cinque/seicento che han letto quella nota ci sarà stato qualcuno di quelli che oggi s’agitano o che cantano come cicale perché qualcuno, come si dice da queste parti, “ji’ha tuccàte lu cùle”! Meno di due anni fa, il fatto era lo stesso, ma era diversa l’amministrazione comunale. E certi soggetti, forse, tacendo, non si dovevano preoccupare che di attendere. Cosa? Niente, per carità! Tutti aspettano, è una delle attività umane più frequenti e diffuse. 

C’è stato, allora, chi s’è preoccupato della nuova allocazione del Municipio? No! A chi interessava dove mettere il Municipio quando ce n’era uno da rifare con tanti soldini?!

C’è stato, allora, chi ha chiesto cosa si potesse fare di quel finanziamento? No! Perché sapeva già che era stato chiesto per il consolidamento sismico dell’attuale Palazzo Municipale, lasciandolo, consolidato, esattamente dov’è. E null’altro si poteva fare con quei soldi, se e quando fossero arrivati. Ora perché vogliono far a cambio di soldi e di palazzi?

C’è stato, ancor prima, chi s’è chiesto dove andare a mettere il Municipio quando si son fatti i costosissimi lavori per rifare la piazza? No. La piazza è stata rifatta per l’attuale Municipio e senza tenere in alcun conto uno spostamento del Municipio (a me non piace quella piazza, forse non è neanche a norma, ma è così). I lavori della  Piazza, Piazzetta e via Roma si sono mangiati tutti i soldi che avevamo, impegnandoci per anni a pagare i mutui. Perché allora nessuno ha parlato di nuovo Municipio, con o senza spostamenti e abbattimenti, e ora tutti son diventati architetti e urbanisti? 

C’è stato, a quel tempo, chi ha chiesto di non fare i lavori per la ristrutturazione della Sala Civica che pare siano costati quasi il triplo di quanto annunciato perché si poteva spostare il Municipio nella Scuola Media? No. S’è parlato di altro e s’è anche provato a non dire altro mentre il cemento lievitava e i costi si gonfiavano.   

C’è stato allora, in ogni allora, chi ha chiesto condivisione per evitare scelte “frettolose…non ottimali.. che restano per tutta la vita e possono condizionare il futuro”? Assolutamente no!

Allora, prima e dopo quella nota dell’agosto 2013, quando provammo a sviscerare in parte l’argomento, aleggiavano certezze e silenzi. Erano forse le parcelle promesse a questo o a quel tecnico (il 10% di 7/800.000,00 euro non son briciole!)? Erano forse gli impegni mirati su volumi vicini a Municipio? Erano forse le garanzie che il vecchio sistema si sarebbe giovato di questa grande opera pubblica? Tutti risponderanno in coro di no. Accettiamo, rassicurati e sereni, la risposta corale, la smentitissima. Il tempo, forse, scemata l’eco del coretto, dirà cosa c’era allora e cosa c’è oggi che muove tanto canto di cicale. 

Nel mentre, vorrei proporre qualche elemento che non è di critica o di approvazione, poiché ciascuno deve restare libero di pensarla come vuole, ma solo di ulteriore informazione o di provocazione, così che ciascuno, prima di pensarla come vuole, possa avere altri elementi per valutare.

Non seguo ordini cronologici né incasello le cose secondo criteri logici. Quindi non si legga secondo alcuna priorità, ma si prenda nota e si faccia l’uso che si vuole delle cose introdotte.

Il Municipio resta dov’è. Il finanziamento serve solo a farne quel che si vuole e si può nell’ambito della somma concessa per consolidarlo, ma l’edificio individuato quello è e non si può farne uno nuovo in un altro luogo. Piaccia o no questa è la condizione ineliminabile. Bene ha fatto l’Amministrazione Comunale a chiedere aiuto a chi può dare idee nuove; di quelle abbiamo bisogno, non di finta e interessata saggezza. 

I nostri tecnici locali, che so essere bravissimi e sempre disponibili, potrebbero fare qualcosa di bello e di importante, seguendo l’esempio dato da Ercolino Militante nel ridarci marciapiedi vivibili: fare attività di volontariato e produrre da soli, per gruppi o tutti insieme, idee per il Municipio. Sarebbe un grande dono a tutta la Comunità e sarebbe anche un momento di grande crescita per tutta Miglianico, perché, da un lato amplierebbe la quantità e la qualità delle idee, e, dall’altro lato,   evidenzierebbe la grande capacità dei nostri tecnici, che non può essere assolutamente ridotta a quella, contestabile e contestata, di chi ha ideato la fontanella di Borgo Forno. 

Il Castello non c’entra niente. È una casa, particolare quanto si vuole, ma è una civile abitazione, privata. Non ha e non può, né deve avere, date le attuali condizioni, un trattamento di favore o di sfavore legandolo al destino del Castello. Il Castello è un elemento importante del nostro centro urbano: su di esso vanno fatti ragionamenti sani e va progettato tutto quel che si potrà. Andava fatto prima. Si deve ancora fare. Ma non è cosa che si può compiere in due notti su Facebook o chiacchierando sulla piazzetta. Chi fantastica sul Castello si offra volontario per la lettura dei libri ai nostri bambini, almeno farà qualcosa di utile. 

Il nuovo Municipio, se qualcuno trova i soldi per abbattere quello attuale e farne uno nuovo, ha il suo luogo già destinato dal Piano Regolatore vigente: è la piazzetta antistante la Scuola Media, esattamente dove stava la Filanda. I progettisti del PRG (gli architetti Spaini e Ricci) hanno inteso indicare così anche la necessità di ricostituire l’assetto naturale della nostra piazza, che, per essere tale, anzi per tornare ad essere tale, deve esser chiusa ai quattro lati, cosa che oggi non è. Di varianti all’attuale PRG sembra non parli nessuno quando immagina nuovi Municipi. Il nuovo PRG non lo ha visto ancora nessuno. O qualcuno lo ha visto e ha “tuccàte lu cùle a la cicàle”?.

L’Università di Miglianico, nel 1866, fece realizzare la piazza, che non c’era, per allocarvi il Municipio non per far giocare a palla i ragazzini. Chissà, forse, i maggiorenti dell’Università locale non avevano gran simpatia per i proprietari del Castello, come si può intravedere da alcuni passi di “Miglianico nella storia e nella letteratura" (edizioni Il Baule) del prof. Pannunzio. Quelle personalità misero il Municipio lì affinché potesse segnare, al tempo stesso, il prestigio dell’Università di Miglianico e il non ossequio a quei Signori. Il Castello, del resto, inteso come proprietà, era indifferente e tale restò rispetto al nuovo assetto del centro abitato attuato negli ultimi decenni del 1800. Aveva allora e conserva ancora, dopo la sua riedificazione, un muro di contenimento più che di cinta, un giardino rialzato verso quella che sarà la Piazza; ad essa non guardava se non con loggiati e balconi; a quel sedime non aveva accesso. Stravolgere questa impostazione storica è una cosa da fare a cuor leggero? La lezione è quella di via della Conciliazione o di via dei Fori Imperiali? Se si vuol demolire qualche edificio pubblico per far spazio c’è tanto altro da valutare. L’architetto Francesco Bonfanti, che curò la riedificazione del Castello su commissione dell’ing. Filippo Masci, nella sua prima ipotesi, quella che gli autori (Erseghe, Ferrari, Ricci) del libro “Francesco Bonfanti Architetto” (Electa) definiscono “filologica”, prevedeva un castello restaurato, la piazza senza Municipio ma nessun accesso se non una porta nient’affatto principale.


Subito dopo prevederà il nuovo Castello con la scalea d’acceso sulla piazza, ripresa dal progetto per il “Centro di Ricerche Viticole ed Enologiche in Abruzzo”, i cui denari, chiesti e promessi, furono dirottati nottetempo a Francavilla, secondo modalità e stile della Prima Repubblica. Ma la realizzazione di questo progetto, se non andiamo errati, prevedeva che tutte le spese (acquisizione e demolizione del Municipio) dovessero naturalmente esser a totale carico del committente (il privato prima, la Regione poi) non della Comunità locale. 

Vogliamo aprire un dibattito su dove andare a collocare il nuovo Municipio quando potremo realizzarlo? Con che soldi pensiamo di compier l’opera? Giochiamo al “gratta e vinci” (grattare?..beh…) o al superenalotto? Bene! Avanti le idee, ma teniamo lontani i maneggioni. 

A me sarebbe piaciuto, già tanti anni fa, nel 1999, spostare il Municipio nell’attuale Scuola Elementare, che ha già consolidamento, parcheggio, spazi, viabilità, luce aria e tutto quel che occorre. E fare altrove un campus scolastico di gran livello. Ma ora non si può.   

Ecco, s’è parlato e, anche qui, sparlato di Scuola, Scuole e fantasie varie.

Sono stato tra quelli, anzi, quello che ha fatto il possibile per avviare un progetto ambizioso riguardo ad un nuovo polo scolastico, un campus che concentrasse tutte le Scuole di Miglianico, di Ari e di Giuliano Teatino, che sono dello stesso Istituto Comprensivo. Come Presidente del Consiglio d’Istituto riuscii a far firmare, terra io 2004 e il 2005, agli allora sindaci dei tre Comuni, un documento di condivisione per la realizzazione “in posizione baricentrica” di questo campus, moderno, attrezzato di ogni cosa, attrattivo come nessuna scuola avrebbe potuto e potrebbe ancora essere in Abruzzo, forse in quasi tutta Italia. Ognuno dei Comuni avrebbe dismesso, cioè venduto o utilizzato diversamente, i propri edifici scolastici, mettendo i denari ricavati a fondamento della realizzazione di un progetto che avrebbe poi potuto avere buone speranze di ulteriori finanziamenti. Il dott. Mario Amicone, allora assessore regionale, fece assegnare dalla Regione una sommetta per un primo studio di fattibilità. Lo studio fu affidato e credo anche steso. Da parte di certuni, se non ricordo male, furono imposte, però, a quel gruppo di giovani progettisti, indicazioni non adeguate o comunque tali da disinnescarne la potenzialità. Non se n’è più parlato. A nessuno piacque parlarne neanche allora. 

Oggi queste chiacchiere di gradevoli sognatori che cantano come cicale estive e di sgradevoli rapaci, mascherati da ideatori e gran solutori di problemi, non devono infastidire. Anzi, sono utilissime. 

Servono a molto, davvero. 

Ci ricordano che, per cambiare, occorrono tenacia e grande rigore, oltre a un gran coraggio. 

Il pericolo è sempre in agguato.