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Prolusione del card. Angelo Bagnasco al consiglio permanente della CEI del 26/9/2011

Venerati e cari Confratelli,
avvio questa riflessione facendo subito riferimento al clima che – a giudizio di molti osservatori, ma è anche nostra sensazione – appare emergente, ossia il senso di insicurezza diffuso nel corpo sociale, rafforzato da un attonito sbigottimento a livello culturale e morale. Un’insicurezza che si va cristallizzando, e finisce per prendere una forma apprensiva dinanzi al temuto dileguarsi di quegli ancoraggi esistenziali per i quali ognuno si industria e fatica, essendo essi ragione di una stabilità messa oggi in discussione, per cause in larga misura non dipendenti da noi. Non si era capito, o forse non avevamo voluto capire, che la crisi economica e sociale, che iniziò a mordere tre anni or sono, era in realtà più vasta e potenzialmente più devastante di quanto potesse di primo acchito apparire. E avrebbe presentato un costo ineludibile per tutti i cittadini di questo Paese.

Prolusione del card. Angelo Bagnasco al consiglio permanente della CEI del 24/9/2012

Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE


Roma, 24 - 27 settembre 2012

PROLUSIONE
DEL CARDINALE PRESIDENTE

24 SETTEMBRE 2012 


Venerati e Cari Confratelli,
veniamo da mesi particolarmente impegnativi e intricati, che dettagliano una
condizione sempre più complessa, per noi italiani come per l’Europa. Non si è infranto un
equilibrio da riaggiustare; è accaduto qualcosa di più consistente e profondo che ha portato a
galla di colpo le contraddizioni, le ingenuità, le fughe in avanti, gli squilibri, i rinvii
accumulatisi nei decenni e sui quali evidentemente ci si illudeva di continuare a lucrare.
Bisognerà riflettere per meglio comprendere le radici profonde – culturali, morali ed
economiche – della crisi, ma nel contempo dobbiamo farci carico del pregresso, anche quello
più rinviato e sgradevole. Non è la prima volta, nell’Italia moderna, che si debbano affrontare
prove dure e inesorabili. Forse, in altri passaggi, però, s’imponevano convinzione diffusa,
coraggio corale, quasi entusiasmo contagioso. Anche per questo noi Vescovi ci riuniamo: la
vita del nostro popolo ci tocca e le condizioni di essa ci interrogano. «La Chiesa – diceva di
recente il Papa alla Coldiretti (Discorso all'Assemblea nazionale, 22 giugno 2012) – non è
mai indifferente alla qualità della vita delle persone». Come Pastori, ci lasciamo guidare da
quello sguardo del discernimento che, non a caso, taluno considera oggi come la “regola”
principale emersa con il Concilio Vaticano II. Discernimento sapientemente usato per andare
in profondità, come a carpire la traccia del pensiero di Cristo su questa situazione. Do, quindi,
il benvenuto a tutti e a ciascun Confratello, in vista anche dell’impegno comune che è stato
programmato per questi giorni, in una stagione che non è certo ordinaria. Nel contempo
esprimiamo la nostra partecipazione al lutto dell’Arcidiocesi di Capua per la morte
improvvisa di Sua Eccellenza Mons. Bruno Schettino, membro anche di questo Consiglio,
quale presidente della Commissione per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes.
Affidiamo al Signore della vita la sua anima, ricordando la sua generosità e la sua passione
per il Vangelo, incarnato anche nelle condizioni più difficili.

Laelius de Amicitia

Laelius de amicitia di Marco Tullio Cicerone
tradotto da Luigi Chiosi 

 
 
 

1 Quinto Mucio l’augure era solito raccontare a memoria e in modo gradevole, molti aneddoti su suo suocero, Caio Lelio, e non esitava, in ogni suo racconto, a definirlo “il Saggio”; io poi, dopo aver preso la toga virile1, sono stato affidato da mio padre a Scevola, in modo che, nei limiti del possibile e del lecito, non mi staccassi mai dal fianco del vecchio. In tal modo fissavo nella mia mente molti argomenti da lui trattati, molte massime concise e gustose e mi sforzavo di diventare più istruito grazie alla sua saggezza. Dopo la sua morte, cominciai a frequentare Scevola il pontefice2, che oso definire la persona più importante della nostra città quanto ad intelligenza e ad equilibrio. Ma di ciò parlerò un’altra volta: ora torno all’augure.