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La letterina del sabato 11 marzo 2023

Care Amiche e cari Amici,

l’attesa sta lasciando il posto all’assenza.

Siamo da tempo in attesa di una conferma che non c’è stata. Il Sindaco aveva annunciato il ritorno degli incontri con i Cittadini, nelle contrade e nel centro abitato. Quella novità segnò clamorosamente la distanza siderale tra l’Amministrazione comunale a marchio “Miglianico Cambia” e quella che l’aveva preceduta. Il Sindaco, Fabio Adezio, e la sua maggioranza fecero quegli incontri con ottimi risultati ormai anni fa ma poi non son più stati fatti principalmente per la pandemia che è, di fatto, alle nostre spalle, comunque non più utilizzabile come motivo per non fare qualcosa di pubblico e con il pubblico. Di tempo per fare questi incontri ce n’è ancora, poco ma ce n’è. Diciamo entro questa primavera. Poi sarebbe solo (pre) campagna elettorale e quindi con credibilità, serenità e efficacia molto depotenziate.

Questi incontri, sia chiaro, non sono un giochetto e non servono ad accontentare curiosi o fissati. Sono indispensabili per centrare e precisare non pochi fatti e progetti amministrativi che ora sono perlopiù ignoti nella loro vera essenza. Oppure, per quel che alcuni ne sanno, sono argomenti soggetti a futili ed ingovernabili interpretazioni social. Incontrare i Cittadini serve anche a stanare le opposizioni e, soprattutto, coloro che stanno già brigando per allestire possibili compagini, quasi sicuramente non in grado di vincere ma forse capaci di far perdere. Poi c’è un altro aspetto che non va sottovalutato. Inevitabilmente anche “Miglianico Cambia” dovrà essere fedele alla sua missione, dovrà cambiare qualcosa, più di qualcosa nell’assetto della lista e nell’atteggiamento elettorale. Per avere adesioni all’altezza dei compiti attesi, un arena dove testare i nuovi protagonisti è occasione utile, molto utile, anche per scoraggiare chi pensa di candidarsi, con o contro “Miglianico Cambia”, immaginando che sia cosa fatta o credendo a chi gli va dicendo che è come una volta.

C’è un’altra attesa che sta lasciando il posto all’assenza. Non c’è ancora il Comitato Feste 2023. Ha chiuso la sua esperienza il Comitato presieduto dall’ottimo Giuseppe Volpe, che ha attraversato come meglio poteva, quindi bene, il momento più difficile della nostra vita locale, quello della pandemia e dell’immediato post-pandemia aggravato dal perdurare dalle lacerazioni sociali introdotte a Miglianico dall’insieme-che divide. Anche in questo caso la pandemia è da considerarsi alle spalle e non è più utilizzabile come motivo di ritardo o di difficoltà organizzativa che c’è e va affrontata senza pretesti. Il Comitato, per esser calibrato qualitativamente e numericamente nella scia della nostra migliore tradizione locale, deve nascere in tempo, così da per poter operare a pieno regime già ad aprile quando arrivano le prime feste tradizionali miglianichesi: quella di Sant’Antonio a Cerreto, il lunedì di Pasqua, 10 aprile, e quella di San Rocco, che quest’anno cade domenica 23 aprile. Mettere in piedi un Comitato come si deve, capace di avere rappresentanti in ogni singola zona del nostro vasto e complesso territorio comunale, non è impresa facile. Ma è indispensabile. Lo è anche se poi si vuole, legittimamente, rimodulare qualcosa o anche più di qualcosa nei programmi delle singole festività non solo in considerazione delle minori attese di entrate da contribuzione (“la nòte”, ndr.) o da sponsorizzazioni ma anche di una innegabile necessità di adeguarsi ai tempi. Modificare i programmi delle singole festività però non può significare saltare o cancellare gli appuntamenti con le festività locali. Questo forse potrà accadere se il Comitato Feste non sarà stato costituito e reso pienamente operativo a breve. Giova ricordare che la nostra super Pro Loco, che già fa tanto e tanto bene come dimostra il gran successo dell’Aperitivo in rosa di ieri sera, non può assolutamente sostituirsi al Comitato Feste. Ha tamponato egregiamente, con grande spirito di sacrificio e tanta disponibilità, l’emergenza in tempo di pandemia. Ora se decidesse (se le imponessero) di organizzare anche una sola delle nostre feste tradizionali abuserebbe del suo ruolo e si farebbe anche male, come è fin troppo facile prevedere.

I miei eroici ventitré Lettori non appartengono alla generazione - spero neppure al rigurgito post-generazionale - di quelli che “aspetta e spera che già l’ora s’avvicina”. 

L’ora dell’attesa sta per consumarsi. Poi sarà assenza.

Buona Domenica                 

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