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La letterina del sabato 5 marzo 2022

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 05 Marzo 2022 12:35
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici,

mercoledì scorso, con l’imposizione delle ceneri durante la Santa Messa vespertina, quella delle 17,30, c’è stato un segnale chiaro, chiarissimo sul nostro momento attuale. È stato chiarissimo in ambedue le sue chiavi di lettura. La prima riguarda l’annuncio di un ritorno alla vita normale, o quasi normale. La Chiesa è stata infatti uno dei luoghi dove in maniera più rigorosa si sono rispettate le regole di distanziamento usate per combattere la pandemia. Da due anni l’imposizione delle ceneri non era stata fatta. Mercoledì, in una chiesa alquanto affollata, direi molto affollata se si considera l’orario non comodissimo in un giorno feriale, il ritorno di questo rito è stato quasi un annuncio che la vita può tornare ad esser vissuta in spazi di maggiore apertura. È stato però, come sempre, un rito significativo.

 

Don Gilberto ha opportunamente ricordato che non si è trattato di ricevere una benedizione ma di accettare la propria condizione “sono cenere, sono niente. Mi incammino con questa consapevolezza verso la Pasqua nella quale il mio Amico Gesù mi donerà la resurrezione a nuova vita: dalla cenere che sono risorgerò.

Questa riflessione, semplice eppur sempre presente nella mente e nel cuore di chi prova ad essere un buon cristiano, torna più forte in questo periodo nel quale, dopo aver perso qualche certezza a causa della pandemia, ci troviamo senza alcuna spavalda baldanza ad assistere a eventi bellici ed umanitari che ci toccano da vicino e rischiano di investirci direttamente.

Ho ascoltato in differita il pregevole intervento del carissimo professor Antonello Antonelli, che è stato ospite del nostro Sindaco sulla sua pagina fb lunedì sera. La Storia insegna molto. Non la si può fotocopiare né fare arditi copia e incolla per aggiustarci giudizi e riflessioni di comodo. La Storia non può esser usata per scatenare guerre, per uccidere civili, per costringere alla fuga donne e bambini incolpevoli ed inermi. La Storia serve - e ben vengano altre lezioni così ben fatte - per capire come certe sciagure possano accadere e come, se possibile, imparare ad evitarle.

La Storia non è materia per tifosi. La Storia non la si può triturare nel macinino dei commentatori che cercano con inconcepibile insistenza le ragioni di Putin. La Storia dovrebbe insegnar loro che i Dittatori non hanno mai ragione, possono esser utili per un periodo e per fini non commendevoli, ma non hanno mai ragione.

Qui si tratta però di molto, molto di più. Si tratta di decidere se vogliamo preferire il nostro sistema di democrazia occidentale, per imperfetto e acciaccato che sia, o se siamo proni ad accettare a cuor leggero scorciatoie ammantate di apparente efficientismo e decisionismo: i sovranismi, i nazionalismi, le chiusure invece di nuo9ve aperture, le autocrazie anche le democrazie semplificate, dove a forza di svuotare la sovranità popolare si arriva alla finzione, alla illusione della democrazia.    

Sto col Papa e grido PACE. Sto con chi ama la pace, costruisce la pace, vuole la pace, anche facendo forte resistenza ai tiranni, ai dittatori, ai soprusi, soprattutto alle ingiustizie e alle discriminazioni. 

Senza la pace tutto è perduto. 

Non so se vivremo abbastanza per capire tutta l’attuale geopolitica. Quel po’ che ho studiato di diritto internazionale si riduce ad una sintesi apparentemente sconfortante: il Diritto Internazionale si basa sui rapporti di forza. Proprio per evitare che questa forza debba esser messa in campo militarmente, si sono rafforzate le modalità diplomatiche, si sono costruiti luoghi di incontro e di confronto, si attivano e si tengono aperti, più meno ufficialmente, canali di contatto, si utilizzano mediazioni a volte apparentemente insignificanti a volte autorevolissime a livello mondiale. Insomma si fa di tutto per non far parlare le armi.

Quando parlano le armi i risultati sono la distruzione e la morte.

Penso con raggelante sgomento ai racconti ascoltati tante volte sullo “sfollamento che spopolò forzosamente Miglianico alla vigilia dell’Immacolata del 1943, sui bombardamenti, sulla guerra che ha martoriato la nostra terra natia e i suoi abitanti. Ho cercato di tenere scaramanticamente in nessun conto l’ammonimento di mia Nonna Assunta che “predicava” su quale “brutta fine” avremmo rischiato di fare se ci fossimo trovati noi, figli del boom economico e del benessere, a vivere la loro esperienza di qualche decennio prima. 

Ora penso, ogni giorno, che c’è qualcosa di lacerante oltre lo spettacolo televisivo della guerra, che per la sua potenza tecnologica a volte attrae o addirittura affascina. Penso che le Mamme che piangono i propri figli morti versino lacrime ugualmente inconsolabili sia che abitino in Ucraina sia che risiedano in Russia. Muoiono bambini, muoiono i loro Papà, muoiono i Figli, muoiono i Fratelli, muoiono gli Amici. Si spezzano vite e consuetudini di vita in un modo che noi possiamo appena immaginare. Il dolore non ha bandiera. 

E non placa l’odio. L’odio genera odio e la vendetta genera vendetta. Questo i costruttori e i mercanti di armi, anche italiani, lo sanno. E su questo lucrano i loro guadagni grondanti di sangue innocente. 

Ora è il tempo della preghiera per la pace. È il tempo della solidarietà per chi non ha più la pace in casa e la deve cercare lontano, mendicando tutto. Faccio mio l’appello del nostro Parroco, don Gilberto. Possiamo dare un contributo alla Caritas parrocchiale, che è collegata con la Caritas internazionale, mettendo un nostro soldino (di carta e…vivacemente colorato) nella cassetta che ci attende all’ingresso della Chiesa. Sono soldi che non si perdono per strada.    

Già coi soldi si può aiutare subito. Ma si potrebbe fare molto di più.   

Pensate Cari i miei ventitré Lettori, pensate a questo a quanto sarebbe bello, meraviglioso. Pensate se si convertissero tutte le spese militari in aiuti all’agricoltura, in investimenti per migliorare la qualità dell’ambiente, in finanziamenti per la ricerca sui tumori e sulle malattie rare, in progetti per far studiare tutti in tutto il mondo e per far viaggiare gli studenti così che, conoscendosi sempre più si amino e si rispettino tanto da non accettare mai di uccidersi a vicenda. Se questi denari, tanti, si spendessero per colmare le discriminazioni tra i popoli forse si riuscirebbe ad eliminare la fame, le malattie endemiche, gli odi nazionalistici e razziali, le spinte all’emigrazione forzata ed ogni tentativo di ribellarsi e aggredire altri.

Ma bisogna esser realisti. 

I dittatori non si combattono facilmente.Si vis pacem para bellum”, vale sempre. Ora sembra valere un po’ di più perché ci stiamo rimproverando di non aver costruito una difesa europea, di non aver sviluppato armi ancor più micidiali di quelle che già ci sono, di non avere uomini in divisa pronti a partire per andare a combattere se non ai confini dell’Europa forse ai nostri confini.  

Pensare che alla vigilia dell’8 marzo si debba immaginare di allestire un esercito pronto alla guerra dove ci sarebbero Donne in armi, mi sembra molto lontano dallo spirito più semplice e anche romantico della Festa della Donna. Arrivare all’8 marzo per parlare di Donne che piangono i loro Figli uccisi da Figli di altre Madri o di Donne che fuggono coi loro piccoli senza null’altro avere con sé, non è certo da Festa della Donna, da giornata con mimose e locali pieni di Donne gioiosamente riunite attorno ad allegre tavolate.

Chissà, se al posto di Putin ci fosse una Donna, forse questa guerra non ci sarebbe. 

Sarebbe bello se tutto finisse come nella “Lisitrata” di Aristofane, geniale, godibile e profetica commedia sul ruolo della Donna nella società.

Ma di Lisistrata, di “colei che scioglie gli eserciti” per ora non si vede ombra.

Possiamo fare qualcosa? 

Si.

Educhiamo, con l’esempio più che con le parole, le nostre Figlie ad essere costruttrici di pace, ad amare la pace, ad essere promotrici ed autrici instancabili di giustizia e di solidarietà. 

La Pace nasce e cresce nelle nostre case, nelle nostre comunità locali, nelle nostre scuole e nelle nostre associazioni, prima di espandersi e di insediarsi nei palazzi dei Governi o nel Palazzo di Vetro dell’ONU.

Buona Domenica.