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La letterina del sabato 27 novembre 2021

Care Amiche e cari Amici,

ieri sera, invitato molto cortesemente dal mio Amico Nicola Mincone, ho potuto assistere ad un evento bello per emozione e partecipazione oltre che per le tante cose buone ascoltate. Nel bellissimo salone della Casa delle Monache c’è stato un particolare ricordo di Alessandro Scioli, scomparso lo scorso anno, davvero prematuramente. Non è stata una commemorazione retorica ma un momento nel quale il ricordo è stato affidato prevalentemente alla esaltazione dello sport tanto amato da Alessandro, il ciclismo, in particolare facendo riferimento al Giro d’Italia. È stata un’ora intensa, ricca, come detto, di emozione, di partecipazione, di ascolto, di arricchimento su uno sport popolarissimo e mai ben conosciuto come meriterebbe. Nicola Mincone, su uno spunto di Marco Almonti e con il preziosissimo supporto di Tonino Almonti, ha organizzato una serata eccezionale. Tra tutte le cose belle, quella che forse resterà nel tempo e che sdarà il vero omaggio ad Alessandro è il seme che è stato gettato sapendo che sarà sapientemente coltivato. Un seme i cui frutti spero si possano presto cogliere e godere.   

Care Amiche e cari Amici, ci sono due argomenti, due temi che in questi giorni sollecitano attenzione, meglio, preoccupazione. È una doppia preoccupazione che voglio condividere con voi non per presentare polemicamente problemi né per indicare soluzioni che intravedo ma che non son certo siano quelle giuste. Lancio un messaggio sperando di avere il conforto della comune avvertenza di quanto vado a sottolineare e anche di sentire o leggere soluzioni adeguate.

Il primo tema è nella sempre più grande difficoltà di coniugare le opere - quelle realizzate e quelle che si annunciano di prossima realizzazione - con un progressivo degrado di spazi pubblici. Nessuno può contestare la serietà ed il rigore messi in campo dall’amministrazione comunale con bilanci in ordine, efficienza, risparmi, lotta allo spreco, intercettazione di finanziamenti destinati ad opere e progetti. Nessuno per converso può contestare che strade, piazza, parcheggi, spazio per le affissioni, verde pubblico, segnaletica e anche qualche edificio siano ormai seganti da un certo degrado. Alla inciviltà di comportamenti da parte di alcuni purtroppo si accompagna la mancanza di interventi di manutenzione. Sappiamo che i tagli lineari applicati alle finanze dei comuni dai Governi nazionali impediscono assunzioni di personale, acquisti e spese per piccoli lavori. Immagino che la sola possibilità sarebbe forse quella di aumentare di qualcosa le tasse comunali per poter finanziare opere di manutenzione, ma sarebbe difficile, oltre che impopolare farlo proprio ora.

Ci sarebbe anche da valutare la presa di coscienza dei Concittadini che, nelle forme e nei modi possibili, si occupino di più della cosa pubblica, a cominciare subito da piccole cose come il proverbiale invito a spazzare bene davanti casa propria in modo che tutta la città sia più pulita. Insomma uno scatto di civismo da parte di tutti, dopo un ritorno alla buona educazione di quei pochi già segnalati, potrebbe portare buoni risultati. Ne siamo capaci?    

Ovviamente la responsabilità dello stato delle cose ricade sull’amministrazione comunale, comprendendo in essa anche la struttura tecnico-amministrativa del Comune. In attesa di sentire aggiornamenti sullo stato dell’arte in auspicate e non ancora annunciate riunioni pubbliche, il giudizio, che potrebbe essere oggi frettolosamente e troppo sbrigativamente negativo, deve attendere una verifica e un confronto capaci di consentire a ciascuno di frasi una fondata opinione in merito. 

Lo scenario però è questo. Il degrado c’è e la manutenzione tarda ad arrivare. Le facili proteste si sprecano ma non portano soluzioni concrete.

L’altro tema è quello che vede anche la nostra Miglianico come terra di missione. Parlo della fede cattolica. Non sto certo a lì a far di conto quando vado a Messa. Ma a spanne mi sembra che la frequenza ai sacri riti sia ridotta di molto. A ciò si aggiunge il fatto che il nostro Parroco, don Gilberto, ha anticipato l’arrivo di un problemino economico di non poco conto: la necessità, l’urgenza di sostituire l’impianto di riscaldamento a San Rocco che, date le dimensioni dell’edificio, fatto anche di aule catechistiche e sale riunioni, fa presagire un esborso sostanzioso. Evidentemente don Gilberto ha ben valutato le condizioni delle casse parrocchiali. Certamente anche le entrate fatte di offerte probabilmente sono diminuite come le presenze in chiesa.

Soluzioni? I soldi alla fine usciranno, almeno lo spero. Arriveranno forse più facilmente se verranno chiesti in certi modi, casomai aggiungendo anche un po’ di fantasia e richiamando casomai al servizio chi può e deve farlo. Se non dovessero arrivare per motivi che ora non è il momento di analizzare, si andrà a Messa in una chiesa non riscaldata. Lo abbiamo fatto fino a qualche decennio fa. Si può tornare a vivere questa esperienza senza star lì a lamentarci. Il vintage è sempre di moda. 

Se però la situazione è questa, se i numeri sono in calo, se i bambini (e anche i genitori, ahimè) confessano candidamente che a loro non risulta che la domenica si va a Messa, qualcosa bisogna fare. Innanzitutto occorre una serena e sincera riflessione da parte di tutti. Si capirà che siamo terra di missione, che noi cattolici, più o meno praticanti, siamo una minoranza e neanche molto attiva. 

Quando monsignor Fagiolo, sentiti i progetti per la nuova chiesa, gli chiese dove avrebbe preso i (tanti) soldi necessari per realizzarli, don Vincenzo gli indicò il tabernacolo e gli disse “Ci penserà lui”.

La Divina Provvidenza sicuramente darà il suo contributo per far uscire fuori i soldini anche questa volta. Ma non può far tutto da sola per tutto il resto, soprattutto se noi ci ostiniamo a non darle ascolto pensando di aver già fatto tutto e di essere con un piede in Paradiso. 

Buona Domenica.  

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