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La letterina del sabato 13 novembre 2021

Care Amiche e cari Amici,

i mie eroici ventitré Lettori sanno che credo alla provvidenza e non al puro caso. La Letterina di sabato scorso era stata pubblicata da meno di ventiquattro ore e mi trovavo in piazza con Amici di infanzia a discutere di un argomento che continuo a ritenere importante, fondamentale per la nostra Miglianico, per la vita della nostra Comunità locale, per il futuro delle nostre tradizioni. 

Per chi ama frequentare questo spazio di libertà il discorso che vado succintamente a riprendere non è nuovo. Lo sarà per altri. È buono per tutti. 

Dobbiamo valutare, anzi ciascuno deve rivalutare a cominciare da sé stesso, che quel che una volta s’attendeva dalle nuove generazioni oggi e nel prossimo futuro dovrà esser garantito anche e soprattutto dai “nuovi giovani”. Chi sono? Sono le Concittadine e i Concittadini che sono arrivati alla meritata pensione e che, ringraziando Dio, hanno buona salute e molto tempo libero, inteso come assenza di lavoro finalizzato a sbarcare il lunario. Tocca a loro mettersi a disposizione e a tirarsi su le maniche.

 

Lo devono fare per evitare che chi sta facendo ora sia combattuto dalla stanchezza, anzi dallo sfinimento, e dalla consapevolezza che è difficile individuare chi può subentrare in corsa senza che nulla si perda. Questa disponibilità non deve mai ostacolare, mai, la possibilità che i giovani, quelli che lo sono anche anagraficamente, possano fare la loro parte, soprattutto nelle responsabilità politico-amministrative, i luoghi cioè dove si disegna il futuro che è loro e che nessuno può sottrarre loro. Ma ai livelli associativi molti giovani forse non sono disponibili semplicemente perché tra studio e attesa del lavoro la gioventù va via. Perché forse non hanno avuto la possibilità data alle precedenti generazioni, di vivere esperienze associative locali, quelle che sono state la palestra sociale di tanti di noi. Forse ci sono anche altri motivi. Le soluzioni saranno buone per chi è ora è bambino o appena adolescente. Oggi non si può pretendere conoscenza e attaccamento alle tradizioni, capacità di agire subito, possibilità di avere tempo ed energie da chi per i motivi detti o per altri motivi non è già allenato. In questa fase - per qualche anno da qui al prossimo futuro - la speranza che a Miglianico vadano avanti manifestazioni come la Miglianico Tour, le Contrade del Piacere o altre e le associazioni che le organizzano, è legata sempre più a questa schiera di nuovi giovani Miglianichesi. Devono volerlo. Devono esser invogliati, incoraggiati e sostenuti. Ma tocca a loro. Tocca a loro anche perché oggi sono in un certo modo “privilegiati”. Probabilmente sono la prima e l’ultima generazione che in questo secolo gode di una pensione piena o accettabile e di condizioni di salute e di assistenza sanitaria di buon livello. Insomma è come un restituire alla società complessiva quel poco o tanto che si è avuto oltre il merito di aver lavorato onestamente e con impegno. 

Facevo dunque questo ragionamento discutendo con i miei Amici. Poco dopo, rientrato a casa, ho trovato un messaggio non letto dal giorno prima: il testo che apre questa Letterina. È lo stralcio di un bellissimo ed ispiratissimo discorso fatto da Giorgio La Pira, il Sindaco Santo di Firenze, ai suoi Concittadini, nel 1954, in occasione della consegna delle case popolari di un nuovo quartiere fiorentino. 

Riporto ora qui l’intero discorso sperando che tra i primi a leggere e a metabolizzare queste poche righe siano i nostri amministratori, tutti i consiglieri comunali, e tutti quelli che hanno responsabilità in istituzioni e associazioni locali. Ciascuno di noi dovrebbe leggere e mandare a memoria, assimilandole nel proprio essere civico, queste parole. 

Giorgio La Pira, morto il 5 novembre del 1977 è stato un personaggio eccezionale. Fu tra i più attivi tra i cosiddetti “professorini” alla Costituente, votato alla povertà e alla pace compì gesti coraggiosi e profetici.  Già Servo di Dio, è stato dichiarato venerabile il 5 luglio 2018 da papa Francesco.

Il nostro Sindaco non ha bisogno di consigli. Ma uno glielo do lo stesso. Se lo accoglie farà cosa buona e anche una gran bella figura. Scelga almeno una parte di questo discorso, anche solo i primi due periodi, e la metta nell’aula consiliare del nostro Municipio o lo scriva tutto intero sui muri esterni degli edifici pubblici. Modifichi pure l’ultimo rigo e al posto di Firenze scriva pure Miglianico. La nostra cittadina non può paragonarsi a Firenze. Ma quella che per il cuore dei fiorentini è la loro città, Miglianico lo è per i nostri cuori.         

La prima cosa che ho da dirvi è questa: amatela questa città, come parte integrante,

per cosi dire, della vostra personalità.

Voi siete piantati in essa: in essa saranno piantate le generazioni future che avranno

da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi

migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno.

Ogni città racchiude in se una vocazione ed un mistero: voi lo sapete: ognuna di esse

è da Dio custodita con un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana.

Ognuna di esse è nel tempo una immagine lontana ma vera della città eterna.

Amatela, quindi, come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli.

Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole; curatene con amore, sempre

infiorandoli ed illuminandoli, i tabernacoli della Madonna, che saranno in essa

costruiti; fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito.

Fate, soprattutto, di essa lo strumento efficace della vostra vita associata: sentitevi,

attraverso di essa, membri di una stessa famiglia: non vi siano fra voi divisioni

essenziali che turbino la pace e l'amicizia: ma la pace, l'amicizia, la cristiana

fraternità fioriscano in questa città vostra come fiorisce l'ulivo a primavera!

La seconda cosa da dirvi è questa: ogni vostra casa sia, come dice il proverbio, come

una badia: sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti:

sono i fiori ed i frutti delle virtù familiari, religiose e civili.

Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole ove i germogli nuovi -

i bambini - saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza

suprema della città intiera! Dove gli anziani trovino conforto sereno, e sereno,

amoroso tramonto!

Queste vostre case fiorentini, non conoscano - è l'augurio che vi faccio dal fondo dei

cuore! - l'angoscia della disoccupazione e dell'indigenza! Ma siano oggi e sempre

case di operosi lavoratori che guadagnano col loro sudore il pane santificato di ogni

giorno!

La terza cosa da dirvi è, infine, questa: concerne ciascuno di voi.

Il Sindaco vi dice (rivolto specialmente ai giovani, ai più ricchi d'ingegno e d'ideali):

meritate le sublimi grandezze di civiltà cristiana di cui è ricca, per tutte le nazioni del

mondo, la vostra città madre: Firenze.

 

Buona Domenica.

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