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La letterina del sabato 16 ottobre 2021

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 16 Ottobre 2021 12:28
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici,

la ricorrenza di oggi mi fa tornare alla mente una sequenza strana e simpatica, fatta in fondo bei ricordi. La condivido con voi, i miei eroici ventitré Lettori, perché racconta qualche piccolo momento della vita vissuta con don Vincenzo.  

La ricorrenza è quella legata al 16 ottobre del 1978. In quel pomeriggio, Karol Wojtyla venne eletto Papa. Giovanni Paolo II fu il Papa che accompagnò e guidò, in un certo senso, l’umanità al passaggio del millennio; profetico e inascoltato; vigoroso e vicinissimo al martirio, uomo venuto dell’est che cambiò il mondo diviso fino ad allora tra est e ovest. Qui non voglio raccontarvi storie di Papi, che conoscete meglio di me, ma piccoli eventi locali legati alla loro elezione, prendendo spunto da questo giorno che segna uno di quegli anniversari, da quel 16 ottobre 1978. 

Devo partire da qualche settimana prima. 

 

Quello fu l’anno dei tre Papi. 

Il 6 agosto era morto Paolo VI, il più grande del secolo. 

Il 26 agosto, sempre di pomeriggio, fu eletto Papa Albino Luciani, Giovanni Paolo I, ora avviato alla gloria della santità, che mori 33 giorni dopo, il 28 settembre. 

Ebbene il piccolo ma simpatico ricordo è questo. Parafrasando il titolo di un libro di Giulio Andreotti (“A ogni morte di Papa”) io fui casualmente quello che annunciò a don Vincenzo ogni elezione di Papa, non solo in quello straordinario 1978. 

Lo trovai in procinto di uscire a dir messa il pomeriggio del 28 settembre 1978 e gli dissi che era stato appena eletto il nuovo Papa e che si trattava del patriarca di Venezia, il cardinale Luciani. Don Vincenzo uscì a dir Messa e subito diede l’annuncio ai pochi fedeli presenti. Al primo banco, la zia Letizia non si trattenne. Urlò “Viva il Papa!” e partì un breve applauso di gioia. 

Arrivai in Chiesa, sempre a San Michele, tutto trafelato, quel tardo pomeriggio del 16 ottobre 1978. Don Vincenzo stava già dicendo Messa e, vedendomi sbucare dalla porta che dalla sagrestia va all’altare, si girò e mi chiese più con il labiale che parlando, se era stato eletto il nuovo Papa. Gli feci cenno di si, e provai a dirgli che era stato eletto Karol Wojtyla, polacco. Non se lo aspettava, probabilmente. Sicuramente non capì bene il nome. Lasciò l’altare e si avvicinò per capire meglio. Glielo dovetti ripetere un paio di volte, così che subito dopo poté annunciarlo. La scena di giubilo fu la stessa di 40 giorni prima. 

Stava invece già dicendo Messa nella cappella feriale della Chiesa di san Rocco, nel pomeriggio del 19 aprile 2005, quando arrivai per dargli la notizia dell’elezione del nuovo Papa, Benedetto XVI. Stavolta la comunicazione fu sorprendente ma al contrario. Don Vincenzo stava finendo di dare la comunione. Mi rivolse uno sguardo indagatore. Gli dissi che era stato eletto il Papa e lui disse subito: "Ratzinger?". Feci cenno di si. E lui, tornato dietro l’altare, fece l’annuncio ai presenti. L’applauso fu più contenuto solo per la dimensione ridotta della cappella rispetto al Santuario di San Pantaleone. Ma le mani che applaudirono furono praticamente le stesse, così i sorrisi appena appena segnati da qualche ruga in più.  

Può sembrare - lo è nella realtà di questo mondo - una sciocchezza il racconto e il suo contenuto storico. Per me, che non credo al caso, è, da allora, un segno incompreso che ora si traduce nella grande, commossa e vivissima gioia ricordare di avere avuto questo ruolo davvero speciale: quello di annunciatore dell’elezione di tre Papi a don Vincenzo.

Di gioia in gioia, ma con un dubbio sull’esito della vicenda, voglio segnalarvi che qualcuno, oltre voi, deve aver frequentato questo spazio di libertà nei giorni scorsi. Ricordate? Nella Letterina del 2 ottobre scorso, avevo sottolineato un piccolo disappunto linguistico perché nel pur pregevole manifesto murale, che annunciava l’imminente incontro di calcio casalingo del Miglianico con la squadra del paese collocato agli inizi del Sud, compariva un poco accettabile (dal punto di vista della nostra lingua) “Free Under16/Donne”, relativo al costo dei biglietti di ingresso. Ebbene, il manifesto che annuncia l’incontro di domani presenta un “Ingresso ridotto Under 16/Donne”, che dovrebbe far contento il mio Amico, quello che acutamente mi segnalò l’accidente, commentando "Ma a che serve scrivere così quando era più facile e comprensibile scrivere “gratis"?". Ma ecco il dubbio sull’esito della vicenda. È sicuramente più corretto dal punto di vista linguistico scrivere “Ingresso ridotto” rispetto a “free”. Non so se lo sia sul piano sostanziale. Avrei tradotto l’inglese “free” con il “gratis” suggerito dal mio carissimo Amico che non sa di latino, o con più italiano “gratuito”. “Biglietto ridotto” mi sembra una traduzione non molto precisa, ai limiti dello stravolgimento dei termini e dei loro significati. Non essendo anglofono resto col dubbio che nel passaggio da “free” a “ingresso ridotto” ci abbia guadagnato sicuramente l’Italiano ma rischiano di rimetterci le Italiane e i giovani Italiani che frequentano il nostro Stadio cittadino. 

Comunque sia, aver recuperato, in questa forma di comunicazione, l’uso dell’Italiano è una cosa buona.

Tra le cose buone, nel dormiveglia delle parti politiche locali e nell’attesa del programma sia della Festa della Venuta sia delle successive serate di “Novello e Castagne”, va segnalata la comunicazione del nostro Sindaco, Fabio Adezio, che ha annunciato il non facile raggiungimento della quota zero riguardo i contagi da COVID-19. Non è il traguardo finale, lo sappiamo. Bisogna essere vigili, attenti e scrupolosi, lo dobbiamo fare anche per chi ha deciso di non esserlo. Ma è una buona notizia.

Buona Domenica.