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La letterina del sabato 2 gennaio / La Littirine de lu sabbete ddu di gennaije ddumil’e vvintune

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 02 Gennaio 2021 19:08
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici,

quasi tutte le innumerevoli riflessioni sull’anno appena trascorso sono state sostanzialmente dello stesso tenore. Il 2020 è stato accompagnato alla porta senza nessun rispetto, è stato quasi cacciato. Come se si potesse tagliare un pezzo di storia dell’umanità. Non ho letto né ascoltato commenti diversi. Eppure dopo 366 giorni qualcuno avrebbe potuto fare qualche considerazione diversa, se non per vero spirito di osservazione almeno per puntiglio, per orgoglio di diversità rispetto al coro fatto dei soliti copia-incolla che consentono di vestire alla moda messaggi inviati oramai quasi automaticamente.

Provo a condividere con voi miei ventitré lettori una riflessione che onestamente dovremmo fare tutti e che, se qualcuno molto più bravo e lucido di me saprà farlo, potrebbe diventare un argomento di una qualche importanza per la nostra vita e quella dei nostri Figli.

Cerco di esser sintetico anche se in questo caso non è davvero facile. Guardiamo un attimo indietro, a prima del 2020. Noi Italiani, ma non solo noi, dalla fine della seconda guerra mondiale non abbiamo avuto poi grossi problemi. Dal 1946 al 2019 cosa ci è successo? Su, siamo sinceri. Per oltre settant’anni non abbiamo avuto guerre, cosa mai accaduta nella storia dello stivale italico. Non abbiamo avuto cataclismi tranne quattro o cinque terremoti circoscritti ad aree certo non di dimensione nazionale e qualche alluvione, anch’essa territorialmente limitata. Non abbiamo avuto pandemie. Il Colera del 1973 a Napoli è stato amplificato a livello nazionale più per polemiche politiche che per vero allarme sanitario. Abbiamo avuto per tutta la vituperata Prima Repubblica, cioè dal 1947 al 1993, crescita economica, benessere generalizzato, assistenza sanitaria praticamente gratuita (cosa che apparteneva e appartiene a non più del 5/6 % della popolazione mondiale), aumento della vita media e tanto, tanto altro ancora. Altrove nel mondo ci sono state guerre, sempre. Volendole collegare possiamo dire che ci sono state guerre senza interruzione. Altrove ci sono state epidemie drammatiche e cataclismi devastanti. Altrove c’è stata e c’è miseria, si muore per la fame. Ma noi in questo lungo periodo abbiamo al massimo gettato un occhio curioso attraverso la tv su questo mondo colpito da guerre e da drammi. Però ci siamo tenuti ben distanti, sempre indifferenti, spettatori di vicende che ci son sembrate dei film che mai abbiamo immaginato fossero possibili anche per noi. 

Poi è arrivato il COVID. Noi diciamo che ce lo hanno mandato. I Cinesi qualche giorno fa pare abbiano dichiarato ufficialmente che il COVID è partito dall’Italia. Chi si è trovato a gestire questa pandemia ha adottato scelte che ci hanno scosso. Qualcosa ci è stato tolto. Forse qualcosa di più serio ci mancherà da qui a poco perché non sempre l’economia mostra i suoi conti subito. 

Continuiamo ad essere sinceri. Non ci è successo ancora nulla di irreparabile. Molti di noi hanno mangiato tre volte al giorno, hanno comprato anche tante cose superflue, hanno fatto vacanze. Siamo stati quelli che hanno continuato a ballare mentre il Titanic stava affondando? Chissà.

Certo non c’è da star allegri. Ci sono i morti e gli ospedali sono in sofferenza e hanno smesso di curarci per tante altre cose.   

Ma lamentarsi, andare a caccia delle responsabilità altrui, spargere insofferenza, diffidenza e finta frustrazione non serve davvero a nulla. 

Per quel che ho sentito raccontare e per quel che ho potuto conoscere da libri e documentari, l’Italia è entrata nel periodo felice di cui vi ho detto prima, perché chi ci ha preceduto non si è lamentato, non è andato a caccia delle responsabilità altrui, non ha sparso insofferenza, non è stato diffidente e non ha finto frustrazione ma ha fatto cose positive. Ha pensato a ricostruire; ha capito che studiare era importante; ha rischiato come imprenditore; casomai è andato a cercarsi un lavoro anche all’estero per avere capitali qui; ha avuto senso civico e di comunità; si è impegnato nelle organizzazioni politiche per avere spazio e capacità di dire la propria. I nostri Nonni e i nostri Genitori sono stati Italiane e Italiani che hanno vissuto il fascismo e la seconda guerra mondiale. E prima di questi eventi drammatici c’erano state la prima guerra mondiale e grandi emergenze sanitarie come la “Spagnola” che ha fatto milioni di morti senza neanche colorare le regioni sulla cartina geografica.             

Ecco, quel che non ho visto né sentito in questi giorni è qualcosa che richiami a quella esperienza che pure dovremmo avere nel sangue. Abbiamo pensato che si potesse gettare via un anno come un sacchetto di rifiuti indifferenziati. Neppure l’impegno a differenziarli ci abbiamo messo. Non abbiamo salvato quel che di buono comunque abbiamo avuto, tanto, tantissimo soprattutto se confrontato con il poco o niente che hanno miliardi di persone. Non abbiamo separato i rifiuti speciali di un anno speciale da quelli che sono normali ogni anno. 

Abbiamo ancora il tempo per imparare la lezione. Chi ha ricordi vivi della scuola sa che a volte non ci è piaciuto proprio fare i compiti a casa e neppure quelli in classe. Ricordo vivissimamente i giorni del ginnasio, quando mi aspettavano gli ultimi compiti in classe, sempre decisivi. Nello spicchio di cielo che potevo vedere dal mio banco l’azzurro della primavera si illuminava già d’estate. Era uno doppio struggimento. Eppure quei compiti andavano fatti e fatti bene.

Ora finita l’orgia del rifiuto di un anno che è stato solo un anno, anzi qualcosa di meno di un anno, accertato che il 2020 non c’è più, tocca a noi vivere il 2021, senza scuse né pretesti.  Possiamo forse fare poco o niente a livello planetario o nazionale, pochissimo a livello regionale o territoriale. Possiamo però fare molto qui a Miglianico. Possiamo cestinare lo spirito divisivo che è stato volutamente immesso nella nostra comunità e costruire un nuovo modello di comunità locale. Possiamo provare a immaginare e a proporre qualcosa che serva a farci diventare una comunità capace di vivere questo pezzo di nuovo millennio consapevoli che le cose son cambiate; che non potremo e non dovremo tornare ad esser quelli del 2019 perché non si deve mai tornare indietro. Dobbiamo dimostrare a noi stessi e ai nostri Concittadini che, come sempre è accaduto soprattutto in Italia anche quando Italia non era, anche nelle vicende meno belle si trovano soluzioni per progredire e per fare cose migliori. 

Questo è il miglior saluto da fare al 2020. 

Questo è il miglior augurio da farci per il 2021, che sarà un anno breve. Non potremo aspettare che passi guardando distrattamente o con indifferenza quel che accade dentro la nostra televisione.

Buona Domenica.            

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Car’Amiche e car’Amice

Quase tutte le innumerevole riflessioni su ll’anne appen’a passate ànne state sustanzialmende de lu stesse tenore. Lu 2020 à stat’accumpagnate a la porte senza niusciune rispette, à state quase cacciate. Coma se si putesse tajà nu pezze di storie de l’umanità. ‘N zo lette né sindite cummendi divirse. Eppure dope 366 jurne cacchedune avesse putute fa cacche cunzidirazzione diverse, se non per vere spirite di usservazione alemene pe puntije, pe urgoje di diversità rispette a lu core fatte de le sulite cupie-e- ingolle che cunzendene di vistì a la mode messaggi mannate oramà quasi automaticamende.

Prove a cundivide nghe vu miei ventitré litture na riflessione che unestamende adassam’a fa tutte e che, se cacchedune molte cchiù bbrave di me le saprà fa, putesse divintà ‘n argomente di cacche ‘mpurtanze per la nostra vite e pi quelle di li Fij’a nustre.

Prov’a essere sintetiche pure se a stu case jè ddavere difficile. Uardeme ‘n attim’arrete, a prime del lu 2020. Nu Italiane, ma non zol’a nu, da la fine de la seconda uerra mundijale n’avem’avute po’ grusse prubblime. Da lu 1946 a lu 2019 chi ci’à succese? Su seme sincere. Pe oltre settand’anne n’avem’avute uerre, cosa ma successe ne la storie de lu stival’italiche. Nn’avem’avute cataclismi tranne quattre o cingue tirrimute circuscritte a aree certe non di dimenzione nazziunale e cacche alluvione, pure esse territurialmende limitate. Nn’avem’avute pandemije. Lu culere de lu 1973 a Napele à stat’amplificate a livelle nazziunale cchiù pe le pulemiche pulitiche che per vere allarme sanitarie.   

Aven’avute per tutta la vituperata Prima Repubbliche, cioè da lu 1947 a lu 1993, crescite economiche, benessere generalizzate, assistenz’a sanmitarje praticamende gratuite (cose che apparteneve e appartiene a non chiù de lu 5/6% de la pupulazion’a mundiale), aumende de la vita medie e tande, tand’atr’angore. Altrove nel monde ci’ànne state uerre, sembre. A vulerle cullegà puteme dice ca ci’ànne state uerre senz’interruzzione. Altrove ci’ànne state epidemije drammatiche e cataclisme devastande. Altrove ci’à state e c’è miserie, si more pe la fame. Ma nu, in questo lungo periodo aveme a lu massime jttate n’ucchie curiose attraverse la tivvu sopr’a stu monne culpite da uerre e dramme. Però ci’aveme tinute ben distandi, sempr’indifferenti, spittature di vicende che ci’àanne simbrate de li filme che maji avem’immegginate fussere pussibbile pure pe nu.       

Po’ à’rrivate lu COVIDDE. Ni diceme ca ci l’ànne mannate. Li Cinise cacche jurne fa pare ca ànne dichiarat’ufficialmende ca lu COVIDDE à partite da l’Italie. Chi s’à truvate a ggistì sta pandemije à aduttate scelte che ci’ànne scosse. Caccose ci’à state livate. Forse caccose di cchiù serie ci mangherà da qua a poche tembe picchè nen sembre l’economije mostre li cund’a si subbite.   

Cuntinueme a essere sincere. N’ci’à successe angore niende di irreparabbile. Molti di nu ànne magnate tre vote lu jurne, ànne cumprate pure tand’a cose superflue, ànne fatte vacanze. Seme state quille che ànne cuntinuat’a bballà mentre lu Titaniche si stev’a’ffunnà? Chi sa.    

Certe ‘n ci sta da st’allegre. Ci stanne li murte e l’uspedale stanne ‘n zufferenze e ànne smesse di curarce pe tand’atre cose.

Ma lamendarse, jì a cacce de le respunzabbilità di ll’itre, sparge ‘nzoffernze, diffidenze e finta frustrazzione nen zerv’addaver’a nnijende.

Pe quelle che so ‘ndes’a riccunda e pe quelle che so pute cunosce da libbre e ducumendarije, l’Italie à‘ndrate nel periodo felice di cui vi so ditte prime, picchè chi ci’à precedute ‘n za lamendate, nn’à jt’a cacce de le responzabbilità di ll’itre, nn’à sparse ‘nzufferenze, nn’à satte diffidente e nn’à finte frustrazzione ma à fatte cose pusitive. A’ pinzate a ricostruì; à capite ca studijà ere ‘mburtande, à rischiate come ‘mprenditore; casoma’ à jt’a truvarse nu lavoree pur’a ll’estere p’avè li capitale a qua; à’vute senso civico e di cumunità: s’à ‘mpignate ne le urganizzazzio’a pulitiche p’avè spazie e capacità di dì la proprie. Lu Nunn’a nustre e li Gginitur’a nustre ànne state Italiane e Italiani c’ànne vissute lu fascisme e la seconda uerr’a mundijale. E prime di sti eventi drammatici ci’avevene state la prima uerra mundijale e grandi emergenze sanitarie come la “Spagnole” c’à fatte miliune di murte sen’a manghe culurà le reggiune sopr’a la cartina ggeografiche.       

Ecche, quelle che nen  zo viste nè sindite in questi ggiorni jè caccose ca richiamesse che ll’esperienze che pur’a dassam’a tinè dendr’a lu sangue. Aveme pinzate ca si putesse jttà ‘n anne come nu sacchette di rifiute ‘ndifferenziate. Manghe l’impegne a differenziarle ci’aveme messe. Nn’aveme salvate quelle che di bbone comunqu’avem’avute, tande, tantissime soprattutte se cunfruntate nghe lu poche o nijende che tenne miliarde di persone. Nn’aveme separate li rifiute speciale di ‘n anne speciale da quille che sonne normale ugne anne.   

Tenem’angore lu tempe p’ambarà la lezzione. Chi te ricurde vive de la scole sa che cirte vote ‘n ci’à piaciute proprie a fa li cumpite a la case e manghe quill’in classe. Ricorde vivissimamende li jurne di lu gginnasie, quande m’aspittevene li lutime cumpit’in classe, sembre dicisive. Dentr’a lu spicchie di cile che putev’a vvidè da lu bbanc’a me l’azzurre de la primavere s’allumineve ggià d’estate. Ere nu doppie struggimende. Eppure che li cumpite s’adeven’a fa e s’adeven’a fa bbonne.   

Mo, finite l’orge de lu rifiute di ‘n anne c’à state sole ‘n anne, anzi caccose di mene di ‘n anne, accertate ca lu 2020 ‘n ci sta cchiù, tocc’a nu a vive lu 2021, senza scuse né pritiste. Puteme forse fa poch’e nnijende a livelle planetarie o nazziunale, pochissime a livelle reggiunale o territuriale. Puteme però fa molte qu’a a Mijaniche. Puteme cistinà lu spirite divisive c’à state vulutamende immesse ne la nostra cumunità e custruì nu nove mudelle di cumunità locale. Puteme pruvà a mmagginà e a prupone caccose che serve a farci divendà ‘na cumunità capace di vive stu pezze di nove millennie cunzapevoli che le cos’ànne cagnate; che nen puteme e nn’a dem’a rijì a esser quille de lu 2019 picchè ‘n za da maje turnà arrete. A dem’a dimustrà a nu stesse e a li nustre Cuncittadine ca, com’a sembre successe soprattutte in Italie pure quande Italie nne ere, pure ne le vicende meno bbelle si trovene soluzzioni pe prughedi e pe fa cose migliori.   

Queste jè lu salute migliore da fa a lu 2020. 

Queste jè l’augurie migliore da farci per lu 2021, che sarà ‘n anne bbreve. Non potrem’aspettà ca passe uardenne distrattamende o con indifferenze quelle che succede dendr’a la nostra televisione.

Bbona Dumeniche.