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La letterina del sabato 5 settembre

Care Amiche e cari Amici,

siamo alle soglie della Festa della Madonna delle Piane, quella dell’8 settembre, che, nella nostra tradizione locale, segnava (e segna ancora) la chiusura dell’estate e l’ingresso nella stagione della raccolta dell’uva e poi delle olive. Di questo appuntamento, particolare e solo miglianichese, vi ho già parlato. In questo anno straordinario non è della festa che si potrà ragionare perché non è nella festa che si potrà sperare. Val però la pena di richiamare quello che l’indimenticabile Margherita Anzellotti ha scritto e che è stato poi riportato accuratamente nelle pagine 54/56 del libro di recente pubblicazione “I racconti di Miglianico”. Lì è narrata la Festa della Madonna delle Piane non molto lontano anche se molto meglio di come provai a mia volta a raccontare. Sono pagine che scuotono emozione intime difficili da illustrare. Manca nella pregevole narrazione della nostra Margherita quella notazione che mi permetto di riproporre qualora ai miei ventitré lettori dovessero aggiungersi per un capriccio della sorte uno o più tra quelli che decidono le nostre cose ad un certo livello.

 

Parlo del valore assoluto e potenzialmente grande della “cuccagna”, probabilmente la più antica e longeva almeno nel nostro Abruzzo. Per dirla in breve, correndo il rischio che comporta una eccessiva semplificazione, altri con molto meno han fatto la fortuna turistica dei propri borghi. Noi rischiamo di gettare nel Foro un tesoro che abbiamo e che ci è stato consegnato dai nostri avi.

Cari i miei ventitré lettori, nella Letterina di sabato scorso ho rimproverato all’opposizione, che fa riferimento al non-gruppo dell’insieme-che-divide, l’assenza ancora voluta, la distanza colpevole, la stizzosa indifferenza di chi non ha ancora “metabolizzato la sconfitta” (cit. Dino De Marco) verso iniziative, manifestazioni e anche persone di buona volontà che hanno costituito le non poche cose buone fatte in questa estate a suo modo straordinaria, a partire dalle Feste Patronali. A questo rimprovero, giustificatissimo e ancora senza contestazioni, ho aggiunto poi esempi di cose che sono materia propria di chi dai Cittadini elettori è stato chiamato a fare opposizione, quella seria, non le chiacchiere. Ed ho provocatoriamente aggiunto che non avrei dato loro altri spunti per evidenziare problemi o proposte. Ho aspettato sapendo di non dovermi aspettare nulla. Così è stato. Oggi, ma solo ai mei ventitré lettori, dico che se fossi stato all’opposizione avrei occupato tempo (casomai rubandolo alle vacanze e allo spasso) per incalzare il Sindaco e la maggioranza su un tema delicatissimo, quello della riapertura della scuola. Avrei chiesto di tutto e di più, anche perché chi sta in quel gruppo consiliare, almeno per tre quarti, se non è insegnante è comunque genitore o tutt’e due le cose insieme. Invece niente. Faranno un manifesto prefestivo stile “Progetto Miglianico”? Farebbero una fesseria. Hanno avuto tutto il tempo di fare una cosa degna di una buona opposizione e non l’hanno fatta. Ora qualunque cosa facciano sarebbe solo stupida polemica d’occasione, ancora solo “fuffa”. Ma ormai questo è.

Tra le cose che non hanno colto e non perché le ho raccontate a voi prima di altri ma per ben altri motivi, che non hanno saputo lucrare perché solo persone col prosciutto sugli occhi non sanno vedere, c’è l’attività di due nostri Concittadini. Loro stanno facendo qualcosa forse di unico in Italia e non solo in Italia. Loro, come i migliori protagonisti della nota trasmissione televisiva che fece epoca nel secolo scorso, hanno sfidato la fatidica domanda: “Lascia o raddoppia?”. Ebbene i nostri eroi civici, i simpatici autisti degli scuolabus comunali, William Stella e Nando Pulcinella, non hanno avuto paura né remore. Hanno avuto ancora generosità e grande senso civico prima che elevato senso del dovere come dipendenti comunali, non si sono fermati ad aspettare di rimettersi alla guida dei “bussetti” e che la scuola ricominci. Finita l’opera di ritinteggiatura, completa e artigianalmente egregia. della Scuola Elementare “Cesidio D’Amato”, hanno rimesso mano a pennelli, rulli, “strabattenti”, tempere e vernici ed hanno raddoppiato come facevano i campioni della trasmissione inventata dal mitico Mike Buongiorno. Hanno cominciato a ritinteggiare tutte le aule della Scuola Media “Gian Gabriele Valignani”. I fatti e i social, che sono fatti a modo loro, dicono che neppure Nando e William, come altri che han dato esempi positivi nel fare cose buone anche questa estate, hanno meritato il plauso e neppure un frettoloso e dozzinale “like” da parte di alcuno dell’insieme-che-divide. Non importa. Sono qui in piedi e sorridente a far loro, a Nando e a William, l’applauso che meritano per dir loro grazie. Meritano il nostro grazie e il nostro applauso non solo per quello che hanno fatto e che stanno facendo bene e con passione, ma soprattutto per l’esempio che stanno dando a tutti noi. E lo meritano, lasciatemelo dire, per lo smacco che hanno dato e stanno dando ai soliti petulanti che hanno solo parole di disprezzo per i dipendenti pubblici.

Aggiungo ancora una volta - e lo farei urlando se avessi una voce stentorea – BRAVI: bravo Nando e bravo William. E grazie, grazie ancora. Temo solo che la loro disponibilità non venga scambiata per facile accondiscendenza sicché possano da oggi in poi rischiare che si approfitti della loro bella generosità. Spero invece che i nostri alunni e studenti entrino nelle loro aule riconoscendo quella luce nuova che è unica grazie ad un ad un impegno unico. E che sappiano dire grazie ai loro autisti facendolo anche solo con un sorriso. E che posano raccontare ai loro parenti ed amici fuori Miglianico che Miglianico è bella ed è più avanti degli altri paesi perché abbiamo Concittadini come Nando e William oltre che una delle migliori amministrazioni comunali d’Italia.               

Mentre a Miglianico accade anche questo, anche a Miglianico si avvicina il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei nostri parlamentari nazionali per il quale saremo chiamati ad esprimere il nostro voto il 20 e 21 settembre prossimi. 

Sinceramente non sono ancora convinto che si vada davvero a votare. Tutto è pronto, tutta la propaganda dei due fronti opposti, quello del SI e quello del NO è già partita, è vero. Però bisognerà fare i conti con l’andamento del COVID-19 e, con esso o con il pretesto di esso, anche con la pochissima voglia di non pochi politici nazionali e locali di far votare non per il referendum bensì per le elezioni regionali e comunali previste per la stessa data.

Per ora comunque facciamo conto che si voterà. E spero che si vada a votare, perché significherà che le cose sul fronte del contagio andranno bene se non addirittura meglio. 

Questo spazio di libertà è pronto ad accogliere, qualora vi fossero, interventi di chi sostiene le ragioni del SI e quelle del NO. Verranno accolte senza ostacoli, con il solito filtro della buona educazione e della cortesia dei modi.

Intanto esprimo tranquillamente la posizione che avevo già maturato la primavera scorsa, quando avrebbe già dovuto svolgersi questo referendum. Voterò NO. Qui non si tratta di simpatie politiche. L’elettore quando vota per un referendum si riappropria della potestà di legislatore che viene delegata ai parlamentari attraverso le elezioni politiche. E deve ragionare e votare come se sedesse lui in parlamento a far leggi. Non amo la demagogia. Questo taglio è demagogico. Ci sono stati altri referendum ben presentati ma sorretti anche da grande demagogia, primo tra tuti quello sulla preferenza unica: non ha portato alcun beneficio, nessun risparmio, un peggioramento del rapporto tra elettore ed eletto, e nessuna eliminazione della corruzione elettorale, anzi. Rispetto a questo quesito che propone un taglio e nessuna riforma organica, seria, lungimirante, moderna ed attinente alla nostra realtà storica, territoriale, localistica e politica la riforma presentata da Matteo Renzi era un capolavoro costituzionale. Certamente era più coraggioso e più organico, nonostante i suoi limiti e l’errore incredibile di averne fatto una battaglia personale da parte dell’ex-rottamatore. Ridurre il numero dei parlamentari non migliorerà i conti dello Stato. Il piccolo risparmio sbandierato è uno specchietto per le allodole. La democrazia non va pesata con i suoi costi. La democrazia deve costare non risparmiare o risparmiarsi. Gli sprechi sono altrove. Si ripensi alle Regioni, che legiferano troppo e male e costano, anzi sprecano tantissimo. Vogliamo parlare del nostro Abruzzo che con poco più di un milione di abitanti ha due sedi regionali, due costosissimi ed inefficienti strutture duplicate? Vabbè, lasciamo perdere. Si ripensi alle Regioni a statuto speciale, i motivi della cui peculiarità risalgono davvero a 70 anni fa ed anche più. Hanno più risorse delle altre, godono di veri privilegi, mostrano continui scatti di egoismo come fossero prime donne, dimostrano pochissima o nessuna solidarietà verso le altre regioni anche se in difficoltà. Vabbè ora il discorso si farebbe troppo lungo. Penso sia chiaro che il mio NO non è dettato da simpatie e/o antipatie politiche, difficili del resto da nutrire di questi tempi, ma dalle serene convinzioni sull’assetto costituzionale del nostro Paese e, comunque, dal rifiuto della demagogia che, come ha sempre fatto, può portare ancora solo confusione e danni. 

Mi è capitato in occasione dei referendum, di trovarmi dalla parte di chi perde, a volte sapendolo in anticipo. Però non sono affatto dispiaciuto e men che mai me ne vergogno. I fatti dicono che in questi casi vale certamente il legittimo principio del “vince chi prende più voti”. Ma è anche vero che chi vince non sempre ha ragione.

Buona Domenica.

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