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La letterina del sabato 9 maggio

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 09 Maggio 2020 08:25
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici,

siamo nella cosiddetta “fase 2”. Alcuni la stanno interpretando a modo proprio come un ritorno alla normalità. Così non è. È una fase difficile perché deve contemperare la necessità di rimettere in moto l’economia e quella di tutelare la salute, che è la cosa più importante insieme alla libertà. I numeri raccontano ancora di contagi e purtroppo di morti oltre che di guariti e di andamenti indirizzati ad una costante positività. Quindi occorre mantenere ben alta la guardia. Abbiamo trascorso molti giorni facendo sostanzialmente bene. Immaginiamo cosa accadrebbe se, per colpa di certuni, si ripresentasse il contagio: stare a casa in estate sarebbe davvero difficile, molto difficile. 

 

È stata annunciata la possibilità di tornare a Messa. Tra le libertà compresse in questi giorni quella religiosa è stata forse una delle più sacrificate. Sono felice per questa novità positiva. Ho qualche perplessità sulla sua gestione. Penso ovviamente a Miglianico e penso che sia presto per affannarsi visto che la prima vera riapertura a prova di distanziamento sarà per domenica 24 maggio: si tratta di non pochi giorni a ben vedere e tanto può ancora accadere. È chiaro che non tutte le chiese potranno “riaprire”, vuoi per le loro dimensioni vuoi per la impossibilità di utilizzare uscite ed entrate diverse. Ad esempio la Chiesa di Sant’Antonio a Cerreto sembra non avere nulla che consenta la possibilità di “distanziamento” e di diversificazione di accessi. Non so se si potrà riaprire il Santuario di San Pantaleone che pure non è una struttura piccola e di accessi ne ha più di uno. Per San Rocco tutto dovrebbe essere a norma. Certo immaginare, come mi sembra di aver letto, che in presenza di molte persone che vogliono accedere in chiesa si prevedano altre Messe appare un tantino irrispettoso, al limite del blasfemo, perché sembra ridurre la Santa Messa a uno spettacolo di incerto successo che offre bis a richiesta. Già mettere il manifesto fuori con le presenze ammesse sa di spettacolo e non di comunione. Forse sono eccessive anche le precauzioni per la distribuzione della comunione, ma tant’è. Non condivido il rigore del distanziamento quando non tiene conto del buonsenso. Se vado in chiesa con la famiglia non penso di dovermene distanziare. Spero che sia così. Altrimenti sarebbe illogico e anche poco consono a quella presenza comunitaria che pure va mantenuta. Sedere accanto ai componenti conviventi del proprio nucleo familiare con i quali sono evidentemente esclusi problemi di contagio, consentirebbe di partecipare più serenamente alla Santa Messa ed anche di aumentare le possibili presenze al singolo rito di non poche unità. La qual cosa, sia detto senza alcuna polemica, vale forse ancor di più per i funerali, per i matrimoni e i battesimi. Il buonsenso non è la scusa per trasgredire gli ordini e per rabbassare la guardia. Serve a vivere più serenamente, rispettando le regole senza quella rigidità che sa di ottusità più che di serietà.

In ogni caso, in attesa di vedere intanto come andrà questa prima settimana di riapertura parziale delle attività ammesse, mi auguro che le nostre chiese tornino a riempirsi di preghiera e di vita comunitaria. La preghiera fa bene, la nostra forza è nell’eucarestia, che è il pane che dà la vita. 

La preghiera è il regalo che domani farò a mia Madre, che per la prima volta non potrò abbracciare. Accanto a lei nella preghiera e per qualcuna anche con un abbraccio, festeggerò mia Moglie, splendida madre delle mie adorate Figlie, mia Suocera, mia Sorella, le mie Cognate, le Mamme mie Amiche, tutte le Mamme di Miglianico e quelle di tutto il mondo. Essere Madre è la condizione più alta che l’essere umano possa raggiungere perché è l’anello che congiunge cielo e terra. Per l’umanità è la collocazione più vicina alla creazione e al suo Autore, “l’Amor che move il cielo e le altre stelle”. Viva le Mamme! 

Prima di chiudere voglio ringraziare i miei ventitré lettori che hanno mostrato di apprezzare il piccolo dono fatto in queste ultime settimane per 35 appuntamenti consecutivi, intercalati dalla sola “Letterina del sabato”. Come mi aspettavo da loro e un po’ speravo, hanno ben accolto quello che è stato anche un piccolo esperimento: la pubblicazione di poesie accompagnate al più da pochissime righe di presentazione. L’esperimento, suggerito inizialmente dalla condizione che abbiamo vissuto, è stato anche dettato da un doppio intento: quello letterario e quello di un test i ambito social. 

Il primo intento si risolveva nel considerare l’attenzione per dei testi non sempre di facile lettura ma che hanno aperto quasi sempre squarci verso un passato, il nostro passato, e sono stati capaci di proporre riflessioni importanti anche sul nostro presente. Questa attenzione c’è stata, è stata immediata da parte dei miei ventitré lettori e per questo li ringrazio. Forse è stata più tardiva o è ancora in attesa di esserci da parte di altri, distratti da altri pensieri non necessariamente più importanti. Gli uni sanno già, gli altri spero invece che possano quanto prima capire questo: è stato donato loro un piccolo patrimonio. È composto certo di bei versi ma anche di informazioni, di notizie, di piccoli riferimenti storici, di curiosità, di rivelazioni e anche di spunti di riflessione.   

Il secondo intento era valutare l’impatto “social” prodotto da una serie continua e non brevissima di pubblicazioni che non sbandieravano alcun accenno polemico o, almeno, non lo manifestavano apertamente anche quando c’era. La risposta è stata positiva. Mi ha confermato quello di cui vado convincendomi da non pochi mesi. Le buone notizie, le cose belle, semplicemente belle ma non costruite o abbinate strumentalmente a eventi di richiamo o di moda, arrivano più piano. Lo fanno attraverso sentieri ombreggiati e rilassanti, dove non si odono urla e non si accalcano tifosi militanti. Sui sentieri non possono andare pullman affollati o folle rumoreggianti. Sono percorsi che consentono di pensare, di star bene da soli o con altri. Alcuni di essi portano verso luoghi bellissimi.

Oggi è la Festa dell’Europa. Nonostante tutto, nonostante quel che appare grazie al diverso egoismo delle nazioni - non l’Italia - che hanno generato gli ultimi due conflitti mondiali, nonostante i complottismi di ogni risma l’Europa va festeggiata; va rinvigorita; va ricondotta ai suoi valori fondanti, quelli di papa Paolo VI, Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Konrad Adenauer, Altiero Spinelli, Lorenzo Natali e tanti altri; va ancorata alle sue radici cristiane; va mantenuta in ogni caso. Senza Europa non avremo futuro.

Oggi, 9 maggio, rendiamo onore a persone che dobbiamo mantenere sempre nella memoria civica e personale. Parlo di Aldo Moro, statista, e di Peppino Impastato, giornalista. Tutti e due sono stati assassinati il 9 maggio del 1978, ufficialmente (per ora) dalle “Brigate Rosse” e dalla mafia, in realtà dai nemici della nostra democrazia e della libertà. Insieme a loro voglio ricordare gli uomini della scorta di Aldo Moro, trucidati in via Fani il 16 marzo di quell’anno: Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci e l’amico di Moro, il maresciallo Oreste Leonardi.

Meritano oggi più che mai il nostro ricordo commosso e la nostra preghiera piena di speranza.

Buona Domenica