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La letterina del sabato 18 aprile

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 18 Aprile 2020 13:32
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici, 

domani per noi Miglianichesi è la Festa di San Rocco. Ma festa, pienamente festa non sarà. Non c’è stata questua nelle nostre case e non c’è ancora il Comitato Feste 2020. Non ci sono manifesti (e se pure ci fossero, chi li avrebbe letti?!). Non si è visto l’approntare delle luminarie. Però ci sarà sicuramente la devozione verso il Santo, Santo Rocho Pestem fuganti, al quale è dedicata la più grande chiesa di Miglianico e non solo di Miglianico tra quelle di nuova costruzione.  La nostra devozione, antica di secoli, sarà tutta nella preghiera dei singoli fedeli. Non sarà accompagnata dalla presenza in chiesa e non sarà preceduta né seguita dal nostro incontrarci la mattina al mercato, rivedendo amici e conoscenti in quella che è sempre stata la fiera di primavera per noi Miglianichesi.

 

Questa assenza l’avevo messo in conto, lo ricorderete. Ma, ora che è arrivata, il cuore è segnato dalla tristezza. Un conto è far una previsione, per quanto facile, come molti di noi abbiam fatto nelle settimane e nei giorni scorsi, altra cosa è trovarcisi davvero. Perché questa situazione, seppur prevista, fino ad ora era sconosciuta. È ormai solo una minoranza quella dei nostri Concittadini che possono raccontare della Festa di San Rocco che non c’è stata nell’aprile del 1944. Da allora, fino allo scorso anno, per i restanti settantacinque anni, si è sempre fatta, bene o male. 

Avevo messo in conto anche l’assenza di ogni manifestazione per il 25 aprile, per il primo maggio e, probabilmente, anche per il 2 giugno, aspettando di vedere se questa assenza, come per quella per San Rocco, vorrà significare il primo passo verso un veloce accantonamento nel dimenticatoio comune o se il valore civico, simbolico, folclorico di queste ricorrenze resisterà e tornerà ad essere presenza viva e partecipata.

Nonostante gli annunci di fasi 2 e 3 che si rincorrono, peraltro senza alcuna certezza, la mente va alle date che si avvicinano e che sono nel calendario dei Miglianichesi. Parlo delle nostre Feste Patronali, delle “Contrade del Piacere”, della “Miglianico Tour”, della Festa della Madonna delle Piane, che sono racchiuse nei circa quaranta giorni che vanno dal 26 luglio all’8 settembre. Metto in conto che sia fuori da ogni fase la Festa della Venuta di San Pantaleone e che essa, con quella di Tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti arrivi in un tempo di auspicata normalità.  

Oggi non sono ottimista sulla possibilità che le feste estive ci siano o che siano come le abbiamo conosciute. Non è questione di divieti, che potranno esserci o meno. Mi chiedo se ci sarà la tranquillità necessaria per far sì che la gente partecipi a eventi nei quali la distanza non ci può essere. I divieti potranno anche non esserci, anzi spero che cadano e con essi le cautele alle quali ci siamo abituati. Ma saremo pronti a far finta che non ci sia stato nulla in queste settimane che sembrano beffardamente elastiche nella loro durata? Al mio non ottimismo però si oppone la voglia di vita di ciascuno, una energia che esploderà e che non vorrà ricordare nulla, avrà solo voglia di tornare a riempire gli spazi della vita comune. Chissà, tra un mese questo mio non ottimismo sarà dimenticato e ripensarlo sembrerà forse anche ridicolo.   

Cosa accadrà nessuno oggi può dirlo con certezza.

Cosa possiamo fare è invece la domanda alla quale dobbiamo cominciare a rispondere per capire in noi stessi e poi con gli altri quel che ne sarà non tanto delle nostre feste tradizionali ma della nostra vita di comunità locale. Tra i racconti dei nostri nonni e dei nostri genitori c’è quello della spedizione, per alcuni protetta quasi miracolosamente dal nostro Santo Patrono, per riportare a Miglianico la statua di San Pantaleone da Chieti. Così si potette organizzare la prima festa in quella estate del 1944, quando non tutti ma neppure in pochi erano tornati dallo sfollamento, trovando Miglianico più che malridotta, semidistrutta. 

“…E mò che ti so’ ritruvàte ‘n mezze a sta maggiulàte, fammè sintì canta’ “amore me”.  Nin mi ti so’ scurdàte, t’accàtte lu citrone e ‘n Sante Pantalòne ti li facce magnà…”. Così faceva una canzone che fu stata scritta allora a Miglianico per i Miglianichesi e che venne cantata dalla “Maggiolata” il coro folk diretto dal maestro Ettore Paolini. 

È ripartita così, con la devozione verso San Pantaleone e con il canto all’aperto, la gioia di vivere dei Miglianichesi dopo la guerra, i suoi lutti, le sue distruzioni, la fame e le distanze imposte dal terrore. 

Abbiamo un grande esempio a cui guardare.

Buona Domenica.