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La letterina del sabato 11 gennaio

Care Amiche e cari Amici,

com’è tradizione, don Gilberto, il nostro Parroco, ha comunicato ai fedeli presenti alle sante Messe di inizio anno, le cifre relative ai sacramenti amministrati in Parrocchia. Non è stato gioioso per lui né per chi ha ascoltato e capito l’annuncio che a fronte di oltre 50 funerali ci sono stati solo 16 battesimi (le cifre possono essere non esatte all’unità perché vado a memoria, ndr.). 

Il dato fotografa la condizione della nostra Comunità locale, sempre meno cattolica.

 

Va detto che la scelta di non battezzare i propri figli è seria, probabilmente coerente con il sentire dei genitori o anche legata alla provenienza di alcune coppie che, forse, sono arrivate a Miglianico portando con sé la fede in un altro Dio o in nessun altro dio o in un dio che è fatto della propria convinzione o con il proprio anelare alla ricchezza materiale, in questo caso incontrando la sensibilità profonda di chi formalmente è cattolico, in quanto battezzato e basta.

Sono magre anche le cifre relative ai matrimoni celebrati in Chiesa, poco più di una decina. Questo dato, oltre a richiamare le motivazioni appena accennate, evidenza una certa serietà da parte di chi, oltre a essere coerente con il proprio credere o non credere, almeno evita di andare a utilizzare la Chiesa come teatro della proprio matrimonio solo per fini fotografici o convenzionali e, con ciò evita di provare a far quello che davvero non si può fare, prendere in giro il Padreterno, che i sacramenti li ha istituiti per santificarci e non per avere pretesti cerimoniali di pranzi e cene.

Questi numeri, freddi in assoluto come tutte le cifre, forse sono in linea con i trend nazionali, forse sono in controtendenza, forse sono atipici, non lo so. Non ho elementi per convalidare alcuna di queste ipotesi. So che la Comunità Parrocchiale, dai singoli fino a chi ha responsabilità e attività diretta nelle sue diverse sezioni, dovrebbe ragionarci un po’ perché se qualcosa non va o anche se va tutto bene, è sicuro che non è qualcosa di scontato, non è una situazione da guardare come un panorama, senza capacità di lettura e di interventi al passo con i tempi correnti.         

Prima di arrivare alla breve riflessione che voglio condividere con voi, segnalo un dato legato invece ai nati e morti nel 2019. Non ho ancora i numeri esatti ma la cortesia dell’impiegata comunale, la Signora Rosella Patricelli, mi ha fornito in termini puramente colloquiali un dato comunque eloquente: abbiamo avuto 30/32 nati, cioè iscritti all’anagrafe comunale. Son meno dei morti, che sono forse più dei 52 salutati con il rito cattolico in chiesa.

Questo forse non porta automaticamente a dire che siamo in decremento di popolazione perché su queste cifre complessive incidono migrazioni da e per Miglianico. Quando portò leggere i dati statistici completi, soprattutto quelli che illustrano l’età media, la percentuale di persone occupate, numero, composizione e distribuzione dei nuclei familiari sul territorio comunale, potremo farci un’idea di cosa sta succedendo a cavallo del secondo decennio di questo secolo. 

La prima riflessione è che questo lavoro di indagine conoscitiva, attento, scrupoloso e fatto senza paraocchi, non dovremmo farlo noi sul nostro spazio di libertà, al massimo dovremmo commentarlo. Questo lavoro devono farlo innanzitutto quelli che si occupano della cosa pubblica, cioè gli amministratori comunali, quelli che devono fare proposte e valutare i possibili progetti, quindi per le diverse responsabilità sia la maggioranza sia l’opposizione. Poi questa analisi dovrebbero farla quelli che “hanno interesse”, in senso buono e positivo, cioè chi investe nelle proprie imprese commerciali, artigianali, industriali, per provare a capire come regolarsi almeno sul piano locale. 

Un’analisi collegata tra i dati statistici e quelli legati ai numeri della vita parrocchiale devono farla i dirigenti delle associazioni, di tutte le associazioni, in primis quelli della nostra eccellente Pro Loco e quelli di ogni Comitato Feste che si succede al precedente. I miei ventitré lettori probabilmente ricorderanno che più volte ho sollecitato una riflessione, da fare proprio in questo periodo senza feste locali, per capire come innovare le nostre tradizioni che, come tali, devono restare ma non possono essere conservate senza una lenta, progressiva e intelligente innovazione.

La seconda riflessione che condivido con voi è quella di pensarci bene nel dire o soprattutto nell’ascoltare “prima i Miglianichesi”, come “prima gli Italiani” e altri slogan simili di facile impatto. Almeno noi, in una Comunità piccola e ancora nelle dimensione adatte per riflettere e confrontarsi senza troppe dispersioni, non fermiamoci agli slogan, cerchiamo di capire, proviamo a non farci imbambolare dal fluido dei social, osiamo sapere. 

Care Amiche e cari Amici, chiudo rapidamente con una piccola, sentita nota personale.

Mia Madre ha gli occhi color paradiso. Quegli occhi hanno sempre illuminato il suo sorriso meraviglioso. Per oltre sessant’anni, fino a ieri notte, quel sorriso è stata una luce gioiosa per la mia vita. Da ieri quel sorriso, illuminato dagli occhi color paradiso di Mamma, è la dolcissima consolazione del mio dolore di figlio.  

Buona Domenica.     

   

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