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Acta Meridiana - 21

Si chiude oggi la campagna elettorale. Stasera ci saranno i primi e ultimi comizi in piazza, è una novità storica per Miglianico. Comincerà “Miglianico Cambia” alle 20,30. Poi sarà la volta dell’insieme-che-divide dalle 22,30 a mezzanotte. L’esperienza maturata in non pochi anni di passione politica mi costringe alla constatazione che l’ultima sera è meglio separare le piazze e chiudere in contemporanea i luoghi diversi. Si abbassa la tentazione di dire o far dire cose esagerate e al contempo aumenta la pressione del festoso sostegno verso i propri preferiti. Il dibattito, il confronto, il rispetto sono chiacchiere se si tratta dell’ultima sera. Per quelle cose c’è stato il tempo di tutti i diciannove giorni precedenti. Se non ci fosse stata l’Azione Cattolica parrocchiale non avremmo avuto quel confronto serio, serrato, senza strappi polemici, finalizzato a dire cosa si pensa sui grandi temi oggetto dell’incontro. 

 

Chi chiude, pensa di avere l’ultima parola e di solito esagera. Sbaglia due volte. La prima, la più grave, è perché si comporta da vigliacco: lancia l’accusa sapendo che l’accusato non può più rispondere. La seconda è che l’effetto “ultima parola” non è più quello di una volta. La presenza degli strumenti social non terrà conto del cosiddetto “silenzio elettorale” che legge repubblicana prescrisse per consentire una pausa di riflessione che duri per tutta la giornata del sabato pre-elettorale, senza esser strapazzati dalla propaganda. 

Quella previsione, saggia e sempre opportuna sul piano delle manifestazioni pubbliche, oggi vale molto di meno come cautela visto il dilagare dei social-media. 

Ho potuto verificare, questa volta più delle altre più recenti, che i giochi in realtà sono fatti. I Cittadini hanno già deciso se andare a votare e per chi votare. L’affanno delle ultime ore potrà dar l’impressione ai singoli candidati e alle loro rispettive liste, di aver conquistato qualche voto, parliamo di unità. Ma si tratta di gocce in vasi comunicanti, alla fine il saldo non cambia. 

Resta il broglio elettorale per spostare voti all’ultimo, ma quello non è lecito. Non mi piace.   

Insomma, per dirla con più chiarezza, i comizi di stasera saranno spettacoli, esercitazioni oratorie, momenti di entusiasmo, vero o ben recitato, da parte dei rispettivi sostenitori. Ma non muoveranno nulla, non cambieranno le sorti della partita.

Potrebbe accadere il fatto inatteso, la comunicazione che rovescia le convinzioni, la notizia che sbaraglia l’avversario. Potrebbe. Ma chi, capace di ragionare e di riflettere onestamente, crederebbe allo scoop dell’ultimo minuto? No. Ognuno penserà che se una cosa così importante la dici all’ultimo comizio, quando la replica non ci può essere e non si può verificare se la cosa sia vera o no, vuol dire che lo fai solo per far propaganda. Se era una cosa seria, vera, a prova di smentita, una cosa importante per tutti, la dovevi dire prima. All’ultimo comizio è troppo tardi. "È nu pallòne".

Gira voce, non senza qualche conferma, che stia per esplodere la classica bomba, la notizia inattesa e dirompente che abbatte il nemico. Non ci credo. Ho vissuto non poche campagne elettorali e altre del passato mi sono state narrate dai diretti protagonisti. Non è mai successo che ci sia stata la bomba dell’ultima sera. “Le pallùne” da comizio, quelli sì. Ma oggi è difficile spararne uno senza rischiare di essere smentiti e ridicolizzati dopo pochi secondi da una veloce catena social cui affidare documenti e dichiarazioni. Comunque per sapere se ci sarà “bomba del chiusura” si deve attendere ancora pochissime ore. O ci sarà e la valuteremo per quel che sarà o sarà una bolla di sapone e svanirà molto velocemente. Domani ne riparleremo.

Intanto mi sono scoperto molto meno interessato, molto meno sotto pressione nell’avvicinarsi di questa “chiusura”. Per deformazione professionale, sono curioso solo di assistere a quali effetti oratori e scenografici faranno ricorso stasera i due schieramenti in lizza. Come cittadino ripongo in quest’ultima raffica di dichiarazioni pubbliche la speranza di poter sentire le cose che non ho ancora ascoltato, sperando di non sentirne altre che non sono degne di essere ascoltate.

Ovviamente domani continuerà questa rubrica dedicata ai miei ventitré lettori.  

Dal Sindaco, Fabio Adezio, vorrei sentire un consuntivo ma non solo. Certo lo deve fare, è suo dovere nel momento in cui chiede di poter finire l’opera iniziata. Ma per il consuntivo può affidarsi alla sintesi, all’invito di andare a vedere se le sue sono chiacchiere o se ci sono i fatti. Dovrebbe rendicontare su entrate e uscite spiegando quanto abbiamo messo in più o in meno e per che cosa tra le cose fatte e i servizi mantenuti, migliorati o attivati come nuovi. Questo dovrebbe rubargli i primi cinque dieci minuti, ma non di più. Sarebbe ora che si tuffasse con più gagliardia politica nella campagna elettorale. La sua scelta, coraggiosa al limite del temerario, di farla tutta in positivo confidando nel fatto che il Popolo capisce e che lo premierà con un vasto consenso, lascia un vuoto che non ha ancora colmato.

Chi vota sceglie. La scelta non è tra i programmi, tra i consuntivi cartacei, tra le slide e le tabelline. La scelta è tra chi si presenta. Per scegliere l’elettore deve convincersi che uno è meglio dell’altro, che il suo gruppo vale più dell’altro, che chi sta dietro il suo gruppo è più o meno affidabile dell’altro. Non si tratta di dire che uno è antipatico o simpatico. Il Sindaco non deve essere un “tipo”, non deve vendere prodotti ma deve essere una persona innanzitutto onesta e capace. Ecco, l’onestà che ffa’, mo’ non vale più? Aver amministrato cinque anni senza esser stato mai coperto da ombre o dubbi sulla onestà, conta o no? Aver subito esposti e essere uscito sempre pulitissimo, conta o  no? Conta far saper chi e perché ha fatto quegli esposti? Aver scoperto canili senza cani che pagavamo 10.000 euro l’anno o non aver avuto paura delle minacce, va detto o no? Aver amministrato senza discriminazioni conta o non conta? Aver privilegiato le scuole, la loro sicurezza, la mensa, le attività parascolastiche, cioè i nostri bambini, e poi anche la sicurezza e l’efficienza dei Cittadini e dei dipendenti comunali realizzando un Municipio all’avanguardia è da metter fuori dal consuntivo? È da proporre come criterio di scelta rigorosa tra chi ha amministrato e lo ha fatto e chi ha amministrato prima e non lo ha mai fatto? 

Che lui come Sindaco ha ancora la stessa auto senza che nessuno gliel’abbia bruciata conta o no?    

Conosco Fabio Adezio, non devierà di un millimetro la strategia che sta adottando in questa campagna elettorale.  

Dal mio Amico, Carlo Biasone, mi aspetto poco, in realtà, spero almeno che non faccia l’urlatore pure stasera, anche perché c’è chi vuole dormire a quell’ora. Se vuole evitare la figuraccia dell’attacco a testa bassa, delle accuse a grappolo e di tutte le nefandezze che gli vengono suggerite in queste ore, se vuole uscire da questa campagna elettorale con la dignità che deve conservare, qualunque sia il risultato, dovrebbe dedicare i primi minuti a dire almeno questo:

  • Raccontare con verità la sua esperienza già fatta come amministratore comunale. Come è arrivato a fare il vice-sindaco nel 2004 e cosa ha fatto fino al 2009? Soprattutto per la gestione del bilancio comunale e per quel piano regolatore che ha segnato a matita qua e là senza mai venirne a capo cosa vuol raccontare agli elettori? Oggi specula su questioni urbanistiche ma lui non è stato capace di fare nulla, proprio nulla. Dica qualcosa. 
  • Qual è il suo giudizio sulla gestione del Comune fatta da Dino De Marco tra il 2009 e il 2014? Cosa pensa oggi, cosa ha detto allora quando le casse comunali sono andate sotto per oltre 1,2 milioni di euro, quando la sala civica da 98.000 € è arrivata a costare 480.000€? Se non dice la sua bisogna ritenere che per lui quel quinquennio sia stato un esempio da seguire.  Può fare il sindaco uno che pensa questo? È affidabile un candidato simile?
  • Perché non è andato mai e poi mai a nessuna delle riunioni pubbliche convocate dall’Amministrazione Comunale in questi ultimi cinque anni? Come fa a dire che non c’è stato dialogo, non c’è stata informazione, non c’è stato confronto e addirittura trasparenza solo perché lui non c’è stato? Lui, quando ha governato per cinque anni, quante riunioni ha convocato con i Cittadini? Quante volte li ha informati sull’iter del PRG? Quante volte sul bilancio comunale? Quante volte su qualunque altra cosa che faceva o che aveva intenzione di fare l’amministrazione comunale?
  • Deve raccontare perché nel 2009 si è candidato contro Dino De Marco e Catia Giovina Matttioli Stella, che ora stanno nello stesso gruppo, che hanno firmato lo stesso atto costitutivo non ora ma un anno fa? Cosa è cambiato? Non certo la politica, non certo la voglia di rinnovamento. Cosa?
  • Deve spiegare come pensa di cambiare Miglianico se tra i soci fondatori dell’associazione, nata per fare la sua lista, ci sono due ex-sindaci - che lui non ha mai amato - ci sono ex assessori ed ex consiglieri, tutti uniti oggi solo dall’avversione e dall’odio personale. Ha fatto il conto? Lui con gli altri “scaduti” assommano a più di cento anni di occupazione delle pubbliche poltrone tra Comune, Provincia e Regione, a partire dal 1975 ad oggi. Questa zavorra non ammette il nuovo. L’unico cambiamento che Carlo Biasone può fare con questi soggetti che lo spingono e lo vanno propagandando porta-a-porta, è quello che riporta Miglianico indietro di molti anni, andando contro la storia. Una follia.

Per chiarire queste poche cose anche uno che ama l’eloquio morbido e avvolgente come Carlo Biasone può cavarsela in meno di dieci minuti. Poi potrebbe elencare almeno dieci cose che vuol realizzare: descrivendole, presentandole con i costi, i tempi e i luoghi dove realizzarle. Ad esempio, se, come i suoi vanno dicendo in giro, vuol fare la casa di riposo vicino al cimitero, può tranquillamente dire dove, così sapremo di chi sono i terreni. Visto che ci si trova può spiegare anche perché vuol mettere e tenere i Cittadini più deboli, quelli che meno possono muoversi autonomamente, lontani dal centro cittadino. Sant Esteve Sesrovires, con cui siamo gemellati, con i soldi della Catalogna, ha realizzato la nuova casa di riposo, più bella e moderna della precedente che stava in pieno centro urbano, e l’ha messa alquanto lontana dal centro cittadino. Ci hanno spiegato che quegli anziani sono di fatto tagliati fuori dalla vita locale. Vogliamo gemellarci anche per questo? Ma no! Carlo Biasone e i suoi sono più bravi, l’hanno pensata meglio. Oddio, vicino al Cimitero è un bel segnale, o no?

Carlo Biasone ha detto più volte che "al posto dell’autovelox pensiamo ad altri sistemi del controllo della velocità". Lo spero. Sono sempre stato contro l’autovelox, allora praticamente da solo. Ma non ho capito di cosa si tratta. Ho chiesto e, tranne il proliferare di pattuglie sparse sui nostri 110 km di strade, sembra che nulla di diverso ci sia, se non dissodare le strade e farle a dune per rallentare le auto. Forse è una bugia elettorale quella dell’autovelox? 

Non ho capito ancora dove vuole realizzare i vari bocciodromi sul territorio, chi li gestirà e quante società lo hanno sollecitato a realizzare tanti impianti. E soprattutto quanto ci costeranno. 

Se può dedicare qualche minuto a queste piccole curiosità di chi gli è Amico nonostante il disastro che sta facendo, gliene sarò sinceramente grato. 

Come dicevo. Non mi aspetto molto da lui. Questa campagna elettorale è stata per lui una vertiginosa involuzione. Per me una crescente delusione verso l’Amico che resterà sempre tale. 

Sinceramente, fino ad oggi da lui ho capito solo una cosa, la stessa che mi ha detto un anno e mezzo fa nel suo studio, quando mi ha anticipato questa operazione-contro. Secondo lui è Fabio Adezio che non va bene: "Ha fatto tante cose, si, nessuno lo nega. Ma fa difficoltà a relazionarsi con la gente, non passa la sua comunicazione". Gli dissi subito che anche Mario Amicone non era uno che dava pacche sulle spalle dei Concittadini e gironzolasse qua e là sorridendo come un venditore televisivo, però è stato un ottimo Sindaco. Nicola aveva il comando automatico sulla mano sinistra: passando in macchina la mano si alzava dallo sterzo ad ogni persona o anche ombra incontrata, ma come sindaco è stato meno di un quarto di Amicone. Di Dino De Marco non ho parlato. 

Qualcuno mi ha dato poi un’altra chiave di lettura. Col tempo ho dovuto ammettere che è quella che più di tutte si avvicina alla verità. E la verità che ora è sotto gli occhi di tutti, tutti quelli che non hanno paraocchi e orecchie turate. 

Carlo Biasone, Dino De Marco e Nicola Mincone non ammettevano, non ammettono e non ammetteranno mai che un giovane, benché molto capace e nonostante sia incredibilmente onesto, possa fare il Sindaco senza che loro (e chi con loro) lo possano guidare e gestire. Per questo Fabio Adezio è diventato subito “antipatico”. Poi per loro lo è stato ancora di più, perché le cose le ha cambiate davvero e la differenza tra oggi e il passato si vede, lo vediamo tutti. L’insieme-che-divide è il frutto di questo dispetto, di questa inconcepibile lesa maestà da arte di Fabio Adezio e di quelli di “Miglianico Cambia” verso quelli che pensano di dover essere sempre e soltanto loro a fa da “padron’e sòtte” a Miglianico.

21 - continua. 

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