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Acta Meridiana - 18

 

Ho rinviato più volte il tema dell’Europa e delle elezioni europee alle quali voteremo domenica prossima. È stato per validi motivi che è accaduto, come i miei ventitré lettori hanno visto ed apprezzato. Qualcuno di quei motivi, rimasto fuori fino ad ora, si è messo davanti anche oggi. Devo farlo entrare, ruberà qualche minuto in apertura di questa piccola nota quotidiana, nulla di più. Approfitto per una doverosa precisazione: non c’è stata e non c’è la ”proliferazione delle Letterine segno che si avvicinano le votazioni”. Chi lo pensa e lo scrive non ha buona memoria. Nel 2014 la frequenza fu la stessa, una nota ogni giorno: una necessità non un capriccio, come appare se si ha l’onestà intellettuale di valutare i contenuti benché non condivisi.

Tra i motivi che si sono messi avanti c’è la “sindrome della catenella”.   

Nella propaganda dell’insieme-che-divide la “sindrome della catenella” da ieri ha preso il posto di quello che era “l’assillo della catenella”. Ieri, infatti, alcuni Concittadini hanno visitato il nuovo Municipio, alla spicciolata o inviando quelle ridicole caricature degli agenti OVRA che sono i loro informatori. Erano alla disperata ricerca della fantomatica catenella. Ci hanno fatto tutta una campagna elettorale su quella catenella, o presunta tale, che avrebbe diviso il mondo in due nella sede municipale. Non potevano più farne a meno, è stata la loro droga, il viagra delle loro erezioni vocali. Si sono accorti solo ieri, ammesso che siano così sereni da accorgersene, che hanno fatto solo una gran brutta figura. Peggio di loro, lo dico con sincero dispiacere, sono quelli che fanno la claque, quelli che applaudono ad ogni rialzo di voce da parte di Carlo Biasone, senza rendersi conto di cosa stanno applaudendo. Hanno applaudito e urlato alla catenella ma la catenella nel Municipio, nella Casa dei Miglianichesi non c’è. Non l’hanno trovata neppure per tirare lo sciacquone. Ora come faranno?

 

 

 

Un'altra curiosità si è messa innanzi: il “porta-a-porta” e i suoi incidenti di percorso.

Tra i propagandisti girovaghi di ieri c’era ovviamente il mio Amico, Carlo Biasone. Fatte salve le processioni e il giro della “Miglianico Tour” una volta l’anno, era da molto tempo che i suoi morbidi passi non solcavano così dettagliatamente Via Roma e le “vie d’intorno”. Era accompagnato da una affettuosa promoter che aveva evidentemente stilato la lista delle “visite domiciliari”. Poi c’è stato l’incidente di percorso, in un altro percorso, quello automobilistico. Ha fatto dei giri in auto. Giri che sono stati notati perché lui - quell’auto e lui su quell’auto - non è passato mai tante volte in piazza negli ultimi dieci anni come nel solo pomeriggio di ieri. Le presenze come le assenze son facili da notare quando sono così macroscopiche.

È la campagna elettorale, lo sappiamo. Tra otto giorni, se i Miglianichesi non lo accontenteranno mettendolo alla guida della carretta che "ci riporterà indietro di venti anni", come commentava un arguto Concittadino che aveva notato il ri-apparire di Carlo in Piazza, non lo vedremo quasi più. È l’unica previsione che potrei tramutare nella scommessa di un caffè, visto che non faccio mai scommesse né previsioni. Ma nessuno accetterebbe di farla con me questa scommessa, perché tutti sappiamo che sarà così. Se Carlo Biasone non potrà guidare l’inversione di marcia del Comune, tornerà a passare in piazza lentamente nelle processioni e di corsa alla “Miglianico Tour”. 

Qui l’incidente nel percorso.

Ricalcandone le più sguaiate caratteristiche, Carlo Biasone ieri si è anche mostrato nuovamente come il “Carlo La Qualunque” delle sue sparate elettorali. È passato in piazza guidando mentre parlava al telefonino, incurante di tutto e di tutti. Ha dato un esempio di civismo niente male. Ci poteva fare una clip per il suo profilo Facebook, con uno dei suoi slogan “Carlo ascolta tutti. Pedoni e automobilisti sono avvisati”. 

Gli sono amico, a prescindere dal disastro che sta facendo, nonostante quello che sta facendo. L’Amico è tale perché conosce i tuoi difetti e, nonostante quelli, ti è amico. Penso sia lo stesso da parte sua. Avrei potuto fotografarlo e metterlo alla berlina usando contro di lui, o facendolo fare da altri (come fanno certi vigliacchetti che frequentano altre stanze) la foto di quell’inequivocabile peccato civico. Non l’ho fatto. Se qualcuno dei miei ventitré lettori mi rimprovererà, deve capire che c’è anche questa differenza tra chi guarda al futuro migliore per tutti e chi insegue il peggiore dei passati.    

A proposito delle performance da urlatore, di cui Carlo Biasone tanto va fiero auto-commentandosi al termine di ogni esibizione, non ricordo quanto male abbia parlato o se ne ha parlato dei marciapiedi realizzati in Contrada Piane San Pantaleone. È stata un’opera promessa per decenni, mai realizzata. L’hanno realizzata quelli di “Miglianico Cambia”, semplicemente, senza sprechi, senza favoritismi e senza discriminazioni, senza neppure strombazzare questo che è tra l’altro un fatto storico. 

Lui, Carlo Biasone, è distratto. I miei ventitré lettori no. 

Uno di loro mi ha molto educatamente fatto notare che quei marciapiedi sono da considerarsi una importantissima "prima pietra" di un’opera storica, "che va mantenuta e completata". Aggiungo, va realizzata al più presto, almeno in un paio di tratti, a Cerreto e non solo in quella Contrada. Sappiamo che bisognerà trovare la collaborazione o il nulla-osta di ANAS e Provincia. Ma su questa capacità di buone relazioni il Sindaco, Fabio Adezio, ha già dato ottima prova di sé. Lo dimostrano i fatti, non le chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere.

Questa piccola nota, dicevo all’inizio, doveva essere tutta dedicata ad un tema più ampio e di vasta importanza: l’Europa e le elezioni che andremo a fare per mandare i nostri rappresentanti al Parlamento di Strasburgo.

Sono un europeista convinto. Non molto entusiasta della gestione fatta negli ultimi anni a Bruxelles e nei Palazzi della UE, anche grazie all’assenza dell’Italia che, per colpa sua, ha perso peso e capacità di incidere in determinati processi politici continentali ed intercontinentali. La costruzione della Casa Comune Europea, che ha dei giganti come padri perché parliamo di De Gasperi, Adenauer e Schuman, ha garantito pace e sviluppo in un continente che, sin dal profondo dell’antichità, è stata teatro di guerre senza soluzione di continuità per millenni, fino al 1945. Ci sono tanti altri motivi per esser europeisti. Nessuno per essere nazionalisti anti-europeisti. Senza con ciò aprire la speculazione sulla tutela che ogni nazione, ogni popolo deve garantire ai valori migliori della sua storia, della sua cultura e dell’arte, della sua lingua, delle sue eccellenze territoriali e delle tradizioni locali mettendoci anche il tifo sportivo.

La mia prima tessera di partito è stata quella del Partito Popolare Europeo. Ho sempre votato alle europee sin dalla prima votazione quella del 1979. Lo farò con convinzione anche domenica prossima. Invito tutti a farlo pensando in positivo all’Europa Unita e non ad un’Europa da sfasciare, che significherebbe debolezza internazionale, incapacità di garantire progresso, recessione e povertà, forse anche problemi di difesa militare.  

Copiandomi largamente (il brano è tratto da “Appunti per una piccola storia locale”, ndr.)  voglio ricordare ai miei ventitré lettori e anche al mio Amico, Carlo Biasone, - non solo a lui ma anche a lui - un episodio carico di significato che risale a quarant’anni fa.       

“Era il primo maggio del 1979. Si era all’inizio della campagna elettorale per le prime elezioni del Parlamento Europeo. La DC voleva aprire con il massimo effetto possibile (l’anno dopo si sarebbe votato per le comunali con il sogno di “aremètte le nuce a lu poste”). Per il comizio di apertura venne l’on. Lorenzo Natali, che era sicuramente il politico italiano più importante in Europa (nella memoria di molti credo lo sia ancora) e non a caso. Il comizio fu fissato purtroppo per le ore 17. Il primo maggio alle ore 17 un comizio non si poteva fare neanche allora a Miglianico. Ma così fu. La DC mise in campo tutti i mezzi all’epoca possibili: auto, telefoni, casa per casa, mentre l’on. Natali continuava a sedere a tavola in allegra conversazione, dopo una gioiosa conviviale in casa dell’amico Giovanni Solimes, alla quale erano presenti dirigenti sezionali e amici vari. Si sperava di poter far slittare il comizio il più possibile per far venire gente. Ma Natali aveva tanto altro da fare e con quel sorriso reso ancor più bonario dai folti baffi incoraggiò tutti e spinse per andare a parlare. Il balcone di zio Ercolino (“Teresùcce”, attuale “Kadò Bar”) era imbandierato e risuonava di “Biancofiore”, l’inno della DC. La piazza era semivuota, diciamo così”. Cento/duecento persone all’epoca erano poche, troppo poche. “Ma il comizio cominciò lo stesso. Natali chiese scusa se aveva costretto la sezione DC a quel saluto proprio in quell’ora strana e in un giorno di festa particolare come il primo maggio. Poi disse subito "Oggi non stiamo parlando di una elezione come le altre. L’Europa sarà il nostro futuro. Siamo arrivati a costruirla con tanta fatica e pazienza ma ormai il futuro, anche il nostro di Italiani, è nell’Europa. Ecco perché questo giorno è importante per la nostra storia e va segnato nella nostra memoria". Beh, poi uno dice che ai comizi non si dicono verità. Quello era un giorno importante, anche per chi non aveva capito, anche per chi non ha ancora capito. 

Aveva ragione l’on Lorenzo Natali”.

18 - continua. 

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