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Acta Meridiana - 12

Categoria: Notizie
Pubblicato Mercoledì, 15 Maggio 2019 17:45
Scritto da Maurizio
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Domani, visto che non pioverà, avremo la gioia di poter assistere al primo comizio in piazza. L’evento è stato annunciato per le ore 21,00 in piazza.

A rompere il ghiaccio sarà “Miglianico Cambia”. Venerdì sarà poi la volta dell’insieme-che-divide.   

Nell’arco di ventiquattr’ore avremo la possibilità di farci un’idea sulla capacità di affrontare il pubblico che hanno i due schieramenti in corsa per le prossime comunali.

Il comizio non è la riunione in un locale. In un luogo chiuso, benché pubblico o aperto al pubblico, non tutti vanno ad ascoltare, per diversi motivi che tutti conosciamo.

Presentarsi in piazza significa avere non solo i propri invitati, non solo quelli inviati dalla controparte, non solo i curiosi che vanno da tutte le parti e neanche quelli che vanno dall’uno e dall’altro per non avere problemi ma avere tutti quelli che vogliono sentire anche senza farsi vedere. Un comizio lo si può sentire e guardare anche senza essere schierato tra il pubblico, perché lo spazio aperto consente alle persone di mettersi in un posto qualunque dove la voce amplificata arrivi chiaramente.

 

A sua volta la comunicazione deve essere necessariamente diversa. Il tono colloquiale tende a lasciar spazio a accenti più forti, ci può essere - ci sarà venerdì sera -  la tentazione di dire qualcosa di più, una di quelle cose tipo le bugie o certe insinuazioni contro gli avversari. Perché a un comizio si può rispondere con un altro comizio, mai durante. L’ausilio di immagini è meno efficace. La possibilità di distribuire documenti c’è ma sembra passata di moda.

Ma è comunque uno spettacolo della democrazia.

Prima, durante e dopo di questo ci sono sempre i programmi che non sono promesse fatte dal balcone ma documenti depositati in Comune, quindi impegni alquanto ufficiali. 

Aspettiamo di ascoltare i temi programmatici sui quali vorranno confrontarsi. Lo dovrebbero fare anche nei rispettivi comizi. Dovranno farlo quando saranno invitati dalla nostra brillante Azione Cattolica parrocchiale per l’ormai classico confronto tra candidati-sindaco che quest’anno dovrebbe esserci il 22 maggio prossimo.

Intanto colgo un paio di spunti tra quelli che mi sono stati simpaticamente segnalati dai più impazienti dei miei ventitré lettori.

La notazione simpatica per un aspetto anche comune, tra i non pochi che lo sono nei due programmi, è il richiamo al passato. Le note vintage sono strane o forse sono messe lì appositamente se penso alla tendenza assolutamente e indiscutibilmente innovativa di “Miglianico Cambia”. 

Sono appropriate, quasi una ammissione di origine genetica per l’insieme-che-divide.

Ambedue i programmi elettorali annunciano la volontà di attivare un non precisato servizio di collegamento tra le contrade ed il centro abitato. “Miglianico Cambia”, in modo più accorto, segnala la volontà di ottenere da TUA (la società regionale del trasporto locale) una speciale attenzione per potenziare i collegamenti da e per Miglianico, cosa che assolutamente necessita per una serie di motivi che principalmente i pendolari conoscono e che ad altri impediscono di diventare dei tranquilli pendolari.

Ricordo che questo del trasporto dalle Contrade al Cento abitato è un punto programmatico che comparve più volte nei programmi elettorali in occasione delle votazioni cadute nella seconda metà del secolo scorso ed anche ad inizio di questo secolo. Ricordo che nessuno riuscì a far neppure il primo passo. Allora non ci fu nessuna possibilità. Ad esempio, utilizzare gli scuolabus era praticamente impossibile se non andando fuori legge, ma lo era anche per motivi legati a turni e percorrenze. L’ipotesi di affidare il servizio ad una società privata si fermò subito davanti ai costi, che allora, e penso anche oggi, non erano facilmente sostenibili per un singolo comune di meno di 5.000 abitanti.

Ora le cose forse sono cambiate ma forse c’è dell’altro che non ha a che fare con queste riscoperte vintage di alcuni punti programmatici. Ne parlerò domani, forse ai miei ventitré lettori.

Intanto devo seguire i suggerimenti che mi sono stati dati. Segnalo un paio di chicche che oltre ad esser elementi di modernariato sono alquanto difficili da capire. Saranno non facili da spiegare anche per chi le ha scritte. 

Nel programma dell’insieme-che-divide si legge di una proposta che sembra messa lì come fosse una tappa miliare per il progresso di Miglianico. 

Sapete qual è? 

“Organizzare un torneo cittadino di bocce”. 

È vero, non sto scherzando. 

Non ho nulla contro le bocce, anzi, è una competizione rilassante e che non genera violenza tra concorrenti e tra tifosi. Da questo a dire che sia un elemento di sviluppo o di promozione per il territorio però ci passa davvero tanto.

Che le bocce siano ricomparse - secondo me con fini di mera speculazione - tra le attività sportive che si debbano assicurare e promuovere, ci sta. Che nel programma di quel non-gruppo ci sia la promessa di realizzare campi di bocce un po’ ovunque, in centro e nelle contrade, assommandone la previsione quindi ad almeno sei/sette può essere un tantino esagerato. Ma uno che fa, legge e salta alla promessa successiva, sapendo che tanto non si farà.

Mettere in risalto la promessa di organizzare un torneo cittadino di bocce è troppo.

Sembra di assistere alla bevuta serale dei villeggianti milanesi degli anni Sessanta che si davano appuntamento per il giorno dopo in spiaggia per sfidarsi a bocce o che, in spiaggia, fissavano la passeggiata con partita a bocce da “Pitrisìcche”. Al massimo sarebbe una scena per un quadretto teatrale o per un film, nulla di più.

C’è però da chiederci, è questo il futuro che ci stanno preparando?

È solo un filo di fumo in più negli occhi per nascondere le rughe del vecchio che avanza.  

Altra operazione vintage, molto più seria e problematica del torneo di bocce, è quella che riguarda il rapporto tutto da costruire tra amministrazione comunale e Famiglia Masci per utilizzare Palazzo Masci (lu castèlle). L’insieme-che-divide spende molte parole per annunciare un qualcosa che non precisa, volutamente.

Da quando ero bambino si è favoleggiato de “lu castèlle”. A quei tempi era una magione abitata, inaccessibile, moderna e prestigiosa. Ora, da non pochi anni, è uno scatolone vuoto e abbandonato, con probabili problemi di messa a norma degli impianti, con soluzioni da inventare per la ripartizione tra i tanti comproprietari interessati, con nessuna idea esplicitata su cosa dovremmo farci noi Miglianichesi di quel casone. 

Ma come, vanno accusando un giorno sì e l’altro pure l’attuale Sindaco che palazzi, scuole e palestre comunali sono vuoti - non è vero ma loro questo dicono - e vogliono andarne a prendere uno che è il più grande che c’è e che è un modello di vuoto e di abbandono?! Quanto costerebbe questa operazione simpatia con i proprietari di un immobile che non pagano tasse a Miglianico? 

Più direttamente c’è da chiedersi se in questa proposta fumosa e costosa non c’entri il fatto che uno dei candidati dell’insieme-che-divide, Fabrizio Di Moia, quello che "si alza prima degli altri la mattina e al suo passaggio si illumina Miglianico", sia titolare dell’impresa che ha fatto i più recenti lavori di manutenzione. È lui il titolare della stessa impresa che deteneva (detiene?) le chiavi di quel palazzo. È lui che probabilmente ha dato l’accesso a chi accendeva e spegneva le luci messe apposta per illuminare murature tristi di abbandono e con le serrande cadenti solo per dar forza al sedicente comitato della triade che tutti conosciamo e che tanto ci è costato.

Se l’insieme-che-divide vuol spendere soldi dei Miglianichesi per rivitalizzare edifici privati vuol dire una delle due cose: o che “Miglianico Cambia” ha già fatto tutto quel che si poteva ed ora devono inventarsi qualcosa purché sia o che hanno una malcelata propensione per la coltivazione di simpatie private, per pochi, non per tutti.

I miei ventitré lettori intuiscono la risposta esatta. 

Gli aspetti privati della propaganda vintage attuata dell’insieme-che-divide è quel che vanno meglio indagati con il tempo e lo spazio adeguati già da domani, casomai. 

12 - continua.