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Acta Meridiana - 11

Categoria: Notizie
Pubblicato Martedì, 14 Maggio 2019 19:49
Scritto da Maurizio
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Prima di far una prima capatina nei programmi elettorali depositati in Comune insieme alle liste dei candidati, devo dare ascolto a chi tra i miei ventitré lettori non si accontenta di leggere e commentare ma mi propone dei temi, più precisamente degli spunti da sviluppare. Quando uno ha solo ventitré lettori è contento perché si tratta di persone sincere e disinteressate. Ma deve anche far sì che non diminuiscano per l’abbandono di qualcuno che non trova quel che espressamente ha chiesto.

A chi mi ha ricordato che il mio Amico, Carlo Biasone, usa come slogan cose senza senso reale, come “Ritroviamo l’orgoglio di essere Miglianichesi”, devo rispondere che certe frasi si usano. O meglio c’è chi le scrive per Carlo pensando che possano avere effetti positivi sul piano elettorale. Non valuta, però, fino in fondo che certe cose son genericamente belline ma a volte anche controproducenti se messe in bocca a questo o a quel personaggio che, in un centro non grande come Miglianico, è già conosciuto per la sua storia politica, amministrativa, civica e sociale. Peggio di questo “non-sense” relativo ad un orgoglio che si ritiene perso e che si dovrebbe ritrovare grazie a lui, ci sono le frasi tipo “il sindaco di tutti”, peggio ancora “lui ti ascolta davvero”, perché qui siamo politicamente al millantato credito. 

Su ascolto e condivisione ho già raccontato qualcosa ai miei ventitré lettori. Altro racconterò in seguito. 

 

Sull’orgoglio di essere Miglianichesi non farò visite negli anni passati. Faccio una considerazione attuale che è due volte a sfavore di Carlo Biasone e dell’insieme-che-divide. La considerazione è questa. Miglianico era ferma, aveva subito i nefasti effetti della gestione amministrativa di Dino De Marco e dei suoi più stretti collaboratori (non tutti, tra loro, hanno avuto le stese colpe, ndr.), dopo i rallentamenti registrati dal 2000 in poi. Dal 2014, progressivamente fino a oggi, il nome di Miglianico è tornato in auge e significa, sia vicino sia lontano da qui, un esempio di buona amministrazione, un luogo dove si fanno cose belle e buone per tutti i Cittadini, che altrove non si sono fatte e non si fanno. Cito un particolare per tutti. La vicenda della grande emergenza neve che un paio di anni fa ha messo in ginocchio mezzo Abruzzo. Miglianico da allora è citata come modello di efficienza e di attenzione. Lo è grazie a chi in quei giorni era Sindaco, assessore, consigliere, dipendente comunale, volontario e cittadino motivato. 

Carlo Biasone dov’era?

Si ricorda di questo? Si è informato su alcuni dettagli tra i tanti che hanno fatto di quei giorni un’epopea dell’efficienza amministrativa in Abruzzo e anche in Italia?    

Bisogna ricordare a lui e a chi lo sostiene, come faccio retoricamente ai miei ventitré lettori che invece lo ricordano benissimo, che basterà quella vicenda per decidere oggi di votare, di corsa e con entusiasmo, Fabio Adezio e “Miglianico Cambia”. Lì, in quella vicenda, c’è stato il motivo concreto e luminoso dell’orgoglio dei Miglianichesi. Altri Comuni, anche vicinissimi a noi, sono stati senza energia elettrica per sette/otto anche dieci giorni. Sono stati bloccati da strade piene di neve per intere giornate. Da noi non è successo. Ciascuno di noi ha potuto così “farsi lo svelto” con quelli degli altri paesi che hanno dovuto ammettere che noi eravamo fortunati perché avevamo un Sindaco e un’amministrazione eccezionali.  Lì è scattato l’orgoglio anche a chi solitamente non è né orgoglioso né campanilista. 

Questo scatto di sano e genuino orgoglio si è ripetuto più volte. È successo ad ogni servizio introdotto, ad ogni risparmio ottenuto, ad ogni opera realizzata, perché si è visto che qui ci sono stati e altrove non ci sono stati. 

Il resto sono chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere.

Rinvio alcune chicche sui programmi, uno in particolare per i suoi riflessi vintage e la disinvoltura di certe previsioni, che, forse, nascondono anche qualche vecchio vizio della politica quando si ferma alla speculazione propagandistica.

C’è l’altra segnalazione di chi tra i miei ventitré lettori mi chiede com’è andata la vicenda del Piano Regolatore quando il suo destino era affidato a Carlo Biasone.

Andò peggio che per il bilancio. Perché alla fine il bilancio, nelle condizioni raccontate sommariamente ieri, veniva portato in Consiglio ed approvato. Il PRG non ha avuto la stessa sorte. È rimasto nel cassetto di destra della scrivania di Dino De Marco.

È arrivato vecchio nel 2014. Le condizioni erano cambiate. Ora che le cose principali sono state sistemate e Miglianico è nel novero dei Comuni virtuosi si può pensare ad un moderno strumento urbanistico. 

Torno alla narrazione.

L’incarico della redazione del nuovo PRG era stato affidato nel 2004, a fine del suo mandato, da Nicola Mincone. 

Carlo Biasone, fresco assessore all’urbanistica con Dino De Marco sindaco, avrebbe dovuto guidare e accompagnare il cammino della sua approvazione. Il racconto di cinque anni sarebbe lungo. Racconto qualche aneddoto illuminante. La conoscenza di quella bozza ci fu possibile perché feci un blitz. Convocai il redattore del PRG, l’arch. Antonino Di Federico, ad una riunione del direttivo nella Sezione dell’UDC. Apprendemmo così le linee generali che avrebbero dovuto sovrintendere al Piano e potemmo affidare al tecnico incaricato i desideri politici relativi a interventi previsionali capaci di smuovere il destino di Miglianico attraverso idee che valorizzavano il territorio e non le particelle dei singoli Cittadini. Ne ricordo due o tre che elaborammo in quella riunione. La prima era di prevedere un futuro spostamento della Cantina Sociale, auspicabilmente ampliabile a cantina consortile, lungo la Val di Foro così da rendere libera ed eventualmente edificabile l’area dove oggi si trova, il che avrebbe consentito ai soci di lucrare un qualche beneficio economico, visto che allora l’edilizia non era già entrata in crisi totale. La seconda era la previsione di una sistemazione nell’area prossimale del Golf di un complesso sportivo capace di interessare o di avere compartecipazioni da parte di altri comuni vicini, basti pensare allo sviluppo abitativo che ha avuto il Foro di Francavilla. Il terzo era più audace e proiettato al futuro medio e lungo: individuare un’area che non compromettesse gli sviluppi residenziali dove far spostare progressivamente (sarebbero occorsi tra i venti e i cinquant’anni) il cimitero. La soluzione cui tendevano quelle proposte era quella di avviare un prolungamento del centro abitato verso il lato Montupoli, frenando lo scivolamento verso i confini con Francavilla al Mare, il che avrebbe “costretto” i futuri residenti di quelle nuove aree edificate a passare, quindi ad animare il centro cittadino. C’erano state poi altre proposte relative al centro storico, al colle, alla viabilità di raccordo con le arterie principali. Proponemmo anche di immaginare una deviazione della Provinciale Sant’Antonio per farla uscire tra l’ex-tenuta Petrosemolo e la Nuova CTL così da poter rendere il tratto di provinciale che va da Paciocco al cavalcavia dopo Sant’Antonio una strada residenziale, dotata di marciapiedi, a bassa velocità e con possibilità di edificazione a distanza minore rispetto alle prescrizioni imposte dalla Provincia. Sarebbe stato un villaggio che si appoggiava al Golf. Questa proposta trovò subito l’opposizione “non argomentata” di Nicola Mincone.

Tutto il resto fu accolto con grande disponibilità dal tecnico incaricato e, alcune di quelle proposte le ritrovammo in una famosa planimetria che arredava il tavolo del pre-consiglio ogni tanto. 

Dino De Marco non gradì, non gradiva mai che altri gli dessero consigli. Riteneva che il Sindaco era lui e non aveva bisogno di altro che “di essere supportato”.

Carlo Biasone fece buon viso, come sempre.

Nelle successive riunioni in Municipio, non frequenti e sempre stringate, compariva quella planimetria, sempre la stessa, senza regolamenti, senza altro. Comparivano ogni tanto dei segni di matita qua e là. Alla richiesta di chiarimenti venivano date risposte imbarazzate e generiche con l’assicurazione che si sarebbe provveduto a eliminarle. Ma poi ricompariva la stessa planimetria con le stesse indicazioni a matita. Ne ricordo benissimo un paio: una prevedeva una zona artigianale in una zona neppure servita al più da una strada vicinale. Chiedemmo di chi fossero quei terreni. Non abbiamo mai avuto una risposta chiara. Altri segni di matita sembravano delimitare zone molto ben precise a Cerreto e a Contrada Piane. Nell’assenza di chiare spiegazioni, al termine della riunione si concordava che quei segni dovevano essere cancellati. Fu trovato un segno di matita che attraversava una vasta zona del territorio verso Cerreto: la spiegazione data fu che si trattava di una strada di piano. Fu fondatamente obiettato che una previsione del genere avrebbe favorito i terreni lambiti direttamente da quella strada prevista, anche qualora non fosse stata realizzata. Era in effetti così. Fu chiesto di sapere di chi fossero quei terreni accarezzati da quel segno di matita. Il Sindaco e l’assessore Biasone non ci diedero risposte chiare. Fu chiesto di cancellare anche quel lungo tratto di matita. 

Però ad ogni riunione successiva ritrovavamo quei segni con la scusa divenuta rituale "È stata solo una dimenticanza, ma è chiaro che vanno tolti". Il rito si chiudeva con il gesto di Dino De Marco, che tutti imparammo presto ad interpretare. Lui prendeva la planimetria e la rimetteva nel cassetto a destra della sua scrivania. Faceva rimbalzare un paio di colte la penna e tutto finiva lì. Significava che la cosa era arrivata dove lui non voleva. 

Il motivo era semplice. Come per il bilancio, ancor più per il PRG le riunioni erano approfondite quando erano presenti Dino De Marco, Carlo Biasone e il/i tecnico/i, il redattore e/o altri. Erano sommarie se c’erano altri assessori o alcuni consiglieri. Erano pressoché informative e vaghe se si trattava di pre-consiglio. 

Nessuna condivisione, nessun ascolto, questo fu.

Dino De Marco e Carlo Biasone non riuscirono a portare in approvazione quel PRG che pure avrebbe dovuto essere ben pronto dopo cinque anni. Sospettammo che Dino avesse volutamente frenato per riservarsi di tenersi tutte le decisioni per il secondo mandato, quando - pensava – avrebbe potuto avere mano libera. Poi, in seguito a quel che accade nel 2009, ebbe effettivamente la libertà di fare e disfare senza rendere consto a chi aveva avuto prima come suggeritori e controllori. Ma non fece nulla. Nessuno dei suoi ha avuto la sfrontatezza di mentire dicendo che in quei cinque anni, amministrativamente i peggiori della nostra storia, ci sia stata condivisione e neppure informazione sull’iter del PRG.

Ora Carlo Biasone parla di condivisione e di ascolto. 

Tra quelli che lo hanno ri-esumato c’è in prima fila Dino De Marco, un altro campione della non-condivisione e del non-ascolto.

La domanda è semplice: possiamo fidarci? I Miglianichesi dovrebbero fidarsi di costoro?

La risposta è ancora più semplice, almeno per tutti o quasi tutti i miei ventitré lettori. 

11 - continua.