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Acta Meridiana - 10

I miei ventitré lettori stanno dedicando il giusto tempo alla lettura ed al confronto dei programmi che le liste in campo per le prossime comunali hanno depositato. Oltre a leggere e confrontare si stanno dilettando nella scoperta o ri-scoperta di aspetti che sono anche divertenti, parlo di elementi contenuti nel documento elaborato dai cervelloni dell’insieme-che-divide. 

Come promesso, mi occuperò di questo nei prossimi giorni. Una cosa sola la posso anticipare.

 

Non svelo nessun segreto né cancello preventivamente l’effetto sorpresa se affermo che nel programma dell’insieme-che-divide non ci sono soluzioni né per metter mano al Municipio appena riedificato né tantomeno per sistemare la piazza Umberto I, che è stata strumentalmente ri-scoperta da alcuni notabili scaduti qui e fuori di qui. Ergo, il Comune sta bene dove sta. L’opera è valida, non presenta errori, non occorre far altro per migliorarla né dentro né all’esterno, quindi neanche per quanto riguarda la piazza. Probabilmente, anzi, sicuramente non c’è nulla da obiettare. È un’opera a regola d’arte. Occorrerà invece eliminare le opere realizzate sulla piazza nel quinquennio passato, dato che comportano scomodità di accesso, limitazione di utilizzo e, soprattutto, pericolo per le persone, in quanto vi sono dislivelli senza protezioni. 

Quando arriveremo al confronto tra i due programmi, se ci arriveremo, ci sarà meno tempo per chiarire altre cose che sono altrettanto importanti. Ad esempio, quelle cose che servono a spiegare a chi non lo sa e a ricordare a chi lo sa e lo ha lo ha dimenticato o fa finta di dimenticarlo, che possiamo/dobbiamo confrontare le caratteristiche amministrative dei due contendenti alla carica di Sindaco.

Di Fabio Adezio, che guida “Miglianico Cambia”, si può dire tutto e il contrario di tutto. Lo si può, lo si deve fare partendo dai fatti, valutando i risultati amministrativi, giudicando le opere e i servizi, le carenze, l’eventuale mancato rispetto degli impegni assunti cinque anni fa, i comportamenti assunti come Sindaco, non ultimo il buon nome che Miglianico ha saputo meritare in questi cinque anni.

Di Carlo Biasone, ri-esumato da quei notabili scaduti per guidare l’insieme-che-divide, non si può dire che è uno nuovo, perché nuovo non lo è. È un articolo ripescato tra vecchi manichini impolverati, dove lui stesso, volontariamente e non si sa ancora per quali precisi motivi, si è andato a mettere sette/otto anni fa. Carlo Biasone non è nuovo e non può dire di voler cambiare davvero Miglianico. Quando c’è stato lui al comando non lo ha fatto. Gli è stato dato potere, ha avuto forza amministrativa e spazio di manovra per dar prova di sé. Oggi, prima di annunciare cose che, come vedremo analizzando il programma, sono chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere-chiacchiere buone per nascondere intrecci e favoritismi, dovrebbe raccontare cosa ha fatto per Miglianico, pe’ Mijàneche e pe’ li Mijànichìse, quando ha avuto tutta la possibilità d farlo.

Carlo Bisone è un Amico di vecchia data e merita un paio di consigli utili per evitare che si perda tra le tante cose che può raccontare a suo favore.

Potrebbe con facilità ricordare come venivano fatti i bilanci comunali quando lui era assessore al bilancio. Ricorderà certamente che vigeva un metodo di “condivisione” (parola che usa e di cui abusa a scopi elettoralistici) nella stesura del bilancio che si può riassumere così. C’era una versione del bilancio comunale da distribuire ai consiglieri ed ai rappresentanti del Partito (l’UDC, ndr.) in sede di pre-consiglio: erano uno o due foglietti. C’era una versione un po’ più completa per gli assessori che avrebbero dovuto approvarlo in giunta: erano più fogli ma con una palese assenza di completezza e di chiarezza, del genere "ti devi fida’". Poi c’era il bilancio, quello vero, che era riservato al sindaco, Dino De Marco, al vice-sindaco, Carlo Biasone, e al capo-settore della struttura amministrativa. Carlo Biasone fece in modo che di questo non si parlasse nella campagna elettorale del 2009, quando lui era in una lista opposta a quella guidata da Dino De Marco. Ma Carlo ricorderà sicuramente che uno dei motivi, per i quali si fu più di una volta vicini a sfiduciare Dino De Marco facendo cadere l’amministrazione comunale, fu proprio il bilancio. Ricorderà che l’ultimo “salvataggio” di Dino operato da Nicola Mincone, quando la decisione di far cadere quel sindaco era stata presa, fu proprio in occasione del bilancio.

In quel bilancio i consiglieri non potevano vedere chiaramente, non potevano avere certezza per capire dove stavano i soldi e per cosa si potessero utilizzare. Poi, la limite, si meravigliavano, anzi, si incavolavano ovviamente quando, avendo ricevuto più volte un "non si può fare perché non ci sono i soldi in bilancio", sospettavano che alcuni acquisti accattivanti di oggetti fatti di metalli preziosi fossero stati invece possibili. Ma non potevano controllare: il bilancio era tutt’altro che condiviso. 

Racconterò anche la “condivisione” nelle gestione del PRG. Ora però devo utilizzare il poco spazio disponibile per dare al mio Amico, Carlo Biasone, il secondo consiglio utile per evitare che si trovi in bocca troppe cose da dire a suo favore. 

Si tratta sempre di bilancio, di quello del Golf. Nelle riunioni di pre-consiglio nelle quali si è parlato di Golf siamo stati sempre rassicurati, anzi siamo stati sempre fermati perché il Golf era da considerarsi chiaramente un recinto chiuso a tutti, perché era riservato a Nicola Mincone e a Dino De Marco. In verità a qualcuno di noi sembrava strano che ogni tanto Dino De Marco, in presenza di progetti non finanziabili con le risorse disponibili nel bilancio comunale o di dubbi sullo stesso documento contabile, mettesse avanti come soluzione ideale quella di "vendere il Campo da Golf". Fu stoppato dall’obiezione fatta da molti che un capitale così andava usato per avere utili non per coprire debiti. Non ci fu mai detto che il campo da Golf generava debiti, buona parte dei quali derivavano da compensi, indennità di carica e gettoni per soggetti scelti prevalentemente secondo il preciso gradimento del duo Nicola Mincone-Dino De Marco.

Carlo Biasone questa vicenda dovrebbe ricordarla e raccontare la sua versione per far capire quanto costava quella determinata gestione del Campo da Golf che era da considerarsi una passività per il Comune e per i contribuenti Miglianichesi. Lui quelle cifre le conosceva. Può dire casomai che non erano così critiche come quelle maturate durante i cinque anni di Dino Sindaco con i suoi scoloriti “progettisti”, ma non si capisce allora cosa ci faccia oggi lui “insieme” a Dino De Marco. Deve dire, possibilmente senza mentire per convenienza elettorale e senza omettere per lo stesso motivo, se si era accorto che quello era un giocattolo in mano a pochi ma che pagavano tutti, se si era accorto che era un debito senza speranze per le casse comunali. Perché delle due l’una: o non si è accorto di nulla, il che vuol dire che ha già dimostrato di non saper fare l’amministratore comunale, o sapeva e non ha né denunciato né saputo trovare rimedio, il che è peggio. Poi dovrebbe rispondere alla sua coscienza prima che agli sguardi dei suoi, dicendo se può fare il sindaco come occorre farlo in questa parte del secolo o se lo farà “per conto terzi” vista la sovrastruttura di burattinai che lo accompagna.    

L’opacità di quell’orizzonte, dicevo, aumentò molto nei cinque anni nei quali Dino De Marco fu sindaco e Carlo Biasone fu, come detto, cittadino assente, asserragliato nel suo indifferente silenzio, interrotto ogni tanto solo dal fatidico "una di queste sere andiamo a mangiare una piazza e parliamo".  

All’alba del quinquennio amministrativo 2014/2019, quello gestito egregiamente da “Miglianico Cambia”, il Campo da Golf era un debito per il Comune. Con l’avvento di “Miglianico Cambia” è passato da debito a risorsa attiva. I Cittadini di Miglianico non mettono più i soldi delle proprie tasse per la gestione del Campo da Golf. Il Comune incassa denari, perché ora si tratta di una voce attiva. Ci possono essere soluzioni ancora più efficaci? Può darsi. Ma non si leggono nelle carte né si sentono nelle parole di Carlo Biasone. Nell’insieme-che-divide, soprattutto tra i suoi manovratori, c’è tutta intera la storia di chi ha gestito male il Campo da Golf, ne ha fatto un problema e lo ha lasciato pieno di debiti.  

Anche questo traguardo, anche questo risultato positivo, indiscutibilmente positivo non piace all’insieme-che-divide? 

Significa che tutto il vecchio, che ha generato e dirige quel non-gruppo, vuol tornare al vecchio sistema: al paternalismo amministrativo che fa finta di ascoltare ma poi fa quel che vuole per chi vuole, tanto pagano li Mijanichìse. 

10 – continua

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