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Acta Meridiana - 7

I miei ventitré lettori si saranno chiesti in questi primissimi giorni di campagna elettorale quando cominceremo a conoscere pubblicamente i programmi delle due liste in lizza, soprattutto quando potremo sentirli annunciare, spiegare e poi confrontare. Non c’è fretta. I programmi sono stati allegati alla presentazione delle liste. Non possono inventarli. Possono raccontarli mascherandoli. Ma questa è la propaganda. Le carte stanno lì. I programmi sanno che spesso vengono invocati ed evocati in certi momenti soprattutto da chi non ha il coraggio di schierarsi, da chi si cela dietro un banale "prima devo leggere i programmi", una cosa che è giusta se non è agitata per questa o altre scuse. 

Approfitto della pazienza dei miei lettori per una divagazione che in realtà tale non è. Ieri, 8 maggio, a Miglianico un tempo si festeggiava San Michele Arcangelo, “titolare” della nostra Parrocchia e della nostra Chiesa madre. Questa antica tradizione ha resistito per un paio di decenni nel primo dopoguerra. Ora non c’è più. Penso non verrà più recuperata. Mi piacerebbe però ascoltare, poiché penso che nel dettaglio nessuno ci abbia pensato a scriverlo, che si metterà una particolare attenzione alla tutela e alla possibile valorizzazione di qualcuna delle tradizioni che ancora abbiamo e che resistono grazie all’impegno disinteressato e lodevole di non pochi Concittadini, quali quelli che hanno animato e animano il Comitato Feste e la Pro Loco. Tra tutte quelle che conosciamo, torno a puntare un piccolo faro sulla “Cuccagna della Madonna delle Piane”, che è rimasta mentre il palo della cuccagna a Cerreto non c’è più. La “Cuccagna” dell’8 settembre, per quel che ho potuto verificare sommariamente, è la più antica delle cuccagne ancora esistenti almeno in Abruzzo. Non ci vuol molto a mantenerla. Non ci vorrà molto neppure a valorizzarla, facendone un evento di rilevanza territoriale e poi, chissà, almeno regionale. Altrove cose del genere sono state fatte e sono quelle che ammiriamo in non pochi borghi d’Italia. Lo so che sono poche le case, pochissimi i voti a disposizione vicino l’amata chiesetta della Madonna delle Piane. Ma un impegno del genere penso valga nel tempo più di quanto valga un pugno di voti tra due settimane.

Torno ai programmi elettorali.      

Tranne i miei ventitré lettori che sono davvero pochi Concittadini che si stanno arrovellando il cervello per sapere cosa c’è scritto nei programmi elettorali. 

Sono invece molti quelli che, con più interesse, aspettano i comizi in piazza. Per ora non ce ne saranno, vuoi per il tempo che non promette bene, vuoi per la disabitudine che c’è nel far comizi, vuoi per il timore di fare flop, visto che mettere in piazza, o comunque in un luogo aperto un numero dignitoso di tifosi plaudenti con cornice di curiosi non è cosa facile, vuoi infine perché le nuove generazioni si fidano più del web che della propria presenza fisica in pubblico.

Intanto sarebbe bello conoscere nel dettaglio, motivatamente e con adeguate controdeduzioni il pensiero di quelli che si incontrano nelle lussuose sedi dell’insieme-che-divide sulla relazione di fine mandato che il Sindaco, Fabio Adezio, ha pubblicato in tempo e con tuti i crismi del caso. Non dimentichiamo, per esempio, che, nel 2014, il sindaco uscente non pubblicò la sua relazione di fine mandato, che è un obbligo di trasparenza non una mossa propagandistica. La vicenda fu tragicomica e non solo quella.

Sul consuntivo ufficiale e certificato di un’Amministrazione comunale, il gruppo che si propone come alternativa dovrebbe dire molte cose. Dimostrerebbe così quali sono stati, a suo parere, gli errori commessi, quali gli sprechi, quali le omissioni, quali le carenze. Poi potrebbe, sempre a suo modo, commentare. Tra coloro che sguazzano tra via Roma 90, palazzetto Martinelli e la “Magione Palocco” in via Martiri Zannolli, almeno uno, il dott. Fabrizio Papponetti, dovrebbe tirar fuori le carte, pubblicando una sua relazione di fine mandato come consigliere di opposizione. Anche lui ha avuto un consenso popolare per fare una cosa, l’opposizione. Anche lui dovrebbe raccontare nel dettaglio cosa ha fatto. Ma forse lui un suo consuntivo non ce l’ha. Non ha nulla da dire sui suoi tranquilli cinque anni nella casa comunale? 

"Se hai fatto bene l’opposizione ti presenti e se la gente te lo riconosce, vinci. Io non ti posso fare molto per te anche se vengo a fare un comizio al giorno": è quel che, parola più parola meno, l’indimenticato Remo Gaspari disse a Mario Amicone agli inizi del 1985, quando l’allora Segretario della DC e futuro Sindaco di Miglianico andò da lui per avere aiuto e consigli su cosa fare nella composizione della lista e nella successiva campagna elettorale. 

Mario Amicone, ascoltò Gaspari e vinse. Vincendo aprì una stagione di rilancio e di sviluppo per Miglianico, un trend ammirato da tutti e poi svilito progressivamente dai Sindaci che lo hanno seguito dal 1993 fino al 2014.

Fabrizio Papponetti non può andare da un Remo Gaspari, non ce l’ha. Ascolta forse altri consigli o nessun consiglio.

Tra le relazioni da presentare agli elettori ci sono quelle imposte dall’etica personale prima che politica. Parlo del mio Amico, Carlo Biasone. 

Esser stato ri-esumato da quelli che lui prova pietosamente a nascondere chiamandoli “i senior” non lo esime dal mettere a disposizione degli elettori quegli elementi che possano raccontare la sua vicenda politica e, ancor di più quella amministrativa. Fino ad ora non ha detto nulla su questo. Si è schernito ammettendo solo di aver fatto una esperienza, nulla di più. 

Gli chiederei di raccontare anche altro, ad esempio la vivace ma incompresa vicenda dell’Associazione “Il Miglio”. Ma occorrerebbe non poco tempo per inquadrarla storicamente prima di poterla affrontare svelandone i simpatici aspetti personali. Chissà, forse ne parlerò ai miei ventitré lettori più in là.

Della sua esperienza come candidato nella lista UDC alle elezioni del 2004, della sua esperienza come vice-sindaco per i successivi cinque anni, soprattutto della gestione della delega all’urbanistica (leggi gestione del Piano Regolatore Generale) nello stesso periodo, della sua ricandidatura nel 2009, della campagna elettorale condotta in quel 2009 e di come fu condotta da lui, e della sua sdegnosa decisione di mollare tutto, soprattutto quel gruppo di Amici, dopo la bocciatura dell’elettorato miglianichese che praticamente gli dimezzò i consensi, lui non ha ancora detto nulla. Eppure dovrebbe. 

Carlo Biasone - soprattutto chi lo ha ri-esumato e ora lo va propagandando casa per casa - non è uno nuovo. Non può presentarsi come se fosse stato appena creato. Lui ha una storia umana e professionale di deciso spessore. Ha un vissuto sociale e civico che possono avere un peso nel giudizio degli elettori di oggi. Ha una storia politica e amministrativa che devono essere ben illuminate perché ciascuno sappia se lui è stato capace, lineare, sincero, efficace, adeguato non tanto allora, dato che il giudizio c’è stato, ma adeguato alle promesse che fa oggi. 

Il Sindaco, Fabio Adezio, deve essere giudicato per quello che ha fatto in questi cinque anni e che testimonia se saprà fare quel che promette per i prossimi cinque anni.

Carlo Biasone non deve avere remore di sorta. Sicuro del suo valore, può mettere sul tavolo carte importanti quanto lo sono almeno quelle dei cinque anni trascorsi al fianco di Dino De Marco (quasi cinque anni, ndr.) impegnato in un settore quantomeno strategico quale può essere quello della pianificazione urbanistica e della gestione del PRG. Pare stia promettendo cieli e soprattutto terra ai Miglianichesi. Questo suo speciale curriculum deve presentarlo. Gli conviene sicuramente. Sono aspetti che, gettati nell’agone della propaganda elettorale, determineranno voti e simpatie.

Ai due contendenti e ai Concittadini che hanno accettato il peso della candidatura nelle rispettive liste faccio un invito. Lo faccio prima che tramonti questo 9 maggio, data che ci ricorda il sacrificio di due grandi Italiani uccisi proprio il 9 maggio, nel non lontanissimo 1978: Aldo Moro e Giuseppe (Peppino) Impastato. Certamente diversi per mille aspetti, forse opposti per alcuni altri, ambedue oggi ci ricordano il valore dell’impegno civico prima che politico. 

Guardare indietro non sempre è semplice nostalgia. In certi casi, come questi in particolare, guardare indietro significa alzare lo sguardo verso esempi importanti, indicazioni buone, stelle luminose nel nostro orizzonte. 

L’invito è questo: dedicare anche solo nella propria riflessione personale, un attimo a questi valori incarnati da chi fu ucciso il 9 maggio del 1978. E non solo loro.

Porto nell’animo oltre che nel ricordo un dolore incancellabile per la vicenda di Aldo Moro, l’Amico di Papa Montini, il mio Papa. Sappiamo ormai tutti, senza differenze di opinione politica, che se non fosse stato eliminato Aldo Moro, l’Italia sarebbe diversa, migliore, secondo il parere dei più.

La tenacia di Impastato e ancor di più la tenace mitezza di Moro sono modelli utili anche per chi si affaccia alla sola esperienza della politica locale. Sono utili a tutti, anche a chi vive con il giusto interesse di Cittadino la fase del confronto e della propaganda come spettatore che si allena e che diventerà protagonista nella cabina elettorale. 

Prima che qualche “cretino illuminato da lampi di imbecillità” provi a speculare su queste cose che sono tra l’umano e il sacro, voglio ricordare, per quel che più direttamente mi consta, che Moro era tutt’altro che un tipo molle. Era un pacifico ragionatore, un uomo che usava il dialogo per vincere non per bassa mediazione, un politico forte nella difesa della propria parte politica, lungimirante anche nel provvedere agli strumenti più drastici di resistenza, essendo stato di fatto colui che avviò l’operazione conosciuta come “Gladio”. Fu quello che alzò la voce in Parlamento per dire che la DC non si sarebbe fatta processare nelle piazze e che difese i suoi compagni di partito in molti momenti di aggressione scandalistica. Fu tanto altro. Fu come non pochi altri protagonisti di quella stagione, un grande. È un gigante se raffrontato a non pochi nani e ballerine che oggi sgomitano per conquistare un posto in vista sul palcoscenico della politica, nazionale e locale.

7 - continua

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