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Acta Meridiana - 2

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 04 Maggio 2019 15:34
Scritto da Maurizio
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Ora che le presentazioni sono state fatte si può passare a discutere. Sarebbe questa la sintesi della due sere dedicata alla ufficializzazione dei candidati a Sindaco e dei componenti li rispettive liste in lizza per le comunali del 26 maggio prossimo.

I miei ventitré lettori però attendono di sapere cosa è accaduto ieri sera in sala civica. Come sanno c’è stata la presentazione della lista denominata “Miglianico insieme” che correttamente si legge l’insieme-che-divide. È il non-gruppo che alcuni vecchi arnesi della politica locale hanno allestito per dare una presentabilità al mio Amico, Carlo Biasone, da loro ri-esumato perché ritenuto adatto all’operazione vendetta promessa già a giugno di cinque anni fa e preparata con assillante determinazione.

 

Ieri avevo facilmente anticipato sia la sceneggiatura della rappresentazione sia alcuni elementi caratterizzanti. Dal buonismo di facciata, alle toccatine polemiche senza costrutto, dagli annunci programmatici ripescati, copiati o inventati a bella posta fino a tutto quel che occorre per fare delle loro chiacchiere qualcosa di presentabile tutto si riduce ad abile ma anche sfrontata propaganda. Penso che i prossimi giorni serviranno a scremare alcune cose, a farne emergere altre e a sistemare nel loro posto naturale anche alcuni Concittadini, candidati e non, che sorridono artatamente facendo finta che la memoria possa essere cestinata e distrutta come fossero fogli imbucati frettolosamente in una delle macchinette distruggi-documenti. 

La notazione fatta per la serata di presentazione di “Miglianico Cambia” vale esattamente anche per la serata di ieri. La sala era piena. Di chi, anche qui, si tratta di un discorso a parte. A seconda delle parti in campo ci sarà raccontato che era stra-colma o, viceversa, che c’erano quelli che dovevano esserci e i soliti curiosi. Questi numeri che oggi appassionano alcuni, non hanno efficacia sul piano elettorale. Se ne avrò le forze e il tempo, dedicherò una di queste note ad una prima riflessione relativa ai numeri con particolare riferimento allo svolgimento delle campagne elettorali. Ora non ho lo spazio per farlo altrimenti priverei i miei ventitré lettori delle notazioni che attendono e che sono relative a quanto è stato detto in sala civica ieri sera. 

Anche in questo caso è impossibile fare un’accurata sintesi di quanto è stato detto. Ma con una differenza sostanziale, davvero sostanziale. La sintesi di quanto detto dai candidati di “Miglianico Cambia” era difficile per la gran quantità di elementi portati come consuntivo e come cose che si stanno ancora realizzando sul piano amministrativo. Nel caso dell’insieme-che-divide la sintesi sarebbe difficile ma anche inutile. Tranne i pochi spunti che sono stati il ritornello della serata, il resto è stato un mare di belle parole messe lì solo per rendere presentabile quel che altrimenti sarebbe apparso nella sua vera essenza da subito. Il mio parere forse conta solo per i miei ventitré lettori o forse neppure per loro. Tanti altri non saranno d’accordo. Ma ci sono le registrazioni come prova. La verifica è alla portata di tutti, tutti quelli con sincera onestà intellettuale, ovviamente.   

Come anticipato alcuni candidati hanno fatto un buona figura, essenzialmente per la loro posizione personale rispetto ai fatti e alle appartenenze che invece hanno generato problemi di coerenza e di imbarazzo in altri di quella lista. Penso agli interventi di Emiliano Di Bartolomeo e di Antonella Cavuti. Il “caso Rossano Roscioli” lo tengo da parte per motivi che ora non anticipo. Qualcun altro ha provato a “fare lo splendido”, come si dice qui e altrove, con risultati alquanto pietosi. In generale tutti hanno usato gli slogan confezionati da quei signorotti e sodali che Carlo Biasone ha pietosamente definito i “senior” della politica locale e che sono il triste profilo, il vero skyline dell’insieme-che-divide. A loro è dedicato ovviamente l’invito alla riflessione contenuto nell’immagine che commenta questa nota.   

Tra le cose che ho facilmente anticipato c’è stata la marchiatura politica della lista. La prima a parlare - caso o non caso - è stata la dottoressa, architetto Chiara Coletta. Ha decisamente affermato che lei è in lista come capo della “Lega-Salvini” di Miglianico e dell’intera Val di Foro. Serviva dirlo? No, se si tratta di una onesta lista civica. Si, se si vuole sfruttare la propria forza politica a vantaggio della lista, ma dovendola così marchiare chiaramente. A margine della riunione di ieri sera è stata raccolta l’indiscrezione, ma si tratta di una conferma, che la “Lega-Salvini” entrerà pesantemente in questa campagna elettorale comunale. I candidati iscritti al PD, come Fabrizio Papponetti, o comunque con una storia ineccepibilmente di sinistra come Rossano Roscioli, non hanno invece dichiarato la propria appartenenza. Sarebbe stato corretto se si trattasse davvero di un’onesta lista civica. Forse hanno sbagliato. È apparso, invece, come una imperdonabile mancanza di dignità e un forte smottamento della loro coerenza.  

Non voglio ora annoiare i miei ventitré lettori ripetendo sempre cose già assodate che riguardano proprio il dott. Fabrizio Papponetti. Ma va detto che agli altri, a quasi tutti gli altri, le bugie possono essere perdonate. A lui no. È stato eletto cinque anni fa consigliere comunale non per meriti politici ma per specifiche esigenze personali, come mi ha sinceramente detto proprio allora un suo parente con vetuste esperienze di assessore comunale. In cinque anni non ha fatto praticamente nulla, non ha promosso una riunione, ha sonnecchiato in Consiglio comunale, ha goduto essenzialmente di essere un residente effettivo di Piane San Pantaleone, che è sempre una gran bella cosa ma non proprio scontata. Non ha fatto neanche i manifesti di “Progetto Miglianico”, sì quelli che, come ha efficacemente ricordato il dott. Pasquale Di Crosta, facevano affiggere ad ogni festa comandata. Almeno per questo potrebbe star tranquillo perché di quei manifesti non ne hanno azzeccato neppure uno, che sia uno. Ma quei manifesti, lui lo sa, li hanno scritti altri. E lui si fida ancora di loro. Sicché ieri sera ha leggiadramente mentito provato a raccontare un’altra storia, quella di un suo impegno costante e efficace. Gli hanno insegnato almeno a fare la vittima e ha avuto la sfacciataggine di dire che ha avuto sempre difficoltà ad avere i documenti. Le carte del Consiglio le ha sempre ricevuto ufficialmente a casa per posta elettronica certificata. Altre carte, in anteprima il più delle volte, forse gliele ha passate qualche dipendente comunale poco attento ai propri doveri o qualche consigliere comunale molto più attivo e capace di lui. Papponetti parte male. Verrà salvato anche questa volta. Avrà le preferenze che gli serviranno per entrare in minoranza. E sarà ancora per cinque anni un tranquillizzato consigliere comunale. Alla fine, a lui interessa solo questo.  

Molto più bravo di lui sia a recitare sia a mentire è stata la dottoressa Laura Nanni. Simpatica, determinata, volitiva, appassionata di questo e di quello ma sfrontata sul piano della narrazione storica, lei può dire tutto. Ma non deve dire che lei è diventata presidente della Pro Loco, appena iniziata l’era nefasta di “Progetto Miglianico” in modo libero e svincolato dal potere vigente. L’indimenticato Renato De Luca si era fidato di certi soggetti, aveva ottenuto consensi bipartisan, era pronto ma ha capito di essere finito in un trappolone. Ha avuto una dignità che Laura Nanni farebbe bene a tenere come modello. Lei ora dice che è stata cacciata dai nuovi amministratori appena arrivati (quelli di “Miglianico Cambia”, ndr.). Mente. Il Sindaco, tutta la maggioranza e anche se avesse l’appoggio di tutta la minoranza, non potrebbero cacciare un Presidente della Pro Loco, perché non hanno il potere di farlo. Lo possono fare, per le rispettive competenze statutarie, il direttivo e l’assemblea degli iscritti. Lei aveva guidato quel direttivo. Lei era Presidente quando ha fatto il tesseramento di quell’anno. Lei firmava le convocazioni delle assemblee. Quel Direttivo e quell’assemblea hanno votato. Lei non è stata più Presidente. A questo ha aggiunto un piccolo momento di mancato rispetto istituzionale: ha fatto un manifesto e lo ha firmato come presidente della Pro Loco, un manifesto che non doveva fare per correttezza istituzionale. Giova ricordare che praticamente tutto il Direttivo che l’ha accompagnata è rimasto ed ha dimostrato di fare molto di più e molto meglio, rimanendo anche in quanti cinque anni libero, senza padroni politici. Qualcosa questo vorrà dire, o no? Sugli ostacoli avuti come manager e attrice teatrale, che sa fare tant’è che ieri sera ha ben recitato, personalmente ricordo che l’Amministrazione Comunale ha, ad esempio, accompagnato e sostenuto la rassegna di teatro dialettale promosse dagli “Stralunati” e realizzate nella Cripta di San Pantaleone. 

Prima di dedicare il doveroso spazio (poco perché tanto ne merita oggi) al mio Amico, Carlo Biasone, i miei ventitré lettori hanno diritto a sapere una cosa: cosa ha detto Antonio Di Sipio. Il suo è stato un intervento raggelante. È stato presentato come consigliere comunale uscente. È vero, non ha mentito come Fabrizio Papponetti dicendo di aver fatto chissà che cosa, perché lui non ha fatto davvero niente. Ma non ha avuto la lealtà verso sé stesso e verso i suoi sostenitori, non ha avuto il coraggio di raccontare come mai è stato eletto con “Miglianico Cambia” e ora si trova con chi il cambiamento lo vuole annullare. Certo, che per lui sarebbe molto imbarazzante spiegare quel che è accaduto ma non può pensare di ingannare le persone facendo finta di niente né può dire che farà cose per la sua Contrada “Foreste”, perché in tutti questi cinque anni non ci ha nemmeno provato. Per questo parlano le carte, la propaganda sta a zero. E se avesse fatto qualcosa e avesse le carte ma non le ha presentate vuol dire che non sa fare neppure la propaganda. 

Eccomi a Carlo Biasone. È ancora molto impacciato ma un po’ sta migliorando. Si è fatto coprire di complimenti e di elogi nello stile che sta tornando di moda. Gli hanno anche tributato il titolo di “capitano”, vabbè. Ma poi, da lui poco o niente se non qualche grossolano intervento fuori posto. Il suo discorso è stato deludente e non solo perché, come previsto, non ha seguito neppure uno dei consigli che questo sincero amico gli ha suggerito in tempo utile per esser inseriti nel pistolotto propagandistico che gli hanno confezionato. Almeno ha fatto capire qualcosa di quel che sarà questa campagna elettorale. Quel che potrebbe essere la possibile esperienza di Carlo Biasone sindaco non lo si potrà capire da queste recitine serali. Carlo Biasone lo conosciamo, l’uomo è quello non può reinventarsi a cinquant’anni e passa. Ha amministrato, ha evitato accuratamente di fare l’oppositore, un’attività ritenuta evidentemente a perdere, ha sdegnosamente evitato qualunque impegno per anni. È vero e per questo non è una sorpresa. Chi lo ama e chi non lo ama lo fanno perché lui è così.

Nei suoi diciotto minuti di pistolotto finale ha detto poco e niente, il poco che ha detto ha denotato più di uno strafalcione ed è riassumibile in pochi spunti. Comincio dagli strafalcioni. Ha gettato un amo avvelenato verso il “M5S” di Miglianico. È stata falsa la dichiarazione di vicinanza. È stato, è interessato il presunto dispiacere per quell’assenza, perché lui è contento, è stra-felice di non avere chi, come il dott. Pasquale Di Crosta e i suoi amici del “Movimento” nulla gli avrebbero risparmiato anche in termini di competizione sui singoli voti. La captatio benevolentiae in certi casi può rivelarsi un boomerang. 

Ha passato il confine della correttezza quando ha provato a metter il marchio sulla “Miglianico Tour”. Lo ha fatto passando per una citazione che doveva fare, ma non su questo aspetto, per ossequiare Nicola Mincone che oggi è uno dei suoi padrini dopo esser stato uno dei suoi non-sostenitori in passato. La “Miglianico Tour” è un patrimonio di tutta Miglianico. Tirarla dentro questa campagna elettorale è pericoloso, significa volerla danneggiare. Carlo Biasone ha sbagliato anche in questo, soprattutto in questo. Ma anche sul nostro Santo Protettore ha commesso un errore di tentata appropriazione indebita.  

Il resto del suo quarto d’ora di discorsetto lo ha dedicato a pochi argomenti, che già annoiano. Usa slogan vecchi, tirati fuori dalla naftalina ogni cinque anni. Da decenni in campagna elettorale si cerca di prender voti affermando una cosa che è una bandierina sdrucita "il centro e le contrade hanno la stessa dignità" o il più trito "non esistono cittadini di serie A e di serie B". Ha promesso cose che denotano mancanza di senso di responsabilità amministrativa: l’ascolto di tutti a tutte le ore, le sempre sventolate porte aperte ormai agitate da metà del secolo scorso, l’apertura sempre e a tutti del Municipio, senza ricordare il fatto che lì si lavora per tutti gli altri Cittadini, non solo per quelli che vi entrano per dire o contraddire, e altre parole di propaganda buone per un applauso a comando ma che poi svaniscono al primo giorno di amministrazione, come è sempre successo, come è sempre successo. E lui lo sa. Ha provato addirittura a forzare con annunci di quelli davvero di pura propaganda: il Consiglio comunale itinerante nelle contrade. È così che si tengono informati i Cittadini o è così che si prendono in giro gli elettori? Carlo non ha partecipato a nessuna delle riunioni fatte nelle Contrade in questi cinque anni sia dall’Amministrazione Comunale che lui osteggia a prescindere sia dal “M5S” che blandisce strumentalmente. Lui, da vice-sindaco non ha voluto fare mai un incontro, che fosse uno solo, nelle contrade. Ha cambiato idea? È credibile?

La cosa più bella è stata questa. Lui (veramente chi sta dietro di lui, ndr.) ce l’ha con il Municipio. Che ora sia un posto bello e sicuro, che i Miglianichesi abbiano la più moderna e funzionante delle Case comunali rispetto ai Cittadini di tantissimi altri Comuni non gli interessa. Il Municipio va demolito perché dà fastidio al nostro Amico, Luigi Porreca, il quale, invece, trarrà più di tanti altri grandi benefici dalla presenza di una struttura attiva proprio in quella porzione di piazza, che è la sua sede naturale. Ma ora Carlo si è spinto a dire - e non solo lui ieri sera - che vorrà interagire con la Famiglia Masci per poter utilizzare Palazzo Masci (lu castèlle). Penso che spiegherà nei prossimi incontri di cosa si tratta, visto che quell’immobile è una casa privata, che poco o niente ha dato a Miglianico. Per le altre case private, anche più vecchie e altrettanto vuote che farà? Due minuti prima aveva detto che abbiamo troppi edifici pubblici vuoti. Non è vero ma lo ha detto. E con tanto patrimonio pubblico già disponibile e, secondo lui, ancora vuoto, perché l’insieme-che-divide vuole fare accordi (onerosi, pagati con il nostro denaro?) per utilizzare un immobile grande, soltanto grande e che necessità di costose opere di adeguamento e di manutenzione? C’è di mezzo il candidato consigliere Fabrizio Di Moia che è stato l’ultimo a fare dei lavori lì e che ha avuto chiavi di accesso e chiavette per le luci in questo specialissimo interesse verso Palazzo Masci? Finalmente comincia a palesarsi qualcosa circa la strumentale e, ancora per non pochi versi, oscura vicenda del sedicente Comitato “Salviamo la piazza Umberto I”.

Ci sono ancora terreni, progetti non recenti, promesse rinnovate e un inestinguibile filo di fumo autoprodotto che devono far la loro comparsa in questa campagna elettorale dell’insieme-che-divide.

2 – continua.