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Acta Meridiana - 1

Con la sera dei cento applausi è iniziata questa campagna elettorale per le Comunali che si terranno il 26 maggio prossimo. 

I cento applausi in verità sono stati qualcuno in più, ma così suona meglio. Li hanno tributati al Sindaco, Fabio Adezio, e ai suoi compagni di avventura i tanti che sono accorsi ieri sera nella Sala civica comunale alla presentazione ufficiale della lista di “Miglianico Cambia”. La sala era gremita come ci si aspettava. Ovviamente i sostenitori del Sindaco, Fabio Adezio, diranno che era stra-piena. I tifosi dell’insieme-che-divide diranno che c’era poca gente. La notazione da fare, in certi casi, è un’altra ed relativa a chi c’era e a chi non c’era. C’erano praticamente tutti quelli che dovevano esserci a testimonianza del radicamento effettivo dei candidati di MC nell’elettorato locale. In particolare c’è stato un forte entusiasmo che, ad esempio, “Progetto Miglianico” non ha affatto riscosso nel 2014 quando si è ripresentato ai suoi elettori. Qualcosa questo significa, eccome. 

 

Per quanto riguarda i singoli, c’è stata forse qualche assenza inattesa sulla quale gli organizzatori dovranno fare attentamente le loro valutazioni. Esse andranno fatte prima di gongolare per le non poche presenze, convinte e plaudenti, che ci sono state e che qualcuno, messo lì a controllare, ha dovuto constatare con alquanta amarezza. 

I miei ventitré lettori sanno che siamo solo alle schermaglie. La partita è appena iniziata. I numeri di queste prime sere dicono poco o nulla.

La manifestazione è iniziata con una piccola sorpresa. Sono venuti due Sindaci, quello di Ripa Teatina, Ignazio Rucci, e quello di Francavilla al Mare, Antonio Luciani, a sostenere apertamente il loro collega Fabio Adezio. Il Sindaco Luciani ha detto anche qualcosa che ha seppellito definitivamente la polemica che Carlo Biasone e i suoi hanno già provato ad alimentare. Luciani si è apertamente complimentato con il Sindaco di Miglianico per il nuovo Municipio. "Lo avevo invitato a riflettere quando era all’inizio di quell’avventura. Ora ho visto quanto è bello il nuovo Municipio e gli ho stretto la mano perché lui ha avuto ragione". Diceva uno che stava lì a sentire "E mò quegli altri che possono dire più? Niente!".

È impossibile raccontare in uno spazio così limitato gli interventi, da quello magistrale del Sindaco, Fabio Adezio, a quelli tutti calibratissimi ed efficaci (tranne un paio un po’ più lunghi) dei candidati di “Miglianico Cambia”, in particolare dei nuovi: un eccezionale Roberto Ferrara, un emozionatissimo Tommaso Palmitesta e un monumentale Pino Timperio. È stato un susseguirsi di presentazioni personali unite a consuntivi, progetti e, soprattutto, a forti e valide motivazioni. Tutti gli interventi si sono conclusi con l’appello a "votare Miglianico Cambia, con gioia". Di accenni polemici non ce ne son stati se non per le poche, essenziali precisazioni fatte dal Sindaco per segnare la differenza tra "la gioia" di MC e "l’odio rancoroso" col quale si è già annunciato l’insieme-che-divide. Più profondamente sul piano amministrativo sono state evidenziate le prospettive che sintetizzano le possibili scelte degli elettori miglianichesi. Il Sindaco ha parlato di coesione già verificata con “Miglianico Cambia” rispetto al quinquennio di litigi che si annuncia con il non-gruppo di Carlo Biasone, nel quale si prova oggi a tenere uniti quelli che sono stati sempre avversari. Più sinteticamente Pino Timperio ha richiamato gli elettori alla scelta tra un futuro da costruire insieme o la voglia di rimettere indietro l’orologio della storia ad un tempo che non esiste più, facendo così perdere a Miglianico ognuno dei progressi compiuti.

Tra queste due riflessioni proposte all’uditorio ci sono stati elenchi infiniti di cose realizzate e l’annuncio di altrettante cose ancora da compiere: sono state solo cose positive, solo cose belle, senza polemiche e senza inutili divagazioni oratorie.

Stasera ci sarà la presentazione della lista capeggiata dal mio Amico, Carlo Biasone, che viene scritta “Miglianico insieme” ma che si legge correttamente insieme-che-divide. Non potrò esserci ma non mi occorrerà troppo tempo per conoscere nel dettaglio quel che occorre sapere. 

Cosa accadrà stasera è facile immaginarlo. Effetti speciali, buonismo di facciata, umiltà a profusione, richiami non so quanto appropriati ad orgogli locali e frasi di bell’effetto cominceranno progressivamente a lasciare spazio ad attacchi, insinuazioni, forse anche qualche minaccia di dire poi chissà che cosa. Insomma propaganda. Qualunque cosa stiano allestendo nelle prestigiose e lussuose sedi dell’insieme-che-divide, qualunque cosa stia mettendo in bocca ai singoli candidati il callidissimo curatore dei testi scelto per questa missione divisiva, qualunque effetto scenografico venga fatto baluginare per metter l’aureola ai candidati cercando di nascondere il triste profilo dei manovratori, un fatto è certo: Carlo Biasone e i suoi devono già inseguire. Sono stati così tanti gli argomenti, soprattutto i fatti presentati dal Sindaco Fabio Adezio e dai candidati di “Miglianico Cambia” che non basterà né la serata di oggi né quella già programmata di dopodomani per accorciare la distanza che vede indietro, staccati Carlo e i suoi. A meno che, piuttosto che scegliere di confrontarsi sugli argomenti, non scelgano di partire con attacchi a testa bassa. Allora alcuni di quel non-gruppo si faranno male subito (non fisicamente si intende) o si accorgeranno di essere stati scelti per essere usati; qualcun altro resisterà ma solo perché ha meno senso della coerenza e della dignità politica, alias “faccia tosta”. Mi aspetto - spero di no - lodi ad alcune pagine del passato scritte però da chi in quella lista oggi non c’è e che forse dovrebbe sentire un poco di imbarazzo nell’ascoltarle.   

Se potessi dare un consiglio al mio Amico, Carlo Biasone, sarebbe questo: provi a raccontare come è arrivato a entrare in politica; narri come è entrato nella Lista UDC nel 2004, ripercorra quale è stato il percorso di quei cinque anni, spieghi ancora una volta perché si è presentato contro Dino De Marco nel 2009 e spieghi finalmente e tutti perché non ha voluto fare il consigliere di opposizione un paio di anni dopo, nella primavera del 2011, e come lo ha comunicato al gruppo che lo aveva sostenuto. Per presentarsi certe cose le deve dire, non può far finta di niente. Dire la verità sarebbe la scelta migliore, anche perché sono praticamente tutti vivi quelli che possono testimoniare se quella è la verità dei fatti e quali sono stati i comportamenti attuati da determinate persone. Poi, volendo, potrà parlare di cose belle ma vuote di ogni senso come "riscopriamo l’identità di essere miglianichesi", "ascolto e partecipazione" o "prima i miglianichesi", casomai indossando una felpa con su scritto “MIGLIANICO” (Nicola Mincone deve averne ancora qualcuna). La felpa di propaganda va tanto di moda. Una volta vigeva l’orbace, ma questa è storia non c’entra con le chiacchiere dell’insieme-che-divide.   

Casomai può chiamare al podio Fabrizio Papponetti per parlare di “ascolto e partecipazione”, lui che è l’unico erede di “Progetto Miglianico” che del non ascolto e del rifiuto della partecipazione è stato a suo tempo campione planetario. O può chiedere a Laura Nanni di parlare della “riscoperta dell’identità di esser miglianichesi”. È un concetto astruso, ma lei non è miglianichese e, proprio per questo potrà forse renderlo comprensibile a tutti. La cosa più importante è questa: Carlo Biasone provi a far capire perché un anno fa, solo un anno fa, ha scoperto che l’Amministrazione comunale stava facendo troppo. Dica perché occorreva che proprio lui uscisse dal letargo; che lui, proprio lui fosse ri-esumato dalla sua volontaria assenza dalla vita politica locale, stizzosamente ripudiata nel 2011, per fare cosa? Per metter un freno al fare, al fare tanto e tanto bene che lui riconosce all’Amministrazione comunale. Invece avrebbe dovuto prima, e ora dovrebbe aiutare a mettere un freno al malaffare, che è l’opposto dell’agire di Fabio Adezio. Spieghi qual è questa sua missione che lo ha sbandato dalle fasce della sua mummificazione politica. È modificare gli orari di lavoro del Comune? È bloccare opere e cantieri perché è meglio chiacchierare e non fare che fare qualcosa per Miglianico? È rinunciare ai finanziamenti che non pesano sulle tasse comunali? È aspettare per decidere, aspettare per riflettere, aspettare ancora per sentire tutti, poi aspettare ancora per far votare tutti in una serie di referendum, poi aspettare di verificare e poi aspettare ancora perché tanto ci si abitua a fare solo quello a forza di aspettare? È metter consiglieri e assessori a fare paternalismo amministrativo? È illudere che il problema di Miglianico è tutto in una o due strade comunali di campagna piuttosto che nella gestione moderna, oculata, seria, senza clientele della macchina amministrativa? È questo il cambiare davvero Miglianico? O è solo il voler ripristinare certi comportamenti e, casomai, rimettere al comando vero certe persone ormai fuori tempo?  

Ugualmente importante è questo: che ogni singolo candidato dell’insieme-che-divide riesca a spiegare come mai, in meno di due mesi (qualcuno solo otto giorni fa), ciascuno di loro è stato folgorato in casa propria o in qualche altro posto e si è scoperto avversario del cambiamento che è già avvenuto, avversario delle cose fatte, nemico delle persone che sanno fare senza aver mai partecipato ad una riunione pubblica per ascoltare, per sapere, per farsi un’idea diretta e non raccontata in una delle lussuose sedi del non-gruppo di Carlo Biasone. Potrebbero alzare la manina e raccontare a quale riunione pubblica hanno partecipato e contestato qualcosa tra quelle promosse dall’Amministrazione comunale o dall’opposizione, cioè solo quella del “M5S”. Papponetti e Catia Giovina Mattioli Stella dello scolorito “Progetto Miglianico” risultano non pervenuti su questo fronte dell’attività democratica.

I singoli candidati, almeno alcuni di loro per come li conosco, faranno probabilmente una figura migliore del loro impacciato condottiero. Qualcuno di loro non la farà, qualunque cosa dica, perché in questi cinque anni ha perso ben più che la forma perfetta del candidato, avere a fianco o dietro chi ti sostiene non cambia l’essenza della persona. 

Qualcuno dovrà reinventarsi, qualcuna potrà finalmente esplodere, ma potrebbe non essere un’esplosione controllata. Il fuoco amico fa molti più danni di quel che si può immaginare.   

Un ultimo consiglio a Carlo Biasone per stasera - ma va bene anche per dopodomani - è questo: se ce l’ha tiri fuori le carte con le firme contro la riedificazione del Municipio così si potranno verificare documenti e contare le sottoscrizioni, distribuisca quelle con i permessi già ottenuti (già ottenuti) per farlo delocalizzare senza perdere il finanziamento regionale e, la cosa più importante, mostri un progetto o anche solo uno schizzo (con la firma del progettista, si intende) contenente la proposta vera di quel che si sarebbe dovuto fare al poso del Municipio, e di quale idea ha sul Palazzo Masci (lu castèlle), così non balbetterà più di fontane e di panchine o di spazi indefiniti o di belvedere. Ah, no, il belvedere non lo ha mai detto. Se lo fa farà, sarà quello che si definisce “un colpaccio”. Forse non servirà più a niente dal punto di vista pratico, proprio a niente su quello programmatico ma almeno potrà dire che le carte c’erano, dato che nessuno in pubblico le ha mai potute vedere. Poi potrà anche promettere che, senza aumentare le tasse, troverà i soldi per buttare giù il nuovo Municipio e per fare la piscina comunale, tanto in campagna elettorale i suoi gli crederanno anche se promette fiumi di latte e fontane di vino e gazzosa. 

Carlo Biasone dirà altro ma non cancellerà queste ed altre cose. Non seguirà certo questi semplici consigli indirizzati alla verità che un povero vecchio amico gli suggerisce in questo luminoso meriggio. Farà in modo completamente diverso. Si troverà costretto a proseguire la navigazione intrapresa lungo le rotte che sono agli antipodi delle terre dove alberga la verità. Con i nocchieri che ha quello è il suo viaggio.

1 - continua.   

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