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Primo sguardo con sorpresa

Categoria: Notizie
Pubblicato Domenica, 28 Aprile 2019 09:58
Scritto da Maurizio
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È partita con la sorpresa la campagna elettorale per le prossime Comunali. Ieri, alle ore 12:00, c’è stata la constatazione oggettiva che non ci sarebbe stata la terza tra le liste annunciate. Il “M5S” di Miglianico non ha avuto la prevista certificazione, cioè l’autorizzazione ufficiale da parte del Movimento. Sicché non ha potuto presentare la lista in Municipio. Resta dunque fuori il gruppo che aveva scelto il dott. Pasquale Di Crosta come candidato Sindaco. Qualcuno mi ha chiesto il perché. Non lo so. Mi devo affidare alla comunicazione ufficiale che hanno dato sul loro profilo Facebook. 

 

Avrebbero potuto prevedere questo scenario e preparare una soluzione B? Forse. Ma se non lo hanno fatto evidentemente ci sono motivi più che seri. Tra qualche giorno si riuniranno e decideranno come procedere. Allora si capirà molto di più su come è andata e su cosa faranno gli aderenti e i sostenitori del “M5S” di Miglianico. Fare supposizioni ora è inutile. Ospitare qui la dietrologia che si è subito levata in aria nei conciliaboli sparsi lungo la vie cittadine su manovre studiate e cose del genere sarebbe tempo perso. Meglio aspettare. Non ci vorrà molto.

Aspettare a commentare questo fatto è il consiglio che mi dò, rispettandolo in tutto tranne che in una cosa: mi mancherà la presenza della lista grillina. Per lo stile polemico, per la capacità di approccio e di analisi degli argomenti, per la diversità voluta e mantenuta come segno distintivo è un’assenza che si farà sentire anche da chi, come me, non ha mai votato “M5S” ma rispetta profondamente l’impegno e la passione dei nostri Concittadini che sono in quel movimento.

Aspettare, non a commentare, bensì ad entrare nello spazio che sembra lasciato vuoto e incustodito, è il consiglio che mi permetto di dare a chi invece sarà in campo. 

Occorre che il gruppo grillino di Miglianico possa ragionare e decidere. Pressare chi deve fare questo passaggio non facile, presumere di aver già capito tutto, agire come se si potesse far razzia a man bassa sarebbero errori gravissimi oltre che una indelicata mancanza di rispetto. Ma ciascuno è libero di non seguire questo modesto consiglio. Sembra che qualcuno, di fatto, già lo stia ignorando. Si accorgerà di non aver seguito un buon consiglio. 

In attesa di assistere alle annunciate presentazioni ufficiali delle due liste che invece ci saranno, qualcosa certamente posso dire dopo la pausa di riflessione sul tema promessa e mantenuta.

Occorre una premessa che non è affatto un mettere le mani avanti: il primo commento arriva senza che ci siano atti e dichiarazioni diversi da quelli che sono leggibili nella pubblicazione dei nomi. Semplificando, si può dire che commento rapidamente solo lo schieramento per quel che vi si può leggere. Il commento potrà essere diverso, molto diverso, decisamente opposto o più convintamente lo stesso a partire dalla fine di questa settimana che va ad iniziare.   

Comincio da quel che è più facile. Con due liste occorre arrivare a 1.500 voti per vincere. 

I numeri di cinque anni fa sono solo un punto di partenza. 

“Miglianico Cambia” era già vicino alla quota millecinquecento. Ha sicuramente perso tra i 100 e i 200 consensi con l’uscita del consigliere Di Sipio e il ritiro di Luca Di Clerico e non solo. Ne ha rimessi in cascina almeno altrettanti, direi qualcosina in più con l’ingresso dei nuovi candidati che sono Pino Timperio, Roberto Ferrara e Tommaso Palmitesta. In prima battuta la compagine guidata dal Sindaco, Fabio Adezio, riceverà due critiche fastidiose. La prima è la carenza di donne in lista. La seconda è l’aver messo Tommaso Palmitesta nella condizione di doversi dimettere, se eletto, da Presidente della Pro Loco, ruolo svolto in verità in modo eccellente. Più direttamente accuseranno Fabio Adezio di rischiare l’implosione della Pro Loco o comunque di averla esposta a una successiva strumentalizzazione politica, che verrebbe quando interverrebbero le dimissioni del Presidente per incompatibilità sopraggiunta. In verità Tommaso Palmitesta aveva già deciso di lasciare entro l’anno corrente, lo so da settimane, me lo ha detto lui: "Non si può fare il Presidente troppo tempo a questi ritmi. - mi ha detto - In autunno andremo al rinnovo e dovrò trovare una soluzione ". Questo potrebbe solo avvenire qualche settimana prima. Nulla di più.  

Insomma sono le prime polemiche, polemiche fastidiose, senza effetti elettorali.

I problemi elettorali di “Miglianico Cambia” sono tanti quanti sono i voti da mantenere prima di aggiungervi quelli dei nuovi candidati. I voti vengono dati una volta, ma non è per sempre, come le donne amate vanno conquistati e riconquistati. Un conto è quando ci si presenta come giovani spasimanti, altra cosa quando si è legati e si son vissuti cinque anni insieme.   

Per arrivare alla suddetta quota l’insieme-che-divide, guidato da Carlo Biasone, dovrà sperare di conservare tutti i 900 e passa voti presi nel 2014 da “Progetto Miglianico”, aggiungere tutti i 200 che dovrebbe aver perso “Miglianico Cambia” (almeno tutta la quota personale di Di Sipio) e lanciarsi poi alla conquista di quel che manca, soprattutto sperando che il diretto concorrente non lucri davvero gli oltre 200 voti rimessi in cascina con i suoi nuovi candidati. Annunci e proclami di facili vittorie non servono a niente, possono addirittura essere controproducenti. Bisogna metter voti fino a quota 1.500. Difficile ma non impossibile, la campagna elettorale è fatta per questo. 

Tornerò nei prossimi giorni su quel che ora accenno soltanto. Parlo sempre del non-gruppo che conoscete come insieme-che-divide e che tale è.

C’è un peccato originale: il metodo seguito somiglia troppo a quello della prima edizione, quella 2009, di “Progetto Miglianico”, ma solo per gli aspetti negativi, poiché non mostra di avere la stessa capacità elettorale (allora la situazione era alquanto diversa non solo perché erano tre le liste in campo, ndr.) mentre mostra già la certezza che se vincesse non combinerebbe molto e non durerebbe cinque anni. Nella lista non si vede la mano di Carlo Biasone, se non in poche pennellate di effimero abbellimento: un capo senza la “sua” squadra è già pericolosamente solo. I problemi di compatibilità tra i candidati non son pochi e il gioco sembra avere regole indirizzate a favorire uno o solo qualcuno rispetto agli altri. La condizione di incoerenza è pesante dentro e fuori la lista; qualcuno forse è stato mandato allo sbaraglio, potranno dire quel che vorranno ma questo problema è già presente nella considerazione che molti hanno fatto alla prima lettura della lista. 

La prima impressione avuta, non la primissima, ma quella che è stata la prima analisi dopo la rilettura dei nomi e un primo confronto con alcuni Concittadini, è quella sintetizzata durante una gioiosa conviviale familiare per festeggiare il compleanno di mio Fratello Guglielmo. Mia Cognata m’ha chiesto "Che ne pensi della lista di Carlo Biasone?" "Penso che n’hanne accucchiàte" è stata la mia risposta, stringata ma sincera. In effetti la prima constatazione è stata davvero questa. Quelle candidate sono tutte brave persone, tutte migliori di chi scrive, ci mancherebbe. Detto questo, dico anche che, con il materiale umano a disposizione, il risultato appare arrangiato, raffazzonato, non equilibrato e con non poche carenze. Anche tenendo conto solo dei soci fondatori di quel non-gruppo e tenendo poi conto di tutti i contatti avviati, di tutte le pressioni fatte e delle disponibilità possibili, è evidente che la lista pensata nei mesi scorsi e anche quelle studiate poi come piani di riserva erano molto diverse da quella che alla fine è stata presentata. Questo fa pensare al fatto che "n’hanne accucchiàte". È vero, non si può rappresentare tutto il nostro vasto ed articolato territorio comunale. Ma si può presentare un lista senza aver messo neppure un candidato di Montupoli, svilendo, offendendo la sensibilità, la storia e l’orgoglio di quella vasta e popolosa contrada? Si può arrivare a chiudere la lista praticamente senza nessuno di Cerreto? Questi due semplici esempi, oltre ad altre facili valutazioni fanno capire anche ai meno attenti che la formazione della lista è stato un grosso problema per Carlo Biasone e per i suoi ri-esumatori. La soluzione, a voler essere buoni, si può definire arrangiata. Evidentemente Carlo Biasone e i suoi (quelli che non stanno in lista ma l’hanno plasmata) fanno affidamento sulla loro potenza personale più che sull’appeal dei singoli candidati. Bene, questo ci sta. Per verificare questo bisognerà attendere il 27 maggio. I risultati ci metteranno tutti d’accordo. Personalmente sono pronto a farmi smentire non tanto dalle loro recite in campagna elettorale ma dal sincero risultato delle urne al quale, come sempre, mi inchinerò. 

C’è poi un’altra considerazione sull’insieme-che-divide. Meriterà un suo speciale approfondimento: la fuga dei big. È già successo, forse i miei ventitré lettori lo ricorderanno. È successo quando hanno messo su la scolorita lista di “Progetto Miglianico” nel 2014. Allora qualcuno mi inviò questo sms nottetempo "N’hanne accucchiàte!".

Viva Miglianico.