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Aspettando la pizza-Godot

Come dice il richiamo per ignari? #parlaconcarlo. Tutta fuffa.

Avrei voluto parlare con Carlo (Biasone), anzi lui avrebbe voluto parlare con me e con qualcun altro che dirò in appresso. Ma non è accaduto, almeno non per argomenti legati alla politica locale, alle vicende amministrative e a siffatte questioni locali; almeno non con quelli con cui avrebbe dovuto parlare. Non è accaduto non in queste settimane nelle quali è stato impegnato a farsi fotografare coi filtri ed in posa. Non è accaduto per anni, quasi dieci anni, mica niente. E ora?

Dopo la sconfitta di “Viva Miglianico Viva” alle comunali del 2009, vicenda che ho diffusamente raccontato ma che meriterà un ulteriore analisi alla luce di quanto sta accadendo ora, il mio Amico Carlo Biasone si è ritirato a vita privata e nulla ha voluto più ascoltare, dire, fare sul campo politico locale.

 

L’azione dell’opposizione al multicolor-group di Dino De Marco è stata lasciata a pochissimi Amici che si sono riuniti prima nel locale di Federico Anzellotti, in via Roma, e, sul finire del triste quinquennio, presso lo studio dell’Amico Gianleo D’Ercole. Ho già scritto e ripeto oggi che è stata un’azione solitaria quella di quel gruppo di opposizione che pure tanto ha prodotto. Mario Amicone è arrivato ogni volta che lo abbiamo chiamato, Nicola Mincone è venuto solo per sapere e per frenare, vista la sua solidarietà mai dismessa con Dino De Marco. Alla fine è venuto a candidarsi nuovamente. La vicenda fini con una nota dal titolo “Baffi scaduti” che pubblicai su questo spazio di libertà. Progressivamente, molto rapidamente, dei componenti di quella lista sconfitta per un pugno di voti, rimasero in pochi, come Andrea De Luca e qualcun altro. Tutto rimase sulle spalle dei quattro del gruppo consiliare e di qualcun altro come Antonello Antonelli, il sottoscritto, lo stesso Andrea, e uno o due Amici che non ebbero paura di stare contro il potere pre-costituito di quel quinquennio. 

Dopo la prima surroga che fece entrare in Consiglio comunale Marco Almonti al posto di Pino Timperio, la candidata-sindaco, Emilia Baldassarre, decise di mollare e di ritirarsi. Verificammo chi era disposto a far opposizione in Consiglio. Rimase solo Federico Anzellotti. Per arrivare a lui occorreva far scorrere qualcun altro. La vera difficoltà fu superare l’ostruzionismo della maggioranza che, con poca correttezza istituzionale, provò non poco ad impedire che Federico entrasse in Consiglio comunale. Carlo Biasone si era piazzato proprio prima di Federico Anzellotti, solo tre voti più in alto, frutto di un risultato disastroso che non poco contribuì a quella sconfitta. Lui era vice-sindaco uscente nel 2009. Normalmente chi è stato vice-sindaco se si ripresenta ottiene più voti della volta precedente. È stato così ad esempio per il compianto Fernando Ferrara pur nella disastrosa sconfitta di Progetto Miglianico nel 2014. Non fu così per Carlo Biasone. Comunque doveva decidere lui se entrare e fare opposizione o lasciare il passo a Federico. Carlo fece recapitare una lettera bellina che a malapena nascondeva la vera decisione che lo portava a non accettare “il popolo ha deciso” quindi… era offeso e si sentiva più che sconfitto. Non ci disse nulla anche allora se non: "Una di queste sere ci andiamo a mangiare una pizza e parliamo". Questo accadde all’inizio del 2011, se non ricordo male. La pizza non ci fu fino al 2014. Il Gruppo consiliare di Viva Miglianico Viva continuò a fare una bella opposizione e alla fine accettò di dare lo spazio necessario a “Miglianico Cambia”, senza nulla chiedere se non la certezza che tutto sarebbe stato nuovo e che sarebbero stati in grado di mandare a casa “Progetto Miglianico”.

Ho parlato ovviamente non poche volte con Carlo Biasone, l’Amico, il Confratello, il consulente. Abbiamo parlato di problemi professionali, di affetti familiari, di auguri sempre scambiati con affetto fraterno nelle varie occasioni. Ogni volta che si affacciava il discorso su politica e sull’amministrazione locale, la sua chiusura preventiva è sempre stata: "Una di queste sere ci andiamo a mangiare una pizza e parliamo". So che ha fatto questa promessa anche a Federico Anzellotti non una volta sola. Probabilmente l’ha fatta anche ad altri, ma questo ora conta poco e niente. L’ultima volta che ha stoppato così il discorso è stato il 2 marzo dello scorso anno, quando sono andato da lui a parlare di questioni statutarie relative alla Confraternita e lui, dopo avermi annunciato quel che poi in un qualche modo ha fatto mettendosi a capo dell’insieme-che-divide, dopo avermi detto tranquillamente che lo hanno chiamato, coinvolto e pressato sia Nicola Mincone sia Dino De Marco, mi ha ripetuto: "Una di queste sere ci andiamo a mangiare una pizza e parliamo".

Io ho sempre creduto, ho anche sperato che questa pizza si materializzasse. Ma sono stato uno sciocco. Come me forse lo è stato anche qualcun altro che aspetta dal 2011 di poter andare a mangiare una pizza con un Amico per ascoltarlo e confrontarsi con lui nella tranquillità senza spigoli e fastidi di una tavola imbandita anche solo con una pizza. Questa pizza non c’è stata. È come Godot, lo si aspetta, lo si aspetta e finisce lo spettacolo.

Allora i miei ventitré lettori non mi condanneranno se ritengo, scrivo e ripeto che #parlaconcarlo è solo fuffa, un inganno pre-elettorale, un modo piacione di far propaganda con l’aggiunta di un hashtag.

Prima di raccontare il suo brillante quinquennio da vice-sindaco aspetto che ne parli lui. Anche perché guarderò in faccia chi lo ha vissuto insieme a noi per vedere che reazioni avrà mentre ascolta la versione 2019 di quella vicenda.

Intanto posso dire semplicemente che Carlo Biasone non ha detto o fatto nulla ma proprio nulla per aiutare Amedeo Santalucia, Marco Almonti, Gianleo D’Ercole e Federico Anzellotti a fare l’opposizione a Dino De Marco. Eppure erano stati candidati con lui nella la stessa lista. Eppure lo hanno applaudito quando lui ha fatto il suo comizio di chiusura (un piccolo disastro). Eppure erano pronti a averlo nuovamente come compagno di amministrazione, chissà, ancora vice-sindaco. Eppure almeno uno massimo due di loro lo aveva indicato come possibile candidato-sindaco. Lui li ha lasciati soli nella sconfitta. E più di una volta, nelle nostre riunioni di quattro gatti, abbiamo dovuto sospettare che si era messo a metà strada o addirittura che fosse in un qualche modo passato col nemico. Ci consolavamo con il rispetto di chi accetta che se uno si ritira deve essere così. 

Avevamo quella promessa: <"Una di queste sere ci andiamo a mangiare una pizza e parliamo", che ci faceva sperare almeno in un chiarimento. 

Anche alle elezioni del 2014, Carlo Biasone avrà votato Fabio Adezio e un candidato della sua lista, spero. Sto cercando chi ricordi di averlo visto sostenere non dico Fabio Adezio, che pure lo aveva sostenuto fortissimamente nel 2009, ma almeno un Amico speciale quale Luca Di Clerico che avrebbe dovuto sentire e vedere poi anche nel risultato delle cifre elettorali il grande affetto che meritava a merita da parte di Carlo Biasone. 

Ora si apre un problema, o meglio, per qualcuno che ha il senso dell’onore e ha una solida serietà, si apre la prova della coerenza. 

Chi sa queste cose per averle conosciute direttamente può fidarsi del candidato Carlo Biasone? Può fidarsi oggi sia che ci abbia parlato solo ora sia che aspetti ancora l’avverarsi della vecchia e rinnovata promessa: "Una di queste sere ci andiamo a mangiare una pizza e parliamo"?

Chi ha vissuto la solitudine dell’opposizione, che non paga e non regala applausi, chi è stato schernito, umiliato, colpito anche negli interessi professionali e commerciali, può aver dimenticato l’abbandono, l’indifferenza, la distanza di chi non hai mai avuto vicino in quei momenti difficili nei quali si aveva solo coraggio e tenacia? 

Si può dimenticare. Si può far finta che nulla sia successo. 

Si può se uno pensa che la politica non sia una cosa seria ma sia ridotta ad un arrosticino. Non ha i due lati di cottura da far volteggiare a piacere come una frittata. L’arrosticino si gira sulla brace delle lusinghe, si sala con sapide bugie e si strappa dal suo unico punto fermo, un piccolo ma tenace ceppo che si butta via, casomai dopo averlo usato come stuzzicadenti. 

Poi tutto si sistema, se uno la pensa così. 

Ma preferisco pensare che sia ancora valido il monito del mio Amico Rocco Palladinetti detto Taccone: è una questione di faccia.

Viva Miglianico.                                

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