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Un vecchio vestito da Arlecchino

Categoria: Notizie
Pubblicato Mercoledì, 06 Marzo 2019 22:26
Scritto da Maurizio
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La discesa dall’alto del mio Amico Carlo Biasone è stranamente colorata sul piano politico. Lui, si appresta a presentare una lista che è una corbeille di fiori alquanto diversi tra loro. Lo può fare. Anzi, è costretto a farlo perché questo è il disegno strategico messo a punto da chi ha generato e attuato l’insieme-che-divide. I personaggi, noti e più che noti, che hanno deciso di far guerra al cambiamento promesso e realizzato dall’attuale Sindaco, Fabio Adezio e alla sua maggioranza, hanno fatto un calcolo facile-facile. Nessuno schieramento da solo può puntare ad avere la maggioranza rovesciando quella che c’è e che ben governa. Allora devono mettere nello stesso calderone quelli che insieme non potrebbero e non dovrebbero proprio stare. 

 

Carlo Biasone ha volutamente usare uno slogan che ha un marchio riconoscibile. Ha detto più volte, anche mettendolo lì a casaccio pur di ripeterlo: "Miglianico viene prima di tutto", "Prima Miglianico". Il suo ghost-writer gli ha messo in bocca questo ritornello salviniano, l’ossequio richiesto e dovuto, una vera dichiarazione di esaltazione della quota leghista di Miglianico, che verrà molto probabilmente messa in lista al più alto livello. 

Carlo Biasone ha poi fatto proprio, non senza qualche imbarazzo, denunciato dall’inciampo del suo eloquio, la battaglia-persa portata avanti dal Comitato “Salviamo la Piazza Umberto I”, dove un fritto misto di vecchi dai colori cangianti e di neo-leghisti di occasione sono stati parte attiva benché semi-nascosta ai più. 

Carlo Biasone deve comunque portare con sé elementi che siano riconoscibili per quella parte della sinistra locale che ha eletto gli attuali consiglieri di “Progetto Miglianico”, cioè Catia Giovina Mattioli Stella e, soprattutto, Fabrizio Papponetti. Se non di loro, ha bisogno di chi sia schierato politicamente come loro. 

Deve poi metter dentro qualche moderato d’area ex-DC, uno spazio che da solo non potrà affatto coprire. 

Deve poi far l’occhiolino a non pochi elettori del M5S senza i quali davvero per lui non ci sarebbe storia. 

Deve infine metter qualche faccia nuova che nessuno possa facilmente etichettare neanche per vecchie simpatie familiari. 

Il minestrone è fatto. 

La coerenza va a farsi bollire. 

Non penso ora a cosa dovranno inventarsi quelli sedicenti di sinistra che venerdì sera hanno visto anche fisicamente incombere i leghisti locali, provinciali e regionali. Non penso a cosa dovranno dire a loro volta i neo-leghisti per giustificare, qui e altrove, l’abbraccio con alcuni di quelli che hanno animato due giorni dopo il banchetto delle primarie del PD. 

Come i miei ventitré lettori sono curioso di vedere che succederà. 

In politica quasi tutto, oramai più di tutto si riesce a giustificare. Da noi è diverso, da noi è una questione di faccia.

Una cosa spero non venga detta da Carlo Biasone. Spero che non dica che la sua è una lista civica pura e moderna come lo è stata e lo è “Miglianico Cambia”. Sa che non è così. Gli consiglio di non dirla perché chi è capace di suggerirgli una fesseria del genere è nu voccapérte e il mio Amico Carlo, in quel caso, si iscriverebbe al club di quei pochi ma tenaci digitatori-social che tanto fanno sorridere penosamente i nostri Concittadini.

Il minestrone che lui sta per presentare con sfarzo e potenza di mezzi non ha nulla a che vedere con la struttura ideale, programmatica e aggregativa di “Miglianico Cambia”. 

Il suo pastrocchio è la riproposizione, versione patinata -10° anniversario-, del disegno che ha portato alla nascita di “Progetto Miglianico”. Quel multicolor-group nacque mettendo insieme la sinistra locale, alcuni tifosi di “Forza Italia”, berlusconiani della prima ora, seguaci e amici di Dino De Marco di area ex-DC. Erano tenuti insieme essenzialmente dall’avversione al gruppo che faceva capo a Mario Amicone, che fu il vero obiettivo della loro guerra, fatta di odio personale, di forte avversione ma di nessun progetto per Miglianico. I fatti lo hanno dimostrato. Lu voccapérte di turno, quello che si fa telecomandare e, in carenza di stima e autostima, gode di like e faccette, verrà fuori sicuramente tra un po’ per contestare questa che è la semplice sintesi della storia che noi Miglianichesi abbiamo vissuto e giudicato tutti insieme. 

Carlo Biasone viene perciò vestito con questo sdrucito e unto abito da Arlecchino. Ha i suoi motivi per andare a sostenere questo ruolo in commedia con un siffatto abito. Quei motivi verranno fuori, saranno chiari a tutti giorno dopo giorno.

Difficilmente i Miglianichesi si lasceranno ingannare una seconda volta da un finto-insieme di propaganda. Ma anche se malauguratamente il trucco riuscisse, il risultato amministrativo sarà lo stesso: un disastro, con l’aggiunta che lui rischierebbe di non finire il quinquennio perché il minestrone si rovinerebbe da solo. 

Approfitto ora dello spazio che resta per commentare qualcos’altro tra le cose che il mio Amico Carlo Biasone ha detto venerdì sera. 

Per inciso, solo un arrogante piegato da un cieco pregiudizio ha potuto e può ancora pensare che commento quel che non conosco, che introduco argomenti senza dire correttamente se li ho conosciuti di persona o se mi son stati riferiti da chi cito come fonte. Solo qualche scimunito di vario genere sessuale può plaudire a queste stupide insinuazioni che marchiano di stupidità chi le fa e chi ad esse plaude.    

Nell’arrampicarsi sugli specchi della polemica contro il riedificato Municipio, Carlo Biasone ha detto addirittura che "azzardo a dire che forse era meglio rinunciare al finanziamento". Non può averlo pensato veramente. Glielo hanno suggerito, spero per lui che glielo abbiano imposto. Non è da lui. E se lui è diventato questo, mi preoccupa un bel po’. Chiedo ai miei ventitré lettori, chiedo a lui: se l’Amministrazione comunale avesse rinunciato al finanziamento lasciando il vecchio Municipio com’era (e sempre dov’era, si badi bene. ndr.) e se ci fosse poi stato un terremoto, lui, i suoi attuali ingredienti di minestrone, i soloni di Palazzetto Martinelli, quelli auto-trapiantati in via Roma 90, i maneggioni nascosti in alcuni studi professionali, cosa avrebbero detto, cosa avrebbero fatto? Ma scherziamo? Lui vuole amministrare e sarebbe capace di lasciar lavorare i Signori Dipendenti Comunali in una struttura senza alcuna garanzia sul rischio sismico che non teorico ma concreto? Farebbe aprire al pubblico uffici non a norma? Ma ci ha pensato prima di dire certe cose?

Ha pensato a cosa dire per spiegare quale turismo, quale sviluppo locale, quale movimento artistico sarebbero fioriti se, dopo aver pagato a caro prezzo la non riedificazione del Municipio appena demolito, si fosse lasciato uno spazio vuoto di idee e di progetti che nessuno, ripeto, nessuno ha saputo presentare ai Cittadini? Ha avuto piacere nel vedere il triste muro di cinta del giardino di Palazzo Masci fare da sfondo alla piazza? È quello lo scenario che gli ha fatto cambiare opinione sul Sindaco Fabio Adezio o l’aveva già cambiata. E per quale motivo? Non lo ha ancora detto. Si è detto sicuro che più di metà dei Miglianichesi è contro quest’opera. Ha lui i documenti con la raccolta di firme mai fatta e mai presentata al Sindaco come più volte promesso e annunciato? Lui ha firmato?    

Sulla Casa delle Monache ha ribattuto sfacciatamente l’errore già commesso qualche mese fa. Qualcuno dei suoi ha chiesto di usare quella struttura ma non ha voluto accettare le regole comuni per il suo utilizzo. Grave, gravissimo sostenere che le regole non contano, soprattutto se la trasgressione è a vantaggio della propria fazione. Ha annunciato che riempirà quegli spazi di centinaia di eventi, che tutti potranno andare e usare quei locali come vorranno. Bene. Come intenderà disciplinare l’uso di quei locali affinché non diventi abuso e quindi danno per il patrimonio pubblico? Dovrà seguire delle regole. Quello è stato fatto. Il problema è che ha parlato anche qui di cose alle quali è stato assente. Probabilmente non c’era la sera del 26 luglio scorso quando la Casa delle Monache è stata riconsegnata ai Miglianichesi. Non c’è stato mai alle manifestazioni, non poche che l’hanno animata in questi mesi. Ad alcune di esse l’ho invitato via WhatsApp, insieme ad altri, ma non è venuto. Ha abboccato al racconto di chi non c’è stato. Vive stranamente questa passione per il centro storico di Miglianico. 

A proposito di centro storico. Ha avanzato proposte di rivitalizzazione basate su incentivi a giovani coppie, a attività commerciale, sgravi fiscali e altri strumenti per farlo. Sono proposte e idee che saranno apparse a qualcuno interessanti, forse anche intelligenti. Beh le ha copiate. Sono tutte state fatte da me non pochi anni fa. Le ho ripresentate nuovamente su questo spazio di libertà a fine novembre del 2017 narrandone  la nascita e i successivi sviluppi (clicca qui per rileggere l'articolo).

Pensare che certe persone hanno applaudito alle mie idee non mi fa sorridere. Pensare che non possono rimangiarsi l’applauso ora che lo sapranno quello sì che mi fa sorridere. 

Chissà se Carlo Biasone ha chiesto a Nicola Mincone e a Dino De Marco perché quelle stesse idee, che già allora avevo loro presentato, non hanno avuto mai né attuazione né l’attenzione di una valutazione. Già, potrebbe anche chiederselo da solo, ma dei suoi cinque anni da vice-sindaco dovrò ancora trattare. Anzi avrebbe dovuto, dovrebbe farlo proprio lui. Avrebbe già dovuto raccontarsi e raccontare a tuti quella sua fantastica esperienza amministrativa. Sarebbe interessante e molto utile a tutti ascoltare un report dettagliato e appassionato sui suoi cinque anni da amministratore pubblico, sulle idee portate e sulle realizzazioni compiute. Quale migliore biglietto da visita per uno che vuole accreditarsi come amministratore capace e affidabile, addirittura migliore di chi oggi ha dimostrato di essere capacissimo e affidabilissimo? Potrebbe anche spiegare perché quella esperienza lo ha talmente colmato di emozione da portarlo ad un definitivo ritiro dalla scena politica locale. Allora così ci disse. Ora dice altro.

Ricordo ai miei ventitré lettori che chi per il centro storico ha pensato e fatto fare qualcosa di concreto è stato Federico Anzellotti, alla sua prima esperienza amministrativa prima del 2004, che si fece promotore di un intervento misto, Comune-privati per ridipingere gli esterni delle case. Sempre Federico, insieme all’indimenticato Renato De Luca, grande Presidente della Pro Loco, inventarono “Le Contrade del Piacere” e le collocarono volutamente tutte nel centro storico. Poi ci fu poco altro. Nei cinque anni di “Progetto Miglianico” a guida Dino De Marco c’è stato solo l’abbandono della Casa delle Monache e le pochissime serate dei concerti del “Mellianum Musica Festival”, che non sono riuscite a sollecitare una adeguata soluzione per la Casa delle Monache.

Come per il Municipio, anche per la Casa delle Monache l’esperto chiamato a gestire la sua immagine in questa campagna elettorale deve averlo consigliato male, forse anche lui ha avuto input scadenti

Tra gli altri cavalli di battaglia, Carlo Biasone, disceso dall’alto, è andato a cavalcare quelli del più facile populismo: l’autovelox e gli orari di apertura del Municipio.

Sull’autovelox deve prima chiedere a Dino De Marco. Poi deve dire perché quando su questo spazio di libertà, dal 2013 fino a poche settimane fa, ho contestato l’infernale strumento, non ha mai detto nulla. Poi deve dire perché anche quando il neo-populista d’occasione, Nicola Mincone, ha preso a contestare l’autovelox lui, Carlo Biasone, non ha detto nulla. Poi potrà anche spiegare cosa intende fare soprattutto se, com’è ancora oggi e come sarà nei prossimi anni, il nostro territorio comunale è e resterà circondato dagli altri autovelox di tutti gli altri Comuni, alcuni ora montati anche su auto-spia. Glielo spiega lui al Sindaco di Francavilla di togliere da bilancio il milione di euro che ha messo come entrate da sanzioni dell’autovelox?

Sugli orari del Comune avrà risposte e controproposte a iosa. Ma non potrà portare persone serie e non schierate a testimoniare che qualche atto è stato impedito, che qualche servizio è stato negato e che, per esempio, nelle ore di chiusura al pubblico non si è potuto protocollare atti, ritirare e pagare i buoni per mensa e scuolabus, avere una indicazione su cosa fare. Prima, fino al 2014, nell’epoca che lui non ha voluto vivere, il Comune era aperto sempre per tre ore al pubblico ma la porta era davvero chiusa dalle 8,00 alle 9,00 e dalle 12,00 alle 14,00. Senza che nessun Cittadino potesse far nulla nelle ore di chiusura. Si vogliono cambiare gli orari? Tutto si può fare. Ma è questo il problema che annulla cinque anni di ottima amministrazione? 

Questo è populismo da quattro soldi, questa è mancanza di argomenti, queste sono scuse e pretesti. Tutta fuffa

Su tali argomenti il Carlo Biasone che conosco come Amico deve aver capito che c’è poco da speculare. 

Allora ha tirato fuori un argomento davvero sconcertante, quello della disperazione: il Monumento ai Caduti.

Si stava strozzando per lanciare il suo allarme mondiale perché gli risulta che il Comune, senza dire niente a nessuno, vuole togliere il monumento dalla piazza. (Dico. Sarebbe ora!) 

Ho avuto modo di parlare con funzionari competenti ed esperti tutti più competenti ed esperti di me e anche di Carlo Biasone. 

Spostare il monumento che è in piazza per affidarlo alla cura dei nostri Alunni e Studenti, collocandolo in posizione adeguata nell’abito del plesso scolastico che si sta realizzando è ritenuta una scelta di civiltà: molto meglio che lasciarlo come latrina dei cani, come oggi è stato ridotto dalla scelta cervellotica e di chi rifatto piazza Umberto I in modo cervellotico e fuori norma sul piano della sicurezza. (Oh, e nessuno di ‘sti voccapèrte ha mai detto nulla!). 

Restituire la piazza antistante al Municipio all’uso civico che le è più consono anche con la possibilità di ospitare eventi senza dover chiudere il traffico in via Roma ma transennando la sola piazza municipale è stata stimata idea appropriata al rilancio del centro storico.

Constatare che Miglianico ha già un monumento ai “Caduti di tutte le Guerre”, molto bello, realizzato da un nostro Concittadino, Benito D’Aversa, onorato dall’omaggio alquanto costante di fiori e lumi, è stata per loro una sorpresa, di quelle che tagliano la testa al toro. 

Sulla vicenda storica dei nostri Monumenti ai Caduti pochi sanno certe cose e chi si appresta a candidarsi come potente disceso dall’alto sa davvero poco e niente.  

Speculare sui morti è sempre poco elegante, per niente giusto, qualche volta vergognoso.

Viva Miglianico.