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Categoria: Notizie
Pubblicato Domenica, 29 Luglio 2018 11:41
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari Amici, 

ogni promessa è debito. Vi avevo annunciato un commento a caldo (in ogni senso) sulle nostre Feste patronali ed eccomi qui.

Ieri sera Vincenzo Olivieri ha sparso a larghe mani tanta allegria. Subito dopo i gioiosi colori dei fuochi d’artificio hanno consegnato a ciascuno dei presenti il più bello dei congedi che una festa possa offrire. Poco prima è stato bello sentire il ringraziamento rivolto a tutti dalla Presidente del Comitato Feste, signora Melita Tropea, in modo garbato ma pieno di giustificatissimo entusiasmo È stato bellissimo sentire il Sindaco chiudere il proprio saluto con due parole che per noi contano davvero molto: "Viva Miglianico!"  

 

Rientrando a casa con in tasca la promessa di commentare questa Feste Patronali appena concluse riflettevo su alcune note. La più importante è quella che è stata più evidente per tutti. Per la prima volta da tantissimi anni a questa parte, decenni è il caso di dire, abbiamo avuto la piazza piena tutte e tre le sere, anche se la terza sera qualcosina in meno del tutto pieno c’è stato, ma parliamo di qualcosina. Non è stata una scommessa al buio quella fatta dal nostro brillante e volitivo Comitato Feste. I fatti dicono che hanno ragionato e scelto sapendo bene una cosa: puntare tutto sul trascinamento di una formula ormai vecchia, fatta di poco spettacolo il 26 sera, la banda per quanto importante il 27 sera e tutto quel che si può il 28 sera, sarebbe stata la soluzione sbagliata. Sarebbe stata una scelta che non rispettava una tradizione ma continuava a seppellirla inesorabilmente, perché la testardaggine senza capacità di riflessione comporta solo danni. Questo 2018 ha segnato un momento di svolta? Non sarà forse questa la formula ideale, può darsi. Certamente è una impostazione valida. Non lo dice chi vi scrive ora. Lo dicono i fatti, lo attestano i numeri che nessuno può contestare. 

Mi spiace per i Concittadini-criticoni della prima ora, per i soliti sciocchi-tirapiedi, per chi ha scelto anche stavolta di fare il nemico ad ogni costo, per tutti coloro che avevano pronosticato sfracelli e desolazione. Hanno avuto una cocente lezione. Con la faccia tosta che alcuni di loro hanno non rimarranno scottati. Ma non potranno impedire che gli si possa ora ricacciare in gola tutta la malignità gratuita e preconcetta che hanno sparso nelle scorse settimane. Non mi dispiace per alcuni signorotti (non proprio Concittadini almeno storicamente) che, benché abbienti, molto abbienti, hanno pensato di distinguersi rifiutando di contribuire alla questua o hanno sventolato più come vessillo che come contributo un piccolo biglietto di carta moneta. Ha immaginato di marcare così un dissenso che non ha senso, se non nella loro cieca protervia. Non sanno che la loro arrogante alterigia li sta ben delineando nella stima dei Concittadini. Non hanno capito ancora che la Festa, le nostre Feste si fanno comunque e che spesso si fanno bene, al meglio delle possibilità contingenti, sulle quali indubbiamente incidono anche le capacità personali e caratteriali dei componenti il Comitato Feste pro-tempore. Se non hanno capito questa limpida lezione di storia locale non vedo come possano avere credito quando si presenteranno come fiancheggiatori semi-occulti o come attivi supporters degli aspiranti sindaci e consiglieri comunali da qui a un annetto scarso.

Lascio la desolazione abitata da questi pochi Concittadini e riprendo il commento delle nostre Feste Patronali 2018. 

È andato tutto bene? Direi proprio di sì. 

Non tutto è stato perfetto. Inevitabilmente è così. Bisogna tener conto innanzitutto delle difficoltà operative che un Comitato Feste oggi incontra a partire dalle sempre maggiori difficoltà di adesione e di contribuzione di una popolazione non più completamente devota al Santo patrono o legata alle tradizioni locali. Si sono poi aggiunte le nuove normative sulla sicurezza imposte dopo i tragici fatti di Torino. Molte risorse e non pochi spazi devono esser vincolati per rispettare questa nuova normativa giusta ma molto stringente. Questo fa faticare tanto il Comitato e anche le Forze dell’Ordine. La situazione organizzativa che ne deriva scontenta ambulanti e cittadini ancora legati alle abitudini degli anni passati. Ma non si può fare diversamente. O ci si attiene alle regole o non si può fare la festa, come è già capitato in più di un caso non lontano da qui. Aver fatto una gran bella festa nonostante l’obbligo, rispettato, di seguire queste restrizioni è stato veramente un doppio successo. Va anche tenuto ben presente che quel che resta tra la dimensione degli spazi e la parte sottratta per corridoi, vie di fuga, aree di sicurezza e quanto previsto dalla suddetta normativa, impone che non si possano chiamare big dello spettacolo perché una piazza inzeppata di gente accalcata non è più possibile averla.     

Tra le cose non andate perfettamente ci sono piccole sbavature e alcune indecisioni. Le sbavature riguardano i particolari sui quali si concentrano i punti di vista dei singoli Concittadini, il che evidenzia solo l’impossibilità di far contenti allo stesso modo 5.000 e più soggetti alquanto diversi tra loro. Le indecisioni sono quelle sul coraggio di metter mano ad una più profonda rivisitazione della nostra tradizione locale. Lo ripeto per coerenza e per convinzione. C’è da recuperare la nostra Cassarmonica, che continuo a ritenere un possibile simbolo delle nostre Feste, tutte le nostre Feste tradizionali. Ci sono aspetti coreografici della processione che meritano di essere valutati e migliorati per poterla rendere anche dal punto di vista spettacolare un evento degno di futuro. Ci sono problemi dettati dalla evoluzione del mercato ambulante che vanno affrontati e risolti non per tacitare qualche mugugno, soprattutto per presunti o veri favoritismi, ma per impostare il mercato del 27 mattina in modo tale da poter continuare ad esser un momento importante delle nostre Feste. Si potrebbe pensare anche di ripescare e rivitalizzare qualche altra presenza commerciale ma ci vuol tempo, occorrono tante energie e non poco coraggio. A fronte di queste difficoltà le persone disponibili sono sempre meno. Questo è il vero problema. 

Una notazione che forse a molti è sfuggita è legata al tempo, che porta da solo le sue novità senza che nessuna tradizione possa resistergli. 

Come molti di voi, ho notato che uno dei gesti più frequenti nel momento della visita a San Pantaleone da parte dei pellegrini non è più quello di appendere soldi ad un nastro o raccogliersi in preghiera andando via dopo aver preso un santino ma è quello di alzare lo smartphone e fotografare la statua del Santo. Non ci vedo nulla di blasfemo, soprattutto quando il gesto è fatto con discrezione. È il modo corrente di portarsi dietro il ricordo vivo di un grande affetto, quello di un Amico, in questo caso di un Amico davvero speciale. Al posto di inoltrare sciocchezze copia-e-incolla penso che inviare ad una persona cara o a un amico lontano la foto di San Pantaleone scattata appositamente con quella intenzione sia un gesto molto bello. Del resto le stesse funzioni religiose in Chiesa sono state irradiate urbi et orbi sui canali social. In questo la modernità aiuta non poco.   

Sui social il voler promuovere la nostra tradizione, quasi a volersene appropriare più di altri chissà quale merito, ormai si va consolidando da anni. Anche da noi c’è chi lo fa ogni anno e fa bene a darlo. Qualcuno, che è parte contro altre parti, lo ha fatto per la prima volta. E ha fatto bene. C’è chi ha aiutato questa parte (non è la prima volta che lo fa fingendo di ignorarne la vera essenza), non ha fatto benissimo.   

Non proseguo nell’analisi dei dettagli da commentare perché sento quasi i vostri commenti che stanno partendo già mentre mi leggete. È sempre bene attendere di aver letto tutto prima di manifestare il proprio giudizio, ma va bene lo stesso.

Quel che sento invece di condividere con Voi, Care Amiche e cari Amici di Viva Miglianico, è il sincero plauso che va rivolto al Comitato Feste, mettendo giustamente sullo stesso piano nei ringraziamenti la Presidente, la gentile signora Melita Tropea, le Signore e i Signori del Direttivo, tutti i suoi Componenti e tutti quelli che in un qualunque modo e in qualsivoglia forma hanno dato una mano alla realizzazione di questo bellissimo successo.

Lo faccio di cuore e invito anche Voi a farlo sinceramente: alzo il mio grido per dire BRAVI a tutti i Concittadini del Comitato Feste e per dire loro forte e chiaro GRAZIE per aver portato alto l’onore della nostra più antica tradizione.