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La letterina del sabato 2 giugno

Care Amiche e cari Amici,

oggi come ieri non sarei andato a manifestare pro o contro il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La Presidenza della Repubblica è elemento essenziale della nostra struttura di Stato. Non può essere messa in discussione. Non deve essere oggetto di particolare o occasionale tutela. Deve rimanere al vertice delle garanzie costituzionali senza le quali si amplierebbero inevitabilmente gli spazi per le scorrerie dei prepotenti e si ridurrebbero a niente le speranze per il popolo. Oggi, grazie anche al Presidente Mattarella, festeggiamo serenamente, come ogni anno, il 2 giugno, Festa della Repubblica, a ricordo di quel giorno in cui si tornò a libere elezioni. Prima ci furono elezioni non libere e poi non ci furono più per un bel po’. L’Italia in quel 2 giugno del 1946, dopo tanto sangue sparso, dopo tante distruzioni, dopo tanto odio, decise di essere una Repubblica, organizzata con un sistema di governo fatto di pesi e contrappesi, dove neanche il voto popolare, nel quale pure si esprime la sovranità, ha il potere assoluto.

 

La democrazia si festeggia soprattutto vivendola, partecipando quando è richiesto non solo in occasione delle varie elezioni ma anche nelle diverse forme nelle quali si manifestano le cose che nutrono e irrobustiscono il vivere democratico.

Tra queste c’è l’ascolto e il confronto. 

Il M5S di Miglianico ha concluso l’altra sera la sua proposta di confronto attuata nelle scorse settimane. Sono andato ad ascoltare come è giusto che sia. Il racconto stringato di quattro anni di opposizione in consiglio comunale è stato fatto con chiarezza da Tino De Marco, consigliere del gruppo M5S, che ha spiegato bene ed efficacemente la cosa fondamentale: il M5S ha deciso e poi ha attuato una opposizione fatta di studio e di proposte, non di manifesti sparati nei dì di festa. Ha fornito elementi utili ad una valutazione complessiva che ciascuno potrà fare liberamente. Non entro nel merito perché questo richiederebbe non poco spazio. È intervenuto poi il dott. Pasquale Di Crosta che ha dato una lettura penetrante dell’operazione “Miglianico insieme”, definita, tra l’altro, come il gioco delle tre carte, visto che i suoi componenti sono allo stesso tempo anche esponenti di Progetto Miglianico e del (sedicente) Comitato “Salviamo la piazza Umberto I”. Più appropriatamente il dott. Di Crosta ha usato la metafora dell’Idra, mostro mitologico che aveva tre teste. Naturalmente l’analisi del dott. Di Crosta è stata molto più profonda ed ampia. Anche chi non la pensa come lui, anzi, soprattutto chi non la pensa come lui, avrebbe dovuto ascoltarla. C’è sempre un arricchimento nell’ascoltare le idee altrui, meglio se queste sono ben espresse, anche sapendo che sono presentate a proprio vantaggio, anzi proprio per questo è utile ascoltare e capire le ragioni altrui. 

Sono davvero contento di esserci stato. Come son contento di aver ascoltato anche le riflessioni esposte da Pantaleone Palladinetti, che meriterebbero anch’esse ulteriori approfondimenti molto più ampi di questa Letterina.

In sintesi, ho avuto la conferma che esiste una distanza siderale tra le due minoranze presenti in Consiglio comunale: il gruppo del M5S e Progetto Miglianico. Essendo già stata accertata la distanza siderale tra Miglianico Cambia e Progetto Miglianico, la prima conclusione da trarre è questa: il vecchio, nel senso politico deteriore del termine, sta tutto dentro Progetto Miglianico. Non avendo necessità di utilizzare le categorie della matematica e della medicina ma quelle della politica, si può affermare compiutamente che dentro il mostro a tre teste di “Miglianico insieme” c’è tutto il vecchio disponibile sulla nostra piazza.  

A merito del M5S, come gruppo di minoranza, e di Miglianico Cambia come gruppo di maggioranza, va ricordato e sottolineato più volte con la matita blu che a quattro anni esatti dall’inizio del corrente quinquennio amministrativo Progetto Miglianico sia in Consiglio comunale sia soprattutto nel confronto con i Cittadini, non ha saputo aprire bocca. È grave. Se non ha voluto aprire bocca è ancora più grave. I suoi due consiglieri ora stanno addirittura un po’ qua e un po’ là, tra Palazzetto Martinelli e la cortina d’acciaio di via Roma 90, senza aver ancora saputo dire una parola ai Miglianichesi.   

Certo, anche i manifesti sono una forma di comunicazione e di confronto, ma non garantiscono la serenità e la trasparenza di un confronto con i Cittadini, che ai manifesti possono offrire la sola lettura e non anche la domanda di chiarimento. Da noi ci sono periodi in cui pullulano e coprono tutti gli spazi disponibili ed altri nei quali sono fin troppo assenti. Una notazione va fatta prima di entrare rapidamente nella disamina delle due ultime affissioni. Il manifesto uno lo fa come gli pare. Ma lo deve firmare. L’ultimo tazebao apparso è firmato dal sedicente Comitato “Salviamo la piazza Umberto I” ma questa firma, da quando è apparsa, equivale all’anonimato. Il Comitato non si è mai costituito, quando vengono individuati i suoi esponenti lo si fa a intuito o dopo aver collegato una serie di fatti più o meno evidenti. 

Chiarito questo aspetto, che non è assolutamente un accidente formale, va detto che il confronto tra il manifesto prodotto dal Gruppo di maggioranza di “Miglianico Cambia” e quello del sedicente Comitato di cui sopra non è agevole. Le cifre non sono le stesse. Il sedicente Comitato prova a ribaltare alcuni dati semplicemente elencando altre cifre e intestazioni. Ma non chiarisce due cose: quali sarebbero le colpe del Sindaco e della sua maggioranza e quali sono le giustificazioni a discolpa dei Concittadini palesemente individuati dal manifesto della maggioranza come responsabili diretti delle maggiori spese sostenute. Per ora restano accusabili di quelle maggiori spese, fatte e che saranno sostenute in futuro.

A forza di manifesti, però, non capiremo molto di più. Resteremo della nostra idea.  

Anche la lettura dei documenti pubblicati in modo trasparente sul sito del Comune non rende agevole la massima chiarezza nel rimpallo delle rispettive responsabilità. Il sedicente Comitato ha pubblicato i documenti già pubblicati dal Comune, senza commento. Strano. Leggendoli, senza saper né leggere né scrivere, come si suol dire, c’è scritto che tutti i ritardi legati alle indagini archeologiche sono legati ad “un esposto”. 

Occorre che ci sia un dibattito pubblico. Sarebbe l’occasione, almeno la prima occasione per sapere chi ha sbagliato, se errore c’è stato, per sapere se qualcuno ha pensato ai fatti suoi e non a quelli di Miglianico, per sapere se abbiamo creduto a chi ci ha ingannato. 

Ma il sedicente Comitato questo dibattito non lo vuole proprio fare. Non è che abbia carenze di duro bronzo. Deve esserci qualcos’altro. Se uno è sicuro del fatto suo, sfida chiunque in qualunque sede. Loro no: scrivono, sussurrano, fotografano, postano ma non parlano in pubblico. Hanno provato a far parlare altri chiamati da fuori, gli è andata maluccio. Loro non parlano, non parlano mai in sede pubblica. Avranno i loro motivi. Di conseguenza noi avremo i nostri, tutti i nostri motivi per pensare che non ce la contano giusta.  

Care Amiche e cari Amici,

Miglianico ha perso un altro suo Concittadino capace di segnare un pezzo della nostra piccola storia. Se n’è andato Ovidio Anzellotti. Tornato da un’esperienza di emigrante in Canada, rilevò nel 1970 il Bar dello Sport, creato e gestito fino ad allora dalla mia Famiglia, il luogo dove sono nato e cresciuto. Lui superò con tenacia e con una straordinaria capacità di lavoro le prime inevitabili difficoltà. Modellò quell’attività commerciale a modo suo con una forte politica di prezzi e con una interattività con la clientela fatta anche di partite e biliardino, a carte o a “stregnamùre”. Riuscì in breve tempo ad imporsi come protagonista tanto che, come accade in certi casi, si cominciò a parlare e ancora oggi si parla di quei locali come “da Ovidio”. Il barista soprattutto nei piccoli centri è un personaggio unico. Ovidio ha saputo esserlo soprattutto professionalmente, vestendo quella sua giacca bianca che non era tanto una divisa ma una forma di rispetto verso il cliente. Ha saputo inventare gesti e frasi come “a da rivinì le piogge!” che sono stati, nella loro sintesi perfetta, elementi simbolo. Ancora oggi si ricordano proprio per quella efficacia che è segno di una intelligenza vissuta. Ovidio ebbe la fortuna di avere al suo fianco una donna eccezionale come moglie, madre e collaboratrice instancabile. La forza, la pazienza, la dedizione e la cortesia della signora Argentina sono stati elementi determinanti per il successo di un’avventura cominciata con decisione ma senza alcuna garanzia preconfezionata di successo. La prematura scomparsa di quel pilastro, nonostante la presenza dei figli, portò Ovidio a decidere di chiudere quella pagina di lavoro passando a quella della strameritata pensione. In tutto questo profondere energia e passione nella sua attività commerciale Ovidio non dimenticò la sincerità della sua umanità. Il 23 gennaio del 1979, giorno in cui celebrammo i funerali di mia Nonna Assunta, morta la sera precedente, lui chiuse il bar mettendo un cartello per la clientela “Chiuso per morte del vecchio gestore”. Non so in quale parte del mondo ci sia stata tanta delicatezza e tanto rispetto. A Miglianico questo gesto nobilissimo c’è stato, forse una sola volta nella storia recente della nostra Comunità. E c’è stato grazie ad Ovidio Anzellotti. 

Anche per questo quel 31 dicembre 2000, quando Ovidio stava per abbassare la serranda del bar per l’ultima volta, organizzai questa foto ricordo.

 

Nei disegni celesti noi vediamo a stento. Per i nostri occhi mortali la profondità del tempo è opaca e offuscata. Qualcosa a volte ci sembra di scorgere. Il funerale di Ovidio Anzellotti è stato celebrato di giovedì. Era il giorno di chiusura del Bar dello Sport, il giovedì dedicato non tanto al suo riposo ma alla sua Famiglia, alle sue idee e alle sue continue imprese, senza creare problemi ai suoi tanti clienti. 

Ovidio ha tolto definitivamente la sua giacca bianca di barista indimenticabile e ha cominciato a camminare verso il tempo eterno con il candore conquistato con tutta una vita fatta di lavoro e di grade simpatia.

Buona Domenica.

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