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Cara Simonetta...

Categoria: Non categorizzato
Pubblicato Venerdì, 16 Novembre 2012 12:16
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Cara Simonetta,

permettimi di chiamarTi come per una vita intera T’ho chiamata. Per questa antica consuetudine mi permetto di offrirTi tutto quello che ora è il caso, rinviando a momenti per Te più sereni per dirTi il resto.

Ti offro anche una precisazione: non pensare di trattarmi come hai fatto con Mario Amicone. Ti risponderei. E consiglia al Tuo consorte di non qualificare il mio scrivere come “amiconiano”. Io scrivo meglio di Mario Amicone. Mario Amicone, potete maledirlo come volete e, per alcune cose, come vogliamo, ma giganteggia al confronto con tanti soggetti che animano la politica locale, compreso il Tuo consorte (se la prenderà come un elogio, ma è l’impotenza del confrontarsi che glielo farà dire).

Parti con accuse gravi, quelle d’aver “mentito sapendo di mentire”.

Simonetta, hai telefonato, hai stanziato in piazza (mezz'ora, un’ora o tre ore, per chi osserva la sostanza non cambia), sei passata lunedì mattina.

Ti sei candidata e Dino e Catia lo sapevano, come Ti spiegherò.

Non sei stata eletta, il che ha creato sorpresa, evidente che sia così.

Questi son fatti. Non menare il can per l’aia: in lista c’erano mamme e papà, che son titoli eccellenti, ma solo Tu, tra quelli di Miglianico, eri un’assessora comunale e moglie di dirigente del PD e della Pro Loco: anche questi son fatti. Poi sui particolari puoi arruffarti quanto Ti pare, Facebook è fatto anche per questo.

 

La politica c’entrava direttamente, anche se Tu non avessi voluto farcela entrare. Ma qui non si tratta di politica, si tratta di quella che è stata una indelicatezza istituzionale, perché ritengo che chi ha già un incarico pubblico non dovrebbe candidarsi al Consiglio d’Istituto che è, in certe occasioni, potenziale controparte dell’amministrazione comunale.

Sull’occupazione dei posti da parte della maggioranza multicolore della quale fai parte, rassicura il Tuo consorte, anche quelli son fatti, in carne, ossa e relativa sedia. Se si sentono realizzati per così poco, va bene così, si godano il callipigico appoggio.

È vero, sono stato, anzi ancora per pochi giorni, per naturale prorogatio, sono il Presidendte del Consiglio d’Istituto, eletto l’ultima volta a dispetto Tuo e dei Tuoi amici di maggioranza dentro e fuori la scuola. Ho avuto questo onore e mi sono impegnato al meglio delle mie possibilità. Mi ripromettevo di trattare questo tema i giorno dopo il passaggio delle consegne al nuovo presidente, che pensavo, facendo facili pronostici, potessi essere proprio Tu. A Te avrei scritto una lettera aperta per raccontarTi quel che è stata la mia esperienza e per lasciarTi affettuosamente il testimone in un avventura non sempre allegra e piacevole. Racconterò lo stesso questa mia esperienza evidenziando quel che riterrò opportuno.

È vero che sono stato contemporaneamente anche segretario di partito, l’UDC, il partito che ha portato sulle sue spalle Dino a fare il sindaco. Ora non ho alcuna tessera di partito. La differenza è che non ero un amministratore comunale. L’altra differenza è che sono stato eletto con confortante consenso, sempre, ne sai qualcosa, vero? La differenza che non potrai misurare è che non c’è una parola, una virgola, un alito di attività del mio mandato di presidente che sia stato viziata o anche solo sfiorata da quella di esponente politico. Lo possono testimoniare le persone che hanno partecipato e che conservano onesta memoria delle cose accadute.

C’è stato un equivoco solo, guarda caso sotto il vostro "regno", ed è stato con lo scombinato intervento in Consiglio comunale da parte del sindaco contro me e la maestra Baldassarre. C’è una delibera che racconta quei fatti e quella delibera l’ho conservata. Te ne parlerò, per quel che è stata la Tua responsabilità perché ritenevo di meritare proprio da Te, particolarmente da Te una parola, anche solo una sillaba, che invece non hai detto.

Dici che non farai scorrere nessuno per entrare in Consiglio, mentre mi accusi di aver falcidiato il Consiglio comunale per far entrare un mio uomo. A parte che non posseggo uomini né donne, perché sono contro la schiavitù sotto ogni forma, ma Ti sembra che io abbia questo potere? Vedete troppa televisione! O, il che è peggio, credete troppo a Dino.

La faccia, la mia faccia, che non è bella come la Tua - è un dato anch’esso oggettivo - l’ho sempre messa. E ho sempre pagato di persona, anche quando forse toccava ad altri pagare.

Se non avessi messo la faccia, Tu, il Tuo consorte e gli amabili commensali dei “funerali del porco” e di tante occasioni conviviali nelle nostre case di qua e di là da Foro, come avreste fatto a avvelenarmi ogni piatto di ogni incontro accusandomi d’essere tra i principali responsabili della candidatura a sindaco di Dino nel 2004? Come avreste potuto individuarmi come presunto colpevole? Devo chiederTi come hai potuto cambiare idea su Dino? È una Tua pena. Tienitela.

La faccia, come candidato, non l’ho messa per una serie di motivi che posso anche elencarTi ma che richiamano anche precise responsabilità di persone estranee a questa risposta. Immagini chi sono? Hai indovinato, ma il secondo è più colpevole del primo, e anche Dino come lui.

Avrei potuto farlo comunque il candidato: la vecchia legge elettorale consentiva al segretario di partito di presentare da solo la lista senza raccogliere firme. Ma ho sempre pensato che altri fossero migliori, più adatti, più motivati di me. Sai c’è chi se non viene candidato non si impegna. Io il mio contributo alla campagna elettorale l’ho sempre dato totalmente. Ho sbagliato? Non lo so. So che ho sempre pagato in prima persona. Quindi non accetto altri rimproveri. Neanche da Te.

Paura? Di Chi? Di che cosa? No, quando mi son candidato, sin da studente al liceo, son stato sempre eletto, solo nell’ultima occasione ho accettato di far numero nella lista per il rinnovo dell’Ordine dei Giornalisti e ho sfiorato addirittura l’elezione. Forse sono anche simpatico certe volte.

La prossima volta mi candiderò? Spero di no. Spero per la mia Miglianico, che amo più della mia vita stessa, che ci sia un bel confronto tra una, due, tre o anche quattro liste fatte di donne e di uomini giovani seri e preparati, comunque nuovi. Spero, e non solo certo il solo, che non ci siate più voi, nessuno di voi,ovviamente, e che non ci sia nessuno che già c’è stato o che già si è comunque solo candidato.

Se Miglianico non dovesse trovar di meglio che uno come me sarebbe un problema. Ne sarei molto preoccupato. Non ho capacità e energie per una sfida, quella dell’amministrare il domani, che sarà difficilissima.

Ma, Te lo voglio anticipare, se davvero si ricandida Nicola Mincone, che è “madre e padre di Dino”, proverò a far una lista con chi vorrà starci, una compagine coraggiosa e disinteressate che avrà il principale obiettivo di avere quello che si chiama “diritto di tribuna”, cioè la possibilità di parlare ai Cittadini per informarli durante la campagna elettorale. Oh, poi fa a finire che si vince pure, ma quella sarebbe una sorpresa che dovremo imparare subito a ben gestire.

Per quanto riguarda i figli, lasciamo stare, non sei in campagna elettorale e non sei su Rete4, non metter avanti che Ti sei candidata per i figli. Noi e tutti gli altri per cosa l’avremmo fatto: per diventare Papa? E poi, Tu dici d’esserti candidata per Tua figlia. Io no. L’ho fatto per la scuola, perché una società non ha futuro se non si cura come meglio si può la scuola, quindi anche per le mie figlie ma non per loro sole.

Per il fatto di usare la penna, non Ti capisco. Che accusa è? Qui non posso che scrivere. Ma ci metto la firma, che qualcosa conta. Non commento in forma anonima e tutti sapete chi sono e come rispondere. Facebook non lo frequento, me lo raccontano. Quel che scrivete là, solo là, per me è un parlar dietro le spalle, perché non vi leggo e al massimo me lo sento riferire. Non è bello far così.

Se lo pubblicate qua trovate spazio, gratis e libero, senza censure. E trovate anche risposte, sempre. Se siete d’accordo con quello che leggete su “Chi siamo”, potrete liberamente collaborare. Sarete i benvenuti, sì Simonetta, anche Tu.

Queste cose, quindi, Te le ho scritte in questo luogo libero, che vuole aiutare a conoscere e a dir la propria. Non son fatti personali e men che mai intimi da dirTi “guardandoTi negli occhi”. Che era? Una sfida? Hai lo sguardo di Medusa che uccide pietrificando? Neanche di quello avrei paura. E poi, scusami, è difficile guardarTi negli occhi. Da quanto non Ti fermi a parlare con me?! C’è proprio quella vita passata che non dovrebbe impedirtelo.

T’ho rubato qualcosa, qualcosa te la devo restituire e Te l’ho negata? A parte il fatto di non averTi votata (sacrosantamente), T’ho fatto qualcosa? Passi e guardi il muro o fissi diritto, se passi in macchina sembri l’autista della Regina Elisabetta che non si gira manco a salutare sua mamma!

Ma poi perché non mi salutate? Scusami, devo dirtelo. Ma perché se mi salutate lo fate a masticando un ciao e sfilando come anguille? Cosa vi ho fatto? Parlo di Te e di particolari “progettisti”. Siete la maggioranza, comandate, avete sedie, poltrone, uffici, rispetto istituzionale, come potete avere paura di un cittadino, di un uomo solo? Come potete non avere rispetto per un cittadino che per alcuni di voi è semplicemente una persona più anziana? Ma che vi è successo, v’hanno frullato il cervello?

A proposito (o a sproposito) del guardare negli occhi (anche là i Tuoi son molto più belli dei miei, non c’è dubbio: son pure strabico, non c’è lotta!), alla fine del Tuo sfogo, fai riferimento alle persone a Te care. A una sola persona del tuo ambito familiare ho fatto riferimento: il Tuo adorato marito, che non ho citato e non cito per non regalargli notorietà immeritata. Il quale - m’han raccontato alcuni che han letto anche il suo dialogo immaginario e per quello si son molto divertiti - ha provato ad arrampicarsi sugli specchi, come avevo facilmente previsto, senza dare una sola risposta o chiarimento, semplicemente perché neanche lui, come Te, ha capito, pur avendolo letto e riletto, il mio semplice commento.

La mia critica, sana, motivata, ben spiegata, era rivolta al sindaco. Non T’offendere, ho descritto la Tua condizione di assessora e di consorte nell'accidente della candidatura solo per dar peso all’errore politico-amministrativo del sindaco. Tu nella faccenda, l’ho spiegato e rispiegato, sei stata più vittima che protagonista: hai fatto quel che potevi e basta. Non cercare un ruolo che non T’appartiene.

Ma menti o sei assolutamente e tragicamente disinformata se affermi che Dino e Catia non sapevano della tua candidatura. Menti, è la soluzione migliore. Capisco la foga polemica ma non Ti sei accorta della enormità della Tua piccola bugia. Bastava non scriverla, nel contesto cambiava niente. Dino sa tutto di voi “progettisti”, sa tutto della scuola, perché lì ha efficientissimi informatori. Se T’ha lasciata allo sbando o se non ce l’avete fatta il dato c’è , ed è quello dei risultati, e quando uno è una persona in evidenza (un assessore lo è) viene valutato pubblicamente. O lo accetti o torni al tepore della Tua vita privata.

Ma torniamo a lui. Il Tuo consorte evidentemente è abituato a farsi domande e darsi da se stesso le risposte. Così non rischia di avere le critiche che tanto lo fanno imbizzarrire. È uno dei finti progressisti che ama la satira (cartina di trornasole dei regimi liberi) ma solo quando la critica colpisce i suoi nemici. Guai a doverla ricevere, guai se a subirla è lui stesso o uno della sua parte, figuriamoci la consorte! Allora la satira, la critica viene accusata d’essersi ridotta a pettegolezzo, cattiveria, menzogna ecc. (Ti ricordi di qualche politico che ha detto cose simili?). S’è mostrato per quel che è: un reazionario riverniciato di rosso. S’è poi avventurato, poco educatamente, prima nell’affibbiarmi accostamenti da polemichetta: vada a vedere chi era Edmondo De Amicis, gli chieda idealmente scusa e cerchi un altro soggetto, ma scadente come me non ne troverà. S’è poi imbarcato in un maldestro tentativo di dileggio, quasi di offesa, parlando di qualcosa come il malfunzionamento delle mie mani (invero bellissime), della parziale funzionalità del mio cervello o di una carenza che mi relegherebbe o tra gli invalidi (lo sono ma per altro motivo) o tra i “minus habens”.

La sua offesa gratuita e impotente la prendo come un complimento.

Mi è simpatico e non riesco a volergli alcun male. Anzi sono sinceramente felice per lui e per le tante grazie che ha ricevuto dalla vita, innanzitutto le Vostre bellissime bambine, che Dio le benedica. Tra le grazie di cui deve ricordarsi c’è quella di aver conosciuto Te, la Tua bella famiglia, ricca della cortesia di Tua Madre e della saggezza amabile di Tuo Padre (oggi, 15 novembre, il mio Papà che tanto mi manca avrebbe compiuto 90 anni, lo sai? È una gran cosa avere ancora un Papà, che Dio Te lo conservi!), ha avuto la fortuna di amarTi come meriti, di averTi sposata e per questo di esser venuto a vivere a Miglianico, il paese più bello del mondo, nonostante tutto.

A proposito, la prossima volta parliamo dell’attività amministrativa che riguarda le tue deleghe? A Te l’onore del primo intervento. Amiche e Amici di VivaMiglianico aspettano con gioia.

Ciao Simonetta, dal Tuo sempre lo stesso (eh, non lo dire!), Maurizio