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La letterina del sabato 5 maggio

La data di oggi non è di quelle che passano così come fosse una data qualunque. Il richiamo immediato alla morte di Napoleone, però, non mi porta lontano da Miglianico. La vicenda del piccolo caporale corso, divenuto imperatore dei francesi e conquistatore di mezza Europa, resta esemplare per descrivere le vicende degli uomini che dal niente diventano qualcuno e poi si trovano con un “ei fu” che, quasi vonomatopeico dello spirare, chiude la loro vita.

Napoleone Bonaparte è stato un personaggio interessante, studiato e conosciuto oltre i doveri scolastici.

Da ragazzino, giocando a Rischiatutto con i miei Amici a casa di Luciano, era la mia materia che portavo in quelle piccole sfide pomeridiane. Poi è stato il personaggio che più di altri mi ha fatto riflettere sulla parabola che alcuni percorrono. Non bisogna passare il Foro e il Dendalo per collocare queste riflessioni. 

Sapete che si stanno animando/rianimando alcuni Concittadini, un tempo sostenuti con sincera passione nell’agone politico locale, oggi semplicemente Amici nella vita. Ebbene sembra si stiano rinnovando in piccolo (perché sono piccoli loro rispetto al piccolo caporale corso) quella parte della vicenda che va dall’Elba a Sant’Elena. I nomi, le truppe da schierare, le artiglierie da muovere, i colori vivaci da indossare o da stendere sui propri stendardi possono sembrare molto diversi. Non è così. Sono solo le maschere del tempo corrente indossate in questa rappresentazione che vanno allestendo. Essa sta più verso la commedia latina e la sua evoluzione storica della farsa moderna e del varietà che nella tragedia greca, che pure illumina qualche soggetto tracciandone la lunga ombra sulla nostra piazza. 

È una scena che va vista nel suo insieme. Solo così la si può capire.

Non voglio soffermarmi oltre su questa vicenda locale che ha già perso la sua ben costruita intenzione di incuriosire. Non c’è più curiosità. Anche chi non sa ancora nulla o quasi ha dedicato poca attenzione al primo lancio dell’operazione. Chi sa non ha trovato nulla di nuovo sotto il sole di Miglianico, anzi.

Le date storiche mi spingono invece a segnalarne due anniversarie, che si avvicinano e che segnano, a loro modo, il nostro tempo con spunti di esemplare riflessione.

Il prossimo 9 maggio tutti o quasi tutti ricorderemo o verremo sollecitati a ricordare il 40° anniversario dell’assassinio di Aldo Moro. Verremo inondati di immagini, ricordi, testimonianze, analisi e tante altre cose. Il mio animo di giovane democristiano fu lacerato da quel dolore. Non ho dimenticato. Mi porto dentro qualcosa di oscuro e pesante che non trova quiete perché temo di non poter sapere mai chi e come ha ucciso Aldo Moro. In vista del decimo anniversario del 9 maggio 1978, in un'anticamera ministeriale, rimasi stordito dal commento che alcuni soggetti fecero quasi con leggerezza non solo su quella drammatica vicenda ma anche sullo statista che ci accingevamo a ricordare. Per carità di patria non ripeto quelle parole ascoltate allora e che mi fecero accantonare definitivamente la potenziale stima per i protagonisti di quel macabro siparietto. Da allora ho il silenzioso tormento di chi sente che quello che ci hanno raccontato non è tutta la verità. Spero solo di non dover assistere a trasmissioni alquanto vergognose come quella andata in onda il 16 marzo scorso nella quale l’intero racconto di quei tragici 55 giorni è stato affidato solo, incredibilmente solo, ai brigatisti rossi. 

Se potrò farlo ripeterò quel che facemmo allora in tanti a Miglianico. Andrò a Messa a pregare per Aldo Moro e per gli uomini della sua scorta: uomini, sposi e padri, prima che eroi di questa nostra povera Italia.

Prima questo anniversario, fortunatamente, a Miglianico potremo celebrarne un altro di segno gioiosamente opposto. L’8 maggio, che tra l’altro, a Miglianico era la Festa di San Michele Arcangelo, saremo chiamati ad un corale applauso per i primi 25 anni di attività commerciale di una nostra Concittadina, la signora Catia Rosa in Rosino, titolare dell’omonima bottega alimentare. 

Un quarto di secolo fatto di tanti giorni, uno dopo l’altro, senza interruzione, senza ferie, come è nella migliore tradizione del commercio locale, è un grande anniversario.

Ognuno di questi giorni che partono da venticinque anni fa fino a mercoledì prossimo sono stati illuminati dal sorriso cordiale e paziente della signora Catia. Una cortesia senza finta cerimoniosità, una gentilezza spontanea frutto di una serena educazione familiare, una grande disponibilità e quel pizzico di pazienza che va messo ad ogni apertura di porta quando entra una cliente sono la gioiosa colonna sonora di questa grande e bella avventura. Non va dimenticato che accanto a tanto tenace impegno nella conduzione della propria attività, la nostra Catia ha messo il grande amore per la propria Famiglia, la cura affettuosa e senza sosta nel crescere ed educare in modo davvero esemplare i propri Figli, oltre a quel tratto di intelligente ed elegante distacco dalle vicende divisive della nostra Comunità locale che sono rimaste sempre fuori dal suo negozio, nonostante tutto. 

Un anniversario così importante sarebbe da sé stesso un successo indiscutibile. I primi venticinque anni di attività della signora Catia sono, per quel che tutti sappiamo, un grande e luminoso successo che merita un applauso di vero cuore e un grazie da parte di tutti, di chi entra in quel negozio e di chi casomai vi passa davanti da venticinque anni, quanti ne sono passati, a cavallo di due secoli, tra l’8 maggio del 1993 e il prossimo mercoledì 8 maggio 2018. Evviva Catia.

Buona Domenica     

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