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La letterina del sabato 20 gennaio

Care Amiche e cari Amici,

ci sono gesti che si compiono quotidianamente quasi senza riflettere. Poi, ogni tanto, ci si ferma a pensare perché si fa una certa cosa. Mi è accaduto questo qualche giorno fa. Di ritorno dal lavoro, ho parcheggiato in via Roma, all’altezza dell’incrocio con via Dante Alighieri, per poter comprare il pane. Come sempre ho preso il disco orario, l’ho regolato sull’ora esatta e l’ho posizionato sul cruscotto dell’auto. Normale direte voi. No. Ho sbirciato attorno a me e ho constatato che il mio era l’unico disco orario messo al suo posto. Non mi son sentito un alieno. Ho solo pensato che in pochi mesi tutte le polemiche sulla introduzione dei parcheggi regolati da limiti orari sono svanite. 

Sarà perché ci siamo tutti abituati a parcheggiare correttamente? 

No. Assolutamente no. 

 

Ci sono ancora i soliti maleducati che parcheggiano in doppia fila o dove capita. Ci sono gli stramaleducati che continuano a parcheggiare sul marciapiede non adeguatamente presidiato da dissuasori (vasi o altro). Ci sono tutti gli altri che semplicemente sanno che non si prendono più le multe, il vero oggetto delle polemiche, e quindi fanno quel che vogliono. Chi è educato, chi ha un normale senso civico continua a fare cose corrette. Gli altri hanno ripreso a far quel che vogliono. 

Tra poco, penso, dovranno essere ridisegnati gli spazi dei parcheggi dove è stato fatto il nuovo bellissimo asfalto. Prima di farli verniciare dalla macchinetta che abbiamo acquistato insieme ad altri Comuni (o no?) dovremmo provare a evitare che vengano i posti auto vengano delimitati come hanno fatto nel quinquennio passato nell’area delle Scuole, cioè in modo non adeguato. È bene che si vada sul posto a ragionare su come orientarli, sia per ottimizzare gli spazi sia soprattutto per consentire il parcheggio secondo le direzioni di marcia. In quella stessa sede si potrebbe rivedere l’allocazione degli spazi destinati al carico/scarico delle merci, che in via Roma forse va meditata un attimino, e quelli riservati sacrosantamente ai portatori di handicap, sperando che poi vengano lasciati liberi da pirati e maleducati di turno, cosa che ad esempio, in piazza, davanti alla farmacia non sempre accade.   

Insisto nel proporre una innovazione necessaria da tempo e che, tra breve, diventerà indispensabile: quella di procedere a regolamentare il traffico nel centro urbano con alcuni nuovi sensi unici. Sarà indispensabile farlo a Borgo Forno quando riaprirà la strada ora chiusa per il cantiere del Municipio. Sarà parimenti indispensabile quando sarà completata la nuova scuola media per consentire soprattutto sicurezza ai nostri ragazzi. È già quasi indispensabile in via Martiri di Cerreto, come pure lo è in borgo san Rocco, dove si accede alla chiesa parrocchiale. Da tempo è opportuno, molto opportuno farlo in via San Giacomo, per evitare la pericolosità dell’accesso a doppio senso in via dei Rosa così com’è oggi. 

Prima sarà meglio sarà, viste le polemiche che i soliti petulanti spargeranno nei bar e sui social. Poi, una volta fatta questa “rivoluzione”, passeranno le poche settimane che occorreranno per far abituare tutti alle necessarie novità. Accadde col senso unico in via Roma più di quarant’anni fa, poi con lo spostamento della fermata degli autobus qualche anno dopo. Accadrà lo stesso per ogni novità da adottare. 

Una cosa ancora va fatta. Da tanto tempo. Va eliminato il “rito” un po’ ridicolo e molto inutile che si ripete ogni venerdì: quello del posizionamento dei cartelli di divieto di sosta per il mercato del sabato. Il mercato è istituito da decenni. Non è una iniziativa che ogni tanto si fa e tante volte no. Ci sono già cartelli fissi. Basta aggiungerne pochissimi sulle paline che già ci sono, eventualmente posizionare qualche altra palina per segnalare che il sabato in quei tratti di strada cittadina non si può parcheggiare perché quegli spazi sono riservati al mercato. È più facile a farsi che a dirsi. Ma il fatto è che continuiamo ad assistere a questo lavorio settimanale dei nostri Vigili che vanno posizionando cartelli mobili (a volte destinati a volare via) per poi andare a toglierli a mercato terminato. Quei cartelli soggiornano poi pigramente e inutilmente per tutta la settimana qua e là, occupando spazi e, soprattutto, creando poco decoro urbano nel centro cittadino, già violentato da cestini di rifiuti riempiti da abusivi sacchetti casalinghi o da cassonetti messi incredibilmente in bellavista in pieno centro, i più disordinati dei quali stazionano sotto le finestre degli uffici comunali, provvisori gli uni e gli altri, speriamo. 

Una piccola cosa ancora. Il centro della piazza, in verità, è il centro dello slargo che fa via Roma affacciandosi sulla piazza, lo spazio davanti alla piazzetta delle Scuole Medie, per capirci, la notte è una macchia nera, manca di illuminazione. L’errore è stato fatto nel passato quinquennio. Non è stato ancora corretto. Se si arriva in piazza da via Roma, il centro si riconosce perché è la parte scura dello spazio.    

Nulla di grave, nulla di drammatico, ovviamente. Si tratta solo di quelle piccole cose che si possono fare senza riunire Giunta e Consiglio, senza che il Sindaco stia lì a far provvedimenti. Basta ricordare a chi ha la responsabilità degli uffici competenti che siamo una Cittadina civile e, come tale, essa va gestita e manutenuta. 

Chi lo deve fare?

Gli amministratori. Sicuramente sì. Ma anche noi, se teniamo alla nostra Miglianico, lo possiamo fare. Dobbiamo fare la nostra parte. Come? Chiedendo che questi piccoli interventi vengano fatti. Ricordandolo. Sollecitandoli ogni volta che possiamo e, casomai, urlando ogni tanto, sempre educatamente. Come dice il vangelo, “opportune et importune”, se serve.

Oppure possiamo lasciare tutto così: macchine parcheggiate sui marciapiedi e pedoni che devono camminare sulla strada, spazi per carico e scarico sistemati dove conviene a pochi, parcheggi per disabili usati da tutti, dischi orari tenuti ben nascosti, doppi sensi difficili e pericolosi, cartelli dormienti per sei giorni su sette, cassonetti in bellavista. Non lo diciamo in giro. Così nessuno si sente richiamato e facciamo finta di essere tutti amici. 

Sì? 

No, proprio no.

Buona Domenica!                   

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