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La letterina del sabato 13 gennaio

Care Amiche e cari Amici,

stiamo per essere investiti dalla campagna elettorale. Si voterà domenica 4 marzo per il rinnovo di Camera e Senato. La tenzone tra partiti e coalizioni dovrebbe durare i venti giorni precedenti quella data ma a noi Italiani piace la polemica facile, veniamo risucchiati dal vortice del pettegolezzo, amiamo assistere ai moderni giochi gladiatori che si svolgono nei salotti televisivi. Questo non solo per carattere e storia, ma anche perché mettiamo sempre più energia nel dividere che nell’unire. Una campagna elettorale è il luogo ideale per le divisioni, benché spesso solo di facciata o di ingannevole convenienza.

Prima di andare oltre voglio riaffermare quel che dovrebbe essere pacifico ma che per alcuni forse non lo è.

 

Il voto uguale, personale, libero e segreto, è un diritto scritto col sangue dei nostri martiri (i soldati alleati che ci hanno liberato e i combattenti per la Resistenza che hanno fatto la loro parte), tradotto nella Costituzione da uomini e donne di grande serietà e valore e mantenuto grazie a scelte di libertà fatte dagli Italiani dopo l’approvazione della Carta Costituzionale. 

È un diritto fondamentale. È parimenti un dovere civico fondamentale.

Possiamo pentirci di aver votato per chi ci ha gabbati. Possiamo ricrederci. Possiamo essere amareggiati e delusi. Ma è sempre meglio che far decidere agli altri, che poi sono proprio quelli che riteniamo stupidi, affaristi, delinquenti incompetenti, ignoranti, etc. 

Eleggere significa scegliere. Nessuno di noi deve farsi scegliere il futuro da altri. Quindi bisogna andare a votare, liberi e consapevoli. 

Questi sono i principi.

Poi c’è la realtà. Sono già partite le schermaglie in televisione e sui vari media. Ci sono le prime indiscrezioni sulle candidature, che sono quelle che ci appassionano di più. In fondo nel corso di una discussione, anche la più intensa, non si dedica più del 10 o 20% del tempo a parlare dei programmi, casomai li si riduce e spot perché pochi vanno a vedere cosa c’è dietro un bell’annuncio. Ci si compiace molto di più nel dare giudizi sui candidati. Da qualche anno a questa parte i giudizi sono prevalentemente negativi, dispregiativi. Si sono disonorati da soli accusandosi di tutto, questo poi succede. Prima c’erano tanti che invece facevano sincera propaganda per questo o quel candidato, tessendone le lodi o anche solo esaltandone le capacità e le potenzialità, fossero anche solo quelle clientelari, ovviamente di altro livello rispetto agli ultimi lustri poco illustri. 

Era la malfamata Prima Repubblica. La campagna elettorale era molto più intensa. Forse anche più ricca. Forse anche più quello che si vuole. Ma votavano quasi tutti. E quasi tutti sapevano chi votavano e perché lo votavano.  

Oggi attendiamo i nomi dei candidati che piovono dal cielo, soggetti che, dal giorno dopo, scopriamo essere amici e legatissimi ai nostri destini locali. Va bene così. Dal referendum di Segni sulla preferenza unica ai vari Porcellum e Rosatellum il percorso è stato segnato dalla volontaria indifferenza per la sollecitazione dal basso. La “piattaforma” non fa differenza. È solo meglio confezionata. 

Ci sarà tempo per approfondire.

A noi interessa Miglianico.

Miglianico anche questa volta non sarà immune dalle conseguenze della preparazione e dell’esito delle elezioni politiche. 

I fronti aperti sono due.

Il primo e il più pericoloso è l’assalto che da più lati verrà tentato per cercare di coinvolgere l’Amministrazione comunale facendola schierare apertamente per questo o quella tra candidati e liste. 

Sono vecchio e un po’ rincitrullito, non ho la frizzante sensibilità degli Amici che animano “Miglianico Cambia”.

So che MC corre un rischio enorme. Da una sua scelta di appoggio ad una coalizione, a una lista, a un candidato ha solo da perdere, non poco. Può cambiare sé stessa, può modificare volontariamente il suo DNA, ci mancherebbe. Ma non è questa la campagna elettorale per mettersi a fare il tifo per altri. Casomai alle Regionali dell’anno prossimo, che coincidono con le Comunali, il salto potrà essere fatto, perché allora i voti del territorio, se ben organizzati e indirizzati possono eleggere sì un sindaco alla Regione e anche essere determinanti per la scelta del Governatore. Ora sarebbe più un azzardo più che una scommessa politica. Questa tornata elettorale si annuncia senza vincitori. Si può solo perdere. La legislatura potrebbe durare poco, troppo poco per avere anche un solo grazie. Cosa più importante: sono i candidati senza base che hanno disperatamente bisogno di Sindaci e di Amministratori bravi e apprezzati per arrivare ai territori che non hanno mai conosciuto. I Sindaci e gli Amministratori bravi possono aspettare e scegliere il riferimento politico nazionale quando a loro fa comodo. Gli oppositori invece hanno interesse a darsi un tono, ma a Miglianico non c’è molto da attendersi. La fine dell’appartenenza è anche questo.

So che i fatti mi daranno torto da qui a marzo e questo consiglio non verrà seguito. Dopo, forse qualcuno, almeno qualcuno, si ricorderà che non avevo troppo torto. Non importa.

Il secondo fronte è quello delle candidature locali.

Non escludo affatto che siano più di una le candidature di donne e uomini di Miglianico o con forte legame storico, familiare, imprenditoriale o associativo con la nostra Cittadina. 

In questo caso correremo rischi minori. Non siamo un popolo campanilista. Non sono pochi i Concittadini che preferiscono la sconfitta del candidato locale alla mobilitazione a suo sostegno. Spesso hanno anche ottime ragioni e sono efficaci commentatori, come hanno dimostrato alle Politiche 2013 e alle Regionali 2014. Qualche volta siamo un po’ miopi noi a differenza di altre comunità.

Insomma, sarà un inverno non proprio tranquillo.

Oggi mi sta a cuore un’altra cosa, più urgente rispetto alla campagna elettorale che verrà. 

Spero che il Sindaco, anche attraverso il Presidente della Commissione per la promozione della cultura, il Presidente della Pro Loco, i Presidenti e referenti della belle Associazioni locali, prima che inizi la campagna delle divisioni e dei relativi sospetti, trovino le ore, la serenità, la generosa passione e la lungimiranza di sedersi attorno a un tavolo per programmare tutti insieme gli eventi del 2018. Sarebbe ideale che cominciassero a dare le priorità, in ordine agli spazi e alle risorse guardando al futuro prossimo venturo. 

Tra qualche ora aggiungerò una preghiera speciale a quelle di ogni giorno. Lo farò per ricordare il mio Papà che se n’è andato diciannove anni fa. Non lo devo commemorare. Non è stato un personaggio storico, un eroe, un campione dello sport, una personalità politica (insomma forse sì, ma sarebbe difficile spiegarlo qui). Amava Miglianico. Ha servito questa Comunità, gratis, come si deve fare sempre, come mi ha insegnato a fare quando è toccato a me: dal Partito al Comitato Feste, dalla Società Sportiva alla Pro Loco, dal Consiglio Pastorale a ogni altra cosa che si faceva e si fa ancora. 

Era, è il mio Papà. Uso la sua scrivania, porto il suo orologio, mi vedo fare gesti che lui faceva ogni giorno. È nei discorsi e nei racconti che faccio con le Figlie e gli Amici più cari. Tante cose sono ancora con me. Non ci si separa mai dal proprio Papà.

Quando lo sogno il più delle volte giriamo allegramente per Città che non so dire, che forse non esistono o che assomigliano a tanti posti come altri. Alla fine lui va da una parte e io da un’altra. Un giorno andrò insieme a lui e certamente incontreremo chi non mi ha conosciuto e dirà: "Sì proprie lu fije di Vincinzìne. T’arissummìje tal’e quale". E anche allora sorriderò tutto contento.

Buona Domenica.                        

   

 

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