Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

La letterina del sabato 25 novembre

Care Amiche e cari Amici,

senza fingere un mistero che non c’è, anticipo un elemento di curiosità su quel che verrò a raccontarvi prossimamente circa queste Letterine e che è il legame neanche tanto imperscrutabile col quale sto accostando una a fianco dell’altra queste pubblicate nelle ultime settimane. C’è chi ha fatto finta di averlo già capito ma ha solo tirato a indovinare. Il non aver capito è prevalentemente dettato dal non avere interesse per questa piccola rubrica, per la restante parte è causato dalla mancanza di attenzione, una superficialità che i social network hanno fatto diventare caratteristica comune nella lettura di quel che si va scorrendo. Svelerò il fine di questo legame forse già sabato prossimo o forse no.

Intanto vi racconto cose chiare.

 

Come sapete ci sono non pochi cantieri attivi sul nostro territorio comunale. Leo Longanesi fulminava certe cattive abitudini con uno scultoreo "Alla manutenzione l’Italia preferisce l’inaugurazione". Da noi questa cattiva abitudine non c’è. Anzi, sarebbe il caso di cominciare a inaugurare, cioè di segnare con una manifestazione pubblica la conclusione di un’opera voluta in nome del Popolo e pagata dai Cittadini contribuenti. Pare che la settimana prossima finalmente ne avremo una, di cerimonia inaugurale. Sarà bene essere tutti presenti. Per abitudine acquisita nella redazione de Il Tempo d’Abruzzo, eccellente scuola di giornalismo, le cose in via di realizzazione provo ad andarle a conoscere quando hanno preso forma e hanno un senso. Domenica scorsa, insieme a qualche amico, ho fatto una passeggiata per andare a vedere lo stato del nuovo palazzetto dello sport (o come chiamar lo si voglia) che è stato realizzato vicino al nostro campo sportivo, dove pure di opere, nei mesi scorsi, ne son state fatte e non di poco conto. Al posto del bocciodromo, realizzato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, ora sorge un bell’edificio che è certamente più utile di quel che c’era. Dopo la sua inaugurazione - spero anche dopo la sua degna intitolazione – esso dovrà anche essere curato e conservato con attenzione. Casomai andrà migliorato in quelli che saranno i suoi possibili punti deboli, quali l’accesso pedonale, anche qui sacrificato per motivi di spazio rispetto a quello dei mezzi meccanici, la sistemazione dell’area circostante, i sistemi di illuminazione e di vigilanza. Forse tutto questo è già previsto, forse solo in parte, forse no. Vedremo.

Nel mentre è stata praticamente demolita la vecchia palestra della scuola elementare. Per noi che siamo stati alunni nel secolo scorso, non è mai stata altro che uno scatolone vuoto, senza porte e finestre: impraticabile. Da ragazzi ci entravamo a volte trovandovi dentro il vecchio carretto a pedali che Pierino usava per la raccolta dell’immondizia e qualche attrezzatura del vecchio cantiere lasciata lì ad arrugginire. Poi fu sistemata senza mai diventare una struttura degna di essere un piccolo palazzetto per le attività sportive. Ma, in mancanza di meglio, ha fatto il suo dovere. 

Vedremo quel che sorgerà al suo posto se potrà meglio servire alunni, studenti e società sportive che si occupano di giovani.

Tra i motivi che hanno determinato l’abbattimento di quella palestra c’è la necessità di far posto alla nuova scuola media. Avremo finalmente un polo scolastico. È una cosa buona. Molti Comuni ce lo invidieranno.

Questo significa che tra un po’ di tempo l’attuale scuola media resterà vuota delle sue attuali presenze. Che ne sarà di tanta cubatura? Considerando i lavori (e i denari) dedicati anche in queste settimane a quell’edificio, dopo i troppi soldi sprecati per la sala civica, non è ipotizzabile un suo abbattimento. Ho sentito proposte le più svariate e anche fantasiose. Non so cosa ne sarà. Molti di voi pensano che sappia molto e non poco influisca. Non è così, giustamente. Anche su questo fatto ne so quanto voi, forse molto meno.

So che ogni tanto torna a galla un’idea che a me non piace: fare di quell’edificio una casa di riposo. Ho venerazione per chi è anziano. Creare strutture moderne e efficienti per garantire loro tanti anni di radioso tramonto è giusto, è bello, è anche indispensabile, visti i tempi che corrono. Penso sia difficile realizzare una struttura dove possano esser ospitati anziani autosufficienti, capaci di animare la piazza, capaci di essere attivi sul fronte del commercio e delle attività sociali. Se si volesse fare un residence di questo tipo sarei felice. Se si immagina di sfruttare facili finanziamenti o obbedire a interessate sollecitazioni di aziende sanitarie o para-sanitarie per fare una casa di riposo come quelle che conosciamo, riaffermo la mia contrarietà. Meglio sarebbe aprire quelle stanze agli immigrati.

Una notte, tanti anni fa, al mio Amico Nicola Mincone, che mi chiedeva cosa potesse fare di importante nel suo secondo mandato da Sindaco, provai a spiegare che il nostro problema era il centro abitato perché era malato: aveva metastasi tumorali circoscritte nei grandi palazzi inutilizzati e inutilizzabili del centro storico che lo rendevano sempre più desolato e aveva ormai troppe case vuote o semi-vuote lungo l’asse di via Roma. La situazione si è lentamente e progressivamente aggravata. Il fenomeno appare drammaticamente irreversibile. Non è il tipo di pavimentazione di via Roma che rianima il centro, lo abbiamo visto. Non è la presenza di percorsi pedonali (che occorre sempre fare) che rivitalizza una parte del paese. Non è un palo della pubblica illuminazione o una panchina che possono cambiare le cose. 

Sono nato in via Roma che allora era una strada viva, con case tutte abitate. Ora è una strada semideserta: due case su tre sono vuote o presidiate da una sola persona, anziana. Nessun nuovo negozio, da solo, può ribaltare questa situazione né può avere la speranza di andare avanti perché aprirebbe dove non ci sono clienti. E attrarre clienti non è facile. I Piani Regolatori, messi in campo dagli anni Settanta in poi, hanno privilegiato l’andare incontro ad altre esigenze: interessi di privati proprietari di terreni da rendere edificabili, interessi di tecnici che dovevano progettare, interessi di imprese che dovevano realizzare, il grande interesse del Comune che doveva incassare la Bucalossi e gli oneri di urbanizzazione che consentivano di fare opere non solo dove si andava a insediare un nuovo edificio, altri accidenti che sappiamo. Poi c’è stato lo sbracamento totale, consentendo, per gli stessi motivi storici e anche per altro, di far realizzare nuovi nuclei abitati quasi ai confini del nostro territorio comunale. Poi c’è stata la gestione del fallimento del campo da golf con altre case vicine a determinati interessi ma lontane dal centro abitato. Se a questo, che indubbiamente va approfondito e spiegato molto meglio, si aggiunge il fatto che, praticamente nessuno dei figli è rimasto nelle case dei genitori, si capisce come mai via Roma, Piazza Umberto I, i loro vicoli e larga parte del vecchio paese siano nella condizione attuale e siano quindi avviati allo spopolamento. 

Allora suggerivo a quel sindaco di incentivare con sgravi fiscali le giovani coppie che avessero scelto di rimettere a nuovo una casa del centro o anche solo di abitarla e, al contempo, di gravare del massimo delle imposte comunali i proprietari che preferivano tenere le case vuote senza affittarle o venderle. Era una soluzione adeguata? Penso ancora di si. Si potrebbe fare questo anche oggi. Non lo so. Allora c’era quella proposta e c’erano le risorse pubbliche. Oggi c’è l’analisi e resta questa proposta ma non ci sono più le risorse.  Ma questo non giustifica il fatto che si ignori il tutto. 

Torniamo al problema del futuro prossimo, quello dell’utilizzo dell’attuale scuola media svuotata delle sue attuali presenze. 

Credo che l’Amministrazione comunale abbia già in mente più di un’idea. Spero che sia quella di destinare quel grande scatolone di cemento e mattoni a giovani coppie, ad attività commerciali, ad attività sociali vere o a qualunque altra cosa che sia viva e attiva. Altrimenti meglio farci una piazza attrezzata con parcheggi sotterranei. Se fosse possibile - ma forse non lo è - regalerei l’immobile a chi ne facesse una residenza per giovani coppie con spazi per negozi e garage. 

Riempire quel palazzo di vita proiettata al futuro garantirebbe un pezzo di futuro al centro abitato. 

Nel suo poemetto “Mijaneche di na vote”, il maestro Cesidio D’Amato ha raccontato tanta vita del nostro centro abitato. In alcuni versi ha narrato una cosa bellissima che abbiamo perso: la musica che animava le botteghe e, soprattutto, la favola che i Miglianichesi potevano vivere quando la sera il maestro Tommaso Ciampella si metteva al pianoforte, nella sua casa in piazza, e suonava tante belle melodie. Pensate, nell’assenza dei rumori che oggi impediscono il silenzio anche quando tutto tace, avere notti piene di musica suonata dal vivo. Davvero una favola.

Grazie alla capacità del Gruppo per la Promozione della Cultura, che lavora gratuitamente a sostegno del Comune di Miglianico, e, in particolare, grazie alla disponibilità cortese e fattiva di una sua componente, la dottoressa Corinne Stella, è stato recuperato qualcosa del patrimonio documentale del prof. Ciampella. Il nostro Miserere è opera sua, almeno nella versione che conosciamo tutti. Pubblichiamo sulla nostra pagina (basta cliccare qui) la prima pagina della partitura originale del nostro Miserere, quello che solo i Miglianichesi cantano.

Idealmente con essa incarto una proposta: al prof. Ciampella andrebbe finalmente intitolata una strada, una piazza o un’opera pubblica.

Buona Domenica      

Joomla templates by a4joomla