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La letterina del sabato 14 ottobre

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 14 Ottobre 2017 22:32
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e cari amici,

questo placido ottobre scorre tranquillo. Sembrano evaporate le polemiche estive che sono solamente assopite sotto il primo strato di foglie secche, ambiente di ottima mimetizzazione visti i personaggi che le hanno agitate e si apprestano a rianimarle.

Non sono invece ferme le attività pubbliche, quelle positive che pur essendo tali troveranno sempre qualcuno che avrà da ridire qualcosa pur di sentirsi passare il vento tra i denti o di leggersi da solo in bagno la notte.

Il Sindaco ha segnalato, con giusto orgoglio, una importante novità, quella di avere tra i collaboratori del Comune cinque nuovi elementi reclutati attraverso progetti di Servizio Civile Nazionale per il sostegno all’educazione e per la cultura. Il Sindaco giustamente ha sottolineato che è la prima volta che accade a Miglianico.

 

Va bene. Fare il confronto con il recente passato è un esercizio troppo facile. La cosa più importante è che quattro giovani, brave e belle Concittadine e un giovane e brillante Concittadino possano avere l’occasione di fare un’esperienza utile alla Comunità perché verrà svolta in due settori molto delicati, quali l’educazione e la cultura. Ma sarà un’esperienza utile anche a loro per impegnare proficuamente il proprio tempo in una prova non facile, spendendo le ottime capacità che hanno e che hanno consentito loro di affermarsi nella selezione alla quale hanno partecipato. Infatti non si tratta di cinque presi così o segnalati da potenti del luogo o scelti per interessi elettorali. No, sono bravi e lo hanno dimostrato superando altri bravi Concittadini in una selezione seria. Corinne Stella, Isabella Di Tomo, Noemi Di Bartolomeo, Serena Scioli e Antonio Di Renzo meritano il nostro augurio e un mare di simpatia. Augurare il meglio per loro significa augurarlo a chi, come loro, lo merita ma anche alla nostra Comunità di cui loro (e gli altri che hanno brillantemente partecipato alla selezione pubblica) si son dimostrati ottimi esponenti. Il futuro appartiene a loro, ai nostri bravi giovani.

L’attenzione verso i giovani - non solo a loro in verità - che l’Amministrazione comunale ha messo in campo in questi giorni è fatta anche di un piccolo ma significativo intervento.


Sono state posizionate le nuove pensiline alle fermate degli autobus extraurbani. Sono belle e funzionali, in più hanno nel progetto l’idea del rispetto per i pedoni, perché non occupano, non intralciano il passaggio. Sembra niente invece è tanto. Lo dico a chi ritiene che le cose che un’Amministrazione comunale fa debba sempre essere derubricata in ordinaria amministrazione, quasi in un obbligo di scontata quotidianità. I fatti dimostrano che, vuoi per la mancanza di fondi pubblici, vuoi perché quelli che hai li sperperi stupidamente o in modo criminale, vuoi perché saper amministrare non è capacità troppo diffusa, certe opere, pur se piccole e contenute nei costi, vanno elogiate. Senza dar colpa a nessuno, voglio ricordare che la nostra Miglianico non ha avuto mai pensiline fino al 1985. Lo ricordo perché le prime furono acquistate dall’Amministrazione della Sinistra unita, guidata da Renato Ricci, che però non riuscì ad installarle. Fu la prima opera messa in campo dopo pochi giorni dalla nuova amministrazione DC guidata da Mario Amicone. La fermata di via Dante Alighieri, davanti alla caserma fu poi progettata e realizzata nell’ambito del progetto di riqualificazione di via Martiri Zannolli quando fu deciso di non far passare più gli autobus in centro attraversando via Roma. Fu una rivoluzione che creò malumore, ma si impose come tutte le cose buone (e ci siamo capiti). Questa fermata di via Dante Alighieri era però rimasta la sola, essendo solida di cemento e mattoni. Le altre sono state distrutte dal tempo e dall’incuria, oltre che dai soliti imbecilli che si divertono a danneggiare il patrimonio pubblico. Ma, ripeto, sono state comunque le uniche pensiline al servizio dei nostri studenti e dei Concittadini pendolari da trent’anni a questa parte, trent’anni. 

Mi piace sottolineare questa cura che si mostra verso i nostri giovani Concittadini che vanno a studiare fuori Comune, perché moltissimi di noi sono stati pendolari come loro, o quasi. La possibilità di accedere alle scuole superiori di Pescara e Chieti, ma anche di Ortona e poi di Francavilla al Mare, ci ha accomunati nell’esperienza di quei viaggi. Ma i nostri meriterebbero un libro per essere descritti e raccontati. 

Oggi parliamo di nuove pensiline, eleganti manufatti in acciaio con illuminazione a led per aspettare pullman certo non sempre nuovi e belli ma alquanto moderni e sicuri.

Era ben diverso ai miei tempi. Davanti al bar di Zio Ercolino, aspettavamo senz’altro riparo che i balconi, sin dalle sette del mattino, visto che il primo passava a volte alle sette e cinque, l’autobus della Majella per andare a Chieti o quello di Ferrante per andare a Pescara. Erano autobus col vano motore dentro l’abitacolo e parlare di abitacolo non rende poi l’idea. Spesso eravamo stipati come sardine, con cassette di ortaggi e anche pulcini destinati al mercato di Chieti del martedì infilati dove si poteva, senza alcuna soluzione che potesse modificare il clima se non quella di aprire o chiudere i finestrini, quando funzionavano. Le porte erano a chiusura manuale. Le velocità e il comfort di viaggio non sono descrivibili né immaginabili per chi non lo ha mai provato. Pensare di ripassare una lezione o di terminare qualche esercizio era davvero un’impresa. Eppure credo che tutti noi che abbiamo viaggiato su quelle che erano le ultime “postali” che andavano trasformandosi in autobus, abbiamo un sentire comune: abbiamo nostalgia di quei momenti fatti di scomodità lenita da scherzi, pacche sulla testa, chiacchierate serie e scherzose, confidenze, progetti di feste, appuntamenti dati per risparmiare il telefono  e i primi amoreggiamenti, mescolati tutti insieme dal sobbalzare di quei mezzi che ci hanno accompagnato per i cinque anni della nostra adolescenza e della prima gioventù. Il mascellone di Cicchepàvele che ruminava chewingum di prima mattina, quasi sempre in coppia con D’Alessandro, il controllore che ritrovavamo d’estate a Francavilla alla guida del trenino per i bambini, il controllore dell’autobus di Vacri, sempre in ordine e coi capelli impomatati, Giòse, l’autista di Tollo che conosceva tutti e tutte le nostre famiglie, prima di loro il nostro Pantalunucce Martinicchio e poi gli altri, tra i quali il mitico Sciocchetti meccanico-autista della Majella, che arrivava col “bis” e faceva volare quegli autobus blu con le targhe a quattro cifre sono volti e nomi che segnano ricordi sempre belli. Se chiudiamo gli occhi, in un attimo ci possiamo ritrovare su quei sedili di pelle dura e consunta: ci possiamo rivedere seduti e stretti gli uni a gli altri, grazie a chi ha messo le spalle a San Giustino e ha preso il posto per tutti. O ci scorgiamo attaccati, quasi appesi ai corrimani di alluminio. 

Eravamo tutti avvolti da un rombare cigolante che non sentivamo perché era coperto dalle voci della nostra primavera.

Buona Domenica.