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I nostri passi si fanno preghiera e la preghiera scandisce il nostro passeggiare accanto a San Pantaleone. Domani sera la processione da Miglianico alle Piane

Ci apprestiamo a tornare su antichi passi lungo la strada della devozione verso il nostro Santo Protettore, San Pantaleone.  Domani sera, alle 20,30 muoveremo dal Santuario che guarda la sua terra portando la statua nella cappella eretta sotto la guida dell’indimenticato don Vincenzo, in località Caramanico di Contrada Piane San Pantaleone. Là il culto del Santo arrivò grazie ai monaci Basiliani. Proprio lì, vicino al Foro, quella stessa statua lignea di marcato stampo bizantino fu nascosta in una fornace al fine di sottrarla alla furia iconoclasta dei Turchi che invasero queste terre sul finire del XV secolo. 

 

Facciamo a ritroso la strada che i nostri avi percorsero portando il nostro San Pantaleone nella Chiesa di San Michele Arcangelo più di mezzo millennio fa. Ripercorriamo un tragitto di fede popolare che segnava il tempo dei Miglianichesi ogni dieci lustri, cioè ogni cinquant’anni. Dall’inizio di questo secolo si è deciso di compiere questa traslazione ogni cinque anni. Non è ancora una tradizione. Lo diventerà se l’innovazione riuscirà questa e altre volte non per l’addobbo di luci o il fragoroso lampeggiare di fuochi d’artificio e, forse, neanche per il semplice computo delle persone presenti alla lunga e serena processione.

Sarà tradizione vera se la devozione dei Miglianchesi verso il nostro Santo Patrono sarà forte, tenace, intelligente e, soprattutto, genuina. Non si tratta, come qualcuno ha mal pensato, di imporre una festa di contrada, quasi fosse un capriccio di alcuni contro altri secondo un vecchio e stupido orgoglio contradaiolo. Questa manifestazione popolare ha senso, potrà avere significato, avrà valore se sarà un momento corale di omaggio e di rinnovata amicizia verso San Pantaleone.

Mettendo un passo dopo l’altro lungo la discesa di Armande, passando per Sucone e poi per il ponte de lu rise, a Stella a Ionne e da lì fino alla bella chiesetta di Caramanico non dobbiamo pensare di andare ad una fiera paesana, a una sagra con porchetta, arrosticini e noccioline, tavoli e bancarelle. Non conta se ci sarà qualcuno a far musica la sera né se lo sparo sarà più o meno bello. Non conta quanti religiosi e laici saranno vestiti con gli abiti solenni né quante torce illumineranno la nostra via. Sono tutte cose di contorno, cornici belle ma altrimenti vuote se non hanno al centro qualcosa di vero, si, di genuino. Noi camminiamo per avere il tempo di stare un po’ di più con lui, il nostro Amico celeste, per poter capire il mistero dolcissimo che Dio ha voluto disegnare portando un giovane di Nicomedia (oggi per qualche benpensante, sarebbe un immigrato) a essere il primo dei Miglianichesi in Paradiso.

Cammineremo e pregheremo. Il passo si farà preghiera e la preghiera scandirà il nostro passeggiare gioioso accanto a chi veglia su di noi, a chi sa ascoltare i nostri silenzi angosciati, a chi sa trasformare in caldi diamanti le nostre lacrime di dolore, a chi sa gioire silenziosamente della nostra felicità, a chi da sempre e sempre ci sorride trasmettendoci una luce che ora possiamo solo intravedere ma che è quella che circonda la beatitudine di San Pantaleone, il Santo Protettore dei Miglianichesi sparsi in tutto il mondo.      

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