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“La tradizione è una innovazione ben riuscita” (O.Wilde)

Care Amiche e Cari Amici, 

vi avevo preannunciato una possibile appendice alla Letterina di sabato 5 agosto, perché il giudizio sulle Contrade del Piacere 2017 non poteva esser dato compiutamente essendo la manifestazione ancora in corso. Benché sollecitato a scrivere queste poche righe, avevo quasi deciso di rinviare la riflessione ad un momento più lontano dalla conclusione della bella kermesse che abbiamo vissuto anche quest’anno grazie all’impegno generoso e tenace della nostra Pro Loco. Con questo clima, il commento sarebbe stato inevitabilmente a caldo, ma metter qualche giorno in più tra il fatto e la valutazione non sarebbe stato esagerato. Così come sarebbe intempestivo parlare della prossima traslazione, prevista per venerdì 11 agosto, della Statua di San Pantaleone dal Santuario alla chiesetta votiva di Località Caramanico di Piane San Pantaleone che forza la tradizione e cerca di imporne una innovazione non ancora adeguata.  

 

Poi accadono cose che sono insignificanti per tutti ma per una persona possono esser come richiami che fanno sussultare. È accaduto che mi sia capitato davanti un foglio con una frase di Oscar Wilde, assolutamente appropriata alla vicenda ed al contributo critico che, non da oggi, metto in questo spazio di libertà: “La tradizione è una innovazione ben riuscita”. Parto da qui e qui tornerò alla fine di questo breve esposizione sulle cose notate facilmente, sulle cose che erano difficili da notare e sulle altre che concorrono a comporre una opinione modesta ma sincera.

La premessa e la luce di queste riflessioni fatte tra Amici è l’ammirazione, il plauso e la gratitudine che hanno meritato anche quest’anno i dirigenti della Pro Loco e quanti, a vario titolo, hanno contribuito a questa grandiosa sinfonia e al suo innegabile successo. 

Sarebbe insincero fermarsi qui senza aggiungere che non tutto è stato adeguato a quello che deve essere questa manifestazione. Bisogna partire dal capire non cosa sono le Contrade del Piacere ma cosa dovranno e potranno essere. Una semplice sagra paesana? Un evento estivo come altri? Una festa fatta di profumi e di sapori? Se fosse solo questo sarebbe destinata a durare ancora pochi anni. Ripeto che occorre marcare le Contrade del Piacere con un carattere di unicità che le distinguano, rendendole inimitabili e, quindi, invincibili da ogni possibile concorrenza. Oggi unicità e invincibilità non ci sono, inutile mentire. La Pro Loco ha la intelligenza del futuro e la grande saggezza che viene dall’esperienza per avviare le innovazioni che siano così ben riuscite da costituire una tradizione. Le opzioni sono diverse: bisogna scegliere. Non si può offrire un po’ di tutto come fosse un self-service all’aperto per gitanti della domenica. Non si può mortificare, appannare, svilire e disperdere il valore delle tipicità nostrane. Esse vanno invece rafforzate. Non è il solo caso della Nutella, che alla fine è un patrimonio italico con poco più di mezzo secolo, ma è la contaminazione che viene da prodotti e ricette inadatte a un evento che deve trovare i suoi inimitabili punti di forza nei nostri prodotti locali, penso agli ortaggi, alle nostre ricette classiche ovviamente rivisitate se occorre, in un racconto che deve sapere di Miglianico prima e più che di ogni altra cosa.

Lo so, ci sono i conti da fare. Ma non bisogna temere quando si fanno le scelte giuste e le si sanno presentare e promuovere per tempo e con chiara decisione. 

So che si possono ancora rinviare queste scelte, ma non abbiamo molto tempo davanti per farle. Ogni anno invito il mio Amico Tommaso Palmitesta, il presidente-ovunque della Pro Loco a trovare un momento di riflessione nella Pro Loco in un periodo lontano dalla fatica organizzativa. Di rinvio in rinvio non s’è ancora fatto. 

Eppure un esempio, coraggioso, lungimirante, probabilmente destinato a reggere nel tempo, lo ha dato lo scorso anno il Comitato Feste presieduto dall’ottimo Osvaldo Santalucia. La decisione di mettere un grande evento musicale a dominare la sera del 27 luglio è stata giusta, giustissima. Osvaldo Santalucia è un imprenditore che pensa a lavorare e non ama il proscenio né tantomeno le chiacchiere. Senza clamore, senza abboccare ai capricci di galli e galletti, senza l’equilibrismo cerchiobottista che alla fine scontenta tutti e lascia le cose immobili, ha saputo innovare nel segno di una tradizione che così è stata messa al riparo dal disfacimento. L’evento che ha visto protagonista il Maestro Beppe Vessicchio e il suo Sestetto armonico, corredato dalla partecipazione di Piero Mazzocchetti è stato un luminoso punto di partenza, difficile da replicare, giusto da imitare e proseguire come si sta già facendo. Anche qui occorre perfezionare questa scelta e non lasciarsi fuorviare dai soliti criticoni, quei pochi incapaci di far alcunché e men che mai di ringraziare chi sa fare e fa.

Detto questo, senza alcuna speranza di essere ascoltato, devo anche segnalare le poche sbavature di questa edizione. 

Parto da una certo disordine notato nel lasciare a fine serata arredi e altre cose incustodite. La luce del giorno mostra certi piccoli nei. Sono piccole cose e si possono eliminare. 

Passo, senza entrare nel merito perché è questione riservata ai Soci, all’interno della nostra associazione, su certe presenze e sui ruoli che vanno a svolgere. Mi fa piacere che sbuchino fuori tanti Concittadini che danno una mano con tanto impegno. Alcuni sono più bravi e pronti di noi iscritti che, invece, non diamo la nostra doverosa disponibilità a far questo o quest’altro. Mi lascia incuriosito sapere quale specialissimo legame li attragga a tanta particolare collaborazione, che è alquanto asimmetrica se si considerano i punti di fatica e quelli di ristoro. 

La musica, a mio parere, a volte è troppa. Mangiare in buona compagnia richiede un livello di decibel che consenta di potersi parlare senza urlare, ovunque. La contaminazione introdotta con gruppi portatori di tradizioni di terre oltre Atlantico poteva essere evitata. Immaginate come verrebbe accolto un gruppo che balla il salterello in costume abruzzese durante un rodeo in Texas o sulle spiagge cubane. Abbiamo la nostra musica, abbiamo le nostre canzoni. Cantiamo e suoniamo il meglio che c’è nel mondo delle sette note, cioè l’Italia e il nostro Abruzzo.

A margine di questa parentesi aggiungo l’appunto sull’aspetto goliardico che vede alcuni a riscoprirsi cantanti da karaoke di piazza quando sono passate le una di notte e in quella piazza e nei suoi paraggi vorrebbero dormire Concittadini caratterizzati dall’ingiallimento dei documenti dovuto al trascorrere dei propri anni di vita. La gioia e la maleducazione devono avere un confine, almeno sui segnali orari.

Altra nota dolente - so che qui c’è poco da fare - è quella dei prezzi. Alcuni sono al limite dell’inaccettabile, altri sono non ben commisurati tra loro se si considera cosa si va a pagare per un prodotto semplice confrontato con una ricetta elaborata e fatta con materia prima di costosa qualità. Altri sono forse giustificabili dalla necessità che ha la Pro Loco di far cassa ma un po’ cari lo sono. Se uno volesse assaggiare un po’ tutto dovrebbe spendere non pochi euro. Considerando che manca il servizio e si mangia su tavolacci e panche il rapporto i nostri buoni ristoranti diventano non solo convenienti ma addirittura economicissimi. Ecco, la degustazione, l’offerta dell’assaggio di cose simboliche o di alcune novità, non sarebbe una rivisitazione azzardata, andrebbe proposta. Casomai andrebbe fatta con un criterio legato al percorso, ma andrebbe fatta. Ricollegare l’intero percorso delle prime Contrade del Piacere è cosa che andrebbe reintrodotta. Arrivare al Palazzo della Duchessa e proseguire nel niente non è bello. Tutto il centro storico andrebbe vivacizzato da spettacoli, mostre, bancarelle e punti di degustazione che, ovviamente, non facciano concorrenza alle proposte gastronomiche dei vari stand.

A proposito di percorso, non sono ancora riuscito a svelare il “Mistero del Palazzo della Duchessa”. Le stanze del prestigioso edificio sono state prima concesse alla Pro Loco per la mostra d’arte e quella fotografica, poi, a manifestazione quasi iniziata, sono state negate, costringendo gli organizzatori ad un repentino spostamento, reso possibile grazie alla sensibilità della dott.ssa Chiara Ciavolich che ha messo a disposizione la bellissima Vineria. Cosa è successo tra l’autorizzazione e la revoca del permesso di utilizzo del Palazzo?  Pericoli di staticità? Sicurezza? Agibilità? Errore della Pro Loco nel distinguere tra gli spazi concessi e quelli non concessi? Tutto è possibile. Tutto non può esser accaduto d’incanto tra la domenica pomeriggio, quando le mostre erano già in allestimento, e il lunedì successivo, quando son state fatte spostare in tutta fretta. Anche qui, come sempre, ci deve essere un motivo. Ci sarà e sarà perfetto. Ma nessuno può negare che la vicenda, per come si è svolta, ha un che di misterioso. Un po’ di mistero non guasta mai. Una visita curiosa al Palazzo della Duchessa, invece, guasta l’animo e la serenità del Cittadino contribuente quando vede alcuni particolari di come è stato ristrutturato con i nostri denari.     

Queste piccole notazioni sono tali, cioè piccole. Sono destinate, ammesso che qualcuno di voi le legga, ad essere probabilmente cestinate subito o a esser dimenticate tra poco, comunque molto prima che si cominci a organizzare le Contrade del Piacere 2018. 

Sicuramente, nelle condizioni date, non si poteva fare diversamente. Non discuto. Ma non bisogna adagiarsi dietro questa giustificazione per evitare di trovare le soluzioni possibili laddove sono effettivamente possibili. Tutto ciò deve tener conto dell’affettuosa, riconoscente, ammirata ed entusiastica solidarietà con il Presidente-ovunque, l’Amico Tommaso Palmitesta e con tuti i suoi mitici dirigenti della nostra Pro Loco.

Poter dire che le Contrade del Piacere sono una tradizione perché frutto di una innovazione ben riuscita sarebbe bello, rassicurante, incoraggiante, esaltante. 

Ma forse così non è così, ancora così non è del tutto.

Preferirei aver torto marcio su ogni cosa e scoprire che questa è la formula perfetta, che questi sono i prodotti giusti, che queste sono le ricette ideali, che questa è la musica migliore, che non c’è alcun mistero e che, in fondo, un successo non si discute, si applaude. 

Mi spiacerebbe aver ragione dopo.

A presto.     

Un caro saluto a voi, Amiche e Amici di Viva Miglianico  

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