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La letterina del sabato 5 agosto

Care Amiche e Cari Amici,

più che a certi fatti o a fatti certi questa Letterina è dedicata alle Persone, o meglio, ad alcune Persone speciali. 

Le prime, anche se le meno importanti in questo frangente, sono i Consiglieri comunali di opposizione che ier l’altro hanno approvato insieme alla maggioranza l’assestamento di bilancio 2017. Si tratta del documento con il quale l’Amministrazione comunale, a metà anno, può ricalibrare alcune scelte fatte e messe nel bilancio annuale. L’aver approvato quella delibera significa che l’opposizione condivide totalmente le scelte della maggioranza. È un fatto positivo che certifica una cosa: tutti i Miglianichesi rappresentati in Consiglio comunale approvano le scelte dell’Amministrazione in carica. Gli stessi consiglieri, in apertura dei lavori, erano stati richiamati comunque dal Sindaco, Fabio Adezio, come riporta la delibera con le comunicazioni del sindaco. In relazione alle note polemiche sul confronto pubblico proposto fuori tempo e da farsi sul futuro della nostra piazza, il Sindaco ha invitato i consiglieri a non inseguire i social ma a confrontarsi con chiarezza nella sede per loro la più opportuna, cioè il Consiglio comunale. Non so ancora che reazioni ci son state. Staremo a vedere. 

Vengo alle Persone davvero speciali delle quali voglio occuparmi in questa Letterina.  

 

La notte è ancora molto vivace grazie alla gioiosa massa colorata e festante di Concittadini e “forestieri” che anche oggi invade e riempie la piazza e le vie dintorno del nostro bellissimo borgo.

Occorrerà un’appendice a questa Letterina per commentare l’edizione 2017 delle Contrade del Piacere. Ci sono tantissime cose positive e, com’è inevitabile, anche alcune non proprio perfette che vanno emergendo e che meritano l’attenzione di una serena riflessione. Anticipo che non vorrà essere un giudizio ma solo un piccolo contributo alla complessiva e più appropriata valutazione che spero, però, verrà fatta da chi ha titoli e competenze.

Non è fuori luogo né fuori tempo dire qualcosa delle Persone che sono anima e corpo di questa manifestazione. Essa non può essere osservata, valutata, criticata o esaltata senza tener conto appunto di tutte queste Persone.

Tutto quel che viviamo in queste notti è frutto dell’ingegno e dell’impegno di tanti Concittadini. Per quanto riguarda l’ingegno che ha generato l’idea delle Contrade del Piacere voglio ricordare l’Amico indimenticato Renato De Luca, straordinario Presidente di una Pro Loco che non gli dava certo il supporto umano ed il sostegno che oggi ha il presidente-ovunque del sodalizio, l’Amico Tommaso Palmitesta. Renato De Luca inventò, insieme a pochi altri, questa manifestazione che si presentò come scommessa e che fu vinta subito. Ricordare lui, solo lui, significa accomunare al suo nome, pur senza citarli, i pochi che gli diedero una mano in quella prima edizione. Essa fu poi rivista e modificata in parte della sua formula ma non poche cose erano validissime allora e, forse, lo sarebbero ancora oggi a tal punto che andrebbero ricordate, rianalizzate e soppesate come possibili scelte del prossimo futuro. Ne cito una, la più banale, l’idea di realizzare un percorso completo del centro storico costellandolo se non di stand per la sola degustazione quantomeno di particolari punti di interesse artistico, spettacolare e commerciale. Ora siamo attestati a metà percorso. 

Torno alle Persone. Il nostro “BRAVISSIMI!” si alza già, grato e festante, non solo per i dirigenti della Pro Loco, non solo per gli chi si “infiltra” negli stand, trovandosi un ruolo, come fosse un dirigente della Pro Loco che invece non è, non solo per chi, come le Forze dell’Ordine, i Dipendenti comunali e gli addetti al soccorso, svolge il proprio lavoro, ma è per i tanti che, da giorni e ancora per giorni, fanno un lavoro particolare e sudano (non è un modo di dire con questo caldo africano) affinché tutto funzioni benissimo come in effetti è. Sono le bellissime ragazze della “Security” vestite in stile newyorkese, sono gli infaticabili ragazzi che preparano ogni giorno tavoli e panche e ogni notte li  rimettono a posto, che girano con cortesia per ripulire i tavoli e farli trovare sempre pronti per nuovi ospiti. Sono i mai citati ma decisivi “titolari” degli stand gastronomici, alcuni professionisti, tanti altri cuochi di strada una volta l’anno, i quali, in condizioni non comodissime, preparano piatti gustosi e irresistibili porgendoli con un sorriso che non mostra fatica e non è mai bagnato di stanco sudore. Pensate a chi sta dietro la griglia degli arrosticini, delle pannocchie di granoturco, delle salsicce e delle carni. Pensate a chi vigila amorevolmente pentole e tegami fumanti. Pensate a chi ti gira la schiena ogni tanto perché sta preparando fritti da servire ben caldi ma anche a chi in una notte sola taglia più fette di cocomero di quante forse ne abbia mai tagliate in vita sua. Pensate a chi, sorridendo e trovando sempre una parola allegra, ti guarda negli occhi, ti sorride e poi ti mette nel piatto un po’ più della porzione prevista. 

Questi sono abbracci unici. Questa è la specialissima gioia della nostra festa. 

Credo sia giusto dire a gran voce “BRAVI! BRAVISSIMI!” anche a loro, e dirlo ora che la festa è ancora in piena esplosione di profumi, sapori, suoni e colori. Dopo, spente le luci, rimessa a posto ogni cosa, va a finire che di loro che non si parlerebbe più. 

Ci sono altre Persone che sono meno evidenti, quasi invisibili, eppure fanno tanto e tanto contribuiscono alla riuscita delle Contrade del Piacere. Ci sono gli animatori delle attività per i bambini, i piccoli amici che certo non si divertirebbero tanto a star tre ore seduti su una panca a veder mangiare gli altri. L’attenzione riservata ai piccoli ospiti delle Contrade del Piacere è un segno di grande qualità organizzativa oltre che di notevole sensibilità verso Persone che hanno diritto a divertirsi come tutti ma senza esser come tutti, perché i bambini sono un bellissimo mondo ma tutto speciale. Poi ci sono le Persone che con questo caldo e rinunciando a mare e monti, hanno predisposto la mostra fotografica e artistica che si può ammirare nella straordinaria cornice della Vineria Ciavolich con le sue grotte nell’arenaria. Le Persone della Officina della Foto e della sezione culturale di Miglianico Cambia hanno lavorato il doppio del previsto, avendo vissuto da protagonisti il “Mistero del Palazzo della Duchessa”, una vicenda che racconterò casomai nell’appendice a questa Letterina. Infatti hanno prima progettato e predisposto l’allestimento da una parte e poi, quasi all’ultimo minuto, hanno dovuto ripensare tutto e spostare ogni cosa nella attuale location. Il risultato è molto buono, vuol dire che hanno saputo pensare e ripensare, fare e rifare, lavorando doppio ma centrando il risultato.  

Ci sono poi le Persone, una in particolare, che hanno scelto i giorni della Contrade del Piacere per segnare l’avvio di una generosa proposta che sta a cavallo tra storia locale e arte fotografica. Parlo del mio Amico e Confratello Camillo Cavuti. Ha deciso di allestire una esposizione fotografica sul tema “Immagini attraverso il tempo”. Lo ha fatto nel suo studio, ormai chiuso da quando è in pensione ma che è rimasto intatto come se avesse chiuso per un week-end. Ha avuto la collaborazione dell’Associazione Art-day di Miglianico che, spero, si ricordi, finita questa fatica organizzativa, anche di partecipare agli eventi promossi dall Gruppo di Studio per la promozione della cultura del Comune di Miglianico, vedi Cenacolo letterario.


Volutamente non sono ancora andato a rendere omaggio all’Amico e alla storia professionale di Camillo Cavuti perché così posso parlarne senza dover commentare l’esposizione che meriterà un suo commento appositamente dedicato su questo spazio di libertà. Voglio innanzitutto segnalare ai pochi che ora si chiederanno chi è Camillo Cavuti che si tratta di un giovane che, dopo la guerra ha avuto intuito e tenacia nel portare a Miglianico una professione e un’attività nuove: il fotografo e lo studio fotografico. Si è formato e ha scommesso su se stesso, come si è fatto in quel periodo che molti conoscono come il boom economico italiano. Il suo studio “Foto Cavuti” era in via Roma, esattamente dove ora si trova la Gioielleria Marrongelli. A fianco alla vetrina che mostrava il semplice banco di accoglienza dei clienti, c’era la bacheca con le foto esposte. Dietro il banco c’era lo studio di posa per le foto e, dietro lo studio, la camera oscura, dove Camillo sviluppava le foto in bianco e nero. Il digitale non era stato ancora immaginato. Tutti siamo passati su quell’inginocchiatoio e davanti a quel telo per le foto della Prima Comunione e poi per le foto tessera dei documenti. Le foto della mia infanzia, dalla nascita a i compleanni, quelle a casa di Nonno Raffaele, quelle dei primi teatri all’asilo e poi in Cripta, sono le sue. Ricordo l’emozione che provavo quando andavo a ritirare le foto in bianco e nero che cominciai a fare da bambino. Come premio per la promozione all’esame del primo ciclo, quello che si faceva alla seconda elementare, i miei Genitori, svenandosi alquanto, mi regalarono una “Koroll II” della Bencini, una signora macchina fotografica. E, con le poche ma decisive istruzioni del paziente Camillo, mi avventurai in un mondo fantastico. Ma questo è l’aspetto privato del ricordo. Camillo in poco tempo divenne così importante per la sua professione che, come accadeva significativamente nei paesi, venne semplicemente chiamato “Camille lu fotografe”, senza aver più bisogno di aggiungere il cognome per esser riconosciuto. Camillo Cavuti, ha fotografato la nostra storia più recente. Nei suoi scatti ci sono i volti e i fatti che hanno caratterizzato Miglianico nell’ultimo mezzo secolo e che ancora oggi ce la raccontano con la efficacia descrittiva che hanno le foto. Questa forza espressiva venne colta, tra l’altro, da Francesco Paolo Michetti che divenne anche fotografo e modificò la sua azione ritrattistica inseguendo l’emulazione della foto con una tecnica pittorica veloce e di immediata trasposizione delle immagini da immortalare. La nota particolare che va svelata in relazione a questa bellissima iniziativa è che la locandina indica il luogo della esposizione fotografica ma non le date e gli orari. Non ho ancora parlato con Camillo, per i motivi già accennati, ma mi sembra di aver capito che potremo andare di sera a immergerci in questa emozione visiva. La cosa che aggiunge valore al significato della mostra, se ho ben capito quel che m’han detto, è che essa resterà aperta fino al 1 gennaio 2018, quando Camillo Cavuti festeggerà i suoi primi 80 anni. Camillo e le sue foto sono un patrimonio da conservare e da valorizzare con criterio ma soprattutto con un particolare affetto collettivo.

L’ora è tarda ma c’è ancora una Persona che voglio ricordare: il mio Papa. Il 6 agosto del 1978, domenica sera, mentre nella casa materna degli Innamorati, a Montupoli, stavamo festeggiando i 18 anni di Cinzia D’Adamio, Amica-sempre, fui scosso dalla notizia data dal TG straordinario. Era morto Papa Paolo VI. Papa Montini si era spento a Castelgandolfo, residenza estiva dei Papi, in seguito ad una crisi cardiaca. Se n’era andato il mio Papa. Tutti i Pontefici che hanno segnato la mia esistenza sono stati grandi e indimenticabili. Ma Papa Paolo VI mi è rimasto nel cuore e mi ha segnato nei momenti della formazione di adolescente, di giovane e anche oltre. Fu il Papa del Concilio Vaticano II. È vero, lo volle Papa Giovanni XXIII ma fu Papa Montini a gestirlo e poi a portarlo in porto. Ci fu la nuova liturgia con la Messa in Italiano, la Messa beat, e anche una stagione, quella post sessantottina, che lo vide spesso dileggiato perché incompreso. Fu il Papa che all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, allora presieduta come Presidente di turno da Amintore Fanfani, scandì e ripetette quel «Jamais la guerre! Jamais la guerre!… Mai più la guerra! Mai più la guerra! Mai più gli uni contro gli altri: era l’antitesi dello scontro basato sul riarmo muscolare conosciuto come “guerra fredda”. Fu protagonista quasi invisibile della stagione politica che portò la democrazia in Italia e lo sviluppo che ne seguì, essendo stato di fatto, durante il ventennio fascista, la guida o uno dei maggiori punti di riferimento degli uomini, i grandi uomini che costituirono poi la Democrazia Cristiana, da De Gasperi al nostro Peppino Spataro, da Gonnella a Moro, La Pira, Lazzati, Dossetti, Andreotti, Piccioni e tanti atri compresi anche i non democristiani, come Saragat, nascosti nelle sedi vaticane e divenuti i protagonisti dei primi governi unitari del dopoguerra. Provò a salvare la vita di Aldo Moro, l’uomo “buono, mite, saggio, innocente ed amico” per la incolumità del quale si inginocchiò con una sua indimenticabile lettera davanti alle Brigate Rosse. Moro fu ucciso a più mani il 9 maggio del 1978. Papa Paolo VI se ne andò per raggiungerlo in Cielo meno di tre mesi dopo, appunto il 6 agosto. Papa Montini, Paolo VI, il mio Papa è stato un grande Papa: la sua grandezza misconosciuta quando era in vita per colpa di tanti facili alla polemica attenta alle mode più che ai contenuti, emerge ogni giorno di più. Non ho atteso il quarantennale della morte, quando spero che lo ricorderanno tanti altri. Anche in questo anonimo trentanovesimo anniversario c’è l’occasione di un pensiero speciale nella preghiera domenicale per un grande uomo,  Giovanni Battista Montini da Moncesio, Papa Paolo VI, il mio Papa. 


Buona Domenica.               

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