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Cosa c’è sotto? Gli strani buchi nella memoria

Quando finiranno i pretesti per ostacolare, a questo punto, per ritardare i lavori di riedificazione del Municipio? Cosa si inventeranno ancora i gufi appollaiati stabilmente sulla recinzione del cantiere? 

Prima tutto andava bene. I gufi pensavano ad altro?  

Poi c’è stato il finanziamento. I gufi zitti, non amavano ancora la piazza? 

Poi c’è stato il progetto. I gufi ancora zitti. La piazza ancora non li interessava?

Poi c’è stato l’appalto dei lavori. I gufi ancora zitti, la piazza non era nelle loro menti? (…neanche ora, ma questo è un altro discorso).

 

Poi è stato demolito il vecchio e pericoloso edificio. I gufi, appena finita le demolizione (che coincidenza) scoprono un pericolo e pensano di dover improvvisamente “salvare” Piazza Umberto, anche se non è minimamente intaccata da un’opera che andrà ad occupare lo stesso spazio del precedente Municipio, non un millimetro in più. Viene fuori, anzi, non è mai venuto fuori, vigliaccamente dal punto di vista della lealtà democratica, un sedicente Comitato del quale si conosce solo il portavoce/presidente, il pluri-ex, l’occupatore di lungo corso di pubbliche poltrone e strapuntini, il mio Amico Nicola Mincone. Sfidato pubblicamente dal Sindaco, Fabio Adezio, non solo non presenta firme e petizione, che ormai sappiamo non esserci mai state, ma non accetta un normale confronto pubblico per spiegare sia le ragioni del Comitato-che-non-c’è sia, soprattutto il perché, senza averne titolo, avesse brigato dentro certi uffici pubblici per ostacolare un progetto, che, fino a prova del contrario, è legittimo e trasparente. La cosa più grave, gravissima se si valutano certe cose legate alla nostra piccola storia locale, è che Nicola Mincone non ha mai risposto alla domanda secca che Fabio Adezio gli ha rivolto pubblicamente più come uomo che come Sindaco:"Perché sei contro di me dal primo giorno del mio mandato di Sindaco? Cosa ti ho fatto? Come puoi essere contro di me senza un motivo?". Niente. Silenzio. Nessuna risposta.

Poi viene fuori che, oltre alla piazza, si vuole salvare la vista del palazzo Masci, ex-Castello Valignani.

Sotto Natale, mezz’ora prima dell’accensione dell’albero in piazza, si accendono i fari che illuminano il palazzo di mattoni e tapparelle. Si accendono solo sul lato della piazza, che è il retro di quel palazzo. Nessuna luce illumina la sua facciata. Strano, no?

Poi, guarda caso, arrivano gli esposti da parte di potenti studi legali, certo non pagati dai nostri gufi locali; proprio quegli esposti che un eminente tecnico di un borgo a sud di Miglianico mi aveva volutamente anticipato come possibile mossa per impedire la riedificazione del Municipio, legittima e trasparente, esposti che lui, tenne a dire, non avrebbe mai fatto.

Poi arrivano gli esposti alla Sovrintendenza, anche quelli mi erano stati annunciati da quel grande esperto che mi garantiva che non lui comunque non li avrebbe mai fatti.

Poi ci sono state le “transenne cadenti” care ai cervelloni di Palazzetto Martinelli, sede prestigiosa del non prestigioso “Progetto Miglianico”, alle quali non hanno creduto neanche i bambini.

Poi ci sono stati altri esposti alla Sovrintendenza, questa volta dei nostri gufi nelle loro diverse responsabilità (una inaccettabile per altri e più nobili motivi), perché, forse sbirciando dal recinto del cantiere forse informati da qualcuno che si ritiene più intelligente degli altri, sarebbero improvvisamente emersi reperti di assoluto valore archeologico. Stranamente, per l’Italia, si muovono tutti in tempi fulminei, cosa che farebbe auspicare qualche trasferimento di cittadini e operatori nei servizi del Pronto Soccorso…. Comunque i reperti non sono antichi. 

Anche questa ulteriore trappola viene smascherata. 

Allora l’ineffabile scova una foto datata che mostra in realtà e in tutta evidenza come la piazza era bella, bellissima con il suo Municipio. Il palazzo dietro al Municipio non era affatto bello se non per il pino marittimo che ora non c’è più. E il belvedere era tale e consentiva, ad esempio di vedere in massa i fuochi d’artificio dell’indimenticato cav. Elvio Sciarra, in arte “Lollògge”. Ma lui questo non lo vede, perdindirindina, e commenta che si vede un’apertura nel muraglione. Dopo essere stato prima analista di progetti, poi esperto paesaggista e in seguito valente archeologo, ora si mostra con un'altra veste, quella dello storico delle sette segrete e delle storie affidate alle tradizioni orali. È diventato qualcosa tra un agente segreto e Omero. Secondo il mio Amico Nicola, gufo tra i gufi, quella foto sarebbe la prova che si starebbe perpetrando uno scempio storico, ovviamente quello di ricostruire il Comune. Perché? Perché quella visibile nella foto, infatti, sarebbe la mitica porta di ingresso alle antiche (?) “gallerie misteriose che andavano tutte nella stessa direzione sotto il paese”. 

Orbene, ammettiamo che Nicola Mincone abbia ragione. Avendo avuto torto fino ad ora lo dovremmo escludere. Ma siamo buoni, ammetiamo che abbia ragione, o semplicemente che abbia fortuna in questo ennesimo trappolone. Queste “gallerie”, se ci fossero mai state, sarebbero state conservate, descritte, utilizzate oltre che raccontate a Nicola Mincone, solo a Nicola Mincone (gli altri gufi non possono aver sentito nulla: non c’erano)? Invece niente. 

Ammettiamo che abbia ragione e che qualcuno, incredibilmente, decida di voler sapere tutto sulle “antiche gallerie, vestigia ancora nascoste di una storia sconosciuta. Orbene i problemi sono questi. Il primo è come indagare. La soluzione è facile. Non occorre certo farlo smantellando case esistenti e cantieri in attività, che inevitabilmente sono molti metri sopra le presunte gallerie, altrimenti avremmo avuto crolli e smottamenti. E i tecnici e le maestranze di fine ‘800 mai avrebbero costruito un edificio importante sopra una ragnatela di cunicoli. Si riapre il muraglione dove lui ha segnalato la porta magica. Casomai si veste da Ali Babà e recita anche la formula magica “Apriti sesamo” e, spalancato il favoloso ingresso si vedrà il tesoro nascosto, si capirà perché è stato chiuso quel buco e si accerterà cosa resta dietro quel muro e cosa se ne può cavare per il bene dei Miglianichesi. Che è la cosa più importante, non dimentichiamolo mai!

Poi, se vengono fuori camminamenti di straordinaria importanza, si procede a dare una Laurea honoris causa in Archeologia e Storia a Nicola Mincone, e in qualche altra branca dello scibile umano agli altri gufi benemeriti Subito dopo si sventra la piazza e ci ritroveremo con uno scavo che, come accade veramente in Italia, durerà qualche anno e ci restituirà una non-piazza ma il famoso Parco archeologico Mellianum che ad alcuni toglierà comodità personali e convenienze immobiliari e ad altri non darà niente.         

Nicola Mincone ha, come dire, una impareggiabile disinvoltura. Ha sentito questi racconti fantastici sin da quando era bambino, li ha cancellati per sessant’anni e se li è ricordati solo ora, dopo tentativi impropri negli uffici, dopo le fantomatiche raccolte di firme, dopo i manifesti quasi anonimi, dopo gli esposti alla Sovrintendenza nei quali mai ha parlato delle “antiche gallerie” di Miglianico?!?

E da quando si appassiona alle “antiche gallerie”? Lo conosciamo da non poco tempo, l’abbiamo seguito nella sua esperienza di Sindaco. Mai ha avuto memoria né ha avuto alcuna attenzione per le “antiche gallerie” e per l’approfondimento storico che dovrebbe consentire il loro studio, ovviamente solo non riedificando il Municipio.

Ora non vogliamo ricordare la grotta che era sotto la Chiesa di San Michele Arcangelo e che è stata semplicemente chiusa con un muro di cemento rivestito di mattoni fatto fare forse quando lui era Sindaco.

Non vogliamo parlare dei lavori che lui ha fatto fare con la pavimentazione di via Sud senza preoccuparsi minimamente delle “antiche gallerie che ora improvvisamente ricorda e di altre tracce utili alla storia che da qualche settimana tanto lo appassiona da togliergli il sonno.

Non vogliamo neanche ricordare che è stato lui il genio della storia e del paesaggio storico che ha buttato giù il Palazzo di Donna Giulia Di Bene, sempre in via Sud, che era molto più antico del vecchio Municipio e dei suoi sotto-fondaci. Non si è posto alcun problema né, ovviamente, si è fatto un esposto alla Sovrintendenza. Semplicemente ci ha fatto case che, se non fossero state utili per certi motivi specifici, avrebbero potuto e dovuto esser fatte molto più propriamente nelle aree PEEP del PRG. Non si è posto il problema di seppellire le “antiche grotte”, quando quell’edificio, che ha deturpato l’impatto estetico del centro storico, ha poi richiesto notevoli interventi di consolidamento del terreno sottostante.

Vogliamo invece ricordargli che, quando si stava per realizzare l’attuale Scuola materna, furono segnalate grotte che non erano frutto di racconti dei “nostri vecchi”, ma c’erano realmente e avevano ancora corredi di lucerne e di altri oggetti. La cosa fu segnalata da un Cittadino che aveva amore per Miglianico, che non voleva ostacolare quei lavori ma voleva far indagare sul fatto che quelle grotticciole potevano essere ingressi di camminamenti che passavano sotto Cortile Tomei o verso il Castello Valignani. Di quelle grotte non si può più parlare, sono sepolte sotto molti metri cubi di cemento versato alquanto rapidamente in quell’area. Non chiediamo a Nicola Mincone di chi fosse il progetto ma quale attenzione da storico, archeologo e paesaggista abbia allora messo in campo per salvare le “antiche grotte” che gli avevano già raccontato e con esse la storia di Miglianico che oggi gli interessa spasmodicamente solo se serve a fermare un cantiere, quel cantiere che tanto lo angoscia. 

Gli chiediamo semplicemente di cominciare a dire la verità. Dica chiaramente cosa c’è sotto, non agli scavi, non alle grotte, ma al suo continuo ostacolare un’opera legittima e trasparente oltre che utile ai Cittadini e alla rivitalizzazione del centro storico, altra cosa da non dimenticare mai. 

Gli dovremmo chiedere cosa si sta inventando ora. Ma non vogliamo toglierci il gusto della sorpresa, perché forse non può fermarsi alle “antiche grotte”. E non può dire il perché. 

Ma la domanda più importante la vogliamo, la devo fare al nostro Sindaco, Fabio Adezio.

Se i gufi hanno ragione, lo ammetta e chiuda il cantiere. La sua attività di Sindaco sarà sempre di segno positivo e non dovrà preoccuparsi di niente. I problemi dei Miglianichesi sono ben altri, certo non il uovo o vecchio Municipio, se non per quel che rischia di costarci.

Ma se i gufi non hanno ragione, cioè se hanno torto e sono solo responsabili di attività di disturbo, quando si deciderà a fare una denuncia per ottenere una diffida che blocchi questo continuo tentativo di sabotare un’opera pubblica che così rischia di costarci non pochi denari in più delle nostre tasse? 

Noi paghiamo, va bene. Non vogliamo pagare per far divertire i gufi.

Vorremmo solo sapere come stanno le cose, una volta per tutte.

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