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La letterina del sabato 10 giugno

Care Amiche e Cari Amici,

non credo nella reincarnazione. Ma, a volte, il caso è beffardo. 

Sembrerebbe che Heinrich Schliemann si sia reincarnato in un nostro concittadino. 

Uno dei libri più interessanti letti in gioventù e riletti anche dopo è stato “Civiltà Sepolte - Il romanzo dell’archeologia”, di C. W. Ceram. In quelle pagine ho scoperto personaggi davvero eccezionali tra i quali, quello che più mi ha colpito, è stato per l’appunto Heinrich Scliemann, imprenditore e archeologo. A lui, alla sua intuizione, alla sua passione, alla sua testardaggine e al suo genio, oltre che ai suoi denari, si deve la scoperta di Troia. La città celebrata dagli antichi poemi omerici e scomparsa nel nulla per secoli fu infatti portata alla luce da Schliemann che utilizzò solo i versi di Omero per individuare il suo sito originale. 

 

Morto a Napoli il 26 dicembre del 1890 egli si sarebbe dunque reincarnato in un nostro Concittadino che con lui, in realtà, ha in comune solo una parte della tenacia, quella che è solo testa dura, che, per fusione pre-natale, porta ad avere anche una gran faccia tosta.

Senza utilizzare alcun poema, ignaro di ogni lettera scritta dagli storiografi, animato non da passione ma da avversione e orgoglio, il nostro concittadino ha trovato resti archeologici in pieno centro, guarda caso nel sedime del Municipio, dove nessuno ha mai saputo, nessuno ha mai neanche sospettato, nessuno poteva neppure immaginare che si nascondessero strati e strati di edifici antichi. Eppure quell’edificio è stato fatto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900; allora nessuno avrebbe costruito sopra resti antichi. Ma questo i nostri piccoli archeologi non interessa.  

Miglianico, le Cittadine viciniore e le lande che si stendono fino ai confini dell’Eurasia sono state scosse da un fremito improvviso. "Sotto Miglianico si nasconde una Città romana!" mi hanno annunciato ier l’altro davanti al Wishing Well. "No, non hai capito - interrompe chi diceva di esser stato tra i primi sul posto - sono resti etruschi!". Immancabilmente la bugia creata ad arte è diventa “nu pallone” e son venute fuori piramidi e sfingi, menhir, anfiteatri e ogni sorta di antico manufatto. Mancano resti umani, ma vedrete che li troveranno.

Con velocità estrema la scoperta viene comunicata alla Soprintendenza e alla stampa locale. 

Amore per l’archeologia? Promozione turistica? Il caso che consente la scoperta del secolo? No, solo l’ennesimo tentativo, tra quelli annunciati qui, in un’altra Letterina, di fermare, ostacolare o comunque rallentare i lavori di riedificazione del Municipio. La conferma, la confessione viene dalla dichiarazione del pluri-ex Nicola Mincone su “La Torre”. Completamente disinteressato e perfettamente indifferente all’entità della presunta scoperta, ha dichiarato che quella strabiliante scoperta altro non sarebbe che l’ennesima occasione che l’Amministrazione comunale avrebbe per “salvare” la piazza. 

Nessuno gli ha chiesto cosa c’è da salvare visto che la piazza non è interessata da alcun lavoro. Lo è stata, è stata devastata con lanci di costosi sampietrini, ma lui non ha parlato.  

Nessuno gli ha chiesto cosa c’entrasse lui con l’archeologia, se non con quella politica, relativa alla sua antica e lunga attività di amministratore pubblico. 

Nessuno si è chiesto cose normali. Tutti hanno cominciato a fantasticare.

Forse erano tutti distratti perché impegnati a controllare le tracce di opus reticulatum o di opus incertum o di opus regularis che consentissero una immediata datazione delle possenti mura fatte affiorare dallo scavo.

Nessuno si è accorto che poteva trattarsi di banali sotto fondaci realizzati per erigere il Municipio dopo aver colmato il piano disegnato dal muraglione realizzato nel 1868. In quegli scantinati, in particolare in quello che era la carbonaia poi centrale termica realizzata sul lato di via Sud, ho giocato non poche volte quando ero bambino. Se ci fossero state vestigia medioevali, romane o pre-romane, forse qualcuno all’epoca se ne sarebbe accorto. Su quell’area si affacciava il loggiato che si trovava sul retro del Castello Valignani. L’opera del Municipio, tra fine XIX e inizio XX secolo, probabilmente è stata affidata da un amministratore pubblico non privo di buona formazione umanistica, se è vero che è stato uno della famiglia Petrosemolo, come avrebbe potuto compiere uno scempio simile? Anche allora gli animi non erano forse tutti concordi, qualcuno avrebbe sfruttato tanto patrimonio archeologico pro o contro. Invece di quelle presunte antiche mura nessuno sapeva, nessuno ha saputo niente, fino a questo giugno 2017, con la reincarnazione di Heinrich Schliemann in un Miglianichese.

Mi fa piacere pensare che si tratti di mura bizantine, romane, etrusche, pre-italiche, fenice, ittite o posate lì per far attraccare l’Arca di Noè. 

Spero che sia così. 

Cosa accadrà?

Non avremo una piazza. Verrà eretto un parallelepipedo di vetro e acciaio per proteggere l’area archeologica e consentire la visita ai resti da parte di appassionati e di turisti. La Soprintendenza dovrà perimetrare l’intera area circostante così che gli edifici che circondano il prezioso sito saranno soggetti a tutti i rigorosi vincoli del caso.

L’Amministrazione comunale e tutta la popolazione, sostenute dal FAI, dal WWF dall’UNESCO, da Italia Nostra, dal British Museum e dalla Fondazione Cini, chiederanno ulteriori fondi al ministro Franceschini per proseguire gli scavi, demolendo le case circostanti e sventrando la stessa piazza per verificare se la realizzazione del muraglione non abbia nascosto l’antica strada romana che collegava la Villa di Emilio all’Urbe.

Non è esagerato. Questo accade quando si fa una scoperta archeologica tanto importante.

Pensate, io abiterò ai margini di un parco archeologico e, dopo ave chiesto la mobilità, forse lavorerò alla biglietteria degli Scavi di Archeologici di Mellianum. Troppo bello!

Mentre illustravo divertito e gongolante questa rosea prospettiva scaturita dai recenti ritrovamenti del nostro cittadino reincarnato, un Amico, un tecnico che da qualche anno ha ormai più di un capello bianco, mi ha preso in disparte e mi ha detto: "Non scherzare. Hai fatto caso che tutto questo che accade e tutto quello che è accaduto fino ad ora attorno al cantiere del Municipio è fatto da tre persone, sempre le stesse?". Leggendo chiaramente nel mio volto che non avevo fatto caso a nulla del genere, è andato un poco più in là: "C’è chi ha fatto la casa grande, c’è chi gliel’ha progettata e c’è l’Amico tuo che gliel’ha fatta fare. Sono tre, proprio tre, solo tre, ma non da soli"

"Nooooo!!. Amico mio - gli ho risposto - questa è dietrologia da bar. Sei troppo cattivo. Non regge. Capisco che tu non sei mai stato uno allineato né di qua né di là e con certi tuoi colleghi un po’ ce l’hai, ma così non va. Non è che non ci credo è che è troppo facile metter insieme certe cose. E le cose facili son segno che uno non ha capito".

Mi ha preso sottobraccio e mi ha fatto vedere il luogo e le persone.

"Pensaci – ha insistito – ripensaci"

Beh, preferisco continuare a credere a una sovrapposizione di fatti e coincidenze. Anche se dall’Amico mio orami mi aspetto di tutto dagli altri due non mi aspettavo, non mi aspetterei tanta testarda cattiveria. Da uno in particolare non potrei accettare assolutamente una posizione così fuori luogo rispetto a quel che ostenta di rappresentare. Troppo brutto.

Preferisco continuare a pensare alla reincarnazione di Heinrich Schliemann e al mio posto di bigliettaio all’ingresso della futura Cittadella archeologica Mellianum di Miglianico.   

 

 

 

Care Amiche e Cari Amici,

avevo pensato di dedicare questa Letterina ad una riflessione che era la parte mancante e la naturale conseguenza di quanto scritto nella Letterina di sabato scorso. In quella, trattando del terzo anniversario della vittoria alle elezioni comunali 2014 di Fabio Adezio e della squadra di Miglianico Cambia avevo delineato qualcuno degli scenari possibili che il richiamo ad un anniversario può lasciar intravedere nel futuro dettato dalle scadenze elettorali. In questa odierna avrei dovuto necessariamente trattare di chi, per il terzo anno consecutivo, ha segnato il ricordo di una sconfitta elettorale e anche di chi, politicamente mutante serpiforme, da tre anni soffre per astinenza da poltrona.

Ma ci son fatti che son come donne fatali, troppo attraenti per non soffermarsi a contemplare tanto fascino e tutto quel che lo circonda.

Avendo dedicato la giusta attenzione a chi ha fatto di tutto per attirarla, rimando la trattazione di quel che resta del terzo anniversario delle comunali 2014 alla prossima Letterina. Tanto le facce di bronzo non si consumano di certo.

Buona Domenica.

 

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